tufo 2 (2012) Sculpture by Francesco Mestria

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FRANCESCO MESTRIA nasce a Ferrandina nel 1953, dove attualmente vive e lavora. Sin da piccolo coltiva la sua passione per l’attività artistica. Molto bravo nel manipolare materiali di ogni tipo, è capace[...]

FRANCESCO MESTRIA nasce a Ferrandina nel 1953, dove attualmente vive e lavora.
Sin da piccolo coltiva la sua passione per l’attività artistica. Molto bravo nel manipolare materiali di ogni tipo, è capace di far emergere da essi sinuose forme e figure.
Verso la fine degli anni ’70 comincia una intensa produzione di “manufatti”, vere e proprie opere d’arte realizzate con la tecnica michelangiolesca della sottrazione. Presto si rende conto che la passione, anche se unita al talento, esige un percorso formativo specifico, per lui fino ad allora impossibile. Così, dopo tante sperimentazioni all’età di 47 anni si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Bari, che frequenta assiduamente da studente-lavoratore, dove nel 2002 consegue il diploma nel corso di scultura.
Gli studi accademici, oltre ad averlo arricchito delle conoscenze necessarie, gli hanno permesso di misurarsi in maniera critica con le tendenze dell’arte contemporanea, facendo emergere dalle sue produzioni messaggi apparentemente arcaici.
L’esistenza umana è il tema che l’artista predilige: nelle sue opere, sempre velate da una leggera tristezza, l’isolamento della figura è solo apparente poiché il suo volume si inserisce nel contesto spaziale circostante, la sua solitudine è quella della incomunicabilità, la quotidianità del gesto si sublima nella teatralità della costruzione, che acquista un valore scenografico; l’individualismo quindi altro non è che la volontà di ricercare una dimensione sociale dell’uomo.
Le sue figure femminili, pur perfettamente delineate, risultano essere quasi abbozzate nelle forme; grande risalto hanno le braccia, sempre protese verso l’altrui generazione, verso il prossimo; quasi sempre levigate dal tempo si adagiano su vetuste sedute o si detergono in antichi lavabi, meticolosità espressiva che segna la contemporaneità tracciando un binomio imprescindibile tra presente e passato.
Le sue opere acquisiscono lo spazio, lo abitano al pari di un fondale in uno spettacolo drammatico. Come atti a sé stanti di un unico ciclo rappresentativo, ogni realizzazione si rinserra nella propria storia, ed ogni storia è svolgimento e nesso circolare con le altre storie, atomi a rincorrersi ed a comporre la vita. Fantocci senza sembianze e senza nobiltà, sagome ordinarie di cartapesta e plastiche, spesso si vestono di bianco per raccontare ogni colore, per essere ogni volto ed ogni gesto ed ogni destino che l’umanità ha conosciuto nella gran commedia del mondo.
Sempre attento ai problemi della società contemporanea, in questi ultimi anni della sua produzione, ha voluto contribuire con alcune istallazioni/provocazioni a mantenere vivo il dibattito sui mali della nostra esistenza: la violenza sull’infanzia, lo sfruttamento dell’essere umano, in particolare la mercificazione della donna, l’incapacità dei più di cogliere la ricchezza nei diversi. La sua “valigia con l’artista” sempre in giro per il mondo, durante le brevi soste, continua a sollecitare curiosità e inter...

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