Solitudes #18 Fotografia da Jean-Michel Ratron
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Venditore Jean-Michel Ratron
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Quest'opera è una "Open Edition"
Fotografia,
Schizzo / Stampa digitale
- Dimensioni Diverse taglie disponibili
- Numerosi supporti disponibili (Carta per belle arti, Stampa su metallo, Stampa su tela)
- Incorniciatura Framing disponibile (Cornice galleggiante + sotto vetro, Frame + Sotto vetro acrilico)
- Condizioni dell'opera d'arte L'opera d'arte è in buone condizioni
Jean-Michel Ratron, fotografo, di Eric Girard-Miclet.
Murs-Vivants, Waste in the Dark, Wax Nights, Vanités, Solitudes, i titoli della serie fotografica di Jean-Michel Ratron danno già il tono. Da anni infatti, durante le sue peregrinazioni cittadine o i suoi viaggi, scruta i margini del nostro ambiente (i bidoni della spazzatura, l'erosione delle cose e delle immagini, a volte le rovine), ma anche gli esseri abbandonati al loro destino (i migranti, i senzatetto o più semplicemente passeggeri della RER). Ciò che emerge da queste foto è una solitudine immensa, una solitudine segnata dal silenzio e dall'anonimato, ma senza pesantezze o pathos superflui, diciamo come constatazione alla giusta distanza, una testimonianza modesta: “così viviamo oggi”.
E viviamo rannicchiati sui nostri artefatti, proteggendoci dagli altri in carne e ossa, come in questo fast food deserto, quest’uomo e questa donna, ciascuno al proprio tavolo, con gli occhi incollati al cellulare: propagazione digitale dei nostri solitudine...
Soli e circondati dai nostri fantasmi. In Jean-Michel Ratron c'è una certa attrazione per i simulacri umani, a cui dà la caccia di notte, nel regno degli spiriti. Mentre, scolpiti dalle ombre del bianco e nero, i lividi profili dei manichini alle vetrine sembrano interrogarci con i loro occhi spenti, sulle pareti, invece, manifesti sbrindellati e saturi di colore esibiscono volti rumorosi che si muovono come demoni. La notte è doppia, enigmatica e febbrile, come noi.
Durante il giorno, girovagando per spazi pubblici, strade, parchi, stazioni, corridoi della metropolitana, il fotografo ingrandisce fragili momenti di vita, una mano appoggiata su una ringhiera, piedi su una panchina, volti addormentati, frammenti di corpi in attesa di una visto o desiderio: sta a noi completare la scena. Ma ci permette anche di vedere il mondo che ci si impone nella sua tristezza e nella sua brutalità: lì un tabellone da basket fuori servizio piantato in mezzo ai rifiuti, altrove, sullo sfondo del sole al tramonto, colonne di cemento armati e sormontati da ridicole parrucche d’acciaio – tempio greco postmoderno, cartolina tossica.
Ma accanto a ciò che vede il nostro occhio, che scegliamo o meno di congelarlo, c’è ciò che l’occhio elettronico cattura, se glielo permettiamo. Nella serie Voyage immobile, Jean-Michel Ratron si lascia andare a lasciarsi invadere dai flussi di luce e dalla folla, e lascia che l'obiettivo irrompa nel cuore della realtà: tracce del tempo, quel decimo di secondo che il nostro occhio potrebbe non indovinate, striature di colori, corpi sfocati, deformati, come in sospeso, già fantasmi che infestano questo universo urbano, soffocante, quasi carcerario. Dopo la nostra solitudine, la nostra scomparsa, con la foto come unico ricordo.
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Nazionalità:
FRANCIA
- Data di nascita : 1959
- Domini artistici:
- Gruppi: Artisti Francesi Contemporanei