Vittorio Paradisi

PIOVE

Piove ancora in via Margutta,

piove ancora.

Nell'animo e nel cuore

ci sei tu mia dolce dea,

che bagni il corpo e la mente

che infondi luce e trasparenza

che distruggi e dai speranza.

Vittorio Paradisi, 30 aprile 1996

Non so a quanti di voi sia successo, ma a me succede ogni volta che vi accedo. Parlo del mio studio, dei miei trenta metri quadri d'arte, dove sono solo io e dove creo le mie opere. Ancora oggi, mentre scrivo queste parole a casa mia, sento il fremito impetuoso che mi spinge ad andare nello studio. E' la mia lotta quotidiana, quella sorta di battaglia tesa a liberare energie altrimenti disattese, disilluse, vuote.

E vincono sempre queste energie. Una volta alla tela, le energie si incanalano su di essa e questa si adatta ai miei voleri, accogliendo le mie pennellate tenui o cariche sempre docile e mai stanca, fino a che il bianco non scompare, fino a che tutta la superficie non è stata dipinta. Ci sono momenti della giornata in cui queste energie sono più prepotenti, altri in cui sono più sommessi, ma sempre presenti.

E' il fuoco che mi brucia dentro da quando ho scoperto la capacità di ritrarre momenti eterni di una delle città più belle al mondo, la mia Roma che quasi cinquanta anni fa mi ha accolto e dalla quale ho avuto tanto, in senso umano ed artistico.

Il mio studio, il mio rifugio, il mio fortino, il mio sottomarino, il mio carro armato, dove colore e forma danzano dal mattino alla sera, dove i profumi di oli ed acqua ragia contribuiscono ad alimentare il mio desiderio di realizzare opere d'arte, in un voluttuoso appagamento di tutti i sensi.

A voi non succede?