Tutte le opere di Luvit
Promenade dans la rêverie • 40 opere
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Queste opere, iniziate come una lunga passeggiata nell’immaginazione e nella riflessione durante il[...]
Queste opere, iniziate come una lunga passeggiata nell’immaginazione e nella riflessione durante il soggiorno dell’artista a Villeneuve, ridente borgo della Svizzera Francese, nella splendida cornice del lago Leman, sono state completate solo alla fine del 2004 e sono presentate per la prima volta in una mostra in Orbetello, ridente cittadina che come nei sogni anch’essa sembra cullarsi nella incantevole laguna che unisce l’entroterra al Monte Argentario, ove Luvit risiede.
L’elemento acqua e la poetica creativa stimolata da queste due perle naturali sembrano gemellare le due magnifiche cittadine.
Tutte le opere sono titolate in francese in omaggio alla radice creativa e presentate nella laguna del Monte Argentario ove si è completata la ricerca.
Luvit vuole ricordarci che viviamo in un mondo ove le sovrastrutture culturali ereditate come fondamenta dei valori, progressivamente si stanno trasformando sotto l’incalzare delle strategie che conducono l’ “homo consumens” verso l’inesauribile ed ormai irrinunciabile filosofia di vita costruita sull’avere, generando la scienza del male, della violenza, dello inumano,dell’isolamento, dell’emarginazione e della smodata ricchezza associata al suo potere e della fame endemica.
L’empatia si esaurisce progressivamente lasciando spazio a sistemi sempre più organizzati ove l’uomo diviene predatore accanito ma, contemporaneamente, preda indifesa.
Di fronte a questo mondo si può scoprire in se stessi l’Essere del pensiero liberandoci dell’inumanità, della negatività e quindi delle incombenze del reale.
Attraverso l’immaginazione, grazie alle sottigliezze della funzione dell’irreale, ritorneremo al mondo della sicurezza, al mondo dell’essere fiducioso, al mondo proprio della rêverie.
La rêverie è un fenomeno della solitudine, un fenomeno che ha origine nell’animo del “sognatore”. L’anima non vive ai ritmi del tempo ma trova riposo negli universi che la rêverie immagina. La capacità della rêverie è di mettersi a contatto con l’ Universo.
In ogni presa di coscienza vi è crescita dell’Essere, un aumento di Luce, una Rinascita.
La pittura è una forma di scrittura. La rêverie esiste già di fronte ad una tela bianca. Il pennello è un organo del cervello: segni e colori si compongono e si ordinano sottratti alle emozioni della rêverie. Nella nostra rêverie si forma un mondo che è il nostro esclusivo mondo. Da questo mondo fantastico e sognato apprendiamo le possibilità del nostro essere in un universo che è il nostro. C’è del futurismo in ogni universo sognato.
Joé Bousquet ha scritto: « Dans un monde qui naît de lui, l’homme peut tout devenir »
La rêverie a differenza del sogno (rêve) non si racconta. Per comunicarla bisogna scriverla ed il pennello è una penna adatta. Il suo cogito che sogna ha immediatamente il suo cogitatum di cui il dipinto diviene rappresentazione e stimolo universale.
La rêverie ci aiuta ad abitare il mondo, a comprendere l’infelicità del reale, a capire l’uomo nel suo intimo sempre più tormentato. Elda Vitale
Tutte queste opere sono serigrafate su tela con vernici a smalto mediante tecnologia computerizzata e serializzate in 24 esemplari firmati e numerati con numeri romani sa I a XXIV con formato di cm. 100x100 e 96 con formato di cm. 60x60,
Tutte sono firmate con firma autografa Luvit sul dipinto e Lucio Vitale sul retro di ogni tela.
Ogni opera è corredata da un certificato di autenticità in cui è riportata la tiratura, il numero dell’esemplare a cui si riferisce, l’anno di produzione e il numero di archiviazione.
L’elemento acqua e la poetica creativa stimolata da queste due perle naturali sembrano gemellare le due magnifiche cittadine.
Tutte le opere sono titolate in francese in omaggio alla radice creativa e presentate nella laguna del Monte Argentario ove si è completata la ricerca.
Luvit vuole ricordarci che viviamo in un mondo ove le sovrastrutture culturali ereditate come fondamenta dei valori, progressivamente si stanno trasformando sotto l’incalzare delle strategie che conducono l’ “homo consumens” verso l’inesauribile ed ormai irrinunciabile filosofia di vita costruita sull’avere, generando la scienza del male, della violenza, dello inumano,dell’isolamento, dell’emarginazione e della smodata ricchezza associata al suo potere e della fame endemica.
L’empatia si esaurisce progressivamente lasciando spazio a sistemi sempre più organizzati ove l’uomo diviene predatore accanito ma, contemporaneamente, preda indifesa.
Di fronte a questo mondo si può scoprire in se stessi l’Essere del pensiero liberandoci dell’inumanità, della negatività e quindi delle incombenze del reale.
Attraverso l’immaginazione, grazie alle sottigliezze della funzione dell’irreale, ritorneremo al mondo della sicurezza, al mondo dell’essere fiducioso, al mondo proprio della rêverie.
La rêverie è un fenomeno della solitudine, un fenomeno che ha origine nell’animo del “sognatore”. L’anima non vive ai ritmi del tempo ma trova riposo negli universi che la rêverie immagina. La capacità della rêverie è di mettersi a contatto con l’ Universo.
In ogni presa di coscienza vi è crescita dell’Essere, un aumento di Luce, una Rinascita.
La pittura è una forma di scrittura. La rêverie esiste già di fronte ad una tela bianca. Il pennello è un organo del cervello: segni e colori si compongono e si ordinano sottratti alle emozioni della rêverie. Nella nostra rêverie si forma un mondo che è il nostro esclusivo mondo. Da questo mondo fantastico e sognato apprendiamo le possibilità del nostro essere in un universo che è il nostro. C’è del futurismo in ogni universo sognato.
Joé Bousquet ha scritto: « Dans un monde qui naît de lui, l’homme peut tout devenir »
La rêverie a differenza del sogno (rêve) non si racconta. Per comunicarla bisogna scriverla ed il pennello è una penna adatta. Il suo cogito che sogna ha immediatamente il suo cogitatum di cui il dipinto diviene rappresentazione e stimolo universale.
La rêverie ci aiuta ad abitare il mondo, a comprendere l’infelicità del reale, a capire l’uomo nel suo intimo sempre più tormentato. Elda Vitale
Tutte queste opere sono serigrafate su tela con vernici a smalto mediante tecnologia computerizzata e serializzate in 24 esemplari firmati e numerati con numeri romani sa I a XXIV con formato di cm. 100x100 e 96 con formato di cm. 60x60,
Tutte sono firmate con firma autografa Luvit sul dipinto e Lucio Vitale sul retro di ogni tela.
Ogni opera è corredata da un certificato di autenticità in cui è riportata la tiratura, il numero dell’esemplare a cui si riferisce, l’anno di produzione e il numero di archiviazione.
Digressioni geometriche • 25 opere
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Digressioni geometriche ovvero spazialità dell’inconscio
Il timore di penetrare il nostro inconscio,[...]
Digressioni geometriche ovvero spazialità dell’inconscio
Il timore di penetrare il nostro inconscio, di svelarlo e di conoscere ciò che percepiamo e sentiamo aldilà delle schermature quotidiane ci porta spesso ad ignorare la possibilità che l’”homo consumens” ha per affrontare e risolvere i disagi e le ansie d’una vita che si sviluppa in una società che impone anche i consumi delle emozioni, spesso ossessivi, limitando lo spazio indispensabile e necessario per riscoprire quel linguaggio autentico, seppur silenzioso, proprio dell’intelligenza emozionale e dell’inconscio.
Il disegno o la pittura divengono simboli che possono raccontare o svelare questo linguaggio muto; è sufficiente imparare ad interpretare questi codici che noi stessi produciamo, anche se si presentano in forma analogica, ma non per questo meno reale, per scoprire il nostro autentico ruolo verso noi stessi e verso il mondo che ci circonda.
Le digressioni geometriche, deviazioni dal tema principale del discorso, si propongono di creare un clima d’attesa per approfondire il quadro storico in cui l’azione è collocata e d’introdurre quella riflessione che poi ci condurrà all’interpretazione del linguaggio inconscio e quindi alla conoscenza dell’ Io profondo.
Ci sono persone che prediligono le forme geometriche per il prevalere della parte razionale della loro mente. In neurofisiologia si attribuisce questa predilezione ad una maggiore prevalenza dell’emisfero cerebrale sinistro, per cui la riproduzione di cubi, cerchi, quadrati e di altre forme geometriche oltre ad una prima lettura ove emerge l’esigenza di riorganizzare l’esistenza, di trovare il perché ed esprimere certezze sul piano logico, ci offre la possibilità di leggere in modo più approfondito, quindi scavare nell’inconscio, queste rappresentazioni nutrite da segni e cromatismi che ci rappresentano profondamente.
La scienza grafologica offre un prezioso contributo interpretativo ai segni ed alle figure geometriche, dal cerchio che è il simbolo della femminilità e dell’accoglienza, quindi della disponibilità alla socializzazione, al cono che pur accogliendo il cerchio ma terminando con una punta denota conflittualità ed aggressività nelle relazioni sociali pur predisponendosi positivamente per cui si riflette il disagio esistenziale tra disponibilità al dialogo e paura degli interlocutori, al cubo che denota chiusura ermetica del sé, quasi una schermatura col mondo circostante; risulta estremamente interessante come la grafologia possa svelarci, analizzando le infinite forme che possiamo dare al nostro segno geometrico, ciò che il nostro inconscio vive nel momento in cui si produce la rappresentazione, aldilà di tutte le sovrastrutture culturali che dominano e determinano le nostre certezze o quelle posizioni che riteniamo tali.
Le costruzioni spaziali ove intervengono una molteplicità di figure ed altri elementi costitutivi del quadro d’assieme, quali i cromatismi, offrono all’indagine conoscitiva quel contributo che i colori rappresentano con il loro fondamentale linguaggio simbolico.
Le digressioni geometriche rappresentano l’uomo e le società occidentali trasformati in sistemi chiusi come prodotto della cultura ipertecnologico-scientifica che ha sostituito il concetto del Trascendente che per secoli ha asservito l’Umanità, con la tecnica della quale l’Uomo non può più fare a meno a tal punto che si è schierato progressivamente al suo servizio.
Bacone affermava “Scientia est potentia” ed oggi il potere risiede nella competenza che è la qualità essenziale perché si possa parlare di scienza e conseguentemente di applicazione tecnica che è diventato il nostro ambiente ove ci racchiudiamo per godere della sua efficienza e funzionalità fino a produrre deliri di onnipotenza che hanno messo a rischio la nostra stessa esistenza assieme alla nostra madre Terra.
Sistemi chiusi, autoreferenziali, costretti a coesistere e relazionare con altri sistemi, tutti privatisi dell’empatia a favore dell’acquisto di potere finalizzato al proprio sistema prevalentemente mimetizzato nella speculazione dialettica di valori che appartengono alla storia dell’uomo e non più riferimento comportamentale.
Valori come l’affettività, la tenerezza, la coesione della microcellula ovvero del nucleo familiare, la disponibilità al sociale, ancora sono presenti anche se in corso di graduale ma costante trasformazione in quanto inseriti nel grande palcoscenico mediatico ove le retoriche antiche sono sostituite da copioni della rappresentazione teatrale che si sta impadronendo di noi, soffocando la nostra spontaneità ed imponendo modelli di identificazione standardizzanti per sostituire quelle certezze nutrimento di un Io sempre più declassato a prodotto predabile.
Ma anche disvalori come l’aggressività in sostituzione del dialogo, la spersonalizzazione progressiva che produce ingigantimento dell’egocentrismo, il timore crescente del giudizio senza volto ma pressante come conseguenza della diminuente fiducia in se stessi, i silenzi come piattaforma del dialogo, la nevrotica ricerca di felicità effimera, analgesico dell’ansia crescente, sono presenti e si affacciano minacciosi sul futuro dell’Uomo.
Una prigione impercepibile ma percepita, senza spazio e tempo, soffocante come un gas nervino, sta fagocitando una specie vivente che ha sostituito la perdita degli istinti con la presunzione delle sovrastrutture culturali.
L’evoluzione dell’uomo ha attraversato tante ere, oggi viviamo nell’era della depressione, della dissociazione mentale, della disidentità………..Come sarà il domani!
Tutte queste opere sono serigrafate su tela con vernici a smalto mediante tecnologia computerizzata e serializzate in 24 esemplari firmati e numerati con numeri romani da I a XXIV con formato di cm. 100x100 e 96 con formato di cm. 60x60,
Tutte sono firmate con firma autografa Luvit sul dipinto e Lucio Vitale sul retro di ogni tela.
Ogni opera è corredata da un certificato di autenticità in cui è riportata la tiratura, il numero dell’esemplare a cui si riferisce, l’anno di produzione e il numero di archiviazione.
Il timore di penetrare il nostro inconscio, di svelarlo e di conoscere ciò che percepiamo e sentiamo aldilà delle schermature quotidiane ci porta spesso ad ignorare la possibilità che l’”homo consumens” ha per affrontare e risolvere i disagi e le ansie d’una vita che si sviluppa in una società che impone anche i consumi delle emozioni, spesso ossessivi, limitando lo spazio indispensabile e necessario per riscoprire quel linguaggio autentico, seppur silenzioso, proprio dell’intelligenza emozionale e dell’inconscio.
Il disegno o la pittura divengono simboli che possono raccontare o svelare questo linguaggio muto; è sufficiente imparare ad interpretare questi codici che noi stessi produciamo, anche se si presentano in forma analogica, ma non per questo meno reale, per scoprire il nostro autentico ruolo verso noi stessi e verso il mondo che ci circonda.
Le digressioni geometriche, deviazioni dal tema principale del discorso, si propongono di creare un clima d’attesa per approfondire il quadro storico in cui l’azione è collocata e d’introdurre quella riflessione che poi ci condurrà all’interpretazione del linguaggio inconscio e quindi alla conoscenza dell’ Io profondo.
Ci sono persone che prediligono le forme geometriche per il prevalere della parte razionale della loro mente. In neurofisiologia si attribuisce questa predilezione ad una maggiore prevalenza dell’emisfero cerebrale sinistro, per cui la riproduzione di cubi, cerchi, quadrati e di altre forme geometriche oltre ad una prima lettura ove emerge l’esigenza di riorganizzare l’esistenza, di trovare il perché ed esprimere certezze sul piano logico, ci offre la possibilità di leggere in modo più approfondito, quindi scavare nell’inconscio, queste rappresentazioni nutrite da segni e cromatismi che ci rappresentano profondamente.
La scienza grafologica offre un prezioso contributo interpretativo ai segni ed alle figure geometriche, dal cerchio che è il simbolo della femminilità e dell’accoglienza, quindi della disponibilità alla socializzazione, al cono che pur accogliendo il cerchio ma terminando con una punta denota conflittualità ed aggressività nelle relazioni sociali pur predisponendosi positivamente per cui si riflette il disagio esistenziale tra disponibilità al dialogo e paura degli interlocutori, al cubo che denota chiusura ermetica del sé, quasi una schermatura col mondo circostante; risulta estremamente interessante come la grafologia possa svelarci, analizzando le infinite forme che possiamo dare al nostro segno geometrico, ciò che il nostro inconscio vive nel momento in cui si produce la rappresentazione, aldilà di tutte le sovrastrutture culturali che dominano e determinano le nostre certezze o quelle posizioni che riteniamo tali.
Le costruzioni spaziali ove intervengono una molteplicità di figure ed altri elementi costitutivi del quadro d’assieme, quali i cromatismi, offrono all’indagine conoscitiva quel contributo che i colori rappresentano con il loro fondamentale linguaggio simbolico.
Le digressioni geometriche rappresentano l’uomo e le società occidentali trasformati in sistemi chiusi come prodotto della cultura ipertecnologico-scientifica che ha sostituito il concetto del Trascendente che per secoli ha asservito l’Umanità, con la tecnica della quale l’Uomo non può più fare a meno a tal punto che si è schierato progressivamente al suo servizio.
Bacone affermava “Scientia est potentia” ed oggi il potere risiede nella competenza che è la qualità essenziale perché si possa parlare di scienza e conseguentemente di applicazione tecnica che è diventato il nostro ambiente ove ci racchiudiamo per godere della sua efficienza e funzionalità fino a produrre deliri di onnipotenza che hanno messo a rischio la nostra stessa esistenza assieme alla nostra madre Terra.
Sistemi chiusi, autoreferenziali, costretti a coesistere e relazionare con altri sistemi, tutti privatisi dell’empatia a favore dell’acquisto di potere finalizzato al proprio sistema prevalentemente mimetizzato nella speculazione dialettica di valori che appartengono alla storia dell’uomo e non più riferimento comportamentale.
Valori come l’affettività, la tenerezza, la coesione della microcellula ovvero del nucleo familiare, la disponibilità al sociale, ancora sono presenti anche se in corso di graduale ma costante trasformazione in quanto inseriti nel grande palcoscenico mediatico ove le retoriche antiche sono sostituite da copioni della rappresentazione teatrale che si sta impadronendo di noi, soffocando la nostra spontaneità ed imponendo modelli di identificazione standardizzanti per sostituire quelle certezze nutrimento di un Io sempre più declassato a prodotto predabile.
Ma anche disvalori come l’aggressività in sostituzione del dialogo, la spersonalizzazione progressiva che produce ingigantimento dell’egocentrismo, il timore crescente del giudizio senza volto ma pressante come conseguenza della diminuente fiducia in se stessi, i silenzi come piattaforma del dialogo, la nevrotica ricerca di felicità effimera, analgesico dell’ansia crescente, sono presenti e si affacciano minacciosi sul futuro dell’Uomo.
Una prigione impercepibile ma percepita, senza spazio e tempo, soffocante come un gas nervino, sta fagocitando una specie vivente che ha sostituito la perdita degli istinti con la presunzione delle sovrastrutture culturali.
L’evoluzione dell’uomo ha attraversato tante ere, oggi viviamo nell’era della depressione, della dissociazione mentale, della disidentità………..Come sarà il domani!
Tutte queste opere sono serigrafate su tela con vernici a smalto mediante tecnologia computerizzata e serializzate in 24 esemplari firmati e numerati con numeri romani da I a XXIV con formato di cm. 100x100 e 96 con formato di cm. 60x60,
Tutte sono firmate con firma autografa Luvit sul dipinto e Lucio Vitale sul retro di ogni tela.
Ogni opera è corredata da un certificato di autenticità in cui è riportata la tiratura, il numero dell’esemplare a cui si riferisce, l’anno di produzione e il numero di archiviazione.
Kλωνός (Cloni) • 19 opere
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L’uomo nel corso della sua esistenza si è sempre posto una serie di domande che nascono dalla sua capacità[...]
L’uomo nel corso della sua esistenza si è sempre posto una serie di domande che nascono dalla sua capacità di proiettarsi nel futuro attraversando la memoria storica e la coscienza del presente.
Dove andare e per che cosa vivere?
La verità è che noi stessi non sappiamo dare risposte. Ci illudiamo che la nostra esistenza poggi su pilastri solidi mentre ansia ed angosce c’invadono e c’inseguono come persecutori accaniti.
Per la maggior parte dell’umanità la via di fuga è sempre stata la religione, in tutte le sue forme istituzionali, più o meno complesse ed articolate, non come testimonianza di fede ma per sentirsi protetti e sottrarsi al dubbio della morte come atto finale della propria esistenza ed alle angosce che ne derivano.
Ecco nascere il dualismo corpo-anima: il corpo finisce, ma l’anima sarà eterna.
Nella cultura egizia i medici dell’anima erano i sacerdoti, in Grecia i filosofi che non parlavano in funzione di un’ispirazione divina, ma con l’autorità della ragione per cui l’uomo rimaneva mortale, mentre solo la divinità godeva dell’immortalità. Platone introdusse il concetto di anima per alleviare le pene del dubbio e creare l’alternativa per lo sviluppo spirituale dell’uomo.
Nella stessa ragione credevano i filosofi illuministi esaltando l’indipendenza dell’uomo sia in senso politico, sia nei confronti delle superstizioni e delle oppressioni di sovrastrutture culturali in cui ci si evolveva senza elaborare il giudizio critico.
Fu il Vecchio Testamento ad introdurre per primo il concetto di clone. L’uomo fu creato da Dio a Sua immagine e somiglianza. Poi, per una disubbidienza, fu condannato a morire, ma gli fu concessa la possibilità di salvare la sua anima e proiettarla nell’immortalità. Anche Eva fu creata da una costola di Adamo. Non ci dobbiamo stupire se Dolly è stata creata dalla cellula di un’altra pecora!
Finalmente filosofia e psicologia, due facce della stessa medaglia fino alle porte delle ultime generazioni, hanno assunto strade completamente diverse ed autonome.
La psicologia accademica ha assunto le dimensioni delle scienze naturali, il laboratorio è divenuto il terreno di coltura delle affermazioni abbandonando il concetto di anima, sempre più prerogativa dei rappresentanti dei culti.
La scienza e la progressiva conoscenza delle risposte che per moltissimi anni hanno dato corpo all’atto di fede, hanno gradualmente modificato l’atteggiamento dell’uomo occidentale sempre più convinto dal razionalismo dell’intelletto e dalla frenesia degli sviluppi della conoscenza scientifica a proiettarsi nelle fantasie ormai preconizzabili della longevità della vita o addirittura nell’immortalità quale conseguenza della clonazione. Non occorrerà più affidare il concetto d’immortalità all’anima, ma sarà possibile viverlo nel corpo.
Stiamo varcando la soglia di una nuova era? Sicuramente si, anche se la paura di cavalcare una nuova cultura che andrà progressivamente a demolire i fondamentali delle culture consolidate, farà ergere strenue difese.
Quello che ci spaventa è appunto l’incapacità di prevedere, cosa che non si pone la ricerca scientifica, come a suo tempo e nei suoi limiti dichiarava lo stesso Aristotele.
La clonazione modificherà inevitabilmente l’Uomo che sarà costretto a rivedere categorie culturali in cui si è introitato per migliaia d’anni e che ora la conoscenza scientifica ci dà la possibilità di superare. Oltrepassare i limiti non sarà mai un atto di presunzione ma un generatore d’ansie legate ai rischi immaginati a protezione delle stabilità culturali.
In questi lavori, si vuole condurre l’attenzione dell’osservatore sulle tematiche della clonazione, quale proiezione irrinunciabile dello sforzo mirato al superamento del concetto di morte: i riquadri ove sono inserite le immagini rappresentano ancora il limite culturale e bioetico riferito alla clonazione, mentre la ripetizione delle rappresentazioni rappresenta le proiezioni verso il sogno di sempre ormai percepibile e preconizzabile.
La scelta delle immagini o dei concetti da clonare è estrapolata dal serbatoio del quotidiano. Il “quotidie” ( ogni giorno) assume il significato di clone ed al suo interno possiamo fermare l’attimo.
Sono opere di diverso formato serigrafate su tela con vernici a smalto mediante tecnologia computerizzata con tiratura limitata a 24 esemplari tutti numerati con numeri romani da I a XXIV.
Tutte sono firmate con firma autografa Luvit sul dipinto e Lucio Vitale sul retro di ogni tela.
Ogni opera è corredata di certificato di autenticità in cui è riportata la tiratura, il numero dell’esemplare a cui si riferisce, l’anno di produzione e il numero di archiviazione.
Dove andare e per che cosa vivere?
La verità è che noi stessi non sappiamo dare risposte. Ci illudiamo che la nostra esistenza poggi su pilastri solidi mentre ansia ed angosce c’invadono e c’inseguono come persecutori accaniti.
Per la maggior parte dell’umanità la via di fuga è sempre stata la religione, in tutte le sue forme istituzionali, più o meno complesse ed articolate, non come testimonianza di fede ma per sentirsi protetti e sottrarsi al dubbio della morte come atto finale della propria esistenza ed alle angosce che ne derivano.
Ecco nascere il dualismo corpo-anima: il corpo finisce, ma l’anima sarà eterna.
Nella cultura egizia i medici dell’anima erano i sacerdoti, in Grecia i filosofi che non parlavano in funzione di un’ispirazione divina, ma con l’autorità della ragione per cui l’uomo rimaneva mortale, mentre solo la divinità godeva dell’immortalità. Platone introdusse il concetto di anima per alleviare le pene del dubbio e creare l’alternativa per lo sviluppo spirituale dell’uomo.
Nella stessa ragione credevano i filosofi illuministi esaltando l’indipendenza dell’uomo sia in senso politico, sia nei confronti delle superstizioni e delle oppressioni di sovrastrutture culturali in cui ci si evolveva senza elaborare il giudizio critico.
Fu il Vecchio Testamento ad introdurre per primo il concetto di clone. L’uomo fu creato da Dio a Sua immagine e somiglianza. Poi, per una disubbidienza, fu condannato a morire, ma gli fu concessa la possibilità di salvare la sua anima e proiettarla nell’immortalità. Anche Eva fu creata da una costola di Adamo. Non ci dobbiamo stupire se Dolly è stata creata dalla cellula di un’altra pecora!
Finalmente filosofia e psicologia, due facce della stessa medaglia fino alle porte delle ultime generazioni, hanno assunto strade completamente diverse ed autonome.
La psicologia accademica ha assunto le dimensioni delle scienze naturali, il laboratorio è divenuto il terreno di coltura delle affermazioni abbandonando il concetto di anima, sempre più prerogativa dei rappresentanti dei culti.
La scienza e la progressiva conoscenza delle risposte che per moltissimi anni hanno dato corpo all’atto di fede, hanno gradualmente modificato l’atteggiamento dell’uomo occidentale sempre più convinto dal razionalismo dell’intelletto e dalla frenesia degli sviluppi della conoscenza scientifica a proiettarsi nelle fantasie ormai preconizzabili della longevità della vita o addirittura nell’immortalità quale conseguenza della clonazione. Non occorrerà più affidare il concetto d’immortalità all’anima, ma sarà possibile viverlo nel corpo.
Stiamo varcando la soglia di una nuova era? Sicuramente si, anche se la paura di cavalcare una nuova cultura che andrà progressivamente a demolire i fondamentali delle culture consolidate, farà ergere strenue difese.
Quello che ci spaventa è appunto l’incapacità di prevedere, cosa che non si pone la ricerca scientifica, come a suo tempo e nei suoi limiti dichiarava lo stesso Aristotele.
La clonazione modificherà inevitabilmente l’Uomo che sarà costretto a rivedere categorie culturali in cui si è introitato per migliaia d’anni e che ora la conoscenza scientifica ci dà la possibilità di superare. Oltrepassare i limiti non sarà mai un atto di presunzione ma un generatore d’ansie legate ai rischi immaginati a protezione delle stabilità culturali.
In questi lavori, si vuole condurre l’attenzione dell’osservatore sulle tematiche della clonazione, quale proiezione irrinunciabile dello sforzo mirato al superamento del concetto di morte: i riquadri ove sono inserite le immagini rappresentano ancora il limite culturale e bioetico riferito alla clonazione, mentre la ripetizione delle rappresentazioni rappresenta le proiezioni verso il sogno di sempre ormai percepibile e preconizzabile.
La scelta delle immagini o dei concetti da clonare è estrapolata dal serbatoio del quotidiano. Il “quotidie” ( ogni giorno) assume il significato di clone ed al suo interno possiamo fermare l’attimo.
Sono opere di diverso formato serigrafate su tela con vernici a smalto mediante tecnologia computerizzata con tiratura limitata a 24 esemplari tutti numerati con numeri romani da I a XXIV.
Tutte sono firmate con firma autografa Luvit sul dipinto e Lucio Vitale sul retro di ogni tela.
Ogni opera è corredata di certificato di autenticità in cui è riportata la tiratura, il numero dell’esemplare a cui si riferisce, l’anno di produzione e il numero di archiviazione.
Mélanges • 21 opere
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Sono opere di diverso formato serigrafate su tela con vernici a smalto mediante tecnologia computerizzata[...]
Sono opere di diverso formato serigrafate su tela con vernici a smalto mediante tecnologia computerizzata con tiratura limitata a 24 esemplari tutti numerati con numeri romani da I a XXIV. Le opere con formato di cm. 100x100 hanno anche una tiratura di 96 esemplari di cm. 60x60 numerati con numeri ordinali da 1 a 96.
Tutte sono firmate con firma autografa Luvit sul dipinto e Lucio Vitale sul retro di ogni tela.
Ogni opera è corredata di certificato di autenticità in cui è riportata la tiratura, il numero dell’esemplare a cui si riferisce, l’anno di produzione e il numero di archiviazione.
Tutte sono firmate con firma autografa Luvit sul dipinto e Lucio Vitale sul retro di ogni tela.
Ogni opera è corredata di certificato di autenticità in cui è riportata la tiratura, il numero dell’esemplare a cui si riferisce, l’anno di produzione e il numero di archiviazione.
Mandala • 25 opere
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Mandala, in sanscrito propriamente cerchio, è un diagramma simbolico caratteristico del tantrismo induista[...]
Mandala, in sanscrito propriamente cerchio, è un diagramma simbolico caratteristico del tantrismo induista e buddista in cui circoli e quadrati concentrici spesso integrati con altre rappresentazioni simboliche, rappresentano l’Universo e l’origine del cosmo nonché le connessioni tra le forze cosmiche ed il Metafisico. Comunque il simbolo del cerchio appartiene ai primordi della storia umana, come testimoniano i graffiti rupestri preistorici, pur avvolto nel mistero del suo significato nel quale sicuramente il fascino del sole e della luna occupa un posto fondamentale.
Carl Gustav Jung fu il primo ad applicare la parola sanscrita mandala ai disegni circolari tracciati da lui e dai suoi pazienti durante il suo lavoro di psicoanalisi.
Jung associò il mandala al Sé, ossia al centro della personalità ed ipotizzò che esprimesse il bisogno naturale che ognuno di noi ha di manifestare il proprio potenziale e la globalità della propria personalità, bisogno che si muove incessante nell’inconscio, che riemerge nei sogni, nell’immaginazione e nei disegni. Il mandala junghiano assume il significato di Monade e corrisponde alla natura microcosmica dell’anima. Nel mandala, motivi della storia comune a tutta l’umanità trovano espressione assieme a simboli dell’esperienza individuale.
Il mandala evoca misteri che possono farlo sembrare esotico, a volte sconcertante ed incomprensibile; in realtà è facile come il giuoco di un bambino che a tre e quattro anni con la sua matita scarabocchia forme per lo più circolareggianti ritracciando incredibilmente quelli di uomini appartenuti alla preistoria. Da ciò possiamo dedurre che disegnare mandala fa parte di uno schema naturale connaturato alla psicologia dell’uomo attraverso il quale prende coscienza del Sé. Il mandala fa appello al Sé, all’ordine ed alla totalità nascosti in noi ed alla trama vitale che ci sostiene. Il mandala diviene un po’ il nostro spazio sacro, un luogo protetto, un centro in cui concentrare le nostre energie. Ripercorrendo i nostri conflitti interiori nella forma simbolica del mandala li proiettiamo fuori di noi producendosi così il processo psicoterapico verso l’ equilibrio.
Luvit, nelle sue raffigurazioni mandaliche, vuole proporre, oltre all’evento propriamente decorativo, uno strumento per iniziare un processo arteterapico che ognuno potrà utilizzare come percorso per riequilibrarsi dallo stress quotidiano e quindi favorire la concentrazione sul proprio mondo interiore.
I colori e le forme che Luvit predilige per queste opere sono quelli che nei vari contesti simbolici sono basati sulla comune esperienza delle generazioni. Le associazioni dei colori hanno l’unico scopo di stimolare le Vostre associazioni personali: i possibili significati sono innumerevoli ed ognuno potrà interpretarli secondo la propria sete inconscia di serenità ed equilibrio.
Quando entrate in un mandala, la simbologia inconscia espressa da forme e colori è colta da Voi, dal vostro Io cosciente; questa analisi spontanea trasmette informazioni dai livelli inconsci ai livelli consci della personalità conseguendone un processo teso ad espandere la coscienza in direzione dell’individuazione, nutrimento insostituibile per la psiche.
Luvit propone un dipinto che favorisce l’introspezione, un dipinto ove spiritualità e psicologia formano un intreccio a cui noi occidentali non siamo abituati ma che è talmente antico che la sua comparsa precede l’alba della storia, un dipinto che può essere usato nella ricerca della nostra realtà interiore e per armonizzare le nostre energie aldilà del decorare le pareti.
Queste raffigurazioni non ripropongono l’iconografia classica o “déjà vu” dei mandala, ma sono creazioni dell’ artista ove forme e colori si armonizzano liberamente per proporre una raffigurazione che possa, in chi la osserva, favorire una condizione che facilita la concentrazione e la meditazione: seguendone con lo sguardo il percorso grafico e cromatico è possibile entrare in un differente stato di rilassamento e concentrazione che ci consente di ricuperare l’ equilibrio messo a dura prova dalle ansie del quotidiano e dalle intrusioni del mondo esterno come stress ambientali e relazionali. Le geometrie e i cromatismi agiscono su tre livelli: uno manifesto, uno nascosto ed uno simbolico.
Seduti nel nostro salotto o nel relax della camera da letto, finanche nella parete del nostro ufficio, possiamo avvalerci di una decorazione che pur nei suoi silenzi ci offre sentieri di fuga dagli stress per restituirci a quelle armonie a cui l’uomo occidentale ha progressivamente rinunciato.
Il simbolismo del cerchio nel quadrato è ben presente in questi dipinti: il quadrato, simbolicamente, ci offre la protezione dal mondo esterno, ci inseriamo in uno spazio sicuro e circoscritto, anche Romolo e Remo tracciarono un quadrato per fondare la loro città, mentre il cerchio rappresenta il nostro universo, la perfezione formale per raggiungere la perfezione spirituale.
All’interno di questa forma circolare si rappresentano altre forme che ci conducono il un punto nel quale “nascondiamo” il nostro inconscio. Secondo Jung anche la nostra psiche è divisa in quattro funzioni, tre consce ed una inconscia. Percorrere un tragitto, anche solo visivo, che ci conduce in uno stato di rilassamento, concentrazione e meditazione che maggiormente si esalta se in sinergia con sottofondi di musica classica o distensiva, ci consente di raggiungere e restituire al nostro inconscio quegli equilibri messi a dura prova giornalmente.
I colori esprimono le emozioni e le intuizioni più intime. Navigare tra i colori dei mandala aiuta a comprendere i messaggi dell’inconscio.
L’artista propone 25 dipinti a raffigurazione mandalica a differente struttura formale e cromatica per offrire un’ampia scelta che deve determinarsi per percorsi selettivi fino ad individuare il dipinto che ci coinvolge maggiormente e con il quale potremmo avere le maggiori possibilità relazionali.
Tutte queste opere sono serigrafate su tela con vernici a smalto mediante tecnologia computerizzata e serializzate in 24 esemplari firmati e numerati con numeri romani sa I a XXIV con formato di cm. 100x100 e 96 con formato di cm. 60x60. Tutte sono firmate con firma Luvit autografa sul dipinto e Lucio Vitale sul retro di ogni tela.
Ogni opera è corredata da un certificato di autenticità in cui è riportata la tiratura, il numero dell’esemplare a cui si riferisce, l’anno di produzione e il numero di archiviazione.
Carl Gustav Jung fu il primo ad applicare la parola sanscrita mandala ai disegni circolari tracciati da lui e dai suoi pazienti durante il suo lavoro di psicoanalisi.
Jung associò il mandala al Sé, ossia al centro della personalità ed ipotizzò che esprimesse il bisogno naturale che ognuno di noi ha di manifestare il proprio potenziale e la globalità della propria personalità, bisogno che si muove incessante nell’inconscio, che riemerge nei sogni, nell’immaginazione e nei disegni. Il mandala junghiano assume il significato di Monade e corrisponde alla natura microcosmica dell’anima. Nel mandala, motivi della storia comune a tutta l’umanità trovano espressione assieme a simboli dell’esperienza individuale.
Il mandala evoca misteri che possono farlo sembrare esotico, a volte sconcertante ed incomprensibile; in realtà è facile come il giuoco di un bambino che a tre e quattro anni con la sua matita scarabocchia forme per lo più circolareggianti ritracciando incredibilmente quelli di uomini appartenuti alla preistoria. Da ciò possiamo dedurre che disegnare mandala fa parte di uno schema naturale connaturato alla psicologia dell’uomo attraverso il quale prende coscienza del Sé. Il mandala fa appello al Sé, all’ordine ed alla totalità nascosti in noi ed alla trama vitale che ci sostiene. Il mandala diviene un po’ il nostro spazio sacro, un luogo protetto, un centro in cui concentrare le nostre energie. Ripercorrendo i nostri conflitti interiori nella forma simbolica del mandala li proiettiamo fuori di noi producendosi così il processo psicoterapico verso l’ equilibrio.
Luvit, nelle sue raffigurazioni mandaliche, vuole proporre, oltre all’evento propriamente decorativo, uno strumento per iniziare un processo arteterapico che ognuno potrà utilizzare come percorso per riequilibrarsi dallo stress quotidiano e quindi favorire la concentrazione sul proprio mondo interiore.
I colori e le forme che Luvit predilige per queste opere sono quelli che nei vari contesti simbolici sono basati sulla comune esperienza delle generazioni. Le associazioni dei colori hanno l’unico scopo di stimolare le Vostre associazioni personali: i possibili significati sono innumerevoli ed ognuno potrà interpretarli secondo la propria sete inconscia di serenità ed equilibrio.
Quando entrate in un mandala, la simbologia inconscia espressa da forme e colori è colta da Voi, dal vostro Io cosciente; questa analisi spontanea trasmette informazioni dai livelli inconsci ai livelli consci della personalità conseguendone un processo teso ad espandere la coscienza in direzione dell’individuazione, nutrimento insostituibile per la psiche.
Luvit propone un dipinto che favorisce l’introspezione, un dipinto ove spiritualità e psicologia formano un intreccio a cui noi occidentali non siamo abituati ma che è talmente antico che la sua comparsa precede l’alba della storia, un dipinto che può essere usato nella ricerca della nostra realtà interiore e per armonizzare le nostre energie aldilà del decorare le pareti.
Queste raffigurazioni non ripropongono l’iconografia classica o “déjà vu” dei mandala, ma sono creazioni dell’ artista ove forme e colori si armonizzano liberamente per proporre una raffigurazione che possa, in chi la osserva, favorire una condizione che facilita la concentrazione e la meditazione: seguendone con lo sguardo il percorso grafico e cromatico è possibile entrare in un differente stato di rilassamento e concentrazione che ci consente di ricuperare l’ equilibrio messo a dura prova dalle ansie del quotidiano e dalle intrusioni del mondo esterno come stress ambientali e relazionali. Le geometrie e i cromatismi agiscono su tre livelli: uno manifesto, uno nascosto ed uno simbolico.
Seduti nel nostro salotto o nel relax della camera da letto, finanche nella parete del nostro ufficio, possiamo avvalerci di una decorazione che pur nei suoi silenzi ci offre sentieri di fuga dagli stress per restituirci a quelle armonie a cui l’uomo occidentale ha progressivamente rinunciato.
Il simbolismo del cerchio nel quadrato è ben presente in questi dipinti: il quadrato, simbolicamente, ci offre la protezione dal mondo esterno, ci inseriamo in uno spazio sicuro e circoscritto, anche Romolo e Remo tracciarono un quadrato per fondare la loro città, mentre il cerchio rappresenta il nostro universo, la perfezione formale per raggiungere la perfezione spirituale.
All’interno di questa forma circolare si rappresentano altre forme che ci conducono il un punto nel quale “nascondiamo” il nostro inconscio. Secondo Jung anche la nostra psiche è divisa in quattro funzioni, tre consce ed una inconscia. Percorrere un tragitto, anche solo visivo, che ci conduce in uno stato di rilassamento, concentrazione e meditazione che maggiormente si esalta se in sinergia con sottofondi di musica classica o distensiva, ci consente di raggiungere e restituire al nostro inconscio quegli equilibri messi a dura prova giornalmente.
I colori esprimono le emozioni e le intuizioni più intime. Navigare tra i colori dei mandala aiuta a comprendere i messaggi dell’inconscio.
L’artista propone 25 dipinti a raffigurazione mandalica a differente struttura formale e cromatica per offrire un’ampia scelta che deve determinarsi per percorsi selettivi fino ad individuare il dipinto che ci coinvolge maggiormente e con il quale potremmo avere le maggiori possibilità relazionali.
Tutte queste opere sono serigrafate su tela con vernici a smalto mediante tecnologia computerizzata e serializzate in 24 esemplari firmati e numerati con numeri romani sa I a XXIV con formato di cm. 100x100 e 96 con formato di cm. 60x60. Tutte sono firmate con firma Luvit autografa sul dipinto e Lucio Vitale sul retro di ogni tela.
Ogni opera è corredata da un certificato di autenticità in cui è riportata la tiratura, il numero dell’esemplare a cui si riferisce, l’anno di produzione e il numero di archiviazione.
Racconti del mare • 16 opere
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Sono opere di diverso formato serigrafate su tela con vernici a smalto mediante tecnologia computerizzata[...]
Sono opere di diverso formato serigrafate su tela con vernici a smalto mediante tecnologia computerizzata con tiratura limitata a 24 esemplari tutti numerati con numeri romani da I a XXIV. Le opere con formato di cm. 100x100 hanno anche una tiratura di 96 esemplari di cm. 60x60 numerati con numeri ordinali da 1 a 96.
Tutte sono firmate con firma autografa Luvit sul dipinto e Lucio Vitale sul retro di ogni tela.
Ogni opera è corredata di certificato di autenticità in cui è riportata la tiratura, il numero dell’esemplare a cui si riferisce, l’anno di produzione e il numero di archiviazione.
Tutte sono firmate con firma autografa Luvit sul dipinto e Lucio Vitale sul retro di ogni tela.
Ogni opera è corredata di certificato di autenticità in cui è riportata la tiratura, il numero dell’esemplare a cui si riferisce, l’anno di produzione e il numero di archiviazione.
Coincidenze o suggestioni • 30 opere
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La pittura è la contemplazione delle cose in sospeso; ci insegnano che il miracolo delle cose visibili[...]
La pittura è la contemplazione delle cose in sospeso; ci insegnano che il miracolo delle cose visibili è una apparizione subitanea continuamente mutante nel trascorrere del tempo.
La coincidenza è l’accadere simultaneo e fortuito di due o più fatti o circostanze diverse.
La coincidenza diviene linguaggio artistico quando le diverse circostanze generano una forte evocazione emotiva per cui la rappresentazione del reale assume la forza della poetica universale e dello stimolo alla riflessione ed alla introspezione.
Quando due o più fatti o situazioni diverse valutati non obiettivamente o sollecitati da impressioni o sensazioni non vagliate in modo razionale vengono utilizzati, sotto forma di comunicazione figurativa, per valicare quel percorso intermedio tra reale e surreale, solo allora la rappresentazione che ci propone l’artista assume la forza della suggestione che è quel processo tramite il quale si induce lo spettatore a ricomporre le memorie del vissuto e delle immagini archiviate nel passato in nuove costruzioni.
L’immagine non è necessariamente considerata come una riproduzione di un evento accaduto in precedenza, ma piuttosto come costruzione, come sintesi. L’immagine non è più vista come copia ma come imput di riflessione per produrre la fuga dal quotidiano e ricuperare il conforto del sogno.
Luvit ci propone una serie di fotografie, alcune scattate dall’artista, altre acquisite da fonti mediatiche, tutte elaborate al computer che possono considerarsi delle particolari e curiose coincidenze o proiettarsi in un mondo immaginario ove la suggestione gioca ad alimentare il fascino dell’imprevedibile.
In queste opere, la qualità della fotografia non è l’elemento fondante piuttosto che il fascino delle coincidenze che perlopiù sfuggono all’attenzione di un uomo sempre distratto dalle problematiche del quotidiano e dalla frenesia dell’apparire, come anche la rappresentazione nella sua totalità degli elementi costitutivi per produrre percorsi di riflessione sulle grandi tematiche che coinvolgono l’umanità in generale e l’uomo in particolare.
Kandinsky si impegnò con tutte le sue forze per trovare il modo e le tecniche per attrarre lo spettatore dentro l"opera stessa e ne diventasse parte dopo averla percorsa in ogni sua parte. Solo allora l’artista avrà prodotto un valore aggiunto.
Queste opere fotografiche sono serigrafate su tela, nei formati indicati, con tecnologia computerizzata con limitazione delle tirature a 24 esemplari numerati con numeri romani da I a XXIV tutti firmati dall’artista anche sul retro della tela.
Tutte sono firmate con firma autografa Luvit sul dipinto e Lucio Vitale sul retro di ogni tela
Ogni tela è corredata di certificato di autenticità e riporta la posizione dell’opera nell’archivio generale dell’artista.
La coincidenza è l’accadere simultaneo e fortuito di due o più fatti o circostanze diverse.
La coincidenza diviene linguaggio artistico quando le diverse circostanze generano una forte evocazione emotiva per cui la rappresentazione del reale assume la forza della poetica universale e dello stimolo alla riflessione ed alla introspezione.
Quando due o più fatti o situazioni diverse valutati non obiettivamente o sollecitati da impressioni o sensazioni non vagliate in modo razionale vengono utilizzati, sotto forma di comunicazione figurativa, per valicare quel percorso intermedio tra reale e surreale, solo allora la rappresentazione che ci propone l’artista assume la forza della suggestione che è quel processo tramite il quale si induce lo spettatore a ricomporre le memorie del vissuto e delle immagini archiviate nel passato in nuove costruzioni.
L’immagine non è necessariamente considerata come una riproduzione di un evento accaduto in precedenza, ma piuttosto come costruzione, come sintesi. L’immagine non è più vista come copia ma come imput di riflessione per produrre la fuga dal quotidiano e ricuperare il conforto del sogno.
Luvit ci propone una serie di fotografie, alcune scattate dall’artista, altre acquisite da fonti mediatiche, tutte elaborate al computer che possono considerarsi delle particolari e curiose coincidenze o proiettarsi in un mondo immaginario ove la suggestione gioca ad alimentare il fascino dell’imprevedibile.
In queste opere, la qualità della fotografia non è l’elemento fondante piuttosto che il fascino delle coincidenze che perlopiù sfuggono all’attenzione di un uomo sempre distratto dalle problematiche del quotidiano e dalla frenesia dell’apparire, come anche la rappresentazione nella sua totalità degli elementi costitutivi per produrre percorsi di riflessione sulle grandi tematiche che coinvolgono l’umanità in generale e l’uomo in particolare.
Kandinsky si impegnò con tutte le sue forze per trovare il modo e le tecniche per attrarre lo spettatore dentro l"opera stessa e ne diventasse parte dopo averla percorsa in ogni sua parte. Solo allora l’artista avrà prodotto un valore aggiunto.
Queste opere fotografiche sono serigrafate su tela, nei formati indicati, con tecnologia computerizzata con limitazione delle tirature a 24 esemplari numerati con numeri romani da I a XXIV tutti firmati dall’artista anche sul retro della tela.
Tutte sono firmate con firma autografa Luvit sul dipinto e Lucio Vitale sul retro di ogni tela
Ogni tela è corredata di certificato di autenticità e riporta la posizione dell’opera nell’archivio generale dell’artista.
Opere prime • 35 opere
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These works, realized from 1999 to 2002, represent in the historical dynamism of the production of the[...]
These works, realized from 1999 to 2002, represent in the historical dynamism of the production of the digital jobs them, the first works received in the archives of the artist and follow all the designs and the digital elaborations you execute yourself them from 1992 but excluded from the mercantile transactions.
These artworks are painted on canvas with enamail paint colours and the help of computerized technologies and presented in a limited edition of 24 copies numbered by Roman numbers from I up to XXIV and 48 copies numbered with ordinal numbers from 1 up to 48, all signed by the artist in the front of the pictures.
All the canvas with the Roman numbers have the dimensions from 40x50 cm.
All the canvas with the ordinal numbers have the dimensions inferior 40x50 cm.
Every artwork has a Certificate of Authenticity and the code of the artworks in the artist"s archives.
These artworks are painted on canvas with enamail paint colours and the help of computerized technologies and presented in a limited edition of 24 copies numbered by Roman numbers from I up to XXIV and 48 copies numbered with ordinal numbers from 1 up to 48, all signed by the artist in the front of the pictures.
All the canvas with the Roman numbers have the dimensions from 40x50 cm.
All the canvas with the ordinal numbers have the dimensions inferior 40x50 cm.
Every artwork has a Certificate of Authenticity and the code of the artworks in the artist"s archives.
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