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L:R: Ma cos’è il progetto M.E.R.D.A.?
P:B: Come ho già spiegato da qualche parte, il progetto M.E.R.D.A. ossia (Manifesti Elettorali Rettificati Da Asporto) è la versione espositiva del mio intervento urbano, denominato M.E.R. - Manifesti Elettorali Rettificati, che eseguo sui manifesti elettorali fin dal 1996. Il progetto M.E.R. è una derivazione del progetto D.U.R. (Documenti Urbani Rettificati), iniziato qualche anno prima, dove a essere modificati con le facce sono: manifesti, volantini, locandine, multe, avvisi, pieghevoli, ecc. Tutto viene poi lasciato sul posto per detournare il passante (solo alcuni documenti vengono a volte prelevati a documentazione dell'evento). Il progetto M.E.R. è stato particolarmente notato quando l’ho realizzato a Venezia nel 1999 durante la biennale, quando sono intervenuto sul faccione di un politico rettificando gli occhiali di un allora ex sottosegretario ai beni culturali. A ogni campagna elettorale compio questo tipo d'intervento urbano, non solo a Roma. Ti racconto un fatto: Un giorno, andando a un’inaugurazione, passai davanti a una nota galleria dove incontrai sull’uscio a rimirar tra le rossastre nubi non il Carducci ma il gallerista che parlava con un noto artista. Avevo sotto il braccio, un paio di manifesti elettorali che avevo appena strappato dal muro per portarmeli a studio e, poiché avevo con lui una certa confidenza, gli ho proposto di comprarseli (chiaramente rettificati in MER), ma lui ha cordialmente rifiutato la proposta nonostante il prezzo stracciato che gli facevo. Ora questa galleria ha chiuso, ma la cosa divertente di tutta la faccenda è che poi, sempre lo stesso giorno, vi è stato chi, più lungimirante del gallerista, quei due MER se lì è comprati. Infatti, appena entrato dove si teneva il vernissage, incontro un noto critico che parlava con il direttore di uno di questi premi... beh, insomma, per fartela breve, dopo aver scambiato qualche parola il curatore dice “Ma lo sai chi è lui? Dai, tira fuori una tua faccia”. Io invece ho aperto uno dei manifesti che avevo e l'ho rettificato lì per lì, creando una festosa azione estemporanea, una sorta di performance non prevista nella galleria dove si stava svolgendo la mostra di altri artisti. Invece di cacciarmi via a pedate, tutti (gallerista, curatrici, organizzatori e artisti compresi) si sono avvicinati facendo domande e scattando foto, poi il critico, mio amico, ha voluto pagarmi il MER anche se io in realtà volevo donarglielo (in passato mi aveva invitato a importanti mostre) e allora l'ho firmato. Poi anche il direttore ne ha voluto comprare uno, allora siamo andati sul pianerottolo all'entrata della galleria e lì ho performato, creato e incassato. Sono piccole soddisfazioni lo so, ma sono quelle che mi hanno dato la forza per continuare in questo sporco lavoro, che qualcuno dovrà pur fare, e che io amo troppo per lasciare che lo faccia qualcun altro.