Gli squali nell’arte

Gli squali nell’arte

Olimpia Gaia Martinelli | 14 ago 2022 6 minuti di lettura 0 commenti
 

Gli squali hanno dominato le acque del mare per centinaia di migliaia di anni prima dell’uomo, che, una volta avendole solcate, ha di sovente descritto questi animali, sia in opere artistiche, che letterarie, presentandoli anche come pericolosi e temibili predatori...

Daisy Van Der Zijden, The great white shark art prints, 2020. Matita / pastello su carta, 29,7 x 21 cm.

Il significato metaforico dello squalo

Lo squalo è un pesce cartilagineo, che, appartenente al vasto ordine degli Selachimorpha, rappresenta un vero e proprio veterano dei mari e degli oceani, in quanto popola queste distese d’acqua salata da circa quattrocento milioni di anni, ovvero ancor prima dell’avvento dei dinosauri. Questo predatore si contraddistingue dagli altri abitanti del mare per iconiche peculiarità: le sue dimensioni mediamente grandi, la sua prima pinna dorsale, il suo affilato muso allungato e la sua spaventosa bocca, adornata da quindici file di denti per ogni mascella. Proprio queste caratteristiche hanno trasformato il suddetto pesce in uno “spaventoso” simbolo di forza, coraggio, energia, determinazione e azione, ma anche di salvaguardia delle proprie risorse. Infatti, a proposito di quest’ultimo punto, è bene mettere in evidenza come le diverse file di denti dell’animale vengono usate con parsimonia, in quanto il pesce ne adopera solo una alla volta, che cambia ciclicamente con quelle retrostanti. Metaforicamente parlando, tale atteggiamento invita a non disperdere le proprie energie e a restare focalizzati su un obiettivo fino a portarlo a compimento. Di conseguenza, questo animale, spesso esclusivamente percepito come spaventoso e pericoloso, si rivela essere un buon esempio di condotta, volto a ispirare positivamente e responsabilmente il nostro approccio alla vita. In aggiunta, è bene sottolineare come il predatore sia capace di nuotare solo in avanti, peculiarità che simboleggia una discreta resilienza, volta ad invitarci ad agire con rapidità, fermezza e risolutezza nonostante le difficoltà, creandoci autonomamente le nostre opportunità.

Elmar Magerram, Ocean kinetics, 2022. Incisioni, stampa digitale su carta, 60 x 63 cm.

Yann Comtat, Sharks, 2022. Acrilico su legno, 90 x 190 cm.

Lo squalo nell’arte antica e medievale

Gli squali hanno dominato le acque del mare per centinaia di migliaia di anni prima dell’uomo, che, una volta avendole solcate, ha di sovente descritto questi animali, sia in opere artistiche, che letterarie, presentandoli anche come pericolosi e temibili predatori. Una delle più antiche testimonianze scritte in questo senso ce la offre il resoconto del 491 a.C. di Erodoto, che, volto a narrare della tempesta che fece affondare circa trecento navi greche, coinvolte nella prima invasione della Persia, descrive gli squali come dei famelici mostri marini pronti a divorare il numero più alto possibile di mariani caduti in mare. Tale racconto pare essere narrato anche attraverso le immagini, in particolare da una della prime rappresentazioni figurative della suddetta specie di animali, immortalata su di una ciotola di ceramica del VIII secolo a.C., che, rinvenuta sull’Isola di Ischia (Italia), mostra dei marinai che combattono con una grande creatura marina, verosimilmente associabile ad un grande squalo bianco. Successivo reperto degno di nota è un mosaico risalente al II secolo a.C., ovvero una marina con pesci, che, conservata al Museo Archeologico Nazionale di Napoli, include le figure di un pesce cane e di una torpedine, piccole tipologie di squalo che abitano il Mar Mediterraneo.

Mosaico pavimentale policromo, IV. Basilica di Santa Maria Assunta: Aquileia.

Illustrazione su pergamena della Storia e romanzo vero del duca di Lione de Bourges, XVI secolo.  Bibliothèque national de France: Parigi

A proposito invece della letteratura del I secolo a.C., gli squali ricompaiono numerosi ad infestare il mediterraneo all’interno de La Naturalis historia, trattato di Plinio il Vecchio in cui venne descritta con grande precisione la spaventosa interazione tra i suddetti pesci e gli uomini del tempo. La ricorrenza degli incontri tra le suddette specie viene riconfermata da un mosaico pavimentale policromo del IV, che, presente all’interno della Basilica di Santa Maria Assunta ad Aquileia, immortala, tra i diversi esemplari di pesci, anche una torpedine. A proposito invece del periodo medievale, l’irruenta relazione tra uomini e squali viene ben resa da un’illustrazione su pergamena della Storia e romanzo vero del duca di Lione de Bourges (XVI secolo), poema epico conservato alla Bibliothèque national de France, Parigi. Infatti, la miniatura in questione ben illustra la superstiziosa concezione del predatore dell’epoca, secondo la quale gli squali erano visti come una sorta di diavoli dei mari, pronti ad ostacolare l’avanzata dei crociati verso la Terra Santa.

Tony Rubino, Shark under water, 2022. Acrilico / stampa digitale su tela, 40,6 x 61 cm.

Pierre Lamblin, Sharkypopv5, 2022. Acrilico / aerografo su alluminio, 23 x 48 cm.

Lo squalo nell’arte moderna e contemporanea

La storia degli squali nell’arte prosegue attraverso i secoli con grande vigore, come dimostrano alcuni capolavori cronologicamente collocati tra gli albori dell’età moderna e l’età contemporanea, quali: Watson and the Shark (1778) di John Singleton Copley, The Gulf Stream (1899/1906) di Winslow Homer, The Headington Shark (Untitled) 1986 di John Buckley, The Physical Impossibility of Death in the Mind of Someone Living (1991) di Damien Hirst e Sharks (2016) di Michael Muller. La ricerca figurativa di queste opere iconiche, volte ad indagare i suddetti animali con stili, cromie, punti di vista e tecniche e sempre diversi, viene portata avanti anche dall’operato degli artisti di Artmajeur, come dimostrano le opere di Frank Kortan, Jean-Michel Garino e Christian Lucas.

Frank Kortan, Yellow shark, 2016. Olio su Legno, 70 x 60 cm. 

Frank Kortan: Yellow shark

Osservando con cura la ricchezza dei dettagli del dipinto surrealista di Frank Kortan, cerchiamo, quasi spontaneamente, di trovare le ragioni per cui il mitico Frank Zappa, iconico chitarrista americano ritratto nell’opera, venga circondato da esseri animati ed inanimati, che gli si sovrappongono sul cappello, accessorio che risulta essere estremamente ironico e, al tempo stesso, un po' sovracaricato e confusionario. Sempre a proposito dell’artista effigiato, il suo ritratto fa esplicito riferimento ad una foto iconica scattata da Michael Ochs, che lo immortala a Los Angeles nel marzo 1979 con indosso un cappello a cilindro a stelle e strisce. All’interno di questo strano ed articolato contesto, il soggetto di nostro interesse, ovvero lo squalo giallo, si trova ad occupare il punto più alto del copri capo indossato dal rocker, rappresentando una sorta di climax dell’assurdo. A proposito invece della storia dell’arte, un altro famoso squalo surreale è Shark in my bathtub (2011) realizzato da Peter Saul, iconico artista americano classe 1934 connesso con la Pop Art, il Surrealismo e l'Espressionismo.

Christian Lucas, Baignade interdite, 2021. Acrilico su tela, 100 x 100 cm. 

Christian Lucas: Baignade interdite

L’ironico realismo del dipinto di Christian Lucas immortala con forza tutta l'aggressività di uno squalo, che si riversa fantasiosamente su delle inanimate e, di conseguenza inespressive e “spavalde”, paperelle di plastica, immuni a qualsiasi sorta di terrore. Proprio come anticipato, la storia dell’arte è ricca di esempi di squali aggressivi e, in particolar modo, di opere che ritraggono questi predatori a bocca aperta, probabilmente perseguendo il fine, sia di “spaventare” lo spettatore, che di mostrare tutta la temibile potenza del suddetto animale. Esempio noto del genere è sicuramente Untitled (Bruce) (2014) di Robert Longo, artista, regista, fotografo e musicista americano classe 1953. Il grande squalo bianco è uno dei temi centrali dei disegni a carboncino fotorealistici del maestro, facenti parte della serie Perfect Gods, in cui Longo disegna il motivo iconico con una mascella spalancata e i denti aguzzi e sporgenti di dimensioni spropositate. Infine, con la sua immensa presenza fisica e plastica, l'opera raggiunge un fascino quasi scultoreo, diventando il simbolo del terrore per eccellenza. 

Jean-Michel Garino, Shark one, 2020. Scultura su pietra, 28 x 34 x 12 / 4.00 kg.

Jean-Michel Garino: Shark one

La statua di Jean-Michel Garino, scolpita a partire da un blocco di marmo giallo di Provenza, rappresenta uno squalo, soggetto che si dimostra essere totalmente in linea con l’indagine figurativa dell’artista francese, prevalentemente incentrata sul mondo animale, catturato in tutta la sua bellezza, simbolismo e realismo. Infatti, i blocchi sono scolpiti nel totale rispetto delle peculiarità degli esemplari, attraverso forme raffinate e eleganti, che sono valorizzate al massimo dalla luminosità del materiale. A proposito della storia dell’arte, una tra le più antiche sculture di squalo è conservata presso il MET di New York, ovvero SharkTolita -Tumaco.

 

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