Il carciofo alla giuria (2015) 미술작품 Federico Pisciotta

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  • 원작 (One Of A Kind) 미술작품, 캔버스의 기름
  • 치수 높이 45.7in, 폭 31.9in
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  • 카테고리 회화 {가격} 이하 팝아트 일상 생활
Molto spesso il titolo di un’opera è più che determinante, se non fondamentale. L’osservatore è di fronte alla rappresentazione degli ingredienti allo stato puro, integri della loro innaturale ed apparente bellezza “rifatta” da legali mistificazioni e manipolazioni in genere. Tuttavia resta quella peculiarità estetica che da sempre ha ispirato[...]
Molto spesso il titolo di un’opera è più che determinante, se non fondamentale.
L’osservatore è di fronte alla rappresentazione degli ingredienti allo stato puro, integri della loro innaturale ed apparente bellezza “rifatta” da legali mistificazioni e manipolazioni in genere. Tuttavia resta quella peculiarità estetica che da sempre ha ispirato eloquenti trasfigurazioni e sacre allegorie, dall’incarnazione della mitologica Cynara alla passione di Cristo o ancora all’Ode al carciofo di Pablo Neruda.
L’opera presentata allude ironicamente alla versione virtuale di quello che sarà il misterioso artefatto impiattato. Il videoplayer in stand-by inganna la raffigurazione pittorica lasciando spazio all’immaginazione.
L’enigmatica ricetta con finale a sorpresa è occultata dall’incombente iconografia informatica che sottolinea le ossessive abitudini della società postmoderna.

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Federico Pisciotta è un artista italiano contemporaneo nato a Roma nel 1975. Iniziato alla pittura nei primi anni Ottanta sotto la guida del M° Gino Righetto e Giorgio Vespaziani. Nel 1987 si trasferisce alla[...]

Federico Pisciotta è un artista italiano contemporaneo nato a Roma nel 1975. Iniziato alla pittura nei primi anni Ottanta sotto la guida del M° Gino Righetto e Giorgio Vespaziani. Nel 1987 si trasferisce alla Scuola d'Arte del M° Roberto Ascolese che segue fino ai primi anni Novanta. Nel 1993 si diploma presso il VI Liceo Artistico Statale di Roma e nel 1997 in Pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Roma, con Nunzio Solendo e Sandro Trotti. 

In seguito allo studio e all’approfondimento delle tecniche pittoriche, guardando alla figurazione dei Maestri del passato, realizza una lunga serie di opere che segnano un momento fondamentale e molto caro all'artista, legato alla memoria della Metafisica dechirichiana.  

Nel 2000 inaugura la sua prima personale a Roma. La rivisitazione del pop americano, tra Oldenburg e Thiebaud, catalizzata da un connubio di materiali plastici, lo porta inevitabilmente a sperimentare la scultura.  

Dal 2001 collabora con la Galleria Forum Interart a Roma. 

Più tardi avvia la complessa ricerca che traccia la fase “esistenzialista” inaugurata con la personale “Ænigma” nel 2003. Una nuova sequenza di “Composizioni” e insolite prospettive caratterizzate dalla frequente riproposizione di alcuni oggetti simbolici legati all’artista. 

Dal 2004 collabora con la Galleria Simmi a Roma. 

Nel 2005 con “Operaplastica”, nuovi elementi esaltano, attraverso fluttuanti masse di colore, la materia che li compone: la plastica. Seguono le raffinate versioni degli “Scacchi” e, successivamente, l’utilizzo di rame, acciaio, alluminio e cemento armato, nella serie degli “Autoritratti” presentati nel 2007 in “Antologia Plastica”, suggeriscono un approdo più intimistico, ispirato all’esplorazione dei “sentieri dell’anima” e alla ricerca di un linguaggio capace di trasmettere le profonde inquietudini. 

Dopo alcuni anni di insegnamento, si trasferisce a Fara in Sabina e si dedica esclusivamente alla pittura. 

Partendo dagli ultimi studi compositivi, scopre per caso l'ultima generazione dei videogames. Si inaugura l'ultimo progetto che viene presentato al DomagkAteliers di Monaco di Baviera nel 2014 in occasione di una mostra collettiva. Una personale rivisitazione della pittura, supportata da interazioni multimediali che richiamano l'ossessiva presenza dell'iconografia informatica. I soggetti messi in scena sono tratti dai più noti videogame player, alcuni creati attraverso l’ibridazione tra personaggi di matrice storica e virtuale, poi inseriti in un contesto assolutamente estraneo alla narrazione videoludica ma facilmente riconducibile alle nostre abitudini post-sociali. I suoi videoplayer in plexiglass, retroilluminati a led, stravolgono l’equilibrio della pittura creando uno spazio di transizione dell'immagine che sottolinea la precarietà e le illusioni della società postmoderna. 

La produzione più recente, incentrata sulla ricerca di una nuova figurazione, indaga la realtà virtuale mettendo in evidenza il narcisismo generazionale contemporaneo.



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