Vincent Gregory ( Pinguinartista )
" Nombre d'œuvres peuvent être considérées comme autant de lettres d'amour que les pingouins doivent transporter plus loin. " (Eros Costantini)
Vincent est né - il ya environ cinquante ans - à Stresa (I) sur le lac Verbano. Il vit et travaille actuellement dans les montagnes, les rivières et les lacs au Tessin (Suisse). Ses œuvres sont dans plusieurs collections publiques et privées en Suisse, I, UE, USA, MEX, ainsi que, récemment, à Vanuatu (Polynésie). Pendant près de deux décennies, réalise seulement des pingouins.
Vincent nasce - una cinquantina d'anni fa - a Stresa (I) sul lago Verbano. Attualmente vive e lavora tra monti, fiumi e laghi in Ticino (Svizzera). Le sue opere si trovano in diverse collezioni pubbliche e private in CH, I, EU, USA, MEX e recentemente anche a Vanuatu (Polinesia). Da quasi vent'anni realizza esclusivamente pinguini.
Certo, chi si reca sulle spiagge della Patagonia e resta ammirato davanti all’impressionante spettacolo in bianco e nero di centinaia di migliaia di pinguini nel loro habitat naturale stenterà a riconoscere le creature stilizzate che popolano le opere di vincent gregory. Se però si prende la briga di osservare con occhio curioso i propri simili, non potrà fare a meno di constatare che i pinguini siamo tutti noi, con le tante piccole manie e debolezze, con le mode e le intolleranze che fanno dell’essere umano un soggetto particolarmente adatto ad essere preso in giro. Anche la loro gregarietà ha un che di prettamente umano: grandi agglomerati di esseri tutti simili, che ricordano le folle anonime delle nostre città. L’artista si è servito dell’animale per illustrare con indulgente ironia innumerevoli circostanze tipiche della nostra società di individui “pensanti”. Che poi l’animale su cui si è puntata la sua attenzione ricordi per molti versi un impacciato signore in frac non è affatto dovuto al caso: è proprio questa somiglianza a rendere più immediato l’accostamento e a far sorridere. I titoli sono già di per sé evocatori: pinguini nel traffico, pinguini alla spiaggia, pinguini viaggiatori e pinguini allo stadio. Vi è pure qualche accenno doveroso a tristi realtà del nostro tempo: pinguini con siringhe, pinguini e aids. Per il resto le attività pinguinesche sono piuttosto buffe, anche perché, vedendole ripetute per decine e decine di soggetti, assumono il carattere del rituale volutamente farsesco. I pinguini in contemplazione, ad esempio, tutti rigorosamente nella posizione yoga del loto, muovono al sorriso proprio perché sono in gran numero. E infatti, rispettando lo spirito prettamente gregario della specie, vincent li raffigura sempre in straripanti moltitudini: vortici di animali che si compongono e scompongono in un effetto di optical art, dove arriva ad usare addirittura centinaia di esemplari per volta. (Adriana Torrazza 1994)
"Una ripetitività, una quasi inesorabilità ritmica sempre diversa quanto inarrestabile come, per fare un esempio musicale, il Boléro di Ravel." (...
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Biografie
" Nombre d'œuvres peuvent être considérées comme autant de lettres d'amour que les pingouins doivent transporter plus loin. " (Eros Costantini)
Vincent est né - il ya environ cinquante ans - à Stresa (I) sur le lac Verbano. Il vit et travaille actuellement dans les montagnes, les rivières et les lacs au Tessin (Suisse). Ses œuvres sont dans plusieurs collections publiques et privées en Suisse, I, UE, USA, MEX, ainsi que, récemment, à Vanuatu (Polynésie). Pendant près de deux décennies, réalise seulement des pingouins.
Vincent nasce - una cinquantina d'anni fa - a Stresa (I) sul lago Verbano. Attualmente vive e lavora tra monti, fiumi e laghi in Ticino (Svizzera). Le sue opere si trovano in diverse collezioni pubbliche e private in CH, I, EU, USA, MEX e recentemente anche a Vanuatu (Polinesia). Da quasi vent'anni realizza esclusivamente pinguini.
Certo, chi si reca sulle spiagge della Patagonia e resta ammirato davanti all’impressionante spettacolo in bianco e nero di centinaia di migliaia di pinguini nel loro habitat naturale stenterà a riconoscere le creature stilizzate che popolano le opere di vincent gregory. Se però si prende la briga di osservare con occhio curioso i propri simili, non potrà fare a meno di constatare che i pinguini siamo tutti noi, con le tante piccole manie e debolezze, con le mode e le intolleranze che fanno dell’essere umano un soggetto particolarmente adatto ad essere preso in giro. Anche la loro gregarietà ha un che di prettamente umano: grandi agglomerati di esseri tutti simili, che ricordano le folle anonime delle nostre città. L’artista si è servito dell’animale per illustrare con indulgente ironia innumerevoli circostanze tipiche della nostra società di individui “pensanti”. Che poi l’animale su cui si è puntata la sua attenzione ricordi per molti versi un impacciato signore in frac non è affatto dovuto al caso: è proprio questa somiglianza a rendere più immediato l’accostamento e a far sorridere. I titoli sono già di per sé evocatori: pinguini nel traffico, pinguini alla spiaggia, pinguini viaggiatori e pinguini allo stadio. Vi è pure qualche accenno doveroso a tristi realtà del nostro tempo: pinguini con siringhe, pinguini e aids. Per il resto le attività pinguinesche sono piuttosto buffe, anche perché, vedendole ripetute per decine e decine di soggetti, assumono il carattere del rituale volutamente farsesco. I pinguini in contemplazione, ad esempio, tutti rigorosamente nella posizione yoga del loto, muovono al sorriso proprio perché sono in gran numero. E infatti, rispettando lo spirito prettamente gregario della specie, vincent li raffigura sempre in straripanti moltitudini: vortici di animali che si compongono e scompongono in un effetto di optical art, dove arriva ad usare addirittura centinaia di esemplari per volta. (Adriana Torrazza 1994)
"Una ripetitività, una quasi inesorabilità ritmica sempre diversa quanto inarrestabile come, per fare un esempio musicale, il Boléro di Ravel." (...
- Nationalität: SCHWEIZ
- Geburtsdatum : unbekanntes datum
- Künstlerische Domänen:
- Gruppen: Zeitgenössische Schweizer Künstler
Einflüsse
Ausbildung
Künstlerwert zertifiziert
Erfolge
Aktivität auf Artmajeur
Neueste Nachrichten
Alle Neuigkeiten vom zeitgenössischen Künstler Vincent Gregory ( Pinguinartista )
VINCITORI: Azzurra - Il Napoli nel Cuore
Castel Dell'Ovo e Galleria Merliani
CONCORSO IL NAPOLI NEL CUORE
- i vincitori
Saturday February 16, 2008
Sezione pittura 1° Luna Hal 2° VINCENT GREGORY 3° Margaret Ianuario e Leonardo Amendola Sezione Pittura Studenti 1° Gaia Vittozzi 2° Robero Pagnano 3° Antonella Bellotti Sezione Scultura 1° Vincenza Spiridione 2° Antonella Iurilli Duhamel 3° Armando Vano ARVA Sezione Fotografia 1° Michele Del Vecchio 2° Fortunato Danise 3° Raffaello Magri Sezione Video 1° Antonio Minopoli
AZZURRA -Il Napoli nel cuore-
Castel Dell'Ovo
events calendar: Il Napoli nel Cuore cerimonia premiazione
Proclamazione e premiazioni del Concorso Internazionale d'Arte Contemporanea Il Napoli nel Cuore
Napoli: Galleria Merliani 137 via Merliani, 137 → Google™ Maps
Saturday February 16, 2008
Concorso internazionale Il Napoli nel Cuore chiude con la serata dedicata alla proclamazione e alle premiazioni dei vincitori scelti dalla giuria formata da: Presidente Yvonne Carbonaro (Scrittrice - Storica dell'Arte - curatrice) - Daniela Ricci (critica d'arte del quotidiano Il Mattino di Napoli) - Lorenza Di Fiore (Insegnante Accademia BBAA di Napoli e responsabile Tutoraggio) - Pasquale Della Monaco ( pittore - commediografo - attore) - Lucano Masini (Membro del consiglio regionale dell'Unione Fotografi Amatori Italiani - fotografo) - Pino Simonetti (Regista RAI 3) - Domenico Raio (scrittore - critico d'arte e curatore).
La serata dedi sabato 16 febbraio nello spazio della Galleria Merliani 137 vi sarà la presenza del responsabile marketing della Società Calcio Napoli, oltre giornalisti e gli artisti partecipanti.
L'orario della manifestazione é le 18,30.
Vi aspettiamo tutti
Gianni Nappa - organizzatore e curatore dell'evento
PERCEZIONI
Centro Culturale ZEROUNO
Vincent Gregory partecipa a PERCEZIONI (08-19 aprile 2007)
a cura di Anna Soricaro
al Centro Culturale ZEROUNO di Barletta
…Riconducendo la sfera umana alla famiglia pennuta degli Sfeniscidi Vincent, ritrattista
pinguinista per eccellenza, affronta una nuova ricerca artistica dei suoi stereotipi.
I pinguini, uomini a colori piattamente allineati vengono soverchiati dalla materia, a
stento si intravedono i tratti. Avviando una denuncia contro gli uomini, nei suoi lavori
sagome piumate a colori, il genere umano è quasi cassato, ovattato da nubi, segno di un
declino incondizionato. Il gruppo, protagonista dei suoi lavori, si sfalda, lasciando spazi
a piccoli segni percettibili solo da osservatori attenti: si affina, intrigandosi, l’arte di
Gregory, elegantemente si adegua ad una ricercatezza elevata, degna di lusinghe,
inevitabilmente pregiata dopo la lunga esperienza di serie…
Testo tratto dalla presentazione della mostra di Anna Soricaro; testo integrale,
comprendente gli altri artisti partecipanti, su:
Fondazione Clinica Varini
via Consiglio Mezzano 38 Orselina
Vincent Gregory espo al II piano con 60 opere
aperta giornalmente 09.00 - 20.00 (entrata libera)
Comunicato stampa
esposizioni 2007
PERCEZIONI – Centro Culturale ZEROUNO
Barletta BA (I) 8 .04 – 19.04.2007
Fondazione De Nittis BIENNALE CULTURE A CONFRONTO (IV edizione)
Castello di Trani BA (I) 19.05 – 6.06.2007
Castello di Barletta BA (I) 30.06 – 15.07.2007
VENTIPERVENTI – Officina Creativa LINEA D’ARTE
Napoli (I) 20.06 – 10.07.2007
GALLERIA OLDRADO DA PONTE
Lodi MI (I) 7.12.2007 – 6.01.2008
L'artista dei pinguini di Valeria S.Lombardi - dott.ssa storia dell'arte
L'arte pittorica e disegnativa dei pinguini di Vincent Gregory lascia davvero meravigliosa,
toccante per lo splendore, per le emozioni che in un piccolo soggetto ci saprà regalare.
E poi è stata l'abilità creativa,quasi giocosa dello stesso artista a saperla
negli anni così plasmare,rendere sempre attuale agli eventi. E difatti è una arte contem-
poranea. La bellezza di quest'arte non si è fermata sui dettagli: ad esempio facendo
pinguini di Magellano, o pinguini di Hubolt o pinguini di Adelia, ma bensì ha azzerato le
differenze e le asprità, per descrivere un mondo compatto, sincero.
Sorprende non poco che durante tutta la storia dell'arte un così grazioso e buffo uccello
Non sia mai stato raffigurato a qualche pittore. Sorprende ancor di più in quanto la scoperta
del Polo Sud risale circa al 1820 e poco di lì nel 1889 ci fu la Esposizione Universale a Parigi
con il mito del Esotico(anche se questo esotico venne visto più a livello di sintetismo ligneo
carico dei sapori dell'arte africana o negli estremismi di Paul Gauguin andando a cercare
popoli ancora naif fino a giungere alle isole Marchesi) e cosa allora si potrebbe dire di
questi adorabili amimaletti-uccelli...loro se ne sono stati per secoli a vivere nel loro immutato
paesaggio,con quel passo un pò goffo,con quel pelo che sembra un piccolo frac,che sempre
camminano in gruppo : fila indiana,oppure nidificando si mettono in circolo anche per tener
maggior calore.Questo è quello della loro natura...Vincent Gregory è riuscito a darli anche
nuova vita:in realtà sotto il lavoro dell'artista vi è anche una parte ironica:no tanto in questa
odierna società consumistica e massifficante quello di dover sempre stare assieme,fare
gruppo,magari rumore....e noi esseri umani che ci consideriamo a libero arbitrio di essere
gli unici di esserci discostati dal mondo animale, perchè i migliori....non vediamo invece
quanto poi abbiamo ancora di retaggio ad esempio appunto con i pinguini!
Ma è la sapiente perizia di Vincent a dar forma a lavori come ""pinguini sotto il sole",
"pinguini sotto la cascata" o nello splendido "tutti presenti". Per un'artista come Vincent
che ha dedicato la sua vita a questo delizioso uccello davvero a tutti gli onori i suoi pinguini
gli dovrebbero conferire una medaglia fatta di ghiaccio con un nastro fatto da una spina di pesce.
Ed a nome di loro (che stanno preparando tutto ciò) plaudo a Vincent Gregory,non solo
per la pazienza e dedizione, ma per la resa pittorica e soprattutto per quel dato ironico che
pone questi adorabili pinguini in una veste contemporanea, ma così da rischiare ad estinguersi.
Ci sarà sàprà papà Gregory...
Testo (2006) di Valeria S.Lombardi Dott.ssa Storia dell’arte contemporanea
L'uomo che dipinge i pinguini di Eros Costantini - giornalista e opinionista
La ripetitività del soggetto come riflesso caricaturale, ironico, sarcastico, erotico e anche metafisico
della condizione umana. Quindi non sono tanto i pinguini l’assunto di tante opere che hanno come
tema ricorrente questi simpatici uccelli, ma sono uomini, donne e bambini; è un’umanità in un certo
senso antropomorfica quella che con pazienza e precisione da certosino Vincent Gregory allinea nelle sue opere. Niente comunque a che fare con l’antropomorfismo di stampo disneyano. Piuttosto
una ripetitività, una quasi inesorabilità ritmica sempre diversa quanto inarrestabile come, per fare
un esempio musicale, il “Boléro” di Ravel.
Guardiamole allora le bizzarre opere di quest’artista giramondo. Se ci si attarda sul coinvolgente
“presi nel vortice” si è quasi presi da vertigine. Basta tuttavia spostare lo sguardo su “giro, giro tondo” o “bellezze al tramonto” per ritrovare equilibrio e dolce abbandono. Attingono invece alla
attualità, anche drammatica, “alla ricerca di quale felicità?”, “cloni come robot” e “bloccati nel traffico”. Ne elenco solo alcuni. Personalmente mi divertono molto e a volte mi ”intrigano” i “pinguini
sommeliers”, fitto di etichette di grandi marche di vini; la serie dedicata ai pinguini impiegati, positivi, nella giungla, in topless; quelli filosofici-meditativi come “il fiume della vita”, “tra le correnti fredde”
e altri ancora in cui traspare la predilezione dell’artista-pinguino per scrittori quali Kafka, Hesse,
Garcia-Màrquez e per maestri del colore come Klee, Gaugin, Mirò e altri. Al di là di quel polare
uccello, che non vola ma nuota come un pesce, nel quale l’artista riassume il mondo e l’umanità in
generale, la sua si rivela una pittura chiara, liquida, vivacissima, un movimento brulicante di forme e colori molto diversi da opera a opera.
L’occhio sovente si incanta e invita la mente a una minuziosa lettura dei particolari che nulla tolgono alla luminosa e contrastante “monumentalità” dell’insieme. Non si esagera affatto nel dire che è una specie di monumentalità la pinguinesca opera racchiusa in oltre duecento quadri.
Se ci si attarda sui lavori che hanno preceduto la sua quasi insana passione per gli esponenti dell’ordine animale degli Sfeniscoformi, anche chi ha poche chiavi per penetrare a fondo nel demanio dell’arte (come il vostro cronista) non può non tirare strani e magari azzardati paralleli con il mondo fantastico e bizzarro del grande pittore fiammingo Jeronimus Bosch. Benché totalmente diversa e coercitiva nella ripetizione del soggetto centrale, la sua pittura rivela qua e là una proliferante selva di ossessioni e simbologie erotico-sessuali (senza complessi e alla spiaggia in topless), mistiche (rosso di sera pinguino spera), esistenziali (alla meditazione). Molte delle sue opere le si può anche considerare lettere d’amore che i pinguini dovrebbero riuscire a portare lontano. Da quanto si intuisce e da quanto ho osservato, l’impatto con la gente è sempre maggiore e queste specie di lettere-pinguini varcano gli oceani.
Uscendo dall’atelier, con la testa ancora giocosamente affollata di pinguini e di sentimenti in bilico fra il nostro mondo e quello degli animali, penso che deve pur esistere un compromesso fra la straordinaria longevità dei pappagalli e l’effimera esistenza delle farfalle, così come fra il riso della iena e la mestizia del bue, ma anche fra il nostro modo di vivere e quello (perché no?) dei pinguini. Sicuramente la risposta è celata negli affollati quadri e mi è sfuggita. Be’, è un’occasione per rifargli visita. Intanto, almeno un pinguino, giù in Patagonia o al Polo Sud, sono certo che continua a chiedersi se sia un uccello o un cameriere.
Testo (1998) di Eros Costantini Giornalista e Opinionista
Vincent cerca Gregory di Giovanni Nappa -critico d'arte
Apparente ricerca di ordine e giustizia, Vincent Gregory offre un caleidoscopio di colori e di pinguini che svolgono diligentemente il ruolo che l’artista gli assegna.
Apparente ricerca di ordine e filosofia, pinguini e pinguini mai anonimi, sempre intenti a svolgere il loro compito nella società operosa che chiede produzione massima.
Apparente ricerca di ordine e passione, come il vortice del cuore; fibrillino i pinguini senza volgersi e senza soste per non perdere la gioia del provare.
Apparente ricerca di ordine e del disordine, dove tutto sembra perfetto e solo l’illusione rende vera l’imperfezione, solo il gioco delle apparenze fa gustare la creativa concezione del ricreare.
Apparente ricerca di ordine e illusione, come da bimbi nel castello incantato con le mille luminarie del luna park e delle sue musiche suadenti.
Apparente ricerca di ordine e certezza, solo apparente.
Apparente ricerca di perfettibile che l’artista elabora ossessivamente come addentando una fetta di pane e cioccolato; ci si sporca un po’ ma alla fine il gusto è appagato.
Apparente mondo di ricerca di un mondo alla ricerca di un mondo di pinguini volti alla ricerca di soluzioni volte alla ricerca dell’effetto che solo con i pinguini svolge la ricerca.
Apparente Vincent che disegna Gregory che declama Pinguinarte che sostiene l’artista.
Ricerca apparente, disegni apparenti, dipinti a parete.
Nello svolgere del cammino i pinguini si sollazzano, si circuiscono, si inebriano del fare e del partecipare; si dirà sono solo pinguini: infatti, creature animali che rispettano l’uomo e lo salvano in gabbie di mostre.
Eppure i pinguini che guardando la gente che li guarda pensano: “ poverini tutti uguali, chiusi in stanze chiuse, alienati in spiegazioni plausibili, incatenati ai modelli ed al costume, noi almeno del costume possiamo farne a meno!”.
Vincent cerca ordine e i pinguini lavorano di notte nella sua mente incessantemente.
Vincent cerca il gioco e i pinguini giocano nella memoria come sul pak.
Gregory pensa alle mostre e i pinguini si installano su tele e carta per mostrare l’arte di Vincent.
Gregory colora e dipinge e i pinguini scelgono toni e colori come dal sarto di grido.
Società e abitudini, costumi e modelli, indirizzi e ideologie, ma questo i pinguini lasciano che a pensarci sia l’artista.
Crea e ricrea, disegna e dipinge e con l’incanto della poesia narrante il mondo si compie di immagini di pinguini, diligenti e onirici, giocosi e operosi, come nel libro delle fiabe che non bastano mai ai richiami del sonno.
Insostenibile passione o ossessionante bisogno, chiese il giudice all’uomo sul banco.
L’uomo alzò lo sguardo e vide la mostra, si passò la mano sull’anima e divenne un pinguino.
Il giudice si stropicciò gli occhi e senza credo, ma con carte alla mano cominciò a disegnare pinguini.
Tutti nell’aula, colti da improvvisa passione si misero in giro a decantare i pinguini.
La mostra dell’artista aveva lasciato nei cuori e nelle menti un nuovo ordine e i pinguini aleggiavano di giorno e veleggiavano di notte senza sforzi ne accelerazioni, incessanti e pacati regalavano al mondo dipinti e arte.
Vincent seduto nel suo studio guardava dalla finestra il cielo stellato ed un pinguino in deltaplano con uno striscione recante la scritta: Gregory dormi che al resto ci pensiamo noi!.
Incanto e ripetitività come ordito cesellato e ben ordinato, rapporto di una società decadente con i suoi biasimi e la condizione umana da sfondo perenne nell’abisso del disordine e l’artista che elabora con efficace metafora il senso nuovo del vissuto.
In fine e per chiudere, una domanda a chi legge: Poesia e incanto o ordine e società ?
La risposta nelle ultime opere dell’artista che elabora una teoria archeologica sulla base di ritrovamenti di disegni primordiali in grotte arenarie delle coste svizzere.
Ma il mare in svizzera non c’è !
Ecco perché la scoperta è di primaria importanza scientifica.
I pinguini già lo sapevano da millenni.
Gianni Nappa 11/11/07
Napoli
Pinguini a Milano di Adriana Torrazza - giornalista
A Piazza Duomo i piccioni in via Hoepli, al San Fedele, i pinguini
Certo, chi si reca sulle spiagge della Patagonia e resta ammirato davanti all’impressionante
spettacolo in bianco e nero di centinaia di migliaia di pinguini nel loro habitat naturale stenterà
a riconoscere le creature stilizzate che popolano le opere di vincent gregory.
Se però si prende la briga di osservare con occhio curioso i propri simili, non potrà fare a
meno di constatare che i pinguini siamo tutti noi, con le tante piccole manie e debolezze, con
le mode e le intolleranze che fanno dell’essere umano un soggetto particolarmente adatto
ad essere preso in giro.
Anche la loro gregarietà ha un che di prettamente umano: grandi agglomerati di esseri tutti simili,
che ricordano le folle anonime delle nostre città. L’artista si è servito dell’animale per illustrare
con indulgente ironia innumerevoli circostanze tipiche della nostra società di individui “pensanti”.
Che poi l’animale su cui si è puntata la sua attenzione ricordi per molti versi un impacciato signore
in frac non è affatto dovuto al caso: è proprio questa somiglianza a rendere più immediato
l’accostamento e a far sorridere. I titoli sono già di per sé evocatori: pinguini nel traffico, pinguini
alla spiaggia, pinguini viaggiatori e pinguini allo stadio. Vi è pure qualche accenno doveroso a tristi
realtà del nostro tempo: pinguini con siringhe, pinguini e aids. Per il resto le attività pinguinesche
sono piuttosto buffe, anche perché, vedendole ripetute per decine e decine di soggetti, assumono
il carattere del rituale volutamente farsesco. I pinguini in contemplazione, ad esempio, tutti
rigorosamente nella posizione yoga del loto, muovono al sorriso proprio perché sono in gran numero.
E infatti, rispettando lo spirito prettamente gregario della specie, vincent li raffigura sempre in
straripanti moltitudini: vortici di animali che si compongono e scompongono in un effetto di optical art, dove arriva ad usare addirittura centinaia di esemplari per volta.
Testo (1994) di Adriana Torrazza Giornalista
Pinguini a Barletta (BA) di Anna Soricaro - dott.ssa storia dell'arte
Vincent Gregory a Percezioni di Zero-Uno a Barletta
Riconducendo la sfera umana alla famiglia pennuta degli Sfeniscidi
Vincent Gregory, ritrattista pinguinista per eccellenza, affronta una
nuova ricerca artistica dei suoi stereotipi.
I pinguini, uomini a colori piattamente allineati vengono soverchiati
dalla materia, a stento si intravedono i tratti. Avviando una denuncia
contro gli uomini, nei suoi lavori sagome piumate a colori, il genere
umano è quasi cassato, ovattato da nubi, segno di un declino
incondizionato. Il gruppo, protagonista dei suoi lavori, si sfalda,
lasciando spazi a piccoli segni percettibili solo da osservatori attenti:
si affina, intrigandosi, l’arte di Gregory, elegantemente si adegua a
una ricercatezza elevata, degna di lusinghe, inevitabilmente pregiata
dopo la lunga esperienza di serie.
Testo (2007) di Anna Soricaro Dott.ssa Storia dell’Arte Contemporanea
Vincent il pinguinartista di Loredana Muller - artista e curatrice
Vincent si è sempre occupato di disegno (dal ’91 disegna quasi esclusivamente
pinguini), di segno-lineare che una volta tracciato abbia già compiuto il suo viaggio, il
suo racconto. La sua operazione di artista-grafico, inizia dai suoi supporti bianchi,
dove un attento disegno grafico si allarga a macchia d’olio, come struttura o frattale,
come motivo che segue assillato un tema sul correre, sul fare, sulle contraddizioni
della società di massa. Oggi questi uomini-pinguini-cellule partono dalla stessa
matrice-mano, ma si relazionano sempre più al colore, cosa che era già avvenuta in
parte dopo il primo periodo di solo bianco e nero. In questo ultimo ciclo di lavoro,
Vincent sembra vivere sempre più il colore, inteso come moto d’animo ed emozione.
Attimi grafici sembrano perdersi in atmosfere pittoriche, la pittura diviene mare, o
“Mare Nostrum”, acqua, sole, aria, colore come sospensione e attimo, momento
Intimo e tonale. Come accolto e in ascolto ora l’uomo-pinguino traccia visibili solo
becchi, o ali, o occhi, la massa-macchia cromatica e in attenta fibrillazione e accende
passaggi e trasparenze inattese. Sicuramente è intrapreso un cammino meno
sicuro negli intenti ma in “magia” di attuazione è forte nella presa a carico dell’im-
maginazione, suggerisce attimi cromatici e diviene attimo poetico. Il cerchio sembra
chiudersi e aprirsi all’infinito, proprio per questa grande genesi che richiama in ogni
istante la ri-nascita come atto di coscienza, si chiude e si apre come attimo poetico
(imago-immagine) individuale. Ancora una volta è l’individuo che può non perdersi,
sembra dirci l’artista.
Testo (2005) di Loredana Muller Artista e Curatrice
L’homme que dessins les pingouins (Eros Costantini - journaliste)
La répétitivité du sujet en tant que reflet caricatural, ironique, sarcastique, érotique et même métaphysique de la condition humaine. Le sujet deces œuvres, même s'il s'exprime à travers l'image des pingouins, ce sont les hommes, les femmes, les enfants : par le biais de ces sympathiques oiseaux anthropomorphes, l'artiste représente, avec une patience et une précision dignes des moines chartreux, l'humanité entière. Mais il ne s'agit pas d'anthropomorphismes à la Disney. Ici, l'allégorie s'appuie sur la répétitivité, par le caractère inexorable d'une rythmique toujours différente et inarrêtable, tels le Boléro de Ravel.
Mais observons donc les œuvres insolites de cet artiste nomade. Si l'on s'arrête sur le très saisissant pingouins « Dans le tourbillon », on est vite pris de vertige. Il suffit cependant de placer son regard sur les « Ainsi font, font, font » ou des « Beautés au coucher de soleil » pour retrouver son équilibre et éprouver une douce extase. « A la recherche de quel bonheur ? », « Clones tels que robots » et « Coincés dans le trafic » s'inspirent par contre de l'actualité, et même de ses côtés les plus dramatiques. Personnellement, je suis très intrigué – et amusé – par le tableau « Pingouins soûlards », farci d'étiquettes de grands crus, ainsi que par la série des pingouins-employés, positifs, dans la jungle, et en topless. Admirables, enfin, les tableaux philosophico-méditatifs tels que « Le fleuve de la vie », « Dans les courants froids » et d'autres encore, qui laissent transparaître la prédilection de l'artiste-pingouin pour des écrivains tels que Kafka, Hesse, Garcia-Marquez et pour des maîtres de la couleur tels que Klee, Gauguin, Mirò.
Au-delà de ces oiseaux polaires qui ne volent pas mais qui nagent comme des poissons, à travers lesquels l'artiste exprime le monde et l'humanité dans sa globalité, la peinture se révèle claire, liquide, pétillante : un mouvement débordant de formes et couleurs, qui se métamorphosent considérablement entre les différentes œuvres. L'œil tend à s'engouffrer dans l'enchantement et invite l'esprit à une lecture minutieuse des détails, ce qui n'enlève rien à la monumentalité lumineuse et contrastée de l'ensemble. Le corps de l'œuvre, fort de deux cents tableaux et plus, représente indiscutablement une « monumentalité pingouinesque ».
Si l'on s'attarde sur les travaux qui ont précédé la passion presque maniaque pour les représentants de la famille des sphéniscidés, même ceux qui, comme le soussigné, ne possèdent pas les clés permettant l'accès profond au domaine de l'art, percevront peut-être des étranges parallèles, sans doute imprudents et osés, avec le monde fantastique et bizarre du grand peintre flamand Jeronimus Bosch. Malgré les différences évidentes, et le caractère contraignant et répétitif du sujet central, la peinture de notre artiste révèle ici et là une pléthore prolifique d'obsessions et symbologies érotiques (« Sans complexes » et « Sur la plage en topless »), mystiques (« Pingouin de soir, espoir »), et même existentielles (« A la méditation »). Nombre d'œuvres peuvent être considérées comme autant de lettres d'amour que les pingouins doivent transporter plus loin. Avec ce que l'intuition m'a suggéré et ce que j'ai pu observer directement, l'impact avec les personnes est toujours plus fort, et ces sortes de pingouins-lettres traversent désormais les océans...
En quittant l'atelier de l'artiste, la tête encore joyeusement remplie de pingouins et de sentiments à califourchon entre notre monde et celui des animaux, je pense qu'il doit exister, quelque part, un compromis entre l'extraordinaire longévité des perroquets et la destinée éphémère des papillons, entre les ricanements sauvages de l’hyène et le spleen profond qui caractérise le bœuf, entre notre façon de vivre et celle des pingouins. La réponse est probablement cachée dans ces tableaux bondés d'indices mais, malheureusement, elle m'a échappée. Mais qu'elle importance ? Ce n'est peut-être qu'une bonne excuse pour une visite supplémentaire. Entre-temps, là-bas, en Patagonie ou au Pôle Sud, il existe – j'en suis certain – au moins un pingouin qui n'en finit pas de se demander s'il est bien un oiseau ou s'il n'est pas, après tout, un garçon de café.
Eros Costantini (journaliste)
Der Man der Pinguine mahlt ( Eros Costantini )
Die Wiederholung des Objektes wie ein karikaturistisches, ironisches, sarkastisches, erotisches oder auch metaphysisches Spiegelbild der menschlichen Konditionen. Deshalb sind es nicht so sehr die Pinguine, die in vielen Kunstwerken als sympathische Vögel die Themen übernommen haben, sondern es sind die Männer, Frauen und Kinder; eine Menschheit in einem gewissen Sinne antropomorph, die mit der Geduld und Präzision eines Einsiedlers von unserem Künstler in seinen Werken ausgerichtet wird. Das hat nichts mit dem Antropomorphismus im Sinne eines disneyanischen Druckes zu tun. Es ist mehr eine Wiederholung, ein fast hoffnungsloser immer wieder etwas geänderter, aber unaufhaltsamer Rhytmus, wie beispielsweise die Musik „Bolero“ von Ravel.
Sehen wir uns nun die bizarren Werke dieses um die Welt bummelnden Künstlers an. Wenn man sich in den Pinguin „im Wirbel“ hineinziehen lässt, wird man fast von einem Schwindel erfasst. Aber es reicht, den Blick auf „Dreh-dreh rund“ oder „Schönheiten im Sonnenuntergang“ zu richten, um das Gleichgewicht und die süsse Entspannung wiederzufinden. Die „Auf der Suche nach welchem Glück?“, „Klonen als Roboter“ und „Blockiert im Verkehr“ schöpfen aus einer zum Teil dramatischen Aktualität. Kein Verzeichnis, nur einige. Persönlich unterhalten mich sehr, ja zeitweise „verwickeln“ sie mich: die „Säufende Pinguine“ eingewickelt in die Etiketten von grossen Weinen; die Serie der Pinguine: arbeitend, positiv, im Dschungel und topless; sowie die philosophisch-meditierenden wie in „Der Fluss des Lebens“, „Zwischen kalten Strömen“ sowie einige andere, in denen sich die Vorliebe des Künstlers für Schriftsteller wie Kafka, Hesse, Garcia-Màrquez und für Meister der Farbe wie Klee, Gauguin, Mirò und andere widerspiegelt.
Mittels dieses Polarvogels, der nicht fliegt, aber wie ein Fisch schwimmen kann, fasst der Künstler die Welt und die Menschheit im allgemeinen zusammen. Seine Malerei ist klar, flüssig, lebendig, wimmelnd von Bewegungen der Formen und Farben und unterschiedlich von Werk zu Werk. Das Auge lässt sich oft verzaubern und lädt den Geist zu einer minuziösen Betrachtung der Besonderheiten ein, die die leuchtende und gegensetzliche „Monumentalität“ des Ganzen nicht beeinflussen. Man übertreibt mit Sicherheit nicht, wenn man sagt, dass die „pinguinese Kunst“ vereint in mehr als zweihundert Werken, eine gewisse Art von Monumentalität verkörpert.
Wenn man sich bei den Werken aufhält, die seiner praktisch wahnsinnigen Passion für die Vertreter der Art der Pinguine vorangegangen sind, und wenn man nur über wenige Schlüssel verfügt, um auf den Grund der Domäne der Kunst vorzustossen (wie Ihr Chronist), so kommt man nicht umhin einige fremde und vielleicht gewagte Parallelen zu der phantastischen und bizarren Welt des grossen Flamingomalers Jeronimus Bosch zu ziehen. Auch wenn sie komplett und zwangsläufig anders in der Wiederholung des zentralen Objektes ist, enthüllt seine Malerei hier und da einen wuchernden Wald von Zwängen und erotisch-sexuellen Symbolen („Ohne Komplexe“ und „Topless am Strand“) mystische („Im Abendrot hoffender Pinguin“) existentialistische („In Meditation“). Viele seiner Werke kann man auch als Liebesbriefe bezeichnen, die die Pinguine weit in die Welt tragen sollen. Von dem was man erahnt und was ich beobachtet habe, erkennt man, dass der Eindruck bei den Menschen immer besser ist, und dass diese Art der Pinguinbriefe die Ozeane überschreiten.
Als ich aus dem Atelier heraustrete ist mein Kopf immer noch lustig gefüllt mit Pinguinen und Gefühlen, die im Gleichgewicht mit unserer Welt und der Welt dieser Tiere stehen. Ich denke, dass es einen Ausgleich geben muss zwischen dem langen Leben der Papageien und der eintägigen Existenz der Schmetterlinge, so wie zwischen dem Lachen der Hyäne und der Wehmut des Ochsen, aber auch zwischen unserer Art zu leben (warum nicht?) und der der Pinguine.
Mit Sicherheit ist die Anwort in den zahlreichen Bildern versteckt, von mir aber leider nicht entdeckt worden. Nun, eine gute Gelegenheit ihnen nochmals einen Besuch abzustatten. Ich bin davon überzeugt, dass in der Zwischenzeit ein Pinguin entweder in Patagonien oder am Südpol sich immer noch fragt ob er ein Vogel oder ein Kellner ist.
Eros Costantini
espo 2008
FONDAZIONE CLINICA VARINI Orselina / Locarno CH 7.12.2007 -30.06.2008
AZZURRA “Napoli nel Cuore” CASTEL DELL’OVO Napoli 23.01 – 10.02.2008
(secondo classificato nella sezione pittura)
LIBERA-MENTE-ROSSO Officina Creativa LINEA D’ARTE Napoli 25.04 – 1.05.2008
GALLERIA D’ARTE Fondazione EXTRAFID ART Lugano (CH) 17.11.2008 – 23.01.2009
link mostra:
artists.aspx
E HA PARTECIPATO A:
ARTISTS FOR AMNESTY presso GALLERIA INCORNICIARTE
San Massimo / Verona (I) 7.12.2008 – 7.02.2009
Bio
" Nombre d'œuvres peuvent être considérées comme autant de lettres d'amour que les pingouins doivent transporter plus loin. " (Eros Costantini)
Vincent est né - il ya environ cinquante ans - à Stresa (I) sur le lac Verbano. Il vit et travaille actuellement dans les montagnes, les rivières et les lacs au Tessin (Suisse). Ses œuvres sont dans plusieurs collections publiques et privées en Suisse, I, UE, USA, MEX, ainsi que, récemment, à Vanuatu (Polynésie). Pendant près de deux décennies, réalise seulement des pingouins.
Vincent nasce - una cinquantina d'anni fa - a Stresa (I) sul lago Verbano. Attualmente vive e lavora tra monti, fiumi e laghi in Ticino (Svizzera). Le sue opere si trovano in diverse collezioni pubbliche e private in CH, I, EU, USA, MEX e recentemente anche a Vanuatu (Polinesia). Da quasi vent'anni realizza esclusivamente pinguini.
Certo, chi si reca sulle spiagge della Patagonia e resta ammirato davanti all’impressionante spettacolo in bianco e nero di centinaia di migliaia di pinguini nel loro habitat naturale stenterà a riconoscere le creature stilizzate che popolano le opere di vincent gregory. Se però si prende la briga di osservare con occhio curioso i propri simili, non potrà fare a meno di constatare che i pinguini siamo tutti noi, con le tante piccole manie e debolezze, con le mode e le intolleranze che fanno dell’essere umano un soggetto particolarmente adatto ad essere preso in giro. Anche la loro gregarietà ha un che di prettamente umano: grandi agglomerati di esseri tutti simili, che ricordano le folle anonime delle nostre città. L’artista si è servito dell’animale per illustrare con indulgente ironia innumerevoli circostanze tipiche della nostra società di individui “pensanti”. Che poi l’animale su cui si è puntata la sua attenzione ricordi per molti versi un impacciato signore in frac non è affatto dovuto al caso: è proprio questa somiglianza a rendere più immediato l’accostamento e a far sorridere. I titoli sono già di per sé evocatori: pinguini nel traffico, pinguini alla spiaggia, pinguini viaggiatori e pinguini allo stadio. Vi è pure qualche accenno doveroso a tristi realtà del nostro tempo: pinguini con siringhe, pinguini e aids. Per il resto le attività pinguinesche sono piuttosto buffe, anche perché, vedendole ripetute per decine e decine di soggetti, assumono il carattere del rituale volutamente farsesco. I pinguini in contemplazione, ad esempio, tutti rigorosamente nella posizione yoga del loto, muovono al sorriso proprio perché sono in gran numero. E infatti, rispettando lo spirito prettamente gregario della specie, vincent li raffigura sempre in straripanti moltitudini: vortici di animali che si compongono e scompongono in un effetto di optical art, dove arriva ad usare addirittura centinaia di esemplari per volta. (Adriana Torrazza 1994)
"Una ripetitività, una quasi inesorabilità ritmica sempre diversa quanto inarrestabile come, per fare un esempio musicale, il Boléro di Ravel." (Eros Costantini)