Lost Keys (2024) Pittura da Paolo Cantù Gentili

Paolo Cantù – "Lost Keys" C’è un rigore compositivo e al tempo stesso un senso di mistero nelle opere di Paolo Cantù, un equilibrio perfetto tra astrazione e racconto simbolico. Lost Keys non è solo una composizione geometrica, ma una scena congelata nel tempo, un enigma visivo che lascia lo spettatore in sospeso tra realtà e metafora. Lo sfondo è un blu intenso, vibrante, lavorato con una gestualità densa e materica che conferisce profondità allo spazio pittorico. È il colore della notte, dell’inconscio, ma anche del sacro. Su questa superficie si stagliano cinque forme rettangolari, quasi frammenti di qualcosa di più grande, oggetti logorati dal tempo e dal vissuto. Le tonalità di grigio e nero, con segni irregolari e colature, evocano legni consumati dall’acqua o superfici erose dal passaggio degli anni. È il concetto di traccia, di memoria, che ritorna. E poi c’è quel giallo, quella sagoma centrale che domina la composizione con la sua potenza luminosa. Semplice nella forma, immediata nella sua presenza, sembra quasi un feticcio contemporaneo, un oggetto quotidiano trasfigurato in icona. Il titolo Lost Keys suggerisce un senso di perdita e ricerca: è la chiave che manca, che si è smarrita nel flusso del tempo, o è il simbolo di una conoscenza che va ritrovata? L’arte di Cantù ha sempre un doppio registro: da un lato, un impianto visivo solido, con colori netti e forme decise; dall’altro, una stratificazione di significati che va oltre la pura estetica. Qui l’ordine apparente nasconde un disordine sottostante, una tensione tra controllo e caos, tra costruzione e dissolvimento. Il suo lavoro si nutre della lezione dell’astrazione moderna, ma la reinterpreta con una sensibilità contemporanea, evitando ogni freddezza concettuale. Lost Keys è un’opera che chiede di essere decifrata, che suggerisce senza mai imporre una risposta definitiva. E, in questo, si inserisce perfettamente nel percorso di ricerca dell’artista: un’indagine continua sulla percezione, sulla memoria, sull’essenza stessa delle cose.

Paolo Cantù – "Lost Keys" There is a compositional rigor and at the same time a sense of mystery in the works of Paolo Cantù, a perfect balance between abstraction and symbolic storytelling. Lost Keys is not just a geometric composition, but a scene frozen in time, a visual enigma that leaves the viewer suspended between reality and metaphor. The background is an intense, vibrant blue, worked with a dense and material gesture that gives depth to the pictorial space. It is the color of the night, of the unconscious, but also of the sacred. On this surface stand out five rectangular shapes, almost fragments of something larger, objects worn by time and experience. The shades of gray and black, with irregular signs and drips, evoke wood consumed by water or surfaces eroded by the passage of the years. It is the concept of trace, of memory, that returns. And then there is that yellow, that central shape that dominates the composition with its luminous power. Simple in form, immediate in its presence, it almost seems like a contemporary fetish, an everyday object transfigured into an icon. The title Lost Keys suggests a sense of loss and search: is it the key that is missing, that has been lost in the flow of time, or is it the symbol of knowledge that must be rediscovered? Cantù’s art always has a double register: on the one hand, a solid visual system, with clear colors and decisive shapes; on the other, a stratification of meanings that goes beyond pure aesthetics. Here the apparent order hides an underlying disorder, a tension between control and chaos, between construction and dissolution. His work is nourished by the lesson of modern abstraction, but reinterprets it with a contemporary sensitivity, avoiding any conceptual coldness. Lost Keys is a work that asks to be deciphered, that suggests without ever imposing a definitive answer. And, in this, it fits perfectly into the artist’s research path: a continuous investigation into perception, memory, the very essence of things.