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MYTHIKOS GERI PALAMARA "Mythikòs Geri Palamara. Un profeta insanguinato viene dal seme del mare": così [...]
MYTHIKOS GERI PALAMARA
"Mythikòs Geri Palamara. Un profeta insanguinato viene dal seme del mare": così scrissi. Il leggendario Mediterraneo (Thalassa per i Greci, Mare Nostrum dei Romani) dove ancora vivono nelle sue viscere antichi miti fatti di Dei e di sangue, dove Ulisse naviga ancora con il rapsodo Omero. È una chiave di lettura per entrare nel mondo di magia di questo, direi, panteista esistenziale che è Palamara. Un artista - occorre ripeterlo - non è una "entità astratta". È un uomo che lotta, ama, soffre come ogni essere umano. La sua opera scaturisce da tutto ciò: un magma di realtà e sogni, di dolore e speranze. Palamara è umano fino al midollo e intuitivo come una ferita. È un personaggio poliedrico (pittore, poeta, musicista) che fa dell'esistenza un miracolo da vivere. La sua arte può essere interpretata come un orfico rituale dove lui celebra il mistero dell'universo. La cosmicità delle sue visioni - una Realtà simbolica - rappresenta una delle testimonianze più significative dell'attuale figuralità internazionale. Un autentico, originale artista che colloco fra quelli più importanti della sua generazione nel panorama della pittura d'oggi. Fontana, Lam, Neruda, Alberti, Borges, Quasimodo sono fra i personaggi ai quali mi ha unito un'amicizia e dei quali ho scritto più volte. Palamara è anche per me una dì quelle rivelazioni del sangue che non hanno bisogno di "teorie" per essere capite.
Qual'è il cordone ombelicale che lo ha portato alla rivelazione delle sue Miticas Islas? La Simbiosi fra il mare e lui, fra le Isole Eolie e la sua vita svelano un senso del suo essere vissuto come ritualità. È infatti d'origine eoliana (nato nel 1939). La sua infanzia e gioventù sono rimaste in quell'ambito magico: "Ad ogni alba e ad ogni tramonto il sole indora le mie isole. I nomi sono fiabeschi: Lipari, Panarea, Filicudi, Alicudi, Stromboli. Vulcano, Salina, Basiluzzo. Dalle viscere delle mie isole riaffiorano vasi. urne cinerarie, guardano il sole e rivivono nel tempo, fuori dal tempo, nelle dimensioni infinite degli elementi", scrisse Palamara. Dalla internazionalità di Milano -città dove vive e lavora da anni con soggiorni a Lipari e Nuova-York - ritorna ogni estate a dialogare con le sue isole, a rivedere lo sua culla di sogni, a essere - come un gabbiano - frammento di energia in quel macrocosmo che è l'universo. Dopo successive esperienze estetiche e un lavoro "patologico" (l'unica "accademia" per diventare qualcuno), dopo una intuitiva rilettura dei grandi maestri, Palamara sviscera se stesso, definisce lo sua personalità. Nel 1970 incomincia infatti a creare le sue Mitiche Isole. Mare, sole, cielo, pietra sono in lui elementi della natura fusi nel suo metabolismo. Si manifestano nella iconografia del suo Paesaggio simbolico come un ancestrale alfabeto che costituisce le radici del suo messaggio. Quel richiamo del sangue mediterraneo che gli corre nelle arterie. I ricordi lontanissimi - e vicini della cosmologia del presocratico Empedocle di Agrigento: acqua/aria/fuoco/terra.
La sua pittura ci appare a un tratto come un racconto dell'inconscio dove angosce sotterrate, flussi della memoria, magnetismi emotivi si enucleano in un solo nodo onirico. Viene percorsa dalla coralità del simbolo. Libera un'affascinante metafora, una profonda poesia volando negli spazi. Forme e cromatismi, segni e immagine nascono in lui dalla metamorfosi del reale che genera appunto, attraverso la simbolicità, i più trascendenti significati cosmici. E in questo - bisogna sottolinearlo - Palamara ha compiuto una notevole sintesi di struttura e di colore - lungo lo sua ricerca espressiva. Coscienza e lucidità dunque di un originale linguaggio arrivato alla sua più alta dimensione.
È indubbiamente l'espressione di un maestro. L'opera di un maestro che vede nei sentimenti un atto di universalità. Viviamo con lui questo rito senza parole. Avviciniamoci alla visionarietà dei suoi dipinti. Tutto sembra rivelarci lo sensazione del mistero. Il mare e il cielo, le isole e gli scogli, l'immensità degli spazi e quell'enigmatico astro sul fondo: tutto si dirama in presenze fantastiche. È la visione dì un magicien o un poeta che comunica per mezzo di sortilegi. Tutto è avvolto da "un tempo senza tempo", dai battiti di una continua resurrezione degli elementi. La luce - con le sue sensibilissime vibrazioni pigmentali di misteriosi azzurri, celesti, rosa, bianchi, di una metafisica bellezza - si trasforma d'improvviso in una poesia dell'infinito. Diventa musica e silenzio, oracolo e favola, canto e sacralità. È come trovarsi in una dimensione sconosciuta: il punto d'incontro fra il visibile e l'invisibile.
Fra i valori umani ed estetici di Palamara ho parlato all'inizio di quello della suo esistenzialità. La verifica ci viene infatti dalle sue famous performances. È un'altra dimensione della sua personalità. Giornali, riviste, radio, televisione - attraverso diverse interviste in Europa e U.S.A. - ne hanno documentato l'originalità. Voglio qui ricordare lo sua partecipazione alla Biennale di Venezia del 1976. E le performance degli "Scogli promessi" (Pietra Lunga e Pietra Menalda) uniti simbolicamente "in matrimonio" nelle Isole Eolie - nel 1981 - durante lo "Festa del mare" (creata da lui e ripetuta da allo ra ogni estate). Ricordo anche lo sua azione del 1984 a New York City (alla Plexus Gallery) dove ha ricreato - dove ha fatto scoprire agli Americani il "Mito delle Isole", il "Marriage of the Islands", messaggeri di una palpitante verità umana: "Il matrimonio" è un messaggio simbolico di amore e di pace. "Poiché quando gli uomini persero miti e immaginazioni, solo l'artista attuò piani per recuperarli". Non dimentico lo sua mostra di pittura - sempre a New York - nel settembre '84 - al National Arts Club nelle Gregg Galleries. Per un artista - per un personaggio - come Palamara sembra che la vita non abbia fine. È come se lui avesse intuito il segreto dell'immortalità.
Pedro Fiori
Milano, gennaio 1985
Palamara non sviscera filosofie destinate a cadere alla luce di nuove scoperte scientifiche. Egli si muove nell'assoluto dello spazio-tempo, dove la sua Isola non è incompatibile con l'anti-isola, dove soprattutto il "non sappiamo" no ha senso.
Rodolfo Bonifacio
Ordinario di fisica all'Università di Milano
In permanenza:
Galleria Lazzaro by Corsi - Milano.
Galleria 5. Giorgio - Portofino.
Galleria Astrolabio - Messina.
Studio:
Via Fiordalisi, 4 - 20146 Milano
Tel. cellulare: 3396052923
MYTHIKÒS GERI PALAMARA
I once wrote "Mythikòs Geri Palamara. A blood-stained prophet surging from the seed of the sea". In the depths of the legendary Mediterranean (Thalatta for the Greeks; Mare Nostrum for the Romans) where lie those ancient myths made of gods and blood, Ulysses sails on together with rhapsodist Homer. This is the key to the magic world of what I would define as an existential pantheist, like Palamara. An artist - we mustn't forget - is not an abstract entity, he is a man who struggles, falls in love, suffers, just like every other human being. His work originates from this, it is a magma of reality and dream, of pain and hope. Palamara is human, right to the very core, he is intuitive like a wound; he is a many-sided figure (painter, poet, musician) who manages to transform existence into a miracle which must be lived. His art can be interpreted as an orphic ritual, in which he celebrates the mystery of the universe. The universality of his visions - a symbolic Reality - represents one of the most significant examples in the present international figurative arts. Palamara is an authentic, original artist, and I consider him to be one of the most important artist, of his generation, in contemporary painting. I have often written about by close friends Fontana, Lam, Neruda, AIberti, Borges, Quasimodo to name but a few, but I also consider Palamara one of those revelations of the blood which need no "theory" to be understood.
What umbilical cord led Palamara to the revelation of his Miticas Islas? His symbiosis with the sea, the link between the Aeolian Islands and his life reveal a sense of his being, lived as a ritual. He is in fact of Aeolian origin (he was born in 1939), and his childhood and youth have remained within those magic bounds. Palamara wrote, "Every sunrise and sunset the sun colours my islands gold. Their names are fairy-like: Lipari, Panarea, Filicudi, Alicudi, Stromboli, Vulcano, Salina, Basiluzzo. From the very depths of my islands, vases and cinerary urns look up at the sun and live once more through time, timelessly, within the infinite dimensions of the elements". Palamara has been living and working for many years in Milan and its internationalism, with short stays in Lipari and New York. Each summer, however, he returns to his islands to talk with them, he revisits the cradle of his dreams, to be - like a seagull - a fragment of energy in that macro-dream which is the universe. After several aesthetic experiences and "pathological" work (the only academy that can teach you to be someone) and after having studied the great masters again and again, Palarama eviscerates himself and defines his personality. In fact in 1970 he begins to create his Mythical Islands; the sea, the sun, the sky, the rocks are the natural elements which fuse inside his metabolism; they can be seen in the iconography of his symbolic landscape, like an ancestral alphabet forming the root of his message, a message sent forth from the Sicilian blood which flows in his arteries; very distant and recent memories of the cosmology of the pre-Socratic Empedocles from Agrigento: water/air/fire/earth. His painting seems like a story of the unconscious in which deep-rooted anxieties, the flow of memory and emotional magnetism enucleate to from one single oneiric whole. It is pervaded with a harmonious fusion of symbols, it raises a fascinating metaphor, a profound poetry soaring through spaces. Shapes and colours, signs and imagination are born in him through the metamorphosis of reality and its symbolic nature, generating transcendent meanings. It must be pointed out that Palamara has made a notable synthesis of structure and colours in his search for expression and has therefore created an originally lucid and aware type of language at its highest dimension.
Undoubtedly it is the expression of a master, the work of a man who sees universality in emotions and feelings, and through him we live this wordless ritual. When we examine the visionary nature of his paintings closely, everything seems to reveal a sensation of mystery, the sea, the sky, the islands, the rocks, the vastness of the spaces and that enigmatic star in the distance; everything branches out into fantastic presences. It is the vision of a magicien or a poet who communicates through witchcraft. Everything is enclosed in "timeless time" with the rhythm of continuously resurrecting elements. The light, of a metaphysical beauty, with its sensitive pigmental vibrations, mysterious azure, turquoise, pink and white, suddenly becomes a poem of the infinite, music and silence, oracle and fairy tale, chant and holiness. It is like facing a new dimension, the point of contact between the visible and invisible.
I have spoken about Palamara's human and aesthetic values as well as his existential ones which can be seen in his famous performances It is another dimension of his personality. Papers, magazines, radio and television have documented his originality, and at this point I would like to recall his participation in the Venice Biennale in 1976 as well as his performance of Scogli Promessi Betrothed Rocks) (Pietralunga and Pietra Menalda) symbolically married in 1981 at the Aeolian Islands during the "Festival del mare" (Sea Festival), (this festivaI was created by Palamara and is held each year on the islands). I also remember his 1984 performance in New York City (at the Plexus Gallery) where he recreated, the Americans rediscovered, the "Myth of the Islands", the "Marriage of the Islands", messengers of a palpitating human truth. The marriage is a symbolic message of love and peace. "Ever since man lost his myths and imagination the artist has tried to regain them". I also remember his September 1984 exhibition in New York at the National Arts Club in the Gregg Galleries. For an artist - indeed for a person like Palamara life seems to be endless, as though he had guessed the secret of immortality.
Pedro Fiori
Milano, gennaio 1985
In permanenza:
Galleria Lazzaro by Corsi - Milano.
Galleria 5. Giorgio - Portofino.
Galleria Astrolabio - Messina.
Studio di Milano:
Via Fiordalisi, 4 - 20146 Milano
Tel. cellulare: 3396052923
Studio a New-York
Studio di Lipari:
Via Baleari, 9 - 98055 Lipari
MYTHIKOS GERI PALAMARA
"Mythikòs Geri Palamara. Un profeta insanguinato viene dal seme del mare": così scrissi. Il leggendario Mediterraneo (Thalassa per i Greci, Mare Nostrum dei Romani) dove ancora vivono nelle sue viscere antichi miti fatti di Dei e di sangue, dove Ulisse naviga ancora con il rapsodo Omero. È una chiave di lettura per entrare nel mondo di magia di questo, direi, panteista esistenziale che è Palamara. Un artista - occorre ripeterlo - non è una "entità astratta". È un uomo che lotta, ama, soffre come ogni essere umano. La sua opera scaturisce da tutto ciò: un magma di realtà e sogni, di dolore e speranze. Palamara è umano fino al midollo e intuitivo come una ferita. È un personaggio poliedrico (pittore, poeta, musicista) che fa dell'esistenza un miracolo da vivere. La sua arte può essere interpretata come un orfico rituale dove lui celebra il mistero dell'universo. La cosmicità delle sue visioni - una Realtà simbolica - rappresenta una delle testimonianze più significative dell'attuale figuralità internazionale. Un autentico, originale artista che colloco fra quelli più importanti della sua generazione nel panorama della pittura d'oggi. Fontana, Lam, Neruda, Alberti, Borges, Quasimodo sono fra i personaggi ai quali mi ha unito un'amicizia e dei quali ho scritto più volte. Palamara è anche per me una dì quelle rivelazioni del sangue che non hanno bisogno di "teorie" per essere capite.
Qual'è il cordone ombelicale che lo ha portato alla rivelazione delle sue Miticas Islas? La Simbiosi fra il mare e lui, fra le Isole Eolie e la sua vita svelano un senso del suo essere vissuto come ritualità. È infatti d'origine eoliana (nato nel 1939). La sua infanzia e gioventù sono rimaste in quell'ambito magico: "Ad ogni alba e ad ogni tramonto il sole indora le mie isole. I nomi sono fiabeschi: Lipari, Panarea, Filicudi, Alicudi, Stromboli. Vulcano, Salina, Basiluzzo. Dalle viscere delle mie isole riaffiorano vasi. urne cinerarie, guardano il sole e rivivono nel tempo, fuori dal tempo, nelle dimensioni infinite degli elementi", scrisse Palamara. Dalla internazionalità di Milano -città dove vive e lavora da anni con soggiorni a Lipari e Nuova-York - ritorna ogni estate a dialogare con le sue isole, a rivedere lo sua culla di sogni, a essere - come un gabbiano - frammento di energia in quel macrocosmo che è l'universo. Dopo successive esperienze estetiche e un lavoro "patologico" (l'unica "accademia" per diventare qualcuno), dopo una intuitiva rilettura dei grandi maestri, Palamara sviscera se stesso, definisce lo sua personalità. Nel 1970 incomincia infatti a creare le sue Mitiche Isole. Mare, sole, cielo, pietra sono in lui elementi della natura fusi nel suo metabolismo. Si manifestano nella iconografia del suo Paesaggio simbolico come un ancestrale alfabeto che costituisce le radici del suo messaggio. Quel richiamo del sangue mediterraneo che gli corre nelle arterie. I ricordi lontanissimi - e vicini della cosmologia del presocratico Empedocle di Agrigento: acqua/aria/fuoco/terra.
La sua pittura ci appare a un tratto come un racconto dell'inconscio dove angosce sotterrate, flussi della memoria, magnetismi emotivi si enucleano in un solo nodo onirico. Viene percorsa dalla coralità del simbolo. Libera un'affascinante metafora, una profonda poesia volando negli spazi. Forme e cromatismi, segni e immagine nascono in lui dalla metamorfosi del reale che genera appunto, attraverso la simbolicità, i più trascendenti significati cosmici. E in questo - bisogna sottolinearlo - Palamara ha compiuto una notevole sintesi di struttura e di colore - lungo lo sua ricerca espressiva. Coscienza e lucidità dunque di un originale linguaggio arrivato alla sua più alta dimensione.
È indubbiamente l'espressione di un maestro. L'opera di un maestro che vede nei sentimenti un atto di universalità. Viviamo con lui questo rito senza parole. Avviciniamoci alla visionarietà dei suoi dipinti. Tutto sembra rivelarci lo sensazione del mistero. Il mare e il cielo, le isole e gli scogli, l'immensità degli spazi e quell'enigmatico astro sul fondo: tutto si dirama in presenze fantastiche. È la visione dì un magicien o un poeta che comunica per mezzo di sortilegi. Tutto è avvolto da "un tempo senza tempo", dai battiti di una continua resurrezione degli elementi. La luce - con le sue sensibilissime vibrazioni pigmentali di misteriosi azzurri, celesti, rosa, bianchi, di una metafisica bellezza - si trasforma d'improvviso in una poesia dell'infinito. Diventa musica e silenzio, oracolo e favola, canto e sacralità. È come trovarsi in una dimensione sconosciuta: il punto d'incontro fra il visibile e l'invisibile.
Fra i valori umani ed estetici di Palamara ho parlato all'inizio di quello della suo esistenzialità. La verifica ci viene infatti dalle sue famous performances. È un'altra dimensione della sua personalità. Giornali, riviste, radio, televisione - attraverso diverse interviste in Europa e U.S.A. - ne hanno documentato l'originalità. Voglio qui ricordare lo sua partecipazione alla Biennale di Venezia del 1976. E le performance degli "Scogli promessi" (Pietra Lunga e Pietra Menalda) uniti simbolicamente "in matrimonio" nelle Isole Eolie - nel 1981 - durante lo "Festa del mare" (creata da lui e ripetuta da allo ra ogni estate). Ricordo anche lo sua azione del 1984 a New York City (alla Plexus Gallery) dove ha ricreato - dove ha fatto scoprire agli Americani il "Mito delle Isole", il "Marriage of the Islands", messaggeri di una palpitante verità umana: "Il matrimonio" è un messaggio simbolico di amore e di pace. "Poiché quando gli uomini persero miti e immaginazioni, solo l'artista attuò piani per recuperarli". Non dimentico lo sua mostra di pittura - sempre a New York - nel settembre '84 - al National Arts Club nelle Gregg Galleries. Per un artista - per un personaggio - come Palamara sembra che la vita non abbia fine. È come se lui avesse intuito il segreto dell'immortalità.
Pedro Fiori
Milano, gennaio 1985
Palamara non sviscera filosofie destinate a cadere alla luce di nuove scoperte scientifiche. Egli si muove nell'assoluto dello spazio-tempo, dove la sua Isola non è incompatibile con l'anti-isola, dove soprattutto il "non sappiamo" no ha senso.
Rodolfo Bonifacio
Ordinario di fisica all'Università di Milano
In permanenza:
Galleria Lazzaro by Corsi - Milano.
Galleria 5. Giorgio - Portofino.
Galleria Astrolabio - Messina.
Studio:
Via Fiordalisi, 4 - 20146 Milano
Tel. cellulare: 3396052923
"Mythikòs Geri Palamara. Un profeta insanguinato viene dal seme del mare": così scrissi. Il leggendario Mediterraneo (Thalassa per i Greci, Mare Nostrum dei Romani) dove ancora vivono nelle sue viscere antichi miti fatti di Dei e di sangue, dove Ulisse naviga ancora con il rapsodo Omero. È una chiave di lettura per entrare nel mondo di magia di questo, direi, panteista esistenziale che è Palamara. Un artista - occorre ripeterlo - non è una "entità astratta". È un uomo che lotta, ama, soffre come ogni essere umano. La sua opera scaturisce da tutto ciò: un magma di realtà e sogni, di dolore e speranze. Palamara è umano fino al midollo e intuitivo come una ferita. È un personaggio poliedrico (pittore, poeta, musicista) che fa dell'esistenza un miracolo da vivere. La sua arte può essere interpretata come un orfico rituale dove lui celebra il mistero dell'universo. La cosmicità delle sue visioni - una Realtà simbolica - rappresenta una delle testimonianze più significative dell'attuale figuralità internazionale. Un autentico, originale artista che colloco fra quelli più importanti della sua generazione nel panorama della pittura d'oggi. Fontana, Lam, Neruda, Alberti, Borges, Quasimodo sono fra i personaggi ai quali mi ha unito un'amicizia e dei quali ho scritto più volte. Palamara è anche per me una dì quelle rivelazioni del sangue che non hanno bisogno di "teorie" per essere capite.
Qual'è il cordone ombelicale che lo ha portato alla rivelazione delle sue Miticas Islas? La Simbiosi fra il mare e lui, fra le Isole Eolie e la sua vita svelano un senso del suo essere vissuto come ritualità. È infatti d'origine eoliana (nato nel 1939). La sua infanzia e gioventù sono rimaste in quell'ambito magico: "Ad ogni alba e ad ogni tramonto il sole indora le mie isole. I nomi sono fiabeschi: Lipari, Panarea, Filicudi, Alicudi, Stromboli. Vulcano, Salina, Basiluzzo. Dalle viscere delle mie isole riaffiorano vasi. urne cinerarie, guardano il sole e rivivono nel tempo, fuori dal tempo, nelle dimensioni infinite degli elementi", scrisse Palamara. Dalla internazionalità di Milano -città dove vive e lavora da anni con soggiorni a Lipari e Nuova-York - ritorna ogni estate a dialogare con le sue isole, a rivedere lo sua culla di sogni, a essere - come un gabbiano - frammento di energia in quel macrocosmo che è l'universo. Dopo successive esperienze estetiche e un lavoro "patologico" (l'unica "accademia" per diventare qualcuno), dopo una intuitiva rilettura dei grandi maestri, Palamara sviscera se stesso, definisce lo sua personalità. Nel 1970 incomincia infatti a creare le sue Mitiche Isole. Mare, sole, cielo, pietra sono in lui elementi della natura fusi nel suo metabolismo. Si manifestano nella iconografia del suo Paesaggio simbolico come un ancestrale alfabeto che costituisce le radici del suo messaggio. Quel richiamo del sangue mediterraneo che gli corre nelle arterie. I ricordi lontanissimi - e vicini della cosmologia del presocratico Empedocle di Agrigento: acqua/aria/fuoco/terra.
La sua pittura ci appare a un tratto come un racconto dell'inconscio dove angosce sotterrate, flussi della memoria, magnetismi emotivi si enucleano in un solo nodo onirico. Viene percorsa dalla coralità del simbolo. Libera un'affascinante metafora, una profonda poesia volando negli spazi. Forme e cromatismi, segni e immagine nascono in lui dalla metamorfosi del reale che genera appunto, attraverso la simbolicità, i più trascendenti significati cosmici. E in questo - bisogna sottolinearlo - Palamara ha compiuto una notevole sintesi di struttura e di colore - lungo lo sua ricerca espressiva. Coscienza e lucidità dunque di un originale linguaggio arrivato alla sua più alta dimensione.
È indubbiamente l'espressione di un maestro. L'opera di un maestro che vede nei sentimenti un atto di universalità. Viviamo con lui questo rito senza parole. Avviciniamoci alla visionarietà dei suoi dipinti. Tutto sembra rivelarci lo sensazione del mistero. Il mare e il cielo, le isole e gli scogli, l'immensità degli spazi e quell'enigmatico astro sul fondo: tutto si dirama in presenze fantastiche. È la visione dì un magicien o un poeta che comunica per mezzo di sortilegi. Tutto è avvolto da "un tempo senza tempo", dai battiti di una continua resurrezione degli elementi. La luce - con le sue sensibilissime vibrazioni pigmentali di misteriosi azzurri, celesti, rosa, bianchi, di una metafisica bellezza - si trasforma d'improvviso in una poesia dell'infinito. Diventa musica e silenzio, oracolo e favola, canto e sacralità. È come trovarsi in una dimensione sconosciuta: il punto d'incontro fra il visibile e l'invisibile.
Fra i valori umani ed estetici di Palamara ho parlato all'inizio di quello della suo esistenzialità. La verifica ci viene infatti dalle sue famous performances. È un'altra dimensione della sua personalità. Giornali, riviste, radio, televisione - attraverso diverse interviste in Europa e U.S.A. - ne hanno documentato l'originalità. Voglio qui ricordare lo sua partecipazione alla Biennale di Venezia del 1976. E le performance degli "Scogli promessi" (Pietra Lunga e Pietra Menalda) uniti simbolicamente "in matrimonio" nelle Isole Eolie - nel 1981 - durante lo "Festa del mare" (creata da lui e ripetuta da allo ra ogni estate). Ricordo anche lo sua azione del 1984 a New York City (alla Plexus Gallery) dove ha ricreato - dove ha fatto scoprire agli Americani il "Mito delle Isole", il "Marriage of the Islands", messaggeri di una palpitante verità umana: "Il matrimonio" è un messaggio simbolico di amore e di pace. "Poiché quando gli uomini persero miti e immaginazioni, solo l'artista attuò piani per recuperarli". Non dimentico lo sua mostra di pittura - sempre a New York - nel settembre '84 - al National Arts Club nelle Gregg Galleries. Per un artista - per un personaggio - come Palamara sembra che la vita non abbia fine. È come se lui avesse intuito il segreto dell'immortalità.
Pedro Fiori
Milano, gennaio 1985
Palamara non sviscera filosofie destinate a cadere alla luce di nuove scoperte scientifiche. Egli si muove nell'assoluto dello spazio-tempo, dove la sua Isola non è incompatibile con l'anti-isola, dove soprattutto il "non sappiamo" no ha senso.
Rodolfo Bonifacio
Ordinario di fisica all'Università di Milano
In permanenza:
Galleria Lazzaro by Corsi - Milano.
Galleria 5. Giorgio - Portofino.
Galleria Astrolabio - Messina.
Studio:
Via Fiordalisi, 4 - 20146 Milano
Tel. cellulare: 3396052923
MYTHIKÒS GERI PALAMARA
I once wrote "Mythikòs Geri Palamara. A blood-stained prophet surging from the seed of the sea". In the depths of the legendary Mediterranean (Thalatta for the Greeks; Mare Nostrum for the Romans) where lie those ancient myths made of gods and blood, Ulysses sails on together with rhapsodist Homer. This is the key to the magic world of what I would define as an existential pantheist, like Palamara. An artist - we mustn't forget - is not an abstract entity, he is a man who struggles, falls in love, suffers, just like every other human being. His work originates from this, it is a magma of reality and dream, of pain and hope. Palamara is human, right to the very core, he is intuitive like a wound; he is a many-sided figure (painter, poet, musician) who manages to transform existence into a miracle which must be lived. His art can be interpreted as an orphic ritual, in which he celebrates the mystery of the universe. The universality of his visions - a symbolic Reality - represents one of the most significant examples in the present international figurative arts. Palamara is an authentic, original artist, and I consider him to be one of the most important artist, of his generation, in contemporary painting. I have often written about by close friends Fontana, Lam, Neruda, AIberti, Borges, Quasimodo to name but a few, but I also consider Palamara one of those revelations of the blood which need no "theory" to be understood.
What umbilical cord led Palamara to the revelation of his Miticas Islas? His symbiosis with the sea, the link between the Aeolian Islands and his life reveal a sense of his being, lived as a ritual. He is in fact of Aeolian origin (he was born in 1939), and his childhood and youth have remained within those magic bounds. Palamara wrote, "Every sunrise and sunset the sun colours my islands gold. Their names are fairy-like: Lipari, Panarea, Filicudi, Alicudi, Stromboli, Vulcano, Salina, Basiluzzo. From the very depths of my islands, vases and cinerary urns look up at the sun and live once more through time, timelessly, within the infinite dimensions of the elements". Palamara has been living and working for many years in Milan and its internationalism, with short stays in Lipari and New York. Each summer, however, he returns to his islands to talk with them, he revisits the cradle of his dreams, to be - like a seagull - a fragment of energy in that macro-dream which is the universe. After several aesthetic experiences and "pathological" work (the only academy that can teach you to be someone) and after having studied the great masters again and again, Palarama eviscerates himself and defines his personality. In fact in 1970 he begins to create his Mythical Islands; the sea, the sun, the sky, the rocks are the natural elements which fuse inside his metabolism; they can be seen in the iconography of his symbolic landscape, like an ancestral alphabet forming the root of his message, a message sent forth from the Sicilian blood which flows in his arteries; very distant and recent memories of the cosmology of the pre-Socratic Empedocles from Agrigento: water/air/fire/earth. His painting seems like a story of the unconscious in which deep-rooted anxieties, the flow of memory and emotional magnetism enucleate to from one single oneiric whole. It is pervaded with a harmonious fusion of symbols, it raises a fascinating metaphor, a profound poetry soaring through spaces. Shapes and colours, signs and imagination are born in him through the metamorphosis of reality and its symbolic nature, generating transcendent meanings. It must be pointed out that Palamara has made a notable synthesis of structure and colours in his search for expression and has therefore created an originally lucid and aware type of language at its highest dimension.
Undoubtedly it is the expression of a master, the work of a man who sees universality in emotions and feelings, and through him we live this wordless ritual. When we examine the visionary nature of his paintings closely, everything seems to reveal a sensation of mystery, the sea, the sky, the islands, the rocks, the vastness of the spaces and that enigmatic star in the distance; everything branches out into fantastic presences. It is the vision of a magicien or a poet who communicates through witchcraft. Everything is enclosed in "timeless time" with the rhythm of continuously resurrecting elements. The light, of a metaphysical beauty, with its sensitive pigmental vibrations, mysterious azure, turquoise, pink and white, suddenly becomes a poem of the infinite, music and silence, oracle and fairy tale, chant and holiness. It is like facing a new dimension, the point of contact between the visible and invisible.
I have spoken about Palamara's human and aesthetic values as well as his existential ones which can be seen in his famous performances It is another dimension of his personality. Papers, magazines, radio and television have documented his originality, and at this point I would like to recall his participation in the Venice Biennale in 1976 as well as his performance of Scogli Promessi Betrothed Rocks) (Pietralunga and Pietra Menalda) symbolically married in 1981 at the Aeolian Islands during the "Festival del mare" (Sea Festival), (this festivaI was created by Palamara and is held each year on the islands). I also remember his 1984 performance in New York City (at the Plexus Gallery) where he recreated, the Americans rediscovered, the "Myth of the Islands", the "Marriage of the Islands", messengers of a palpitating human truth. The marriage is a symbolic message of love and peace. "Ever since man lost his myths and imagination the artist has tried to regain them". I also remember his September 1984 exhibition in New York at the National Arts Club in the Gregg Galleries. For an artist - indeed for a person like Palamara life seems to be endless, as though he had guessed the secret of immortality.
Pedro Fiori
Milano, gennaio 1985
In permanenza:
Galleria Lazzaro by Corsi - Milano.
Galleria 5. Giorgio - Portofino.
Galleria Astrolabio - Messina.
Studio di Milano:
Via Fiordalisi, 4 - 20146 Milano
Tel. cellulare: 3396052923
Studio a New-York
Studio di Lipari:
Via Baleari, 9 - 98055 Lipari
MYTHIKOS GERI PALAMARA
"Mythikòs Geri Palamara. Un profeta insanguinato viene dal seme del mare": così scrissi. Il leggendario Mediterraneo (Thalassa per i Greci, Mare Nostrum dei Romani) dove ancora vivono nelle sue viscere antichi miti fatti di Dei e di sangue, dove Ulisse naviga ancora con il rapsodo Omero. È una chiave di lettura per entrare nel mondo di magia di questo, direi, panteista esistenziale che è Palamara. Un artista - occorre ripeterlo - non è una "entità astratta". È un uomo che lotta, ama, soffre come ogni essere umano. La sua opera scaturisce da tutto ciò: un magma di realtà e sogni, di dolore e speranze. Palamara è umano fino al midollo e intuitivo come una ferita. È un personaggio poliedrico (pittore, poeta, musicista) che fa dell'esistenza un miracolo da vivere. La sua arte può essere interpretata come un orfico rituale dove lui celebra il mistero dell'universo. La cosmicità delle sue visioni - una Realtà simbolica - rappresenta una delle testimonianze più significative dell'attuale figuralità internazionale. Un autentico, originale artista che colloco fra quelli più importanti della sua generazione nel panorama della pittura d'oggi. Fontana, Lam, Neruda, Alberti, Borges, Quasimodo sono fra i personaggi ai quali mi ha unito un'amicizia e dei quali ho scritto più volte. Palamara è anche per me una dì quelle rivelazioni del sangue che non hanno bisogno di "teorie" per essere capite.
Qual'è il cordone ombelicale che lo ha portato alla rivelazione delle sue Miticas Islas? La Simbiosi fra il mare e lui, fra le Isole Eolie e la sua vita svelano un senso del suo essere vissuto come ritualità. È infatti d'origine eoliana (nato nel 1939). La sua infanzia e gioventù sono rimaste in quell'ambito magico: "Ad ogni alba e ad ogni tramonto il sole indora le mie isole. I nomi sono fiabeschi: Lipari, Panarea, Filicudi, Alicudi, Stromboli. Vulcano, Salina, Basiluzzo. Dalle viscere delle mie isole riaffiorano vasi. urne cinerarie, guardano il sole e rivivono nel tempo, fuori dal tempo, nelle dimensioni infinite degli elementi", scrisse Palamara. Dalla internazionalità di Milano -città dove vive e lavora da anni con soggiorni a Lipari e Nuova-York - ritorna ogni estate a dialogare con le sue isole, a rivedere lo sua culla di sogni, a essere - come un gabbiano - frammento di energia in quel macrocosmo che è l'universo. Dopo successive esperienze estetiche e un lavoro "patologico" (l'unica "accademia" per diventare qualcuno), dopo una intuitiva rilettura dei grandi maestri, Palamara sviscera se stesso, definisce lo sua personalità. Nel 1970 incomincia infatti a creare le sue Mitiche Isole. Mare, sole, cielo, pietra sono in lui elementi della natura fusi nel suo metabolismo. Si manifestano nella iconografia del suo Paesaggio simbolico come un ancestrale alfabeto che costituisce le radici del suo messaggio. Quel richiamo del sangue mediterraneo che gli corre nelle arterie. I ricordi lontanissimi - e vicini della cosmologia del presocratico Empedocle di Agrigento: acqua/aria/fuoco/terra.
La sua pittura ci appare a un tratto come un racconto dell'inconscio dove angosce sotterrate, flussi della memoria, magnetismi emotivi si enucleano in un solo nodo onirico. Viene percorsa dalla coralità del simbolo. Libera un'affascinante metafora, una profonda poesia volando negli spazi. Forme e cromatismi, segni e immagine nascono in lui dalla metamorfosi del reale che genera appunto, attraverso la simbolicità, i più trascendenti significati cosmici. E in questo - bisogna sottolinearlo - Palamara ha compiuto una notevole sintesi di struttura e di colore - lungo lo sua ricerca espressiva. Coscienza e lucidità dunque di un originale linguaggio arrivato alla sua più alta dimensione.
È indubbiamente l'espressione di un maestro. L'opera di un maestro che vede nei sentimenti un atto di universalità. Viviamo con lui questo rito senza parole. Avviciniamoci alla visionarietà dei suoi dipinti. Tutto sembra rivelarci lo sensazione del mistero. Il mare e il cielo, le isole e gli scogli, l'immensità degli spazi e quell'enigmatico astro sul fondo: tutto si dirama in presenze fantastiche. È la visione dì un magicien o un poeta che comunica per mezzo di sortilegi. Tutto è avvolto da "un tempo senza tempo", dai battiti di una continua resurrezione degli elementi. La luce - con le sue sensibilissime vibrazioni pigmentali di misteriosi azzurri, celesti, rosa, bianchi, di una metafisica bellezza - si trasforma d'improvviso in una poesia dell'infinito. Diventa musica e silenzio, oracolo e favola, canto e sacralità. È come trovarsi in una dimensione sconosciuta: il punto d'incontro fra il visibile e l'invisibile.
Fra i valori umani ed estetici di Palamara ho parlato all'inizio di quello della suo esistenzialità. La verifica ci viene infatti dalle sue famous performances. È un'altra dimensione della sua personalità. Giornali, riviste, radio, televisione - attraverso diverse interviste in Europa e U.S.A. - ne hanno documentato l'originalità. Voglio qui ricordare lo sua partecipazione alla Biennale di Venezia del 1976. E le performance degli "Scogli promessi" (Pietra Lunga e Pietra Menalda) uniti simbolicamente "in matrimonio" nelle Isole Eolie - nel 1981 - durante lo "Festa del mare" (creata da lui e ripetuta da allo ra ogni estate). Ricordo anche lo sua azione del 1984 a New York City (alla Plexus Gallery) dove ha ricreato - dove ha fatto scoprire agli Americani il "Mito delle Isole", il "Marriage of the Islands", messaggeri di una palpitante verità umana: "Il matrimonio" è un messaggio simbolico di amore e di pace. "Poiché quando gli uomini persero miti e immaginazioni, solo l'artista attuò piani per recuperarli". Non dimentico lo sua mostra di pittura - sempre a New York - nel settembre '84 - al National Arts Club nelle Gregg Galleries. Per un artista - per un personaggio - come Palamara sembra che la vita non abbia fine. È come se lui avesse intuito il segreto dell'immortalità.
Pedro Fiori
Milano, gennaio 1985
Palamara non sviscera filosofie destinate a cadere alla luce di nuove scoperte scientifiche. Egli si muove nell'assoluto dello spazio-tempo, dove la sua Isola non è incompatibile con l'anti-isola, dove soprattutto il "non sappiamo" no ha senso.
Rodolfo Bonifacio
Ordinario di fisica all'Università di Milano
In permanenza:
Galleria Lazzaro by Corsi - Milano.
Galleria 5. Giorgio - Portofino.
Galleria Astrolabio - Messina.
Studio:
Via Fiordalisi, 4 - 20146 Milano
Tel. cellulare: 3396052923
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