La donna scheletro (XIII) (2023) Peinture par Paola Geranio

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Aveva fatto qualcosa che suo padre aveva disapprovato, sebbene nessuno più rammentasse cosa. Il padre l’aveva trascinata sulla scogliera e gettata in mare. I pesci ne mangiarono la carne e le strapparono gli occhi. Sul fondo del mare, il suo scheletro era voltato e rivoltato dalle correnti. Un giorno arrivò in quella baia, dove un tempo andavano in[...]
Aveva fatto qualcosa che suo padre aveva disapprovato, sebbene nessuno più rammentasse cosa. Il padre l’aveva trascinata sulla scogliera e gettata in mare. I pesci ne mangiarono la carne e le strapparono gli occhi. Sul fondo del mare, il suo scheletro era voltato e rivoltato dalle correnti. Un giorno arrivò in quella baia, dove un tempo andavano in tanti, un pescatore. L’amo del pescatore scese nell’acqua e si impigliò nelle costole della Donna Scheletro. Pensò il pescatore: “Ne ho preso uno proprio grosso!” Intanto pensava a quanta gente quel grosso pesce avrebbe potuto nutrire, a quanto sarebbe durato, per quanto tempo avrebbe potuto restarsene a casa tranquillo. E mentre stava cercando di tirare su quel gran peso attaccato all’amo, il mare prese a ribollire, perché colei che stava sotto stava cercando di liberarsi. Ma più lottava e più restava impigliata. Inesorabilmente veniva trascinata verso la superficie, con le costole agganciate all’amo. Il pescatore si era girato per raccogliere la rete e non vide la testa calva affiorare dalle onde, non vide le piccole creature di corallo che guardavano dalle orbite del teschio, non vide i crostacei sui vecchi denti d’avorio. Quando si volse, l’intero corpo era salito in superficie e pendeva dalla punta del kayak. “Ah!”, urlò l’uomo, e il cuore gli cadde fino alle ginocchia, gli occhi per il terrore si nascosero in fondo alla testa, e le orecchie diventarono rosso fuoco. La gettò giù dalla prua con il remo, e prese a remare come un demonio verso la riva. Non rendendosi conto che era aggrovigliata nella lenza, era sempre più terrorizzato perché essa pareva stare in piedi e seguirlo a riva. Per quanto andasse a zig zag restava lì dietro ritta in piedi e il suo respiro rovesciava sulle acque nuvole di vapore, e le braccia si lanciavano in acqua come per afferrarlo. Alla fine l’uomo raggiunse il suo igloo, si lanciò nella galleria, e a quattro zampe penetrò all’interno. Ansimando e singhiozzando giacque nell’oscurità, con il cuore che batteva come un tamburo. Finalmente al sicuro. Ma quando accese la lampada all’olio di balena, eccola, lei era lì, ed egli cadde sul pavimento di neve con un tallone sulla sua spalla, un piede sul suo gomito. Non seppe poi dire come fu, forse la luce del fuoco ne ammorbidiva i lineamenti, o forse perché era un uomo solo. Fatto sta che sentì nascere come un sentimento di tenerezza, e lentamente allungò le mani sudicie e prese a liberarla dalla lenza. “Ecco, ecco”, prima liberò le dita dei piedi, poi le caviglie. E continuò nella notte, e la coprì di pellicce per tenerla al caldo. Cercò la pietra focaia e accese il fuoco. Lei non diceva una parola – non osava – perché altrimenti quel cacciatore l’avrebbe presa e gettata agli scogli. All’uomo venne sonno, scivolò sotto le pelli e cominciò ben presto a sognare. Talvolta, durante il sonno, una lacrima scivola giù dall’occhio di chi sogna, quando c’è un sogno di tristezza o di struggimento. E questo accadde all’uomo. La Dona Scheletro vide la lacrima brillare nella luce del fuoco, e d’improvviso sentì un’immensa sete. Si trascinò accanto all’uomo addormentato e posò la bocca su quella lacrima. Quell’unica lacrima era come un fiume, e lei bevve e bevve finchè la sua sete di anni non fu placata. Frugò nell’uomo addormentato e gli prese il cuore, il tamburo possente. Si mise a sedere e si mise a picchiare sui due lati del cuore. Mentre suonava si mise a cantare: “Carne, carne, carne!”. E più cantava più si ricopriva di carne. Cantò per i capelli e per buoni occhi e per mani piene. Cantò la linea tra le gambe, e il seno, abbastanza grande da trovarvi calore, e tutte le cose di cui una donna ha bisogno. E poi cantò i vestiti, che si togliessero dal dormiente, e scivolò nel letto con lui, pelle a pelle. Rimise il suo cuore nel suo corpo, e così si risvegliarono stretti uno nelle braccia dell’altra, aggrovigliati dalla loro notte, in un altro mondo, bello e duraturo.

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Paola Geranio est une peintre italienne contemporaine. Elle se lance dans un voyage continu d'exploration picturale, marqué par un dévouement à la fois aux techniques traditionnelles[...]

Paola Geranio est une peintre italienne contemporaine. Elle se lance dans un voyage continu d'exploration picturale, marqué par un dévouement à la fois aux techniques traditionnelles et au paysage en constante évolution de l'innovation artistique. Son récit artistique est profondément introspectif, tissant le récit d’une odyssée intérieure à la recherche d’une connexion profonde avec soi.

Le point central du travail de Geranio tourne autour du visage humain, un motif qui passe de la chair et du sang à une obsession reflétée dans les détails complexes et les regards lointains de ses peintures. Plongeant dans les plis et les jeux de couleurs vibrants, elle utilise ses outils artistiques pour faciliter une expérience méditative, devenant progressivement plus intime au fil du temps.

Son attention méticuleuse aux détails sert un objectif introspectif, élevant le sujet vers un voyage interne. Les visages et la chair apparaissent comme des thèmes constants dans sa recherche artistique, et elle navigue dans la relation forte entre la chair et la sphère liquide et primordiale des pulsions. Cette exploration s'inscrit dans un domaine dynamique entre le onirique et l'objectif, où le personnage, tel un funambule, s'efforce de maintenir un équilibre délicat.

Les coups de pinceau confiants et matériels de Geranio, associés à une utilisation judicieuse des couleurs faisant référence à la réalité, positionnent son travail à la frontière entre le figuratif et le décoratif. Un pourcentage d'abstraction trouve souvent sa place dans les arrière-plans et dans son expérimentation de la couleur sur de vastes surfaces. La curiosité de l'artiste pour les attitudes humaines, l'ésotérisme et l'alchimie enrichit ses recherches, permettant la convergence de multiples thèmes dans un dialogue surréaliste.

Dans les peintures de Geranio émergent des guerriers contemporains, incarnant des souvenirs et des expériences. Les gestes humains dessinent des lignes et des traits qui capturent des moments d'intimité volés et partagés. Son travail résonne avec une sphère solitaire liée à la mémoire collective, où l'essence des aspirations du corps fait surface à travers la texture d'un tapis ou l'intensité d'une couleur, dévoilant des histoires entières à explorer. L'art de Paola Geranio transcende les frontières traditionnelles, invitant les spectateurs dans un royaume où l'introspection et la narration visuelle convergent dans une tapisserie riche et nuancée.

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