Ho sempre avuto l'idea ossessiva di realizzare opere d'arte che avessero una bellezza intrinseca, un fascino connaturato alla propria essenza, un nobile garbo congenito... opere capaci di esprimere una bellezza primigenia nella loro essenza profonda prima ancora che nel lavoro dell'artista.
E solo nella natura ho trovato la beltà atavica che cercavo.
Nel legno ritrovo un'armonia di inspiegabile profondità ancestrale. Sulle sue venature, come su enigmatici pentagrammi, suona la sinfonia di una bellezza primitiva, profonda, misteriosa... una musica capace di far vibrare inspiegabilmente le corde dell'anima.
E allora io realizzo le mie opere solo con il legno. Legni perlopiù antichi, vissuti per secoli, tavole dalla pelle rugosa che hanno prestato la loro opera in vecchi solai, o come antiche imposte di finestre, o come gradini in scale secolari o in chissà cos'altro.
Su quelle rughe, su quelle vite vissute per secoli al lavoro, sui pentagrammi mistici di quelle venature, compongo le mie opere e suono la mia arte.
E così le mie opere vivono nel tempo dentro il legno. Cangiano il colore, le sfumature, i riflessi… non solo con il tempo, ma anche con le stagioni, il caldo e il freddo, l’umidità, il sole e la pioggia e si mostrano sempre diverse a chi le guarda.
Ogni opera accompagna il suo proprietario per tutta la vita. E poi segue la sua discendenza per molte generazioni. Sempre splendida, sempre affascinante, sempre evocativa, ogni giorno un po' più bella.
Diventa più calda, più garbata e più 'rotonda' con il passare degli anni perché assorbe l’atmosfera dell’ambiente che la ospita e le emozioni e l’anima dei proprietari, le fa proprie, se ne tinge e ne risplende.