Ricordi lontani... (2010) Painting by Stefano Rollero

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Sul “Il Risveglio” di questa settimana, nella pagina della cultura, un’ interessante articolo scritto da Gianni Rigodanza relativo all’ex Lanificio Basilio Bona , rivisto con il filmato YouTube da una nonna che raccontano una storia semplice ma quanto mai piena di suggestioni e di ricordi di un tempo ormai lontano....
Sul “Il Risveglio” di questa settimana, nella pagina della cultura, un’ interessante articolo scritto da Gianni Rigodanza relativo all’ex Lanificio Basilio Bona , rivisto con il filmato YouTube da una nonna che raccontano una storia semplice ma quanto mai piena di suggestioni e di ricordi di un tempo ormai lontano....





4 Gennaio 2010

Caselle: il lanificio Bona tra ricordi e realtà industriale.

Una volta si diceva che le storie sono nell’aria, ma nel nostro tempo si possono trovare anche nel grande mare telematico di Internet, uno dei principali mezzi di comunicazione di massa del mondo, una rete globale che offre i più svariati servizi; i suoi utenti, in costante crescita, nel 2008 hanno raggiunto quota 1,5 miliardi.

Ed è dentro il computer, in uno dei suoi innumerevoli canali, esattamente su “You Tube” che cliccando “Caselle Torinese” nell’elenco ne esce una storia tutta nostra, quella di “70 anni dopo… a Caselle Torinese” .

Si tratta di un filmato della durata di 10 minuti, con immagini e suoni non proprio professionali, che raccontano una storia semplice ma quanto mai piena di suggestioni e di ricordi di un tempo ormai lontano.

Il filmato è presentato da “Maxorito” e a raccontare la storia è un giovane di oggi, che narra la vicenda vissuta in prima persona dalla nonna molti anni fa.
«Era un giorno di ottobre del 1938 - spiega la voce narrante - Mia nonna, primogenita di sette fratelli, viene mandata a lavorare a Caselle Torinese, a 500 chilometri di distanza da dove abitava a quel tempo, in una fabbrica di tessuti per le divise.

Nella cittadina a qualche chilometro da Torino viene ospitata in un convitto per orfane; all’epoca aveva soltanto 14 anni.
Dormono in una sessantina in un unico stanzone, al primo piano di un grande edificio, curato dalle suore.

In questo luogo ci rimane per quasi tre anni, senza mai uscirne, nemmeno per tornare a casa, mai. Finché non scoppia la guerra.

Iniziano i bombardamenti sull’aeroporto che è sorto lì vicino; a questo punto decide di licenziarsi.
Qualcuno non la prende molto bene, e viene mandata a casa costringendola a lasciare lì ogni cosa, se non quello che aveva addosso, e tanti ricordi, brutti e belli.

A questo punto mia nonna aveva 17 anni.
A distanza di settant’anni mia nonna decide di ritornare in quei luoghi dove trascorse una parte della sua gioventù.

È il 26 ottobre 2008, quando la nonna, ormai anziana, torna nei luoghi che la videro giovane operaia di quella fabbrica tessile.

Dopo 70 anni trova tutto così come lo aveva lasciato; i muri, le porte, le finestre, perfino i loro vetri, molti rotti.
Tornare in un posto dopo anni e trovarlo cambiato, sarebbe cosa normale, ma tornarci dopo quasi un secolo e trovarlo così com’era rimasto nella memoria, fa riemergere i ricordi lontani come fossero ancora vivi».

Il filmato col passaparola ha ormai raggiunto centinaia di visite.
Evidentemente la storia, anche quella “piccola” e quotidiana, interessa.

Si tratta di un “pellegrinaggio” a ritroso del tempo, commovente e gioioso, che compie quest’anziana signora - ha 85 anni e dal parlare dovrebbe essere proveniente dal Veneto - che emozionata fino alle lacrime quasi s’aggrappa ai ricordi per rivivere un momento della sua gioventù.

Ecco allora che ci sembra il caso di dare qualche spiegazione, alcuni cenni di storia, in merito a questa fabbrica, per inquadrare meglio il racconto.

Si tratta dell’ex Lanificio Basilio Bona, un’importante industria laniera dalle lontane radici. Infatti, nacque a Caselle,nella zona Roatta in regione S. Bartolomeo, verso il torrente Stura, a circa un chilometro dal centro.

Nel primo decennio dell’800 nacque come Lanificio Laclaire, per volontà di un francese di nome Jean Paul che aveva in mente di produrre tessuti particolari. E ci riuscì.
Con i tessuti che produceva, vestì, tra l’altro, anche le truppe di Napoleone che fino al 1815 scorrazzavano dalle nostre parti. La “fabbrica da panni” crebbe sempre più e nel 1880 scese a Caselle dalle alture del biellese, l’imprenditore Basilio Bona, portando nuove tecnologie nel campo laniero.

Dal 1889 la società prese il nome di Lanificio Basilio Bona.
Dalla fine dell’Ottocento alla prima metà del Novecento l’opificio casellese fu uno dei più importanti del Piemonte,ottenendo diverse attestazioni e medaglie nelle più importanti esposizioni mondiali.
Presidente dell’Unione laniera italiana, consigliere della Camera di commercio, commendatore e nel 1907 tra i primi Cavalieri del Lavoro, Basilio Bona dette alla sua azienda un’impronta manageriale e nello stesso tempo familiare. Si pensi che il lanificio negli anni ’30 occupava un migliaio di dipendenti provenienti da tutto il territorio, guidato fino al 1915, anno della morte, da Basilio Bona, e poi dai figli Alcide e Osvaldo.

La guerra 1940-45 però minò le fondamenta del lanificio, tant’è che negli anni ‘50 cessò l’attività.
Ora lo stabilimento non è solo terreno per studiosi di archeologia industriale perché dentro il complesso, all’ombra della ciminiera rimasta (prima erano due) sono nate e vivono diverse piccole aziende.

Il Lanificio Bona fu per Caselle come la Olivetti per Ivrea, nel senso che oltre a dare lavoro a centinaia di famiglie fu anche dal punto di vista sociale munifico e all’avanguardia per il suo territorio.

Ospedale, asilo, acquedotto, congregazione di carità godettero di grosse elargizioni e di grande impulso.
Tra l’altro, a qualche centinaio di metri dallo stabilimento, al Caldano, sorsero alloggi per i dipendenti e anche un convitto, gestito dalle suore, per le giovani operaie provenienti per la maggior parte dal Veneto e dal Bresciano.

Sì, proprio quello dove per tre anni dormì la signora del filmato messo in onda su You Tube.
Gianni Rigodanza.

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Nelle foto:
“La filatura”
composizione
(80x40) esposta nella mostra collettiva presso la "La Manifattura" di Courgnè nel 2007.

"Il tessuto è simbolo
originario della vita degli uomini
e rivela una potente corrispondenza
nell’intrecciarsi e
nell’annodarsi dei suoi diversi
fili in una struttura, proiezione
di altrettanti percorsi esistenziali
che prefigurano i destini,
individuali e collettivi. Tessuto
organico, tessuto neuronale, testo
musicale e poetico: si tratta
sempre di una costruzione
di senso, nel tempo dell’uomo".
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Biography 1996. Stefano Rollero's artistic work emerges from his careful reflection on the art of images in general, but it is that of collage that captures him. Rollero represents for us a "phenomenon" in a sad[...]
Biography 1996. Stefano Rollero's artistic work emerges from his careful reflection on the art of images in general, but it is that of collage that captures him. Rollero represents for us a "phenomenon" in a sad artistic panorama in which "improvisers - improvised" swarm "creating" authentic banalities, triumphs of their ignorance and more than elementary technical and cultural preparation; From this squalor emerge very rare figures who, despite not having academic qualifications, manage to create culture with serious, humble and intelligent work. Our artist evidently has innate talents that he has managed to cultivate and refine until he expresses himself in a solid and mature way. Working with collage and decolage is very difficult because the obvious, the banal, are always lurking, but Rollero translates with great seriousness, in a sensitive and lively way, cultural stimuli, events, visual opportunities in a passionate research in which the fragments, flashes, moments, as if just emerging from a great chaos, find a precise location and a precise meaning. Sometimes ironic, sometimes severe witness of the events of our era, other times lucid or ferocious or amazed, Rollero continually evolves, absolute master of a lively and engaging language", in fact his paintings are appreciated in local exhibitions as well as national ones and international, where he has obtained significant recognition and prizes, as happens for an art master. Pippo Ciarlo.

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