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Giorgio Salmoiraghi

Back to list Added Jul 31, 2007

Commento critico sulla storia, origine della pittura della Realtà e suoi contenuti.

Ma che cosa rappresenta veramente la tanto contestata locuzione di "Realismo"?
Il termine fu usato per la prima volta nella storia dell'arte nel 1833 dal critico francese Gustave Planche per indicare genericamente un'arte non germinata dall'immaginazione. Come movimento storico si può far iniziare con la mostra di Gustave Courbet all'Exposition Universelle a Parigi nel 1855 e con il libro del Champfleury (Le Réalisme) di due anni dopo: una reazione al Classicismo, all'Idealismo e, quel che è più strano, anche a quel Romanticismo al quale, tuttavia, il Realismo deve molto. Ne derivarono, poi, implicazioni sociali e, a volte, anche politiche, come i "murales" messicani del 1910 od il Realismo Socialista teorizzato dallo Zhdanov nel 1932.
Per la verità, il Realismo - come esplicazione artistica - ha ben più antiche espressioni che vanno da certa iconografia imperiale romana (se non vogliamo risalire ben più oltre!) a gran parte della pittura neerlandese od a quella, cosi analitica e tanto per citare, degli Olandesi, dei Fiamminghi, degli Spagnoli del secolo XVII°.
Infatti, in questo caso - che è l'unico artisticamente valevole - nell'opera d'arte sono riprodotti fedelmente (ma non fotograficamente!) gli aspetti della realtà multiforme espressi, però, attraverso un pensiero preciso ed una interpretazione altrettanto ben definita dell'artista. Si crea, quindi, un rapporto continuo ed insopprimibile tra forma oggettiva e pensiero, anzi, personalità dell'artista: la "realtà" vera è il prodotto - se così ci si può esprimere - di questo connubio.
Non sussistendo il quale (che non è il rapporto dialettico, cioè di contrasto, bensì creativo, ovvero di composizione) si dovrebbe più appropriatamente parlare di "Verismo" e non di "Realismo". Confusione è sorta contemporaneamente in senso limitatamente storico ed in senso artistico.
Sotto un certo aspetto l'artista che muove da posizioni realistiche è, in verità, il più accanito oppositore di quello che, invece, potremmo chiamare "Verismo"; l'ambito oggettivo non è per lui né esclusivamente né principalmente sensoriale, bensì costituisce semplicemente la natura, l'oggetto, la figura visivamente espressi che lo muovono ad un determinato discorso pittorico.
E perché questo discorso è sorretto da un intimo convincimento, e però sincero, ne deriva come la validità estetica dell'opera d'arte sia determinata dall'estro, dall'immaginazione, dalla più o meno grande validità estetica dell'artista creatore. Ne nascerà, perciò, una poetica, anzi un aspetto poetico che à la principale denegazione di una semplice espressione pedissequa della realtà puramente oggettiva ed esterna.
Come debbono essere allora considerati questi artisti? Nell'arte contemporanea diremmo una sorta di precursori, i quali si riallacciano pienamente e paradossalmente ad una tradizione antica di millenni e, nel contempo, pregna di infinite, future possibilità.
(Dalla Presentazione di una mostra Milano 1972) Lodovico Magugliani

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