La storia dell’arte portoghese: dalle origini alla contemporaneità

La storia dell’arte portoghese: dalle origini alla contemporaneità

Olimpia Gaia Martinelli | 10 lug 2022 7 minuti di lettura 0 commenti
 

La storia dell’arte portoghese rappresenta un racconto che rimanda a molteplici culture ed influenze, infatti, principali responsabili della nascita, e dell’affermazione, della scultura e della pittura di questo paese furono le tradizioni artistiche francesi e olandesi, ma anche quelle spagnole e italiane...

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Carla Sá Fernandes, The emotional creation #356, 2022. Acrilico su tela, 90 x 120 cm.

Breve storia dell’arte portoghese

La storia dell’arte portoghese rappresenta un racconto che rimanda a molteplici culture ed influenze, infatti, principali responsabili della nascita, e dell’affermazione, della scultura e della pittura di questo paese furono le tradizioni artistiche francesi e olandesi, ma anche quelle spagnole e italiane. A proposito della scultura, essa si impose in Portogallo nella prima parte del XVI secolo, ovvero quando si diffuse l’operato dei principali artisti rinascimentali francesi, abilissimi lavoratori di marmo e di alabastro. Per ciò che concerne la pittura, invece, il suo emergere si deve all’Olanda e, in particolar modo, al grande maestro Jan van Eyck, che, durante il XV secolo, visitò Lisbona in occasione del matrimonio della figlia del re João I, evento a cui si deve l'inizio di una lunga e stretta relazione tra le culture figurative dei due paesi. Proprio dall’arte fiamminga quella portoghese prese in prestito, sia le competenze tecniche e compositive, che le emergenti tradizioni pittoriche legate alla raffigurazione dei soggetti dipinti e del genere del ritratto, come dimostra il famoso Polittico di San Vincenzo (1458-1464) ad opera di Nuno Gonçalves, oggi esposto al Museo d'Arte Antica di Lisbona. Nonostante queste forti influenze olandesi, tra la fine del XV secolo e l’inizio di quello successivo, si affermò anche uno stile prettamente portoghese, che, chiamato manuelino, segnò la transizione dal gotico al rinascimentale in Portogallo. Tale tendenza, di cui il maggiore esponente risulta essere Grão Vasco, deriva dal mare, poiché essa combina l'iconografia cristiana alla raffigurazione di conchiglie, di rami di corallo, di stemmi araldici e di forme acquatiche fantasiose, che, in un certo senso, anticipano il surrealismo di Salvador Dalì. Inoltre, nello stesso periodo si affermò anche la Scuola di Lisbona, gruppo di appartenenza di svariati pittori di talento, tra cui Jorge Afonso, Cristovão de Figueiredo, Garcia Fernandes e Gregório Lopes. Queste forme d’arte portoghese subirono però un forte declino durante i sessant’anni del regno di Spagna, ovvero partire dal 1580, quando i nuovi governanti spagnoli ripristinarono i motivi classici provenienti dall'Italia. A proposito dei secoli XVIII, XIX e XX essi furono invece contraddistinti dalla ritrattistica, dal movimento romantico, naturalista e realista, ma anche dalle influenze del Cubismo, del Dadaismo, dell’Astrattismo e dell’Espressionismo, proprio come dimostra l’operato del celebre pittore portoghese Amadeo de Souza Cardoso, influenzato in particolar modo da queste ultime quattro tendenze. Infine, se a prima vista la tradizione artistica del Portogallo può risultare meno popolare ed originale rispetto ad altre, essa viene sicuramente percepita come più intrigante, poiché meno indagata, pubblicizzata, sfruttata e, di conseguenza, conosciuta. Inoltre, è possibile stupirsi di fronte al successo riscontrato da molti artisti portoghesi contemporanei, tra i quali, ad esempio: Paula Rego, pittrice le cui narrazioni surreali le hanno permesso di affermarsi nel mondo dell'arte internazionale, Joana Vasconcelos, artista che vanta tre partecipazioni alla Biennale di Venezia, e Santiago Ribeiro, uno dei più attivi pittori surrealisti portoghesi. 

Martinho Dias, Throne, 2019. Acrilico su tela, 130 x 110 cm. 

Cristiano Felismina, Iris, 2021. Olio su tela, 124 x 94 cm.

José Malhoa, O Fado ,1910. Olio su tela, 150 x 183. Lisbone: Museu de Lisboa.

O Fado: un capolavoro portoghese svelato

O Fado è un dipinto di José Malhoa (1855 -1933) di cui sono note due versioni: una del 1909 e l’altra del 1910. Il suddetto maestro ha rappresentato l'arte portoghese nell'ambito della corrente pittorica del naturalismo, movimento che, sviluppatosi in Francia intorno al 1870, ha perseguito la finalità di raffigurare in modo realistico i paesaggi urbani e suburbani in cui persone, animali e oggetti, trovavano collocazione. Tornando al capolavoro in questione, esso immortala una nota tradizione della cultura portoghese, ovvero il fado, genere musicale, che, nato a Lisbona e a Coimbra negli anni Venti del XIX secolo, è contraddistinto da un tipo di melodia malinconica, in cui la maggior parte delle canzoni parla di nostalgia, dolore e perdita, riscontrabili nelle tematiche legate al mare e alla vita dei quartieri più popolari. L’opera venne concepita quando José Malhoa sentì il desiderio di ritrarre tale tradizione musicale, poiché proprio durante la sua epoca, essa iniziò riscuotere un certo successo anche tra i borghesi, gli intellettuali e gli aristocratici. Al fine di perseguire il suddetto intento, l’artista assunse in un primo momento due modelli professionisti, ma subito dopo, rimanendo insoddisfatto del risultato, decise di catturare la vera essenza del fado immortalando personaggi più autentici. Così, proprio nel quartiere del Mouraria (Lisbona), culla di questo genere musicale, il pittore trovò i protagonisti del suo dipinto: Amâncio Augusto Esteves, cantante di fado e chitarrista, e Adelaide da Facada di giorno venditrice di biglietti della lotteria e di notte prostituta. Le svariate scenate di gelosia e i molteplici problemi con la polizia di questi ultimi, misero spesso a dura prova la pazienza di Malhoa, che, nonostante le svariate situazioni caricaturali, riuscì a portare a conclusione uno dei suoi più famosi progetti figurativi. Infine, quest’opera rappresenta con forza come, all’esempio del naturalismo francese, si sia unito un personale, e più nazionale, punto di vista, volto a rendere questo movimento “esclusivamente” portoghese.

Rita Melo, Error.IV, 2021. Olio su tela, 50 x50 cm.

Rúben López, The blessed, 2021. Acquarello su carta, 22 x 30 cm. 

Gli artisti portoghesi di Artmajeur

Tornando alla contemporaneità, le opere degli artisti portoghesi di Artmajeur sono in grado di esprimere tutto il potenziale di una produzione artistica, che è sempre stata capace di far propria, attraverso ricercate e personalissime sperimentazioni, la più celebre tradizione figurativa. Infatti, esempio di quanto appena affermato, sono le sempre nuove interpretazioni delle correnti, dei movimenti, dei generi e delle maggiori tendenze artistiche occidentali, riscontrabili nell’arte digitale di Paulo Vilarinho, nella scultura di Angelo Ribeiro e nel dipinto di Cfey.

Paulo Vilarinho, Lady Maria, 2018. Fotomontaggio / pittura digitale su carta, 27 x 22 cm.

Paulo Vilarinho: Lady Maria

Paulo Vilarinho è un artista visivo portoghese classe 1972, la cui arte digitale, frutto di un mix tra collage e manipolazione fotografica, persegue la finalità di mostrare svariati elementi allo stesso tempo, generando una particolare miscela di ordine, bellezza e caos, che risulta essere largamente ispirata dal Surrealismo, dall’Arte concettuale e dall’Espressionismo. Per quanto riguarda Lady Maria, l’opera fa parte della seria Recycled, in cui, dall’inizio del 2017, l’artista ha voluto riproporre, rivisitandoli e personalizzandoli, vecchi capolavori del Rinascimento e del Neoclassicismo. Lo scopo di tale approccio è quello di invitare l’osservatore a viaggiare all’interno del mondo dei ricordi, perseguendo l’intento di ritrovare un capolavoro “perduto” del passato, che adesso rivive, con nuove sembianze, nel nostro presente. Nel caso specifico di Lady Maria, il dipinto digitale risulta essere il “remake” di Lady Maria Conyngham, ritratto romantico di Sir Thomas Lawrence, che, datato 1824 circa, è conservato al Metropolitan Museum of Art di New York.

Angelo Ribeiro, Lazarim Devil, 2019. Scultura in metallo, Altezza 70cm, Larghezza 40cm, Depth 20cm / 15.00 kg

Angelo Ribeiro: Lazarim Devil

La scultura in metallo di Angelo Ribeiro, artista portoghese classe 1967, pare alludere, a primo impatto, alla grande curiosità del popolo portoghese, il quale non si è limitato soltanto a reinterpretare l’arte occidentale, ma anche quella africana, celebre per le sue maschere rituali. Infatti, quanto detto rientra perfettamente nei principi del primitivismo, tendenza artistica, che, sviluppatasi nel XIX secolo, contaminò l’arte europea con i suoi connotati arcaici, ovvero quegli influssi provenienti da popoli non ancora “plasmati” dalle culture occidentali. In aggiunta, lo scopo di questa tipologia d’indagine artistica, caratterizzata da una netta semplificazione delle immagini, era anche quello di riuscire a dar sfogo ai moti dell’anima con estrema semplicità e purezza. Nonostante la scultura di Angelo Ribeiro possa sembrare una moderna interpretazione del primitivismo africano, essa si riferisce in realtà alla più pura tradizione portoghese, poiché trae ispirazione dalle maschere del carnevale di Lazarim e, in particolare, dalle “Caretos”, figure maschili diaboliche e misteriose che animano la festività.

Cfey, Le King, 2021. Acrilico / collage su tela, 100 x 100 cm. 

Cfey: Le king

Il dipinto di Cfey, riprendendo le parole dell’artista stessa, fa riferimento a un evento “cult” del 1999, ovvero “Kasparov - Resto del mondo”: l’iconica partita di scacchi in cui si sono affrontati, via internet, il russo Garri Kasparov, campione del mondo di scacchi in carica, e la squadra rappresentante il resto del mondo (World Team). Tale competizione, tenutasi sui server MSN Gaming Zone e sponsorizzata dalla banca First USA, è stata vinta da Kasparov dopo 62 mosse, fatto a cui allude, molto probabilmente, lo stesso titolo dell’opera. Osservando però i tratti somatici del protagonista della tela ci rendiamo conto che esso ha le fattezze di un altro “re”, ovvero il David di Michelangelo, simbolo indiscusso della bellezza maschile di tutti i tempi. La statua in marmo, datata 1501-04 e conservata presso la Galleria dell’Accademia di Firenze, rappresenta a tutti gli effetti un altro vincitore: Il giovane David, che, con una postura fiera, è concentrato sul compimento del gesto bellico contro il gigante Golia.

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