Case Tablo Bruno Carcereri tarafından

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  • Orijinal sanat Tablo, Ahşap tarihinde Petrol
  • boyutlar Boyutlar istek üzerine temin edilebilir
  • Kategoriler Figüratif
L'ho chiamato anche " Case di Magagnato " il nome del direttore dei Musei di Verona che lo aveva scelto per il costituendo Museo di Arte Moderna ; è lì che dovrebbe stare ma... Bu sanat hakkında: sınıflandırma, Teknikler & Stiller[...]
L'ho chiamato anche " Case di Magagnato " il nome del direttore dei Musei di Verona che lo aveva scelto per il costituendo Museo di Arte Moderna ; è lì che dovrebbe stare ma...

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Nella problematica storia della pittura contemporanea vi sono pittori» tradizionali» che la disgregazione delle forme e dei colori non scalfiscono nemmeno. Simili ad un placido fiume e maestoso[...]

Nella problematica storia della pittura contemporanea vi sono pittori» tradizionali»
che la disgregazione delle forme e dei colori non scalfiscono nemmeno.
Simili ad un placido fiume e maestoso che un sasso lanciato da un ragazzetto
turba un istante percorrendone la superficie, ma subito scompare,
in rapida fuga al suo fondo e lascia intatta la placida corrente che lo
porta a morire verso il mare.

Allo stesso modo la lezione dei veri maestri mai non si perde.
Negletta invece quella di chi vorrebbe imporre le sue banalità d’irriverente epigono
e s’abbandona alla moda come se fosse una strada obbligatoria. Ma vivere è
innanzi tutto opporsi alle mode, pensare da se e, talvolta, contro di se.
Meglio abbandonarsi alla propria sensibilità, sicuri che là dove essa ci conduce,
se non vi sono folle di variopinti bigotti ad attenderci, ci saranno almeno
accanto ai veri conoscitori, gli umili ma autentici critici, quelli che
giudicano con i loro occhi e s’abbandonano talora a un placido sogno.
Gioia degli occhi, dei sensi, esaltazione dello spirito, nella visione di una festa
di colori discreta e persistente, permanenza della memoria che trionfa
d’un universo unicamente preoccupato di produrre novità, «nate al
mattino e ai vespro già vecchie» come ha detto il poeta.

Siffatte considerazioni mi sembrano necessarie per capire il filo che
percorre -en pointillè - per così dire, l’ arte di due pittori che quì si presentano,
Bruno e Sergio Carcereri. Lo zio ed il nipote. L’uno ricco di intuizioni di qualità
alle quali una modestia eccessiva non permise, forse, di esprimersi al massimo
delle possibilità; l’altro, capace di più ampia visione della realtà, chiara e distinta,
ma che nuoce, almeno in parte, alla sua vena più intima, piuttosto serena
e conciliante, fino, talora all’ingenuità quando si lascia andare alle sue
inclinazioni. Perchè, se l’arte dello zio è tutta percorsa da una complessa,
inconscia inquietudine, nel tratto deciso del pennello di solida tempra,
dove talvolta, e nei quadri migliori, la realtà si decompone fino a restar nuda
e quasi reietta e vigile nella sua essenza, quella del nipote ricompone quel
medesimo mondo, di tratti leggeri, discreti, sognanti. Diverse, son quindi,
malgrado tratti d’apparente somiglianza, le strade percorse da Bruno e da Sergione.
Sergione è lontano dall’irrequietezza di Bruno. Il suo pennello è
leggero ma sicuro; qui non vi sono forzature di scuola o nostalgia di vani
sperimentalismi.Il paesaggio lacustre è uno squarcio di vita ove stanno leggeri
in gioia tranquilla i bagnanti.La natura è sempre presente. E i visi delle donne di
Sergione splendono di poesia dove alla gioia d’ esistere si mescola come una vaga
malinconia che prende l’anima quando la bellezza femminile ci si svela
sorprendentemente viva e tuttavia effimera, ricca di speranza fallace.
L’opera di Sergione si direbbe come percorsa da un’ingenua coscienza
d’appartenere ad un mondo che si interroga e che ci in...

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