Quali sono i fiori più popolari della storia dell'arte?

Quali sono i fiori più popolari della storia dell'arte?

Olimpia Gaia Martinelli | 10 set 2024 9 minuti di lettura 2 commenti
 

Gli artisti di Artmajeur continuano a esplorare e a reinterpretare gli elementi naturali – le ninfee, le rose, i girasoli, i lilla e i papaveri – invitandoti a scoprire come la natura sia rimasta una fonte inesauribile di ispirazione e meraviglia per le arti figurative...

Claude Monet, Ninfee, 1916. Museo nazionale d'arte occidentale, Tokyo.

D'improvviso, ti trovi all’interno di una delle più celebri ninfee di Monet, dove, avvolto da un’infinita distesa di verdi e blu che ondeggiano delicatamente, ti senti cullare dalla brezza di un pomeriggio estivo. Le pennellate che rendono la natura sul supporto pittorico sono fluide, mentre la luce filtrata attraverso i petali e le foglie crea un gioco di riflessi sull’acqua, quasi a voler catturare l’istante eterno di un attimo fuggente. 

Ma è proprio quando ti abbandoni alla calma del giardino di Giverny, che vieni tutto ad un tratto rapito dall’intenso profumo degli acquerelli di Pierre-Joseph Redouté, dove ogni petalo di rosa sembra immortalare un amore per la natura quasi sacro. Allora, la delicatezza di queste forme ti avvolge, permettendoti di far parte dell’essenza stessa della bellezza.

Il tempo però stringe e subito un momento dopo ti trovi di fronte al celebre quadro dei Girasoli di Van Gogh, capolavoro in cui le tonalità di giallo intenso e oro si stagliano con forza dalla tela, come se fossero animati da una luce interna. Inoltre, le pennellate dell'artista, rapide e decise, conferiscono ai fiori una vitalità quasi palpabile, trasformandoli in simboli di energia e vita. 

Fiori dipinti da Pierre-Joseph Redouté.

Claude Monet, I Papaveri, 1873. Olio su tela. Musée d'Orsay, Parigi.

È giunto il tempo di voltarsi ad ammirare Lillà bianchi in un vaso di cristallo di Édouard Manet, opera che cattura la suddetta specie floreale, disponendola con cura in un elegante contenitore, raffinato e luminoso. Manet coglie l'essenza delicata di questi fiori, facendo risaltare loro tonalità chiare e pure ponendole contro ad uno sfondo scuro. Il tutto diviene una celebrazione della semplicità del soggetto, oltre che un inno alla bellezza effimera della natura, inteso per trasformarsi in un invito a contemplare la quiete e la serenità del mondo floreale. 

Infine, il lungo racconto della storia dell'arte ci porta nel rosso acceso dei papaveri di Claude Monet, che, ritratti nell'omonimo dipinto del 1873, si presentano al fruitore come un fuoco che divampa sotto il sole d'estate, ondeggiando al vento in un campo che sembra non avere fine...

Ed è in questo viaggio tra capolavori immortali che il racconto contemporaneo prende forma, conducendoci all'operato degli artisti di Artmajeur. Proprio questi ultimi, con i loro personali stilemi, continuano a esplorare e reinterpretare i fiori più popolari della storia dell'arte – le ninfee, le rose, i girasoli, i lilla e i papaveri – invitandoti ancora una volta a scoprire come la natura sia rimasta una fonte inesauribile di ispirazione e meraviglia per le arti figurative. Ora, vediamo le loro opere e mettiamole a confronto!

Lilies (2023) Dipinto di Andrei Belaichuk.

O. Balbyshev 'Let's Swim Naked!' - EDITIONED PRINT 01/50 (2022) Stampa di Oleksandr Balbyshev

Da Monet a Balbyshev passando per Belaichuk

Il capolavoro di Monet che apre la narrazione, esposto al Museo Nazionale d'Arte Occidentale di Tokyo, è un esempio sublime dell'Impressionismo. La sua rappresentazione delle ninfee è appunto caratterizzata da una pennellata delicata e vibrante, che cattura la luce e i riflessi sull'acqua in modo etereo. Il maestro francese ha esplorato la bellezza naturale con un approccio che privilegia l'impressione visiva, l'istante fuggevole, piuttosto che i dettagli precisi. Ne risultano colori che si mescolano delicatamente sulla tela, dando vita a un paesaggio avente le parvenze di sogno sfuocato.

L'opera contemporanea di Belaichuk, invece, riprende lo stile impressionista di Monet, ma lo aggiorna con un linguaggio più moderno e vivace. Se il francese puntava a catturare la luce e l'atmosfera, il pittore di Artmajeur enfatizzale cromie brillanti e i contrasti forti. La composizione di Belaichuk presenta ninfee che sembrano esplodere di colore, con fiori dai toni accesi che si stagliano contro le tonalità più delicate del lago. A differenza dell'Impressionismo classico, che cercava di catturare l'essenza di un momento, questo dipinto trasmette un'energia più diretta e vibrante, studiata per portare lo spettatore all'interno di paesaggio vivace, dinamico e giocoso.

Il punto di vista di Balbyshev, invece, rompe radicalmente con la tradizione portata avanti dai modelli impressionisti precedenti, inserendo un nudo maschile al centro della scena. L'artista non solo trae ispirazione dalle ninfee di Monet, ma le usa come sfondo per una riflessione sulla rappresentazione del corpo maschile nell'arte. Quest'ultimo, raramente esplorato nell'arte come soggetto sensuale rispetto al nudo femminile, viene qui valorizzato e celebrato. Allora, l'opera di Balbyshev, non è quindi solo un tributo alle ninfee di Monet, ma anche una critica e una rielaborazione del modo in cui la sensualità e la bellezza maschile sono state storicamente sottovalutate nell'arte. 


Yellow Roses (2024) Dipinto di Valeri Tsvetkov.

Yellow roses (2022) Dipinto di Rosi Roys.

Le rose e l'evoluzione del figurativismo

Tornando alle rose del celebre illustratore Pierre-Joseph Redouté, esse rappresentano un esempio classico di precisione botanica. Redouté, noto come "il Raffaello dei fiori", catturò con una meticolosa attenzione al dettaglio la bellezza dei fiori. In questo senso, le sue rose sono raffigurate con un'accuratezza quasi scientifica: ogni petalo, ogni foglia, ogni sfumatura di colore è reso con una cura estrema, mirata a documentare la forma naturale con fedeltà. 

Per quanto riguarda il dipinto di Valeri Tsvetkov, in quest'ultimo si osserva un'evoluzione verso un realismo che, pur mantenendo l'accuratezza dei dettagli, si concentra anche sull'espressione e sull'atmosfera. Le rose di Tsvetkov sono appunto rappresentate con un forte senso di tridimensionalità, dove la luce e l'ombra giocano un ruolo cruciale nel dare vita ai fiori. A differenza della precisione botanica di Redouté però, l'artista di Artmajeur utilizza la pittura a olio per esplorare la texture vellutata dei petali e il loro morbido gioco di luci, creando un'opera che, pur realistica, punta a evocare emozioni e sensazioni di calore e serenità. Qui, la precisione cede leggermente il passo alla poetica della rappresentazione, cercando di trasmettere non solo l'aspetto fisico, ma anche l'essenza emotiva dei fiori.

L'opera di Rosi Roys, invece, rappresenta un ulteriore passo avanti verso l'astrazione. La pittrice abbandona quasi del tutto la rappresentazione dettagliata per concentrarsi su colore e texture. Le rose, pur ancora riconoscibili, sono scomposte in pennellate vigorose e gestuali, con colori che sembrano esplodere sulla tela. 

Sunflowers (2022) Dipinto di Gerry Chapleski

Sunflowers (2024) Dipinto di Anna Mamonkina

L'esempio di Vincent van Gogh nel 2024

Le due opere qui sopra, sebbene diverse nelle loro interpretazioni e ambientazioni, offrono un intrigante racconto figurativo, che si collega alle influenze dei grandi maestri del passato, in particolare Vincent van Gogh.

Il primo dipinto di Gerry Chapleski richiama immediatamente alla mente il celebre capolavoro dei Girasoli del suddetto maestro olandese. Tuttavia, l'artista di Artmajeur introduce un approccio moderno manipolando la pittura a olio, creando così un effetto testurizzato e dinamico che differisce dalle più antiche pennellate del maestro. Proprio quest'ultimo metodo conferisce ai fiori un aspetto quasi digitale, come se le forme fossero state scomposte e poi ricomposte in un modo che i fiori paiono quasi fluttuare sullo sfondo.

L'opera di Anna Mamonkina, invece, trasporta i girasoli in un contesto completamente diverso, che ricorda alla lontana una nuova "Notte Stellata". Qui, i girasoli non sono più al centro di una composizione statica, ma sono inseriti in un vasto paesaggio rurale che si risveglia al primo chiarore dell'alba. In questo arco temporale, il contrasto tra la luce crescente del giorno e le stelle che ancora brillano nel cielo crea un'atmosfera di sogno, evocando una connessione tra la terra e l'universo. È proprio come se i girasoli stessi stessero partecipando a questa transizione tra la notte e il giorno, in un omaggio alla bellezza continua e alla speranza che il nuovo giorno porta con sé.

Lilacs in White Vase (2023) Dipinto di Animesh Roy

Lilac (2016) Dipito di Ivan Kolisnyk

Cosa ne penserebbe Édouard Manet?

Ecco come potrebbe suonare un confronto stilistico tra le due opere qui sopra, immaginando che sia proprio Édouard Manet, autore di "Lillà bianchi in un vaso di cristallo", a fare il paragone: 

"Osservando queste due opere moderne, non posso fare a meno di riflettere su come l'arte abbia continuato a evolversi nel trattamento del tema floreale. "Lillà bianchi in un vaso di cristallo", che dipinsi tra il 1882 e il 1883, cercava di catturare la purezza e la delicatezza dei fiori attraverso una combinazione di realismo e un senso di immediatezza. Il vaso di cristallo, con la sua trasparenza, serviva come sfondo perfetto per esaltare i lillà, quasi come se questi fossero sospesi nell'aria, privi di peso.

Nel dipinto di Animesh Roy, noto come il soggetto possa risalire al mio lavoro, nonostante il pittore si sia espresso mediante il linguaggio dell'Impressionismo contemporaneo. Roy usa appunto pennellate più spesse, tanto che è presente un certo abbandono nella stesura del colore, dove le forme dei fiori sono suggerite più che definite, dando all'opera un senso di movimento e vitalità. Tuttavia, a differenza del mio approccio, dove la trasparenza del vaso giocava un ruolo centrale, l'artista di Artmajeur opta per un vaso bianco opaco, che si fonde quasi con lo sfondo, spostando tutta l'attenzione sui colori intensi dei fiori e delle foglie. 

Passando all'opera di Ivan Kolisnyk, penso che questa mostri contorni più spessi e decisi rispetto a quelli di Roy. Il colore è applicato in campiture vibranti, con pennellate corpose che donano una sensazione di consistenza e densità materica, conferendo ai fiori una presenza quasi tattile. In aggiunta, a differenza di Roy, che predilige uno sfondo più astratto e indefinito, Kolisnyk ne adotta uno più realistico, che ancora la composizione in una realtà più concreta. Proprio quest'ultima scelta mi pare accentuare il contrasto tra l'approccio pittorico più espressivo dei fiori e l'ambiente circostante, creando un equilibrio tra la visione soggettiva e la rappresentazione oggettiva."


Poppies in the mountains (2024) Dipinto di Kosta Morr

Un nuovo campo di papaveri

Dove sono andate a finire le figure che animavano il paesaggio con papaveri di Monet?

Nella rappresentazione di Kosta Morr i papaveri sono ancora presenti, brillanti e vivaci sotto il sole splendente, ma le colline che un tempo ospitavano dolcemente le passeggiate di madre e figlio sono state sostituite da montagne imponenti e stilizzate, mentre il cielo è reso in tinte audaci e grafiche. La natura è di fatto potente e dominante, ma l'elemento umano è completamente assente.

Cercando con lo sguardo, sembra quasi di poterci illudere che le più antiche figure di Monet siano state inghiottite dal paesaggio stesso o abbiano scelto di lasciare questa scena per qualche altro luogo più intimo e nascosto. Kosta Morr, con il suo stile grafico e i colori vivaci, crea un paesaggio che celebra la natura in una forma più "astratta" e idealizzata, dove il ruolo dell'essere umano è appunto ridotto a spettatore piuttosto che partecipante. Il tutto è ricollegabile al fatto che la natura in Morr è forte, quasi invincibile, mentre in Monet era più gentile, pronta ad accogliere ed abbracciare la presenza umana.

Proprio questo confronto tra le due opere ci porta a riflettere su come il rapporto tra uomo e natura sia cambiato nell'arte. Se in Monet l'uomo era parte integrante del paesaggio, un osservatore attento e rispettoso, in Morr la natura sembra quasi sovrastare l'uomo, ridotto a un'ombra che non appare sulla tela. Forse le figure di Monet sono ancora lì, nascoste tra le colline e i campi, o forse hanno semplicemente ceduto il passo a una natura che ora esige di essere vista e celebrata in tutta la sua grandiosa solitudine.

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