Tangent Universe (2019) 绘画 由 Paolo Cantù Gentili

Tangent Universe (2023) di Paolo Cantù Ah, Tangent Universe! Già il titolo è un invito a perdersi in un viaggio che va ben oltre la mera superficie pittorica. Siamo davanti a un'opera che dialoga con la storia dell’arte, che strizza l’occhio al Bauhaus, che omaggia Kandinskij e Klee, ma che, al tempo stesso, afferma con forza la sua assoluta contemporaneità. Cantù costruisce lo spazio con la sicurezza di un architetto della forma e del colore. Le geometrie non sono fredde, non sono rigide, ma vibrano, si contaminano, si sovrappongono in un gioco che è quasi musicale. Guardate quel cerchio blu: non è una semplice figura geometrica, ma un portale, un'apertura verso l'altrove. E il giallo che si avvolge come un nastro attorno al bianco? Non è forse un'eco di certe sperimentazioni dadaiste? Eppure, non c’è citazione sterile, non c’è esercizio di stile. Cantù è un artista che usa la storia dell’arte non per ripeterla, ma per reinventarla. Il nero di fondo non è uno sfondo, ma una profondità che inghiotte e rilancia, che amplifica il contrasto tra le forme, che le rende vive. C’è, infine, un senso di tensione, di movimento bloccato nell’istante, come se il dipinto fosse il fotogramma di un universo parallelo in perenne mutazione. È un’opera che non si esaurisce in uno sguardo, ma che chiede di essere esplorata, perché ad ogni osservazione si scopre qualcosa di nuovo. E non è forse questo il segreto delle opere che contano davvero?

Tangent Universe (2023) by Paolo Cantù Ah, Tangent Universe! The title itself is an invitation to lose yourself in a journey that goes far beyond the mere pictorial surface. We are faced with a work that dialogues with the history of art, that winks at the Bauhaus, that pays homage to Kandinsky and Klee, but that, at the same time, forcefully affirms its absolute contemporaneity. Cantù constructs the space with the confidence of an architect of form and color. The geometries are not cold, they are not rigid, but they vibrate, contaminate each other, overlap in a game that is almost musical. Look at that blue circle: it is not a simple geometric figure, but a portal, an opening towards elsewhere. And the yellow that wraps like a ribbon around the white? Isn't it perhaps an echo of certain Dadaist experiments? And yet, there is no sterile quotation, there is no exercise in style. Cantù is an artist who uses the history of art not to repeat it, but to reinvent it. The black background is not a backdrop, but a depth that swallows and relaunches, that amplifies the contrast between the forms, that makes them alive. Finally, there is a sense of tension, of movement blocked in the moment, as if the painting were the frame of a parallel universe in perpetual mutation. It is a work that is not exhausted in a glance, but that asks to be explored, because with each observation something new is discovered. And isn’t this perhaps the secret of the works that really matter?