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Luisa Valenzano

Back to list Added Sep 16, 2007

UNA SOLA MOLTITUDINE - intervento critico del dott. Enzo Varricchio

UNA SOLA MOLTITUDINE
L’ineffabile straordinarietà del quotidiano

Dove alberga l’animo umano? Un tempo, questo era argomento solo per filosofi. Poi, lo è stato per criminologi come Lombroso, che pretendevano di rilevare dai tratti somatici i caratteri della personalità. Oggigiorno, il linguaggio extraverbale assume importanza per le neuroscienze e la cibernetica, oltre che nella gestione delle risorse umane.
A parte il paesaggismo puro e la rivoluzione astrattista/aniconica, è noto che il tema del corpo come dimora (ovvero prigione) dell’anima ha ispirato numerosi capolavori pittorici e letterari, rimanendo tuttora in gran voga con la Body-Art e le sue manifestazioni degenerative, di stampo nichilistico/esibizionistico. L’artista ha sempre cercato di rubare al soma il segreto della psiche e, qualche volta, tale impossibile impresa gli è persino riuscita, come nel caso della Monnalisa e del “Ritratto di Dorian Gray”.
Il “ritratto che cattura l’anima” è il persistente rovello della produzione pittorica e della riflessione scientifica di MARIA LUISA VALENZANO. Autoritratto e ritratto, Io e Non Io, finiscono per coincidere nell’interpretazione artistica: capire il Sé nelle immagini proiettate dall’Altro e conoscere quest’ultimo attraverso lo sguardo dell’Io sono operazioni interattive e talora simultanee. L’Eros, la forza di attrazione, è l’energia che muove questo scambio. Ecco un possibile percorso ermeneutico, preso a prestito da un famoso libro di Pessoa: una moltitudine di esseri, riconducibili all’uno, l’artista che li osserva e ritrae, “amandoli”.
Maria Luisa è riuscita a fare della sua passione per l’arte una professione, evenienza rara per i pittori pugliesi; ma la professionalità, che consentirà alle sue quotazioni di crescere, non sarebbe stata sufficiente a convincermi di presentare il suo lavoro, se non vi fosse stato, nella sua maniera di ritrarre, oltre dunque ad una solida preparazione scientifica, un quid pluris di originalità e pathos. Così, nella fanciulla lascivamente capovolta dell’opera “Placido giacere” (2001), ho visto molta inquietudine che rigore formale; in “Distensione” (1999), ho sentito ribadita quella accidia che avevo colto in “Apatia Momentanea” (1999). Da buona contemporanea, l’Artista legge le figure umane in contesti occasionali e del tutto privi di enfasi retorica, con istantanee che colgono i personaggi in pose naturali e non precostituite. In “Interessi”, due ragazzine in jeans e felpa studiano assieme nella stessa stanza illuminata da un ampio finestrone. Il controluce rimanda alla tradizione fotografica, ben esplorata dall’Artista. Curiosità, aiuto, consiglio, qual è il movente reale dell’azione, dissimulato abilmente dal titolo?
MARIA LUISA VALENZANO evoca una sorta di “epopea del quotidiano”, in cui gli atti consueti, i momenti di raccoglimento, le mimiche corporee, abbandonano il contesto ordinario o convenzionale, per sprigionare i bagliori dell’universo nascosto oltre il Body Language.

Enzo Varricchio
Critico d’arte

Artmajeur

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