MAVARA (Ph. Di Pasquale / Scandura) (2018) Photography by Tamara Marino

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  • Several supports available (Fine art paper, Metal Print, Canvas Print)
  • Framing Framing available (Floating Frame + Under Glass, Frame + Under Acrylic Glass)
“Mavara” è una performance / happening che si ispira all’antica “maghería” siciliana, ricca di gesti, suoni e simboli. L’opera nasce dalla sublimazione della madre terra come dea universale, creatrice, protettrice e contemplatrice dei cicli della vita. È un rito sulla rinascita, che viene fatto dall’artista donna in età fertile durante il ciclo mestruale[...]
“Mavara” è una performance / happening che si ispira all’antica “maghería” siciliana, ricca di gesti, suoni e simboli. L’opera nasce dalla sublimazione della madre terra come dea universale, creatrice, protettrice e contemplatrice dei cicli della vita. È un rito sulla rinascita, che viene fatto dall’artista donna in età fertile durante il ciclo mestruale come simbolo stesso e metafora dei cicli legati alla rinascita: fisico, psichico, spirituale e naturale. Vi è un riferimento alla piccola morte omaggiando la rinascita, come fa il kintsugi (antica tecnica giapponese cui i cocci di un vasellame rotto vengono assemblati con l’oro liquido) in cui l’intenzione non è nascondere il misfatto ma dare nuova vita all’oggetto, impreziosendolo come fosse un gioiello.
È intenzionale legare la ricerca artistica di “MAVARA” (dal siciliano maga, strega) alle tradizioni popolari, come mezzo di tramite e linguaggio affine ai conterranei, sviluppando attraverso la performance un rito essenziale per l’umanità contemporanea, su quello che è visibilmente diventato il decadentismo dell’epoca multimediale. Vi è un evidente bisogno di venir fuori dal buio attraverso il cambiamento, intimo e personale, ma soprattutto collettivo. È proprio la collettività che può determinare il vero cambiamento attraverso la rinascita.
La rinascita è quel processo ciclico che l’artista ripercorre più volte nell’arco della sua vita, alternando fasi feconde di creazione a quelle di svuotamento, in cui l’artista lentamente muore per poi dopo la fase di quiescenza, di cui studio e ricerca, riemerge per tornare a progettare e creare un nuovo ciclo di opere. Ogni persona, animale, pianta e la natura in generale, nel corso della sua vita ripercorre dei cicli più o meno lunghi legati al cambiamento, come l’alternarsi delle stagioni, la pubertà o la quiescenza dello stadio pupale.
La performance / happening pone come protagonista la collettività. All’origine vi è la figura dell’artista, che rappresenta il numero 1, origine e divinità, e 8 donne, simbolo della rosa dei venti, dell’equilibrio cosmico e dell’infinito ciclo continuo, numero collegato alla rigenerazione, su un piano di coscienza superiore. Le 8 donne insieme all’artista – e tutte rigorosamente in abito bianco – rappresentano il numero 9, simbolo della triplice Triade, la soddisfazione spirituale, la condizione ideale per manifestare i prodigi del rito (nell’alfabeto ebraico la nona lettera è THET: la sua funzione è la matrice: il femminile, la sposa, la terra). Il ciclo termina con il coinvolgimento attivo del pubblico, che rappresenta la collettività, il numero 10, ovvero la conclusione ciclica del rito ma anche il mezzo che determina il vero processo di rinascita collettiva.

La performance si articola in tre momenti:
Capitolo I / INIZIAZIONE
Capitolo II / IL RITO
Capitolo III / IL SIGILLO E IL DONO
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