Altini
I was born in São Paulo (Brasil), student of my father Prof. Ernesto Altini, restorer of antique paintings and expert of art. From very young my father worked at the Metropolitan Museum of New York, afterwards as curator of the Museum of the State of São Paulo, of the D. Carneiro Curitiba Museum in Brazil, and then at the Museum de Bellas Artes di Buenos Aires in Argentine. From my childhood, I was associated with art, and our home was open for frequent gatherings of well-known artists such as painters , lyric singers and musicians engaged in orchestras performing in renowned theatres of the world.
It was due to my father that I became acquainted with all techniques of restoration of ancient paintings and with the study of the treatises on the Secco Suardo and the Forni. There were numerous artists in my family, and already in my early youth I lived in contact with the classic art, with great masters and with the study of music to which I dedicated many years of formation.
Moved in 1961 with my family to Milan, I became student of the painter Valmore Grazioli, with whom I shared a study from 1965 until 1979. I worked on the basis of his teachings and thus followed the art current called the “Painting of Realism”.
In 1970 I founded together with Giorgio Salmoiraghi and Valmore Grazioli the art magazine “Poliacos”.
I participated in various collective and personal art exhibitions.
In 1989 I left Italy for Portugal, where I lived till 2003 in a rather isolated place close to nature which has mainly influenced my painting subjects.
At the moment I am residing in Switzerland.
Rosalva Weber Altini
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Biography
I was born in São Paulo (Brasil), student of my father Prof. Ernesto Altini, restorer of antique paintings and expert of art. From very young my father worked at the Metropolitan Museum of New York, afterwards as curator of the Museum of the State of São Paulo, of the D. Carneiro Curitiba Museum in Brazil, and then at the Museum de Bellas Artes di Buenos Aires in Argentine. From my childhood, I was associated with art, and our home was open for frequent gatherings of well-known artists such as painters , lyric singers and musicians engaged in orchestras performing in renowned theatres of the world.
It was due to my father that I became acquainted with all techniques of restoration of ancient paintings and with the study of the treatises on the Secco Suardo and the Forni. There were numerous artists in my family, and already in my early youth I lived in contact with the classic art, with great masters and with the study of music to which I dedicated many years of formation.
Moved in 1961 with my family to Milan, I became student of the painter Valmore Grazioli, with whom I shared a study from 1965 until 1979. I worked on the basis of his teachings and thus followed the art current called the “Painting of Realism”.
In 1970 I founded together with Giorgio Salmoiraghi and Valmore Grazioli the art magazine “Poliacos”.
I participated in various collective and personal art exhibitions.
In 1989 I left Italy for Portugal, where I lived till 2003 in a rather isolated place close to nature which has mainly influenced my painting subjects.
At the moment I am residing in Switzerland.
Rosalva Weber Altini
- Nationality: SWITZERLAND
- Date of birth : unknown date
- Artistic domains:
- Groups: Contemporary Swiss Artists
Influences
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CENNI CRITICI
...In Rosalva altini la sommessa liricità dei colori conferisce all'insieme armonico delle cose una dimensione che annulla e trascende i dettagli veristici delle composizioni... Luigi Valerio- Cultura d'oggi - Milano 1971.
....E' facile notare come Rosalva Altini vada alla ricerca di quegli elementi che costituiscono i motivi più consoni al suo stile di espressione e interpretazione, dove ella si manifesta con un disegno pulito e un colore ricco di tonalità... Lino Lazzari da L'Eco di Bergamo 1972.
...Rosalva Altini è pienamente conscia dei problemi che agitano la nostra esistenza, ma ad essi pone un correttivo fissando in immagini incorruttibili quelle parvenze che solo per virtù pittorica, per l'illusionismo attuato ad un uso sapiente di tutti gli accorgimenti dell'arte, si trasformano in una verità non caduca... Mario Monteverdi da Artisti in Vetrina ed Seletecnica.
...Le tele di Rosalva Altini si arrichiscono di motivi umani per l'attaccamento alle cose care fino all'idolatria. Amore per gli oggetti (particolarmente per gli strumenti musicali) della nostra vita, nei contrasti efficaci e nella vaariazione di suggestivi sviluppi. Il clilma è di mattinale purezza per un certo velo di cerebralismo sentimentale che smorza i toni e li rende caldi, mentre la musicalità si sostanzia di note più vive e mutevoli nella melodia...Elio Marciano da Poliacos 1972.
CENNI CRITICI
...Rosalva Altini può vantare un intenso curriculum ed un bagaglio tecnico di primo ordine che sorreggono a dovere l'estro e l'intimo convincimento poetico... Everardo della noce - Il Sole (24 Ore) 1971
...Rosalva Altini segue le orme del maestro... in alcuni dipinti per perizia esecutiva e per originalità di contruzione. "Intervallo" è un opera eccellente. Mario Pezzotta - Giornale di Bergamo 1971
...L'Altini si distingue per la sua Arte realisticamente intesa con gusto e morbidezza di colore e di taglio...
Pino Zanchi - Il Giornale di Pavia 1968.
A Bergamo galleria Locatelli
Da sinistra il mio maestro Valmore Grazioli, il pittore Rino Pianetti, Pitt. Aldo ugge, Pittore Giorgio Salmoiraghi, Vittorio Fazzini, il noto storico ed esperto d'arte Lodovico Magugliani, Rosalva Altini, La Signora Magugliani ed i galleristi Locatelli.
Mostra Pittori della Realtà gall.Ranzini
Da sinistra Giorgio Salmoiraghi, Rosalva Altini, Valmore Grazioli, Gallerista Ranzini, Pianetti e Olmedo Mezzoli.Galleria D'Arte Ars Italica 1974-
Esposizioni
Mostre
1967 - Galleria d’Arte Moderna Lux Milano;
1968- Cenacolo Artistico “M.Albertella”
1968 -Galleria Atelier des images, Milano
1969 - II ° Concorso Nazionale “Il Mondo d’Oggi”
1969 - Concorso Nazionale di Pittura “Città di peschiera del Garda”
1969 - “Premio San martino” Bovisio Masciago
1970 - III ° Concorso “Il Mondo d’Oggi Brescia
1970 - Mostra Personale Galleria “La Biccherna” Magenta
1970 - Mostra Confederazione Italiana Professionisti e Artisti Casatenovo
1971 - Organizzazione sindacale artisti professionisti C.I.P.A.
1971 - Mostra Personale Galleria Abba Brescia
1971 - Concorso Nazionale “Ancora d’Oro” Brescia
1971 - Mostra Personale Galleria Locatelli Bergamo
1972 - Galleria “Permanente d’Arte” C. Balsamo
1972 - Concorso “Italia Artistica”
1972 - Mostra Personale “Galleria San Michele” Brescia
1972 - Mostra Personale “Galleria Scaligera” Verona
1973 - Collettiva Artisti Contemporanei Parma
1973 - Mostra Personale “Galleria Locatelli”
1974 - Mostra Personale (acquerelli) “Galleria Locatelli” Jesolo Lido Venezia
1974 - Mostra Personale Galleria “Ars Italica”
1974 - Collettiva “Galleria Presenze” Milano
1975 - Mostra Personale Hotel “Il Cervo” Bormio
1975 - Mostra (A.I.D.A.) Associazione Italiana Donne Artiste.
Mostra ( itinerante org. aida)
1976 - Mostra Personale Galleria “Al Cenacolo” Milano :
“Maestri del Realismo Italiano contemporaneo ”
1976 - Mostra del “Piccolo Formato” Milano
1976 - Mostra collettiva “Grafica” “Galleria Augusto” Milano
1977 - Mostra “Strumenti Musicali” “Galleria Augusto” Milano
1979 - Mostra “Paesaggi” (disegni e acquerelli) “Il Casale” Cascina
1982 - Mostra Personale “Santa Maria”, Bibbona
1986 - Mostra Personale “ La Cascina” Bibbona Livorno
2000 - Mostra Personale “Quinta das Mimosas” Alcobaça- Portugal
2003 - Mostra Personale “L’Ermitage” lavaux CH
Dalla Presentazione di una mostra di Lodovico Magugliani
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Ma che cosa rappresenta veramente la tanto contestata locuzione di “Realismo”?
Il termine fu usato per la prima volta nella storia dell’arte nel 1833 dal critico francese Gustave Planche per indicare genericamente un’arte non germinata dall’immaginazione. Come movimento storico si può far iniziare con la mostra di Gustave Courbet all’Exposition Universelle a Parigi nel 1855 e con il libro del Champfleury (Le Réalisme) di due anni dopo: una reazione al Classicismo, all’Idealismo e, quel che è più strano, anche a quel Romanticismo al quale, tuttavia, il Realismo deve molto. Ne derivarono, poi, implicazioni sociali e, a volte, anche politiche, come i “murales” messicani del 1910 od il Realismo Socialista teorizzato dallo Zhdanov nel 1932.
Per la verità, il Realismo – come esplicazione artistica – ha ben più antiche espressioni che vanno da certa iconografia imperiale romana ( se non vogliamo risalire ben più oltre!) a gran parte della pittura neerlandese od a quella, cosi analitica e tanto per citare, degli Olandesi, dei Fiamminghi, degli Spagnoli del secolo XVII°.
Infatti, in questo caso – che è l’unico artisticamente valevole – nell’opera d’arte sono riprodotti fedelmente (ma non fotograficamente!) gli aspetti della realtà multiforme espressi, però , attraverso un pensiero preciso ed una interpretazione altrettanto ben definita dell’artista. Si crea, quindi, un rapporto continuo ed insopprimibile tra forma oggettiva e pensiero, anzi, personalità dell’artista: la “realtà” vera è il prodotto – se così ci si può esprimere – di questo connubio.
Non sussistendo il quale ( che non è il rapporto dialettico, cioè di contrasto, bensì creativo, ovvero di composizione ) si dovrebbe più appropriatamente parlare di “Verismo” e non di “Realismo”. Confusione è sorta contemporaneamente in senso limitatamente storico ed in senso artistico.
Sotto un certo aspetto l’artista che muove da posizioni realistiche è, in verità, il più accanito oppositore di quello che, invece, potremmo chiamare “Verismo”; l’ambito oggettivo non è per lui né esclusivamente né principalmente sensoriale, bensì costituisce semplicemente la natura, l’oggetto, la figura visivamente espressi che lo muovono ad un determinato discorso pittorico.
E perché questo discorso è sorretto da un intimo convincimento, e però sincero, ne deriva come la validità estetica dell’opera d’arte sia determinata dall’estro, dall’immaginazione, dalla più o meno grande validità estetica dell’artista creatore. Ne nascerà, perciò, una poetica, anzi un aspetto poetico che è la principale denegazione di una semplice espressione pedissequa della realtà puramente oggettiva ed esterna.
Come debbono essere allora considerati questi artisti? Nell’arte contemporanea diremmo una sorta di precursori, i quali si riallacciano pienamente e paradossalmente ad una tradizione antica di millenni e, nel contempo, pregna di infinite, future possibilità. Milano 1972
Lodovico Magugliani
Autobiography
I was born 1939 in São Paulo (Brasil), student of my father Prof. Ernesto Altini, restorer of antique paintings and expert of art. From very young my father worked at the Metropolitan Museum of New York, afterwards as curator of the Museum of the State of São Paulo, of the D. Carneiro Curitiba Museum in Brazil, and then at the Museum de Bellas Artes di Buenos Aires in Argentine. From my childhood, I was associated with art, and our home was open for frequent gatherings of well-known artists such as painters , lyric singers and musicians engaged in orchestras performing in renowned theatres of the world.
It was due to my father that I became acquainted with all techniques of restoration of ancient paintings and with the study of the treatises on the Secco Suardo and the Forni. There were numerous artists in my family, and already in my early youth I lived in contact with the classic art, with great masters and with the study of music to which I dedicated many years of formation.
Moved in 1961 with my family to Milan, I became student of the painter Valmore Grazioli, with whom I shared a study from 1965 until 1979. I worked on the basis of his teachings and thus followed the art current called the “Painting of Realism”.
In 1970 I founded together with Giorgio Salmoiraghi and Valmore Grazioli the art magazine “Poliacos”.
I participated in various collective and personal art exhibitions.
In 1989 I left Italy for Portugal, where I lived till 2003 in a rather isolated place close to nature which has mainly influenced my painting subjects.
At the moment I am residing in Switzerland.
Rosalva Weber Altini
I Pensieri di Berenson
Bernard Berenson 1950 – Io non prevedo una durata eterna della confusione, delle affettazioni, delle smargiassate, delle solenni puerilità che oggi sono praticate, insegnate, proclamate, ammirate. Il ballo di S. Vito che si agita da cinquant’anni potrà durare ancora. Simili cose negli ultimi millenni sono successe. Un giorno troveremo un assestamento e rinunceremo al piacere sadico, masochistico di rinunciare a tutti i valori che non si riferiscono a quella parte di noi che è sotto la cintola. Daremo il diritto alla mente al cuore, al vedere e sapere, al sentire, al pensare.- In altre epoche l’arte è scesa così in basso. Dopo il crollo della civiltà egea (1500 a C.) seguì una schematizzazione di stile geometrico, freddo con molte affinità dell’arte astratta di oggi: ma poi sorsero nuovi artisti e ritornò l’equilibrio. – Nel 110 nel Massif Central – Sierra Morena si possono vedere affreschi di una crudezza ed assurdità tali da suscitare l’ammirazione dei critici d’oggi. – Poi venne Giotto, Cimabue, Il Pisano, Beato Angelico, Masaccio ecc. che riordinarono, creando un compromesso fra vedere e sapere.
Dario Mecatti --Un ricordo per non dimenticare
Dario Mecatti, esegui questo ritratto a Buenos Aires .
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Un ricordo per non dimenticare
Gli uomini che percorrono questo pianeta sono tanti; molti sono brave persone, alcuni sono dei geni dalle capacità intellettuali esagerate, ma pochi fra questi ottengono la memoria dei vivi , capaci di ricordarli come meriterebbero. Questa triste tendenza è inevitabilmente tesa verso un incrementarsi dell’oblio. Basta sfogliare una vecchia pubblicazione d’arte per avere la malinconica verità davanti agli occhi. Ancor di più se si prende in considerazione la profonda caduta dei valori e non solo artistici, che contamina la possibilità di una serena valutazione e distinzione fra ciò che è valido da quello che non lo è.
Il pittore Dario Mecatti che ho conosciuto nella mia prima infanzia, era un grande amico di mio padre e una reciproca stima li ha legati sin dal suo arrivo a São Paulo in Brasile nel 1940; molto presto divenne famoso e apprezzato in molti luoghi del mondo . In quel tempo, infatti diventare famosi significava essere riconosciuti per le opere e non per gli scritti di veri o sedicenti critici d’arte. I mezzi che abbiamo oggi non erano ancora esistenti, e solo i giornali a volte servivano a qualcosa, per esempio, localmente per annunciare una mostra.
Quando la mia famiglia si trasferì nel 1947 a Buenos Aires (Argentina), Mecatti veniva a casa nostra con la moglie portoghese Maria, ogni volta in occasione di un mostra. Il suo arrivo era contrassegnato da una grande allegria . Tutta la casa entrava in subbuglio e ci si preparava non solo ad ammirare i suoi lavori in galleria, ma a ridere e scherzare di gusto, perché il suo carattere travolgente non lasciava posto per conversazioni tranquille e posate. Non mancava in queste occasioni di disegnare e dipingere e da noi esegui il mio ritratto e quello di mia madre, oltre a disegni con dedica a ciascuno di noi, con scene di luoghi e temi arabi.
Vedere Mecatti lavorare era impressionante, dato che da movimenti rapidi e in principio non distinguibili, di colpo appariva il soggetto che era chiaro nella sua mente. Veloce , preciso, con una tavolozza armoniosa ed intonata, nulla di stridente.
Non un pentimento, non una sproporzione delle figure o nelle architetture in poco tempo un’opera d’arte degna dei migliori macchiaioli toscani era visibile ai nostri occhi. Mentre così concentrato, con una memoria piena di ricordi immagazzinati durante i suoi lunghi viaggi in paesi esotici, non smetteva mai di scherzare, come da buon toscano, con parole forti pronunciate e pure scritte con il pennello nella tela ancora da finire , qualche volta anche nel retro del dipinto.
Sua moglie, Maria, era tutto il suo contrario, sempre sorridente un volto limpido e gentile, seguiva le trovate di Mecatti divertita, senza interferire. Non parlava quasi mai e sempre cordialmente, con poche frasi rispondeva a qualche domanda. Maria Da Paz era una pittrice, come il suo cognome (Paz vuol dire pace) è stata sicuramente la serena sposa ideale per un artista.
Le opere di Dario Mecatti esposte fra gli anni 1950-1960 erano tanto apprezzate durante le mostre a Buenos Aires, che già nei primi giorni i suoi lavori erano tutti venduti; molti acquirenti lo seguivano in albergo dove attrezzato di cavalletto portatile dipingeva per la gioia di coloro che aspiravano possedere un Suo lavoro, e presto non dovette più pagare conti di albergo e ristoranti, semplicemente un estemporaneo e pregevole dipinto era invece rigorosamente a Lui richiesto.
Dipinse molto e mantenne per quasi tutta la sua vita una produzione artistica del più alto livello.
Così lo voglio ricordare ,
Rosalva Weber Altini
Mecatti, Dario (1909 - 1976)
Dario Mecatti è nato a Firenze il 14 dicembre 1909
e muore a São Paulo il 22 Luglio del 1976
1945 si sposa con Maria da Paz, una giovane pittrice portoghese .
Biografia
Da autodidatta nel 1927 a Firenze aveva eseguito delle sceneggiature.
E’ stato allievo verso il 1930 ,di Camillo Innocenti -
Dal 1933 al 1935, Mecatti lasciata l’Italia ,inizia un lungo periodo viaggiando verso l’Africa del Nord, Tripoli dove inizia i dipinti la cui tematica è il mondo arabe, accampamenti di beduini, le casbah, carovane, scene nel deserto rovine, con paesaggi e figure di uomini , donne nei mercati , architetture orientali soggetti che rimarranno per sempre nitidi nella sua memoria e che con grande maestria utilizzerà per quasi per tutto l’arco della sua vita. Visiterà in questo periodo Malta, Tunisia , Algeri.
Nel 1935 è a Parigi, Lille, Marsiglia.
Dal 1936 al 1937 ,in Marocco, Casablanca e visita altre città, come Marrakesh, Rabat e Fez.
Nel 1940 arriva in Brasile e dopo aver viaggiato per conoscere il paese, soggiorna in varie località come Juiz de Fora , Ouro Preto dove continua a dipingere i paesaggi locali .Poi un soggiorno a Rio de Janeiro che poi lascia per stabilirsi a São Paulo dal 1941 fino il 1976.
In principio Mecatti si appoggia a qualche mercante, ma ben presto, con i successi della sua pittura inizia ad esporre spesso nel suo studio Casa Jardim.
Molte altre mostre sono state presentate in gallerie e locali pubblici dal 1942 al 1950 .
Fra 1950 e 1952 espone due volte a Buenos Aires ottenendo un successo insuperabile e divenendo il pittore più ricercato per le sue opere soprattutto di tematiche arabe.
Dopo la sua morte nel 1976 si sono fatte otto mostre postume in Brasile dal 1978 al 2001, segno della stima e del riconoscimento del valore delle Sue opere. In Brasile è denominato “Artista brasiliano”.
Solo in patria rimase presso che sconosciuto e non è in questo contesto, un caso unico.
Dal 1949 al 1973, girò l’Europa e America Latina, partecipò a varie esposizioni in città importanti come Parigi, Barcelona, Milano, Lisbona, Berlino e in America Latina a Buenos Aires e Montevideo. Molti ancora lo ricordano e stimano la sua opera.
Dell’Etica o Morale
La morale non ha tempo, anche non scoperta o non insegnata esiste da sempre.
Come i numeri; se anche non fossero stati scoperti ed incontrati dagli uomini , essi esistono nel universo; osservato da intelletti intelligenti, confermano con le sue regole, la propria esistenza. Non si potrebbe aver scoperto qualche proprietà dei numeri, senza che essi esistessero precedentemente.
Così, come la morale precede tutti i tempi se applicata invece alle esigenze che le riducono in strettoie di interpretazione, si trasforma in regole laiche o religiose .
Ma proprio come per i numeri bisogna affermare le sue qualità universali. E pertanto doveroso distinguere semplicemente il bene dal male come lo può capire pure un bambino. Il Bene uguale al Giusto e pertanto Bello. Questa è l’etica o morale che dir si voglia. Altra interpretazione è solo opportunismo.
Ma è vero anche che questi principi sono applicabili solo se contemplati da ogni singolo uomo, conscio dei propri limiti, che si propone di educare se stesso a questa forma etico- morale.
Poiché l’insegnamento primario parte dall’esempio che si da con la propria esperienza; ogni singolo essere auto-educatore è anche divulgatore.
A poco serve voler inculcare ad altri quanto non si attua in se stessi.
Rosalva Weber Altini 28 ottobre 2008
Della nascita del pensiero e la sua rilevanza.
Nel esordio, sconvolgimenti inimmaginabili, accaddero e la vita, quella insita nel universo non so dire in che forma, attendeva il suo tempo per apparire. In una conformazione semplice, gli stromatoliti iniziarono nel mare, la produzione del primo ossigeno, che per la nostra composizione e caratteristiche, era ( ed è ) indispensabile. c’era, il pianeta terra, così chiamato poi dai suoi abitanti; ma questa possibilità di darle un nome, avvenne molto più tardi oltre la sua nascita.
Questa non poteva avere un nome, poiché gli esseri viventi non sapevano pensare oltre agli istinti naturali. In essi, preponderava nel ordine caotico della sua evoluzione, la forza brutta, mirata soprattutto alla sopravivenza materiale. Quando si accinsero a far predominare la mente, ed iniziò questa a progredire a rilento sul dominio dei muscoli, allora gli umani uscirono dal buio.
Per questo si stabilì che il primo modo di pensare razionale dell’uomo, coincide con la capacità di disegnare delle forme comprensibili, molto comprensibili, dato che una rappresentazione astratta non avrebbe portato a nessuna utilità ed a nessun progresso mentale.
Oggi gli uomini, quelli più evoluti, dispongono di numerosi mezzi per conoscere il passato, e gli antropologi hanno scoperto che in Africa settantamila anni addietro, esseri umani avevano sviluppato il pensiero. La prova di questo si trova in caverne dove questi lontani nostri parenti hanno lasciato delle immagini di animali incise, graffite sulle pietre, con una corrispondenza lineare ed un perfetto disegno, nel senso delle proporzioni. Reali quanto necessita una rappresentazione, che coincida con il vero, che fosse riconosciuta all’ esterno, di fronte all’ animale vivente, la sua totale somiglianza.
Abilità manuale a parte, è evidente che gli uomini che hanno eseguito quei lavori, debbono aver sviluppato questa attitudine lentamente, dato che la cultura, qualunque essa sia, è sempre effetto di apprendimento. Che si possa nascere con delle qualità e predisposizioni, sono sempre in azione gli effetti del apprendimento dei predecessori.! Anche loro, a piccoli passi e con numerosi tentativi, hanno imparato e tramandato il proprio sapere a chi lo doveva acquisire, così come lo dobbiamo fare ancora noi. Sicuri e pieni di boria come siamo, dipendiamo dai nostri maestri per ogni piccolo sapere. Dunque la cultura dell’uomo è una costruzione in progressione quasi geometrica, potente e radiosa, ma altrettanto fragile, se scossa, se aggredita, come indicano le vicende occorse in susseguenti epoche, con evidenti e ripetute regressioni. L’uomo di Neanderthal, e tutti i suoi antenati, pare che non avrebbero potuto dare inizio alla civiltà dell’ umanità, quella capace di creare l’arte, con l’A maiuscola, e la scienza con tutte le sue derivazioni. Dalla interdipendenza di fattori che si sono via via combinati, sembra chiaro , noi non siamo che il risultato degli stessi e non una semplice apparizione così ben confezionata e ultimata. Non siamo apparsi in questo pianeta come ci vediamo, in tutte le possibili immagini riflesse che disponiamo per ammirarci. Siamo il risultato di una mente creativa, che con la forza del suo attaccamento alla vita, si inserisce tuttora nella materia inerte, per dare a noi, spesso inconsapevoli, la possibilità di progredire anche in altri orizzonti della nostra esistenza.
Io non credo che gli esseri più evoluti, abbiano spazzato via l’uomo di Neanderthal, ma solo lo hanno sottomesso ed a tratti fatto un poco evolvere, ma che costui sia sparito completamente non è dimostrato. Nel nostro cervello coesiste questo antenato ed è sempre pronta l’umanità a regredire, prendendo ampie fasce di popolazioni che non hanno avuto il bene di sviluppare la conoscenza, quella sapienza che permette di essere consci, che non siamo solo materia, ma che la nostra esistenza dipende in assoluto da una parte di noi che non abbiamo ancora sufficientemente esaminato, privilegiando lo studio del tangibile, in quanto più facile ed evidente. Non credo nemmeno che lo spirito non sia analizzabile, e soprattutto rifiuto che questo sia delegato alle regole e convenienze delle religioni; credo che abbia invece bisogno urgente di essere indagato, studiato, compreso in tutte le sue potenzialità, quelle stesse da cui dipende il sorgere iniziale di ogni esistenza, di ogni essere senziente.
I secoli ancora contornati da molta ignoranza e superstizioni, non sono tanto lontani da noi. In molti casi, il passato non è per nulla scomparso. Più la popolazione aumenta di numero, la vita si complica con ogni sorta di problemi reali ed altri volutamente imposti; rischiamo sempre più di farci ritrovare in un mondo che torna ai primordi, dove lo spirito negativo antico, arcaico e brutale, si impone sempre più. Arcaico e brutale, corredato da mezzi molto moderni e sofisticati. L’uomo primitivo, come un animale, viveva grazie alle cognizioni legate alla stretta sopravvivenza. Nulla poteva danneggiarlo se non la ignoranza di un nuovo pericolo. Non era tratto in inganno da parole e discorsi menzogneri. L’uomo moderno oltre a rischiare nella non conoscenza di certi pericoli (droga), rischia molto nel essere attratto da parole e concetti ben esposti con la finalità di trarre in trappola. I mezzi sofisticati viaggiano con la televisione, con il web, coi giornali e i libri (per chi li legge), viaggiano con cattivi maestri, giornalisti e politici.
Solo una grande memoria del nostro passato ed una sufficiente conoscenza, corredata dalla volontà di vedere chiaro e analizzare con la propria consapevolezza, e poi assumere a ragion veduta una posizione, ci proteggono dai pericoli, spesso mascherati da prospettati privilegi, aspirazioni indotte e sogni suggeriti dai nemici invisibili che orchestrano questo nostro pianeta.
Gli esseri umani hanno bisogno di vivere nella misura del possibile, di avere una regola etica di vita, di cercare uno spazio dignitoso per lavorare e percorrere la propria esistenza, senza nevrosi provocate dalle inutili corse al troppo denaro, al successo non meritato e troppo reclamizzato, non ha bisogno di apparire più di quello che è per finire un giorno a prendere sul serio un valore che non ha raggiunto interiormente.
Vivendo fuori della sua realtà, inventando giorno dopo giorno le parti e le battute come un attore, fuori dal teatro, è costretto a mentire a se stesso fino a dover spesso acquisire additivi, riempitivi, come droghe, alcolici, passioni inutili come certi sport. Lo spirito meglio addestrato e conosciuto, invece, lo guiderebbe nella sua giusta dimensione. Il bisogno e la capacità di proteggere la nostra cultura e conoscenza ha la stessa importante funzione che forni agli umani ai primordi la forza brutale e violenta, unico mezzo per sopravvivere in un ambiente difficile ed ostile. L’istinto oggi assopito, non ha bisogno di manifestarsi in quella forma, ma ci inganniamo da noi stessi se pensassimo che tutto il mondo civile si reggerà da solo. Rosalva W. Altini
Può l’arte salvare il mondo?
La domanda se l’Arte può salvare il mondo, è pertinente ed importante se si vuole osservare quanto il nostro ambiente umano e della natura , è mutato. Tutto agisce su tutto è una affermazione scientifica e pertanto applicabile all’arte, anche se possiamo affermare dalla semplice testimonianza dei fatti, che il miglior consiglio non seguito diviene inesistente.
La prima e più importante ragione per considerare l’Arte come elemento condizionante del nostro vivere, è che agisce per immagini e queste sono da sempre la più immediata forma di comunicazione. Tutte le manifestazione artistiche sono state usate da vari poteri, per informare e condizionare i popoli ma anche gli artisti spesso ed a proprio rischio, hanno fatto altrettanto per contrastarli.
Nei dipinti antichi vediamo la diversità dei costumi attraverso i secoli, e riscontriamo con rimpianto, le vedute di fondo, che nel trascorrere del tempo testimoniano di un ambiente paesaggistico molto lontano dal nostro. Quel senso del bello è perduto.
Dal momento che tutto agisce su tutto non si può prescindere dal considerare quanto l’arte ha influenzato gli individui, ma soprattutto ci si chiede, quanto e come continuerà a farlo alle attuali condizioni di degrado. Il condizionamento artistico oggi non ha un potere clericale o politico, occulto o palese a sostegno ma un impero economico a cui riferirsi e accondiscendere per convenienza, timore o ignoranza.
L’Arte che decade in tutto il 1900 nella sempre più grande indifferenza delle genti, porta ad una discesa del gusto con conseguenze gravi. Specialmente nella mente di giovani, di quelli non ancora consolidati da una cultura stabile ,vera, perciò impossibilitati nel discernere, mancando dei paragoni validi fra i contemporanei (salvo per i pochi superstiti) .
Una volta che si è stabilito un condizionamento negativo, un altro aggravarsi della facoltà di ragionare si presenta a chi non è pratico al raffronto fra le opere d’arte dei secoli precedenti con le attuali avanguardie . Vedere e sapere non sono sempre collegati.
Dagli elementi pretestuosi della moderna critica d’arte, rimane evidente soltanto l’elemento denaro che la sostiene, ed è un forte incentivo. Diventa ora difficile smontare un secolo di propaganda che sorregge ed è sorretta da un lucroso mercato.
Molti giovani dalle innate qualità artistiche potrebbero creare vere opere d’arte se non fossero sedotti dall’incentiva di un veloce guadagno, o sconsigliati. Troppi sono quelli che non sono artisti ma passano per tali.
Fraintendimento del termine estetico, in relazione al subentrare di differenti concetti di bellezza che investono unicamente i temi riferenti le mode: il gusto in determinati periodi.
Spesso, il tema della bellezza viene invocato in pubbliche conversazioni per stabilire le differenze nel trascorrere del tempo per accettare o rifiutare una data scelta estetica.
Bisogna fare un distinguo sostanziale fra il concetto di estetica-etica nell’arte e quella che riguarda l’estetica della moda, dell’ abbigliamento. Questa ultima stabilisce il modello di bellezza umana, (al femminile ma non solo), che corrisponde ed è dipendente dalle scelte di stilisti, e dalle figure femminili presentati entrambi nei showroom , televisione ecc. Tali scelte non sono permanenti e tanto meno coprono lunghi periodi nello stesso secolo, ma cambiano continuamente in funzione di esigenze commerciali e di opportunità. Facile è dimostrare questa ininterrotta e rapida discontinuità paragonando il modificarsi del gusto dalle immagini pubblicate a distanza di pochi anni sia nel abbigliamento che nel modello estetico umano. Questo è estraneo all’Arte!!
Ben diversa è la condizione classica dell’ estetica in arte, che non contempla solamente un aspetto edonistico, (assolutamente importante) ma un percorso etico ed estetico valido per sempre, a prescindere dalle valutazioni transitorie della critica d’arte contemporanea.
Un esempio chiaro ed improprio è dato dal frequente commentario sulle donne prosperose e cellulitiche del Rubens paragonate alle nostre sempre più spesso longilinee o anoressiche fanciulle. Al Rubens queste ultime non sarebbero state gradite!! In realtà il paragone giusto da fare (su quel livello) sarebbe fra le donne del Rubens e quelle di Picasso, le Demoiselle D’Avignone (o altre del suo genere). Se un uomo sano di mente dovesse scegliere fra le due, analizzandole sul serio, rifiuterebbe le donne inesistenti di Picasso. Il paragone inoltre non è pertinente se la discussione ritorna sull’ estetica in arte. Infatti connesso a questo genere di ragionamento, un ritratto di vecchio o vecchia sarebbe considerato non estetico anche se fosse dipinto magistralmente.
Estetica ed etica in arte invece sono legati in modo diverso, con elementi che definiscono un dipinto nel suo valore intrinseco, e non dal valore aggiunto dal critico modernista che insinua o tenta di spiegare “ciò che non esiste nell’ opera d’avanguardia”.
Infatti in arte un lavoro etico ed estetico è composto sia dalla “onestà dell’esecuzione del messaggio ”, sia “dalla capacità di rappresentare” dell’artista. Per questo le immagini rappresentano rispettando la somiglianza fisionomica sia giovane o vecchia la bellezza nella sua verità. Si può imparare osservando e con l’immaginazione, immedesimarsi nell’ opera e comprenderne il racconto, un volto giovane o grinzoso sono valori di ciò che l’autore comunica con abilità nel disegno, del colore, delle intonazioni che creano un ambiente che esiste ancora o esistito in altro tempo. Guardare per imparare a vedere e poi sapere!!
Questa Arte insegna vedendo, a saper pensare. Vedere e sapere allora sono collegati!!
Un artista contemporaneo ( che vuol dire:dello stesso tempo), non ha l’obbligo di accettare imposizioni provenienti da critici interessati al business , che imperversano in quasi tutto il pianeta.
Al contrario i grandi Artisti (ignorati) del novecento, dissentendo da questi divulgatori di decadenza, incuranti dai numerosi attacchi subiti a mezzo stampa, hanno persistentemente continuato a lavorare secondo i canoni tramandati dai Grandi dell’ Arte; con il loro sapere, hanno applicato nelle opere le varie tecniche (quasi dimenticate dai più) inserendo congiuntamente nelle stesse la personale sensibilità, il modo di essere, di pensare e vivere rappresentando il proprio tempo. Sono costoro, da considerare a tutti gli effetti i veri “Artisti Contemporanei”.
Ulteriore differenza da sottolineare esiste nell’ Artista che lavora secondo un sentire spirituale, di religiosità non dogmatica ,il lato più elevato del suo essere, pregno di contenuti e messaggi interattivi fra se stesso ed il suo ambiente.
Portati invece verso un miscuglio di scarsa serietà ed opportunismo mercantile, spesso indotti dagli esempi di quanti senza valere sono proclamati grandi , vivono i modernisti moltiplicando prodotti, vaganti senza riscontri di nessun genere. Le loro cosiddette opere, valgono soltanto il prezzo materiale sui quali sono eseguiti, come la banconota, che non vale quanto essa rappresenta.
In arte come in tutte le attività umane, non coesiste qualità con quantità.
L’ agghiacciante esperienza inizia dove l’arte scompare e si presenta la “non arte” come valore “economico” ; è la peggiore guerra perpetrata contro la creatività. Anche in precedenza l’arte è stata spinta verso uno stato di morte, tuttavia non s’era mai vista tanta decadenza concentrata e dilagante come nel nostro tempo, dove gli esempi validi rimasti sono scartati con sdegno.
Il potere politico parla di cultura con la bocca dei suoi addetti, senza vedere cosa accade delega questa responsabilità ai critici. Questi hanno l’abilità di non pronunciare alternative valide alle rappresentazioni artistiche, presentando l’esclusivo sempre intimidante e deprimente specchio della nostra decadenza. Se le alternative sono , soccombere definitivamente al cattivo gusto o auspicare una forza potente che realizzi un mutamento riconoscendo i valori superstiti, allora l’arte è morta definitivamente per il futuro dell’umanità.
Alle “persone” ragionevoli spetta di decidere se non vogliono perdere l’aspetto più valevole della nostra specie, la capacità di immaginare e creare senza tradire se stessi ; non spetta ad un “potere” e ancora meno ai “critici” che hanno per solo obiettivo , la loro
personale carriera. L’immaginazione, la creatività sono valori e si garantiscono, difendendole da quelli che essendone privi, solitamente la avversano.
Per tutti gli altri, componenti di una società festaiola e smemorata, la mediocrità di infernali frastuoni, parole insensate, orrori e figure stridenti sia il meritato futuro.
Rosalva W. Altini
Il grande abbaglio(della critica d'arte) è avere scambiato l'impressionismo per un'alba mentre era, seppur dorato, un tramonto. Pietro Annigoni
L'arte, e l'estetica, sarebbero diverse se l'uomo fosse dotato di occhi simili a quelli di una mosca. Valmore Grazioli