Ombretta Buongarzoni
Quell'attimo di silenzio, quel silenzio che è connessione, quella connessione che eleva lo spirito e nutre l'anima. Ecco...dove siete sorelle mie.....
Tutte le opere di Ombretta Buongarzoni
Nudi • 2 opere
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Tecnica mista su fondo muro.
Tutti i dipinti , in parte, sono realizzati con la tecnica dell’ acido[...]
Tecnica mista su fondo muro.
Tutti i dipinti , in parte, sono realizzati con la tecnica dell’ acido nitrico, una lavorazione che richiede tempo, pazienza e sperimentazione.
Tutti i dipinti , in parte, sono realizzati con la tecnica dell’ acido nitrico, una lavorazione che richiede tempo, pazienza e sperimentazione.
Come Dea Comanda • 7 opere
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COME DEA COMANDA
La Donna… “vergine”… senza contaminazioni “violente, possessive/ossessive” come non[...]
COME DEA COMANDA
La Donna… “vergine”… senza contaminazioni “violente, possessive/ossessive” come non siamo più abituate a vederla nel corso dei secoli. Come neanche noi sappiamo di essere in quanto sporcate da un sopravvivere sempre piu pesante e ingombrante..
La voglio dipingere cosi, con quel velo quasi onirico e utopico. Con quella pulizia e quella forza che l’ha sempre contraddistinta fin dai primi albori della terra…
Sono cinque trittici. Ognuno dedicato ad un sentire, un vivere :
accoglienza, forza, ironia, maternità e sacralità
Ogni trittico ha figure ben distinte per soggetto e immagine.
Ho preso tre tipologie di immagini che vado a spiegare; la donna (ovviamente per come la sento e la vivo io) la danza e i cavalli.
Credo che in ogni essere umano ci sia tanto di evocativo quanto di sacro e selvaggio.
Mi sono chiesta per tre notti di seguito quale sia l’animale che piu rappresenti il mondo femminile. Di primo acchitto ho risposto il lupo, è il mio animale totem ,lo sento molto forte e nonostante il bellissimo libro di Pinkola Estes, credo che al momento sia il cavallo ad incarnare l’immagine femminile.
Il cavallo è un’animale estremamente fiero e libero. Allo stato bravo, come noi, ama il branco ma non disdegna cavalcare in solitudine. Se sente la forza e la non paura di chi lo cavalca si lascia anche addomesticare ma se percepisce debolezza, si ribella e va avanti con il collo teso e il muso all’insù fiero del proprio essere….Si piega alla violenza in quanto tale ma non perde mai la sua integrità e dignità di animale fiero.
Ha un’intelligenza straordinaria. Accudisce i piccoli seguendoli passo passo e tanto, tanto altro ancora.
Il cavallo poi si sposa bene con la danza, con questa massima espressione del corpo, con questo dialogo silenzioso che passa attraverso il movimento.
Si, abbiamo un modo di comunicare che va oltre le parole e a volte un gesto, uno spostamento corporeo ha piu forza di mille sillabe messe una dietro l’altra. Possiamo essere dolci o aggressive o minacciose anche solo con un gesto e il piu delle volte è proprio esso a penetrare piu in profondità nell’animo umano.
Il nostro corpo è in continuo dialogo anche nel silenzio piu assordante.
Queste due figure messe insieme partoriscono poi l’ultima tela del trittico e cioè “La Donna”..colei che in apparenza è “solo” donna ma che in realtà è il mondo, la madre, la terra, la conoscenza….
Poi c’è l’ultima tela, il sunto di tutto, il cartellone….colei che in un’immagine racchiude tutta la mostra. Questa donna in piedi con la testa rivolta all’indietro, gli occhi socchiusi, i capelli a coprire le nudità ma non certo per vergogna e tra le mani un teschio di animale come a simboleggiare il passaggio del selvaggio in noi senza dimenticarne l’identità acquisita, come un trasferimento di testimone anche se trattasi di un teschio pronto ad essere rivestito di muscoli, carne, peli affinchè riprenda vita ridonandoci quel lato selvaggio sopito in noi.
Questi 5 trittici saranno accompagnati da cinque composizioni musicali inedite.
La Donna… “vergine”… senza contaminazioni “violente, possessive/ossessive” come non siamo più abituate a vederla nel corso dei secoli. Come neanche noi sappiamo di essere in quanto sporcate da un sopravvivere sempre piu pesante e ingombrante..
La voglio dipingere cosi, con quel velo quasi onirico e utopico. Con quella pulizia e quella forza che l’ha sempre contraddistinta fin dai primi albori della terra…
Sono cinque trittici. Ognuno dedicato ad un sentire, un vivere :
accoglienza, forza, ironia, maternità e sacralità
Ogni trittico ha figure ben distinte per soggetto e immagine.
Ho preso tre tipologie di immagini che vado a spiegare; la donna (ovviamente per come la sento e la vivo io) la danza e i cavalli.
Credo che in ogni essere umano ci sia tanto di evocativo quanto di sacro e selvaggio.
Mi sono chiesta per tre notti di seguito quale sia l’animale che piu rappresenti il mondo femminile. Di primo acchitto ho risposto il lupo, è il mio animale totem ,lo sento molto forte e nonostante il bellissimo libro di Pinkola Estes, credo che al momento sia il cavallo ad incarnare l’immagine femminile.
Il cavallo è un’animale estremamente fiero e libero. Allo stato bravo, come noi, ama il branco ma non disdegna cavalcare in solitudine. Se sente la forza e la non paura di chi lo cavalca si lascia anche addomesticare ma se percepisce debolezza, si ribella e va avanti con il collo teso e il muso all’insù fiero del proprio essere….Si piega alla violenza in quanto tale ma non perde mai la sua integrità e dignità di animale fiero.
Ha un’intelligenza straordinaria. Accudisce i piccoli seguendoli passo passo e tanto, tanto altro ancora.
Il cavallo poi si sposa bene con la danza, con questa massima espressione del corpo, con questo dialogo silenzioso che passa attraverso il movimento.
Si, abbiamo un modo di comunicare che va oltre le parole e a volte un gesto, uno spostamento corporeo ha piu forza di mille sillabe messe una dietro l’altra. Possiamo essere dolci o aggressive o minacciose anche solo con un gesto e il piu delle volte è proprio esso a penetrare piu in profondità nell’animo umano.
Il nostro corpo è in continuo dialogo anche nel silenzio piu assordante.
Queste due figure messe insieme partoriscono poi l’ultima tela del trittico e cioè “La Donna”..colei che in apparenza è “solo” donna ma che in realtà è il mondo, la madre, la terra, la conoscenza….
Poi c’è l’ultima tela, il sunto di tutto, il cartellone….colei che in un’immagine racchiude tutta la mostra. Questa donna in piedi con la testa rivolta all’indietro, gli occhi socchiusi, i capelli a coprire le nudità ma non certo per vergogna e tra le mani un teschio di animale come a simboleggiare il passaggio del selvaggio in noi senza dimenticarne l’identità acquisita, come un trasferimento di testimone anche se trattasi di un teschio pronto ad essere rivestito di muscoli, carne, peli affinchè riprenda vita ridonandoci quel lato selvaggio sopito in noi.
Questi 5 trittici saranno accompagnati da cinque composizioni musicali inedite.
La Stanza delle Evocazioni • 18 opere
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Il cielo non è mai stato cosi vicino eppure la terra resta lontana, ferita
violata .
Nella pittura[...]
Il cielo non è mai stato cosi vicino eppure la terra resta lontana, ferita
violata .
Nella pittura di Ombretta Buongarzoni si accede in una terra di
monocromi dilaniati dal colore, sferzati “a pennello”.
L’oro ricorrente tra le ferite della tela ci rimanda alla tecnica
giapponese del kintsugi, utilizzata dai maestri ceramisti dell’antico
oriente, per colmare le crepe del vaso rotto, con la risultante di una
estetica inedita e sbalorditiva che va ad esaltare proprio la frattura.
Faie, crepe, vene auree che la Buongarzoni elargisce e distribuisce
sapientemente sulle sue tele in una trama mai accidentale, misurata e
decisa fino in fondo dove lo schianto della materia si ripete in migliaia
di rifrazioni.
Nessuna incertezza nei tratti, nei reticoli, nelle segmentazioni, nessun
impasse sulle recise e decise frammentazioni dei colori, sulle infinite
tessiture dei toni.
L’artista segue la musica, e lo fa bene, innesta sulle note dei brani del
compositore Fulvio Renzi, i suoi tratti decisi, gli accordi pittorici, la sua
melodia visiva.
Lo spazio evocativo si dipana nelle icone informali della Buongarzoni,
Icone astratte che hanno l’esilio come patria.
In un’epoca di progresso puramente orizzontale, gli strappi alla tela
della Buongarzoni, che ricordano bocche aperte, ci lasciano prendere
fiato, ci sollevano dal peso del reale, ci lasciano respirare la musica che
attraversa quegli strappi per raggiungere anche il visitatore più
distratto nella stanza delle evocazioni.
L’opera a quattro mani di Buongarzoni – Renzi è una dissidenza dal
gioco forza del materialismo imperante, una professione di incredulità
nell’onnipotenza del visibile.
Probabilmente il frutto di un fortuito incontro
violata .
Nella pittura di Ombretta Buongarzoni si accede in una terra di
monocromi dilaniati dal colore, sferzati “a pennello”.
L’oro ricorrente tra le ferite della tela ci rimanda alla tecnica
giapponese del kintsugi, utilizzata dai maestri ceramisti dell’antico
oriente, per colmare le crepe del vaso rotto, con la risultante di una
estetica inedita e sbalorditiva che va ad esaltare proprio la frattura.
Faie, crepe, vene auree che la Buongarzoni elargisce e distribuisce
sapientemente sulle sue tele in una trama mai accidentale, misurata e
decisa fino in fondo dove lo schianto della materia si ripete in migliaia
di rifrazioni.
Nessuna incertezza nei tratti, nei reticoli, nelle segmentazioni, nessun
impasse sulle recise e decise frammentazioni dei colori, sulle infinite
tessiture dei toni.
L’artista segue la musica, e lo fa bene, innesta sulle note dei brani del
compositore Fulvio Renzi, i suoi tratti decisi, gli accordi pittorici, la sua
melodia visiva.
Lo spazio evocativo si dipana nelle icone informali della Buongarzoni,
Icone astratte che hanno l’esilio come patria.
In un’epoca di progresso puramente orizzontale, gli strappi alla tela
della Buongarzoni, che ricordano bocche aperte, ci lasciano prendere
fiato, ci sollevano dal peso del reale, ci lasciano respirare la musica che
attraversa quegli strappi per raggiungere anche il visitatore più
distratto nella stanza delle evocazioni.
L’opera a quattro mani di Buongarzoni – Renzi è una dissidenza dal
gioco forza del materialismo imperante, una professione di incredulità
nell’onnipotenza del visibile.
Probabilmente il frutto di un fortuito incontro
Geminos • 6 opere
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Geminos nasce nel 2011/12 dall’incontro dell’artista Ombretta Buongarzoni con il musicista e compositore[...]
Geminos nasce nel 2011/12 dall’incontro dell’artista Ombretta Buongarzoni con il musicista e compositore Giulio Nenna di Milano.
Un lavoro simbiotico dove la pittura e la musica viaggiano di pari passo . Un dipinto per la musica composta da Giulio e una musica nata per i dipinti di Ombretta.
In Geminos il maschile e il femminile si fondono in un unica immagine creando un equilibrio perfetto.
Geminos" was born in 2011/12 from the meeting of the artist Ombretta Buongarzoni with the musician and composer Giulio Nenna from Milan.
A symbiotic work where painting and music go hand in hand. A painting for the music composed by Giulio and a music created for Ombretta's paintings.
In Geminos, masculine and feminine merge into a single image, creating a perfect balance.
Un lavoro simbiotico dove la pittura e la musica viaggiano di pari passo . Un dipinto per la musica composta da Giulio e una musica nata per i dipinti di Ombretta.
In Geminos il maschile e il femminile si fondono in un unica immagine creando un equilibrio perfetto.
Geminos" was born in 2011/12 from the meeting of the artist Ombretta Buongarzoni with the musician and composer Giulio Nenna from Milan.
A symbiotic work where painting and music go hand in hand. A painting for the music composed by Giulio and a music created for Ombretta's paintings.
In Geminos, masculine and feminine merge into a single image, creating a perfect balance.
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