Sasha Zelenkevich
Un luogo non luogo, nel quale si alimentano e svaniscono forme e linee astratte che non trovano una loro collocazione dimensionale e storica: così l’artista Sasha Zelenkevich, utilizzando tecniche miste, scava nella sua memoria, riportando alla luce attraverso le sue opere, pezzi e sensazioni, della cultura bielorussa.
In modo del tutto simile al suo connazionale Marc Chagall, la Zelenkevich, inavvertitamente sfida, le leggi dell’anatomia dei corpi in alcune tele rappresentati. Una bambola, una figura femminile ed altre non ben definite, accompagnate da simboli stilizzati (farfalle, foglie, alberi), da numeri o da lettere in cirillico, sembrano essere decontestualizzate dall’intera opera: poste in strane posizioni, quasi fluttuanti, appaiono come un qualcosa frutto della fantasia, che non è mai stato reale. Essi rimandano alla ricerca di un’infanzia perduta ed alla sua nostalgia, ricca di sogni e di speranze ma donano, allo stesso tempo, tranquillità e pace.
Nei suoi segni calligrafici e nei suoi simboli, che ripercorrono la memoria personale dell’artista, vecchi indirizzi, date che non esistono più, ritroviamo a tratti, l’influenza delle opere di Cy Twobly, che indirizzò la sua ricerca artistica, insieme ad altri espressionisti astratti, verso la scrittura automatica surrealista ed in particolar modo, verso l’antico ed essenziale graffitismo.
Certamente, a differenza di Chagall e di Twobly, la Zelenkevich, non utilizza colori di forte impatto visivo: le sue tele sono monocrome ad accezione di alcuni momenti, nei quali si scorgono barlumi di rosso, di giallo ocra e di una eccezionale quantità di tonalità di marrone.
Le opere prese in esame, sembrano non avere troppe pretese: nella loro semplicità rappresentativa, vorrebbero esprimere una dimensione onirica fatta di reminiscenze, di ricerca interiore, di memoria e di sentimento.
Cristina Fuiano
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Tanıma
Biyografi
Un luogo non luogo, nel quale si alimentano e svaniscono forme e linee astratte che non trovano una loro collocazione dimensionale e storica: così l’artista Sasha Zelenkevich, utilizzando tecniche miste, scava nella sua memoria, riportando alla luce attraverso le sue opere, pezzi e sensazioni, della cultura bielorussa.
In modo del tutto simile al suo connazionale Marc Chagall, la Zelenkevich, inavvertitamente sfida, le leggi dell’anatomia dei corpi in alcune tele rappresentati. Una bambola, una figura femminile ed altre non ben definite, accompagnate da simboli stilizzati (farfalle, foglie, alberi), da numeri o da lettere in cirillico, sembrano essere decontestualizzate dall’intera opera: poste in strane posizioni, quasi fluttuanti, appaiono come un qualcosa frutto della fantasia, che non è mai stato reale. Essi rimandano alla ricerca di un’infanzia perduta ed alla sua nostalgia, ricca di sogni e di speranze ma donano, allo stesso tempo, tranquillità e pace.
Nei suoi segni calligrafici e nei suoi simboli, che ripercorrono la memoria personale dell’artista, vecchi indirizzi, date che non esistono più, ritroviamo a tratti, l’influenza delle opere di Cy Twobly, che indirizzò la sua ricerca artistica, insieme ad altri espressionisti astratti, verso la scrittura automatica surrealista ed in particolar modo, verso l’antico ed essenziale graffitismo.
Certamente, a differenza di Chagall e di Twobly, la Zelenkevich, non utilizza colori di forte impatto visivo: le sue tele sono monocrome ad accezione di alcuni momenti, nei quali si scorgono barlumi di rosso, di giallo ocra e di una eccezionale quantità di tonalità di marrone.
Le opere prese in esame, sembrano non avere troppe pretese: nella loro semplicità rappresentativa, vorrebbero esprimere una dimensione onirica fatta di reminiscenze, di ricerca interiore, di memoria e di sentimento.
Cristina Fuiano
- Milliyet: İTALYA
- Doğum tarihi : bilinmeyen tarih
- Sanatsal alanlar:
- Gruplar: Çağdaş İtalyan Sanatçılar
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Eğitim
Sertifikalı Sanatçı değeri
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Un luogo non luogo, nel quale si alimentano e svaniscono forme e linee astratte che non trovano una loro collocazione dimensionale e storica: così l’artista Sasha Zelenkevich, utilizzando tecniche miste, scava nella sua memoria, riportando alla luce attraverso le sue opere, pezzi e sensazioni, della cultura bielorussa.
In modo del tutto simile al suo connazionale Marc Chagall, la Zelenkevich, inavvertitamente sfida, le leggi dell’anatomia dei corpi in alcune tele rappresentati. Una bambola, una figura femminile ed altre non ben definite, accompagnate da simboli stilizzati (farfalle, foglie, alberi), da numeri o da lettere in cirillico, sembrano essere decontestualizzate dall’intera opera: poste in strane posizioni, quasi fluttuanti, appaiono come un qualcosa frutto della fantasia, che non è mai stato reale. Essi rimandano alla ricerca di un’infanzia perduta ed alla sua nostalgia, ricca di sogni e di speranze ma donano, allo stesso tempo, tranquillità e pace.
Nei suoi segni calligrafici e nei suoi simboli, che ripercorrono la memoria personale dell’artista, vecchi indirizzi, date che non esistono più, ritroviamo a tratti, l’influenza delle opere di Cy Twobly, che indirizzò la sua ricerca artistica, insieme ad altri espressionisti astratti, verso la scrittura automatica surrealista ed in particolar modo, verso l’antico ed essenziale graffitismo.
Certamente, a differenza di Chagall e di Twobly, la Zelenkevich, non utilizza colori di forte impatto visivo: le sue tele sono monocrome ad accezione di alcuni momenti, nei quali si scorgono barlumi di rosso, di giallo ocra e di una eccezionale quantità di tonalità di marrone.
Le opere prese in esame, sembrano non avere troppe pretese: nella loro semplicità rappresentativa, vorrebbero esprimere una dimensione onirica fatta di reminiscenze, di ricerca interiore, di memoria e di sentimento.
Cristina Fuiano