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Christopher David Moore

Back to list Added Jan 2, 2014

Perché dipingere la frutta?

Domanda: “Perché dipingere la frutta?”
Risposta: “Per...

Trovare l’infinto e l’eterno nello spazio tra gli oggetti quotidiani.
Cercare nei dettagli l’essenza del mistero della creazione universale.
Sintonizzarsi all’oggetto dell’osservazione per trascendere l’ordinario.”


Avere o essere?

Se guardiamo il mondo intorno a noi possiamo osservare ovunque i segni della prepotenza della scelta per l‘avere’: la frenesia, l’avidità, la mania di consumare, e le conseguenze disastrose per la nostra vita e per il pianeta.
Possiamo constatare egualmente la poca importanza data all‘essere’; - la mancata consapevolezza di chi siamo realmente, e la mancanza di responsibilità per quantity riguarda la portata delle nostre azioni.
Il punto focale è l’accumulo materiale come scudo contro un futuro intangibile e ombroso, invece dell’abbandono all‘istante’ dell’ esperienza che è l’unica realtà a noi concretamente percepibile.

Le chiavi della porta che ci condurrà all‘istante’ sono il silenzio, il distacco, e il contatto con la natura; quella che è in noi e quella che ci circonda. Tessuta nel mondo, tra le piccole cose che restano immutate dalle preoccupazioni e dagli interessi della frenetica quotidianità, esiste una pace che richiama uno spazio senza tempo dentro di noi, ed è il contatto con esso che ci permetterà di camminare senza paure e senza rimpianti; di essere veramente noi stessi e di apprezzare l’unica cosa che possediamo realmente - la vita.

Preferisco fissare il vuoto piuttosto che guardare la televisione, perché il vuoto appartiene all’infinto ed è senza confini, mentre l’immagine sullo schermo è necessariamente limitata e costruita. Il vuoto si adorna della natura e del paesaggio, che sono i frutti delle forze creative dell’universo, e trascendono il breve ciclo vitale del corpo umano. Il paesaggio può essere vasto e maestoso, come le montagne e il mare, o anche molto piccolo e contenuto, e siccome nell’infinito le dimensioni non contano, anche un semplice cesto di frutta può diventare una finestra sulla silente infinità, proprio lì sul tavolo di casa nostra; un invito a meditare, a fare una pausa da noi stessi e a fonderci con l’universo che sta anche tra le più piccole cose.

A 28 anni ho iniziato a dipingere, e dipingevo spesso la frutta perché era facilmente a portata di mano e aveva una diversità di forme, colori e superfici che mi serviva come addestramento. Ma gradualmente mi sono affezionato sempre di più alla frutta come soggetto, e ho cominciato a pensare che lì davanti a me non c’era solo un cesto di frutta, ma un piccolo universo, un qualcosa che mi portava ad una comunione con lo stesso luogo senza tempo che trovavo dentro di me.

Ottobre 2018

Artmajeur

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