Dondolanti Torsoli Umani (2022) Painting by Paolo Cantù Gentili

La Metafisica della Forma – "Dondolanti Torsoli Umani" di Paolo Cantù Gentili Nel lavoro di Paolo Cantù Gentili la forma si fa narrazione, il colore diventa psiche e il vuoto attorno è tutt’altro che un semplice sfondo: è spazio di possibilità, di tensione, di metamorfosi. "Dondolanti Torsoli Umani" si colloca in un territorio ambiguo, a metà strada tra astrazione biomorfica e un’indagine sull’essenza stessa della figura umana. Quattro presenze fluttuano su una superficie nera e bruna, evocando l’idea di corpi privati della loro funzione, gusci svuotati di identità eppure vivi nel loro oscillare tra riconoscibile e indefinito. Il riferimento a certe soluzioni di Jean Arp e Hans Bellmer è inevitabile, ma Cantù Gentili spinge il discorso oltre, immergendolo in una tavolozza cromatica che esalta la tensione tra il caldo e il freddo, tra la densità dell’olio e la leggerezza del movimento. Il rosso e il giallo, caldi e taglienti, suggeriscono il frammento, il residuo di un processo di trasformazione in atto; il blu, nelle sue variazioni, si espande e si contorce in una vibrazione quasi musicale. Le sagome si riflettono, si sdoppiano, si deformano come se la pittura stessa fosse un organismo in evoluzione, in un gioco di pieni e vuoti che sfida la stabilità della forma. L’opera di Cantù Gentili si conferma come una riflessione sulla precarietà dell’identità visiva, sulla possibilità che la figura non sia mai davvero definitiva, ma sempre in bilico tra il conosciuto e l’ignoto. "Dondolanti Torsoli Umani" è una finestra su un universo dove il corpo è un concetto mobile, una struttura liquida che non si lascia mai fissare del tutto.

The Metaphysics of Form – "Dondolanti Torsoli Umani" by Paolo Cantù Gentili In Paolo Cantù Gentili's work, form becomes narration, color becomes psyche and the void around is anything but a simple background: it is a space of possibility, tension, metamorphosis. "Dondolanti Torsoli Umani" is placed in an ambiguous territory, halfway between biomorphic abstraction and an investigation into the very essence of the human figure. Four presences float on a black and brown surface, evoking the idea of bodies deprived of their function, shells emptied of identity and yet alive in their oscillation between recognizable and indefinite. The reference to certain solutions by Jean Arp and Hans Bellmer is inevitable, but Cantù Gentili pushes the discourse further, immersing it in a chromatic palette that enhances the tension between hot and cold, between the density of the oil and the lightness of movement. The red and yellow, warm and sharp, suggest the fragment, the residue of an ongoing transformation process; the blue, in its variations, expands and twists in an almost musical vibration. The silhouettes are reflected, split, deformed as if the painting itself were an evolving organism, in a game of full and empty spaces that challenges the stability of the form. Cantù Gentili's work confirms itself as a reflection on the precariousness of visual identity, on the possibility that the figure is never truly definitive, but always balanced between the known and the unknown. "Dondolanti Torsoli Umani" is a window on a universe where the body is a mobile concept, a liquid structure that never allows itself to be completely fixed.