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LE SANTE SOSPESE
Per una nuova concezione morale e spirituale
Questa serie di dipinti da libero sfogo[...]
LE SANTE SOSPESE
Per una nuova concezione morale e spirituale
Questa serie di dipinti da libero sfogo alle mie elucubrazioni, alle fantasie e riflessioni su vari argomenti tra loro interconnessi: la donna come essere biologico e psichico, la sua immagine sociale e storica, il potere e le credenze religiose, il “paganesimo” politeista e il monoteismo, le mitologie.
Il linguaggio è simbolico, ironico, burlesco, a volte blasfemo quando fa il verso stravolgendola all’iconografia cristiana; sempre evocativo. Il “Bello”, le immagini e la storia del mondo antico classico greco-romano mi hanno sempre appassionato e da li traggo la mia ispirazione, oltre che dal ‘600 barocco, da Caravaggio e i suoi epigoni.
Come molti, sono ovviamente stato influenzato dal brodo culturale in cui sono nato e cresciuto, quindi le mie concezioni sulla religione e sulla realtà, sono maturate come lenta opera di decostruzione di dogmi apparentemente inamovibili e mai messi in discussione, decalcificazione di articolazioni mentali, fisse solo su certi movimenti, esclusivamente reattivi e involontari.
In ogni caso, se scrostare la chiglia della mia trireme è stato lungo, ma possibile, è inevitabile che le mie stive, disinfettate a furia di zolfo, ogni tanto sprigionino residui dell’inebriante aroma d’incenso, respirato da piccolo alla scuola materna delle monache, in parrocchia a servir messa e fagocitato a forza con apparente noncuranza nella scuola dell’obbligo, concordataria e ben dotata di crocifissi.
Dopo molti anni di “casuale” ricerca, ecco qui apparire uno stormo di sacerdotesse, vestali, pizie, danzatrici sacre, angelesse, maghe streghe e indovine, che cessano di bruciare sui roghi dell’inquisizione e assurgono ad un ruolo di guida verso una nuova concezione di spiritualità – tutte rigorosamente aureolate - rappresentate come simboli garanti dell’operazione di demolizione del muro morale esistente tra ciò che dall’avvento del cristianesimo si è inteso negativamente come materia, sessualità, fertilità, carne e cioè l’“Impuro” e il “Puro”, idee, ascesi, elevazione spirituale, odio per il corpo e la carne.
Il mondo delle Sante Sospese è quello dove il Paradiso celeste è smitizzato e vissuto per quanto possibile nella realtà di questa vita, dove si raggiunge una nuova consapevolezza interiore senza bisogno di rinunciare al piacere edonistico; dove Dio è sostituito da un Nirvana che è possibile raggiungere ostentando la propria nuda bellezza. Una protesta epicurea di sensualità reclamante una dignità negata per millenni da un maschilismo patriarcale da capotribù, che temendo la potenza sessuale femminile, riduce la donna ad un oggetto sul quale imporre un esclusivo dominio. Talvolta per evitare la competizione con altri maschi, talaltra fondando su tale competizione predatoria la propria illusione di potenza, che necessita e impone il culto della verginità femminile, non come igiene spirituale temporanea, ma come garanzia esclusiva del proprio primato, della prosecuzione del casato e della propria potenza psichica.
Accanto a queste improprie sacerdotesse laiche, memore del mio lungo passato di fabbricante di maschere, ogni tanto appare la celebrazione di ciò che resta dei Saturnali, residui “pagani”a noi pervenuti come feste carnascialesche, tollerate seppur con sospetto fin dalle antiche gerarchie ecclesiali romane. È un nuovo scenario dionisiaco d’ebbrezza, sensualità e magia, prossimo agli istinti e quindi temuto: le Sarabande notturne degli Zanni Demoniaci, da cui derivano le maschere, i cerretani e i saltimbanchi, il carnevale e le maschere della Commedia dell’Arte, Molière, Gozzi e Goldoni per non citare i tanti bravi e geniali interpreti che dal ‘600 hanno tirato le carrette dei comici e calcato le scene di teatrini ambulanti e grandi teatri. Anche tutti loro rappresentano e tengono vivo un mondo e una cultura di frontiera, che non si omologa, che non abbassa la testa di fronte alla potenza degli ideali ascetici, ma che resta ancorata al mondo e alla sua materia, a volte tragicomicamente come l’atavica fame degli Zanni, di Arlecchino e di Pulcinella.
LE SANTE A META
L’essere umano forte, psichicamente maturo, saggio e appagato di se dice: conosci e sperimenta gli istinti e le passioni, ma non fartene schiavo. Usali e moderali con l’uso del raziocinio, solo in questo modo entrerai in comunione con la vita e col mondo.
Alcuni invece, esseri o deboli o tanatofili, nevrotici, impauriti dal mondo e da se stessi si dicevano: aborri l’istinto la carne e la materia. Elevati al mondo delle idee, dello spirito e di dio, altrimenti diverrai come una bestia, sarai condannato, dopo la morte sarai escluso dal paradiso ed andrai all’inferno.
Gli uni volevano riconoscere il paradiso in terra per quanto concesso dal mondo immanente. Gli altri volevano vivere un inferno in terra per poter accedere, dopo morti, al paradiso trascendente.
È forse quest’aspirazione a vivere più pienamente che molto spesso viene frustrata nella vita di molti di noi, a causa talvolta della nostra indole personale, talvolta da ataviche ed oscure paure o inibizioni che dentro di noi hanno fatto nido.
Da tali riflessioni provengono queste immagini di donne sospese a metà tra sensazioni ed esperienze psicofisiche contraddittorie, a volte misteriose o mistiche.
Partendo da tracce iconografiche della tradizione cristiano-cattolica le Sante, sospese tra estasi ed orgasmo, sperimentano nuovi mondi, nuovi simboli, nuove religioni, nuovi modi di avvicinarsi all’assoluto e alla nuova consapevolezza che ne deriva.
Forse un percorso tantrico in cui piacere e dolore si mischiano inesorabilmente per raggiungere lo “stato e-statico”, sospensione estasi mistica, a volte attonita.
Amore mistico ed atto sessuale, comunione tra terra e celo, come due facce di una stessa medaglia, inseparabili ed indistinguibili.
Qui la lussuria, parola il cui senso prende nell’occidente post ellenistico una connotazione moralmente negativa, si trasforma in uno stato quasi meditativo, attraverso lo scatenamento totale dei sensi e delle forze vitali istintive più potenti insite nel profondo ancestrale dell’essere umano. Queste “sante” provano a raggiungere il vuoto interiore e la consapevolezza che ne deriva, scatenando l’istinto la potenza sessuale generatrice e rigeneratrice sprigionata dal centro energetico coccigeo alla base della colonna vertebrale.
Rigenerazione intesa come guarigione. Percorso terapeutico di liberazione che passa talvolta dall’esperienza delle sacre prostitute, esercitanti nei sacri recinti degli antichi templi greco-romani distrutti, con le loro bellissime statue a immagine degli antichi dei, dalla furia iconoclasta e mortificatrice della carne, dai vittoriosi negatori della molteplicità olimpica.
Puttane sacre dunque come potremmo dire noi moderni, sante puttane infine, se mi è consentito.
In questa costrizione, repressione, contrazione dell’esperienza degli istinti a cui ci ha costretto la cultura delle religioni monoteiste, nascono giocoforza focolai di nevrosi talmente gravi da divenire malattia psichica. Da qui l’aspetto terapeutico di certe immagini, in cui alcuni soggetti si prestano ad attraversare torbide esperienze sado-maso, dove il piacere si mischia e necessita l’accompagnamento del dolore fisico, come giustificazione ed espiazione della colpa di avere un corpo e godere. Qui i materiali abbondano: gli innumerevoli martiri cristiani e le martiri al femminile con cui si scandisce il calendario sono una inesauribile fonte di ispirazione, a cominciare da San Sebastiano reinterpretato in chiave femminile, a Giordano Bruno, eretico, torturato e bruciato; automutilazione di una casta reazionaria e oscurantista, però conscia delle proprie convenienze. Dalle bellissime immagini del film interpretato dal grande Gian Maria Volontà, negli ultimi momenti della sua vita, sotto tortura, si vede come lui si rinchiudesse in una trance estatica per poter sopportare il dolore fisico delle terribili torture a cui fu sottoposto. Se Bruno fu considerato eretico, mago e negromante, anche queste sante a metà o sospese sono streghe dotate di poteri magici (le Pizie e le Sibille) derivanti dalla conoscenza dei segreti delle profondità della terra, noti agli antichi Celti; le forze ctonie della natura, della grande madre terra. Igea e Demetra ne sono associate tra gli ellenici.
Si torna quindi al tema della rigenerazione, guarigione e rinascita attraverso la conoscenza delle forze femminili insite nella terra, gli istinti ancestrali e animali relegati nel fondo della psiche, le forze del sottosuolo connesse con la credenza dell’Ade dove scendono le anime dei morti e dove per metà dell’anno scende anche Persefone.
Infine, se la religione cristiana ha fin dall’inizio tentato di demonizzare l’istinto e il sesso non finalizzato alla mera riproduzione, rimpiazzandoli col misticismo sacrificale degli emuli di Cristo, queste donne vogliono la “santità” insieme al loro corpo e alla loro sessualità.
Per una nuova concezione morale e spirituale
Questa serie di dipinti da libero sfogo alle mie elucubrazioni, alle fantasie e riflessioni su vari argomenti tra loro interconnessi: la donna come essere biologico e psichico, la sua immagine sociale e storica, il potere e le credenze religiose, il “paganesimo” politeista e il monoteismo, le mitologie.
Il linguaggio è simbolico, ironico, burlesco, a volte blasfemo quando fa il verso stravolgendola all’iconografia cristiana; sempre evocativo. Il “Bello”, le immagini e la storia del mondo antico classico greco-romano mi hanno sempre appassionato e da li traggo la mia ispirazione, oltre che dal ‘600 barocco, da Caravaggio e i suoi epigoni.
Come molti, sono ovviamente stato influenzato dal brodo culturale in cui sono nato e cresciuto, quindi le mie concezioni sulla religione e sulla realtà, sono maturate come lenta opera di decostruzione di dogmi apparentemente inamovibili e mai messi in discussione, decalcificazione di articolazioni mentali, fisse solo su certi movimenti, esclusivamente reattivi e involontari.
In ogni caso, se scrostare la chiglia della mia trireme è stato lungo, ma possibile, è inevitabile che le mie stive, disinfettate a furia di zolfo, ogni tanto sprigionino residui dell’inebriante aroma d’incenso, respirato da piccolo alla scuola materna delle monache, in parrocchia a servir messa e fagocitato a forza con apparente noncuranza nella scuola dell’obbligo, concordataria e ben dotata di crocifissi.
Dopo molti anni di “casuale” ricerca, ecco qui apparire uno stormo di sacerdotesse, vestali, pizie, danzatrici sacre, angelesse, maghe streghe e indovine, che cessano di bruciare sui roghi dell’inquisizione e assurgono ad un ruolo di guida verso una nuova concezione di spiritualità – tutte rigorosamente aureolate - rappresentate come simboli garanti dell’operazione di demolizione del muro morale esistente tra ciò che dall’avvento del cristianesimo si è inteso negativamente come materia, sessualità, fertilità, carne e cioè l’“Impuro” e il “Puro”, idee, ascesi, elevazione spirituale, odio per il corpo e la carne.
Il mondo delle Sante Sospese è quello dove il Paradiso celeste è smitizzato e vissuto per quanto possibile nella realtà di questa vita, dove si raggiunge una nuova consapevolezza interiore senza bisogno di rinunciare al piacere edonistico; dove Dio è sostituito da un Nirvana che è possibile raggiungere ostentando la propria nuda bellezza. Una protesta epicurea di sensualità reclamante una dignità negata per millenni da un maschilismo patriarcale da capotribù, che temendo la potenza sessuale femminile, riduce la donna ad un oggetto sul quale imporre un esclusivo dominio. Talvolta per evitare la competizione con altri maschi, talaltra fondando su tale competizione predatoria la propria illusione di potenza, che necessita e impone il culto della verginità femminile, non come igiene spirituale temporanea, ma come garanzia esclusiva del proprio primato, della prosecuzione del casato e della propria potenza psichica.
Accanto a queste improprie sacerdotesse laiche, memore del mio lungo passato di fabbricante di maschere, ogni tanto appare la celebrazione di ciò che resta dei Saturnali, residui “pagani”a noi pervenuti come feste carnascialesche, tollerate seppur con sospetto fin dalle antiche gerarchie ecclesiali romane. È un nuovo scenario dionisiaco d’ebbrezza, sensualità e magia, prossimo agli istinti e quindi temuto: le Sarabande notturne degli Zanni Demoniaci, da cui derivano le maschere, i cerretani e i saltimbanchi, il carnevale e le maschere della Commedia dell’Arte, Molière, Gozzi e Goldoni per non citare i tanti bravi e geniali interpreti che dal ‘600 hanno tirato le carrette dei comici e calcato le scene di teatrini ambulanti e grandi teatri. Anche tutti loro rappresentano e tengono vivo un mondo e una cultura di frontiera, che non si omologa, che non abbassa la testa di fronte alla potenza degli ideali ascetici, ma che resta ancorata al mondo e alla sua materia, a volte tragicomicamente come l’atavica fame degli Zanni, di Arlecchino e di Pulcinella.
LE SANTE A META
L’essere umano forte, psichicamente maturo, saggio e appagato di se dice: conosci e sperimenta gli istinti e le passioni, ma non fartene schiavo. Usali e moderali con l’uso del raziocinio, solo in questo modo entrerai in comunione con la vita e col mondo.
Alcuni invece, esseri o deboli o tanatofili, nevrotici, impauriti dal mondo e da se stessi si dicevano: aborri l’istinto la carne e la materia. Elevati al mondo delle idee, dello spirito e di dio, altrimenti diverrai come una bestia, sarai condannato, dopo la morte sarai escluso dal paradiso ed andrai all’inferno.
Gli uni volevano riconoscere il paradiso in terra per quanto concesso dal mondo immanente. Gli altri volevano vivere un inferno in terra per poter accedere, dopo morti, al paradiso trascendente.
È forse quest’aspirazione a vivere più pienamente che molto spesso viene frustrata nella vita di molti di noi, a causa talvolta della nostra indole personale, talvolta da ataviche ed oscure paure o inibizioni che dentro di noi hanno fatto nido.
Da tali riflessioni provengono queste immagini di donne sospese a metà tra sensazioni ed esperienze psicofisiche contraddittorie, a volte misteriose o mistiche.
Partendo da tracce iconografiche della tradizione cristiano-cattolica le Sante, sospese tra estasi ed orgasmo, sperimentano nuovi mondi, nuovi simboli, nuove religioni, nuovi modi di avvicinarsi all’assoluto e alla nuova consapevolezza che ne deriva.
Forse un percorso tantrico in cui piacere e dolore si mischiano inesorabilmente per raggiungere lo “stato e-statico”, sospensione estasi mistica, a volte attonita.
Amore mistico ed atto sessuale, comunione tra terra e celo, come due facce di una stessa medaglia, inseparabili ed indistinguibili.
Qui la lussuria, parola il cui senso prende nell’occidente post ellenistico una connotazione moralmente negativa, si trasforma in uno stato quasi meditativo, attraverso lo scatenamento totale dei sensi e delle forze vitali istintive più potenti insite nel profondo ancestrale dell’essere umano. Queste “sante” provano a raggiungere il vuoto interiore e la consapevolezza che ne deriva, scatenando l’istinto la potenza sessuale generatrice e rigeneratrice sprigionata dal centro energetico coccigeo alla base della colonna vertebrale.
Rigenerazione intesa come guarigione. Percorso terapeutico di liberazione che passa talvolta dall’esperienza delle sacre prostitute, esercitanti nei sacri recinti degli antichi templi greco-romani distrutti, con le loro bellissime statue a immagine degli antichi dei, dalla furia iconoclasta e mortificatrice della carne, dai vittoriosi negatori della molteplicità olimpica.
Puttane sacre dunque come potremmo dire noi moderni, sante puttane infine, se mi è consentito.
In questa costrizione, repressione, contrazione dell’esperienza degli istinti a cui ci ha costretto la cultura delle religioni monoteiste, nascono giocoforza focolai di nevrosi talmente gravi da divenire malattia psichica. Da qui l’aspetto terapeutico di certe immagini, in cui alcuni soggetti si prestano ad attraversare torbide esperienze sado-maso, dove il piacere si mischia e necessita l’accompagnamento del dolore fisico, come giustificazione ed espiazione della colpa di avere un corpo e godere. Qui i materiali abbondano: gli innumerevoli martiri cristiani e le martiri al femminile con cui si scandisce il calendario sono una inesauribile fonte di ispirazione, a cominciare da San Sebastiano reinterpretato in chiave femminile, a Giordano Bruno, eretico, torturato e bruciato; automutilazione di una casta reazionaria e oscurantista, però conscia delle proprie convenienze. Dalle bellissime immagini del film interpretato dal grande Gian Maria Volontà, negli ultimi momenti della sua vita, sotto tortura, si vede come lui si rinchiudesse in una trance estatica per poter sopportare il dolore fisico delle terribili torture a cui fu sottoposto. Se Bruno fu considerato eretico, mago e negromante, anche queste sante a metà o sospese sono streghe dotate di poteri magici (le Pizie e le Sibille) derivanti dalla conoscenza dei segreti delle profondità della terra, noti agli antichi Celti; le forze ctonie della natura, della grande madre terra. Igea e Demetra ne sono associate tra gli ellenici.
Si torna quindi al tema della rigenerazione, guarigione e rinascita attraverso la conoscenza delle forze femminili insite nella terra, gli istinti ancestrali e animali relegati nel fondo della psiche, le forze del sottosuolo connesse con la credenza dell’Ade dove scendono le anime dei morti e dove per metà dell’anno scende anche Persefone.
Infine, se la religione cristiana ha fin dall’inizio tentato di demonizzare l’istinto e il sesso non finalizzato alla mera riproduzione, rimpiazzandoli col misticismo sacrificale degli emuli di Cristo, queste donne vogliono la “santità” insieme al loro corpo e alla loro sessualità.
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