Aggiunto il 13 lug 2006
Recensione di Massimo Centini
Il legno si unisce al metallo, il colore gioca con la forma e il tutto inizia la sua magia che sa di echi primigeni dove l'artista sciamano evoca un altro sogno, un altro presagio, un altro riverbero Michele Privileggi si identifica in questa misteriosa figura spesso mi pare di intravederlo mentre contende al fuoco una parte della materia vibrante di ricordi deposti atavicamente nella memoria collettiva di un clan di cui tutti siamo un poco figli Il suo lavoro di artista acquista consistenza in una situazione del genere , dove la luce e il suo riflesso tracciano la linea di demarcazione tra l'universo delle conoscenze pi razionali e il mondo di cui sono deposti i giochi poetici dello spirito creativo, svincolato da ogni condizionamento dogmatico Infatti in Privileggi ho avuto modo di scorgere una libertà dialettica e formale diversa da quella che, sulla base di una fissità romantica, diventata uno stereotipo tipico dell'artista In questo abile alchimista dell'estremizzazione del gesto, rintracciamo un vigore dove l'immaginazione e le necessarie basi del formalismo si amalgamano in un percorso sempre staccato da ridondanze figurative, Le soluzioni semantiche raggiunte, pur risultando rigidamente ancorate alla realtà sono strutturate in modo tale da favorire una lettura parallela, che offre una serie di chiavi interpretative accessibili in modo diverso da un'ampia fascia di fruitori- Privileggi pittore e scultore, basa quindi la propria poetica su una struttura linguistica molto articolata, che pone continuamente una tensione fortissima tra l'opera e il pubblico, una tensione incredibilmente stimolante, svincolata da sterili ancoraggi formali, Tutta la ricerca si avvale di questa continua intenzione didascalica, sempre in continua evoluzione, al fine di raggiungere una matura limpidezza dialettica, dove significante e significato si concretizzino in un segno chiaro, privo di contrasti anomali. La matura autocritica che caratterizza costantemente il lavoro dell'artista, la rintracciamo in molte delle sue lettere e negli appunti di poetica raccolti in questi anni, Negli scritti traspare infatti un desiderio quasi costante di andare oltre l'apparenza dell'opera in se, per giungere ad un'illuminata penetrazione dell'epidermide de delle cose, fino alla materia viva e pulsante in cui depositata l'origine della forza creatrice,
E' emblematico questo passo di un testo che Privileggi scrisse in occasioni di una mostra delle sue sculture in movimento : "le mie opere non vogliono solo tra smettere messaggi, vogliono far ricordare che il mondo e una cosa da scoprire, da decifrare, da osservare o anche solamente da guardare (...) bisogna evitare che il senso unico si imponga (...) ribellarsi al meccanismo istintivo con cui siamo portati a collegare gli eventi (o le cose) secondo verosomiglianza". Infatti la ricerca di una risonanza con il nostro quotidiano un'operazione in realtà troppo banale, che non deve accompagnare una matura lettura delle opere di Privileggi E' troppo facile cercare nei gabbiani di legno avvolti dalla struttura metallica che ne armonizza le forme e ne impone il movimento, una semplice rifigurazione del reale in quegli esseri, dove la massa sfuma nello spazio e si ripercuote costantemente come una voce persa e poi ritrovata nei canaloni di una montagna a tratti incantata, ci siamo noi, c è il nostro spirito, il nostro ego forse, c'è la vita che rincorre sogni e speranze, qualche spettro Una prospettiva possibile -" Scopriamo cosi che Michele ha in se il dono di suscitare emozioni autentiche, senza alterare mai l'importante rapporto osservatore-opera, l'artista costruisce il suo linguaggio sulla base in un progetto iniziale che comunque si avvale di una teorizzazione molto concreta, anche quando l’opera dimostra di possedere ancora una sua aderenza con schematismi accademici… la storia si ripete ogni volta nella massa che prende forma o nei colori deposti sulla tela, come in un racconto dotato di una propria struttura trainante, l'opera si fa cassa di risonanza quando occorre, ma può anche restare un pensiero sottile, appena percepibile, una vibrazione fatta di sensazioni…
Dalle prime ricerche dove il segno scava il colore e ne dimensiona le geometrie partorite dall'amplesso con Io spazio, il bisogno di trovarle un mondo nuovo dove porre i versi di una poesia adagiata nel profondo, ha sempre affascinato e tormentato Privileggi, Alla continua ricerca di un altro Egitto, non solo nell'arte, questo sensibile operatore ha continuamente ricercato delle occasioni nuove da cui trarre degli stimolanti spunti da riversare, in seguito la necessità del viaggio, della scoperta, del costante incontro-scontro con nuove culture, con opposti universi Paesi dove anche il sogno ha sfumature lontane dalla realtà occidentale, terre dominate da tradizioni lontane frutto di un'origine in cui ci pare impossibile ritrovare un'impronta solo umana Il viaggio si fa messaggio, il seguire piste antiche diventa un probabile punto di riferimento per nuove evoluzioni nella poesia, il movimento diventa così linguaggio e si trasforma in canto ininterrotto .Quel movimento che Privileggi ha sintetizzato e in parte astratizzato in una sua lettera scritta Io scorso anno: "... noi vediamo una cosa, un movimento, perché ci aspettiamo di vederlo, in base alle nostre esperienze. L'archivio del nostro cervello e cosi perfetto che ci permette di rilevare altre cose, dei movimenti, anche quando i nostri occhi non li rivelano..." La riflessione ci offre l'opportunità, ancora una volta, di comprendere come l'artista voglia andare a cogliere l'entità delle cose al di la del loro essere, per riuscire cosi a costruire una solida teorizzazione che possa diventare un importante momento per supportare l'indagine "sul territorio" dove ogni giorno Privileggi si trova a misurarsi con i materiali, Il ricorrersi di forme innegabilmente evidente nelle sculture (qui il "tema" del movimento appare pi- che mai protagonista) ma Io rintracciamo anche nella pittura, poiché proprio nella tela che il sovrapporsi dei soggetti in un vortice prospettico capace di inventare le proprie linee di fuga, ripropone al fruitore tutta la robustezza del progetto dinamico posto alla base dello studio iconografico. Indubbiamente non è cosa facile penetrare con la razionalità dell'artista; nel caso di Privileggi il compito si fa ancora più arduo, poiché mentre la lama scende e taglia i vari strati del messaggio, scaturiscono emozioni e sentimenti che ci fanno perdere di vista la fredda analisi posta come obiettivo principale, E allora anche una traccia appena adagiata nello spazio diventa un sogno nuovo, un'ulteriore opportunità per inventare un'altra realtà Privileggi infatti non rifiuta il sogno, pur senza farne una linea poetica, si avvale di questo portatore di messaggi profondi per andare a stimolare i sentimenti più nascosti dell'osservatore, Le sue ultime tele sono una chiara conferma di come l'artista sia riuscito a costruire, sulla base della comunicazione onorica una lettura riflessa carica anche di travolgente drammaticità. Il senso del poetico che ne scaturisce appunto orientato in modo tale da stabilire sempre un rapporto dinamico, privo di apporti speculari e impostato su una significanza in più occasioni rivalutata da una personale interpretazione molto vicina, e anche condizionata, dalle vicissitudini degli altri uomini, Esperienza e speranza si uniscono continuamente in un'ipotesi fatta di violenti contrasti, di continue infuocate rigenerazioni che lanciano sempre l'osservatore verso una più limpida visione del macrocosmo dove il Bene e il Male si contendono il nostro pianto e il nostro riso. Dopo questo viaggio, in qualche modo il lavoro di Privileggi riuscito per un momento a purificarmi, mi ha donato ancora un altro incanto da inseguire e il gioco allora continua, mentre altri suoni scaturiscono dall'officina poetica: l'armonia ci pervade quando il vigore dello scultore forgia un nuovo movimento irrefrenabile che poi comincerà a risplendere invocando un'istanza nuova, una via posta tra la realtà e la fantasia, tra il nostro mondo e Io spazio ribelle dove trionfa la libertà
Massimo Centini 1988