Perché l'Annunciazione continua a ispirare artisti che arrivano a dissacrarla?

Perché l'Annunciazione continua a ispirare artisti che arrivano a dissacrarla?

Olimpia Gaia Martinelli | 9 nov 2021 4 minuti di lettura 3 commenti
 

L'Annunciazione della Vergine, topico natalizio per eccellenza, viene indagato attraverso il confronto tra due grandi Annunciazioni della tradizione italiana: quella di Simone Martini e quella del fratello di Giorgio de Chirico, Alberto Savinio.

Quale tematica pittorica, se non quella dell’Annunciazione, può avvicinare gli amanti dell’arte allo spirito natalizio?

L’Annunciazione di Maria, ovvero l’annuncio del concepimento verginale di Maria e della nascita verginale di Gesù, fatto alla Vergine dall’arcangelo Gabriele,  è stato, infatti, uno dei soggetti  più rappresentati nella storia dell’arte. Proprio questa tematica è stata affrontata dagli artisti fin dall’antichità, tanto che la più remota rappresentazione del soggetto che ci è pervenuta risale alla prima metà del III secolo ed è affrescata sulla volta di un cubicolo della catacomba di Priscilla a Roma.

61854017715308.25980521_unnamed.jpgAffresco romano prima metà del III secolo, presso la catacomba di Priscilla, Roma.

L'Annunciazione di Simone Martini, capolavoro del Trecento italiano

Di conseguenza, quando Simone Martini dipinse la sua famosissima Annunciazione, risalente al 1333 e collezionata presso il Museo degli Uffizi di Firenze, il soggetto era già stato largamente sfruttato e sperimentato nelle posizioni e nelle pose dei personaggi protagonisti della scena.

L’Annunciazione di Simone Martini , firmata e datata dall’artista, fu eseguita per adornare l’altare di Sant’Agostino che, posto nel transetto del duomo di Siena, è dedicato alla Vergine Assunta. Nell’opera, una ricca cornice dorata, scandita da cinque archi a sesto acuto, accoglie, nella parte centrale, le figure della Vergine e dell’arcangelo Gabriele annunciante e, alle due estremità, le immagini dei santi Ansano e Massima.

6185404424e5f8.67482595_1576847910908083-02-simone-martini.jpg Simone Martini, Annunciazione e i santi Ansano e Massima, 1333. Tempera su tavola – fondo oro, 184x210 cm. Firenze, Galleria degli Uffizi.

 screenshot-20211104-181010.jpgDettaglio della pala di Simone Martini

"AVE GRATIA PLENA DOMINUS TECUM” (Ti saluto, piena di grazia, il Signore è con te). 

L’arcangelo Gabriele, inginocchiato come un cavaliere, si presenta al cospetto della Vergine porgendole un ramo d’ulivo (simbolo della pace universale che il nascituro avrebbe diffuso sulla terra)e preannunciando la nascita di Gesù  con le parole iscritte a rilievo sul fondo oro: “AVE GRATIA PLENA DOMINUS TECUM” (Ti saluto, piena di grazia, il Signore è con te). Inoltre, l’angelo, che  indossa un elegante abito damascato e un mantello quadrettato, si contraddistingue da altre opere che ritraggono il medesimo soggetto. Infatti, il dinamismo con il quale sono stati raffigurati il mantello e  le ali, ancora spiegate, danno per la prima volta l’impressione che Gabriele sia atterrato tutto d’un colpo di fronte a Maria. 

La Vergine appare colta con l’espressione di chi è chiaramente turbato da quanto gli si prospetta davanti, tanto ch’ella si ritrae stringendosi nel mantello. Quest’ultimo, di colore blu, contrasta fortemente con il fondo dorato;  tale scelta è stata fatta coscientemente dall’artista, poiché Maria, a differenza dell’angelo, che è creatura celeste, non emana luce, ma ne è solo avvolta. 

In alto, nello spazio che separa i due personaggi, volteggia una colomba (simbolo dello Spirito Santo) circondata da serafini, mentre in basso, sul pavimento, è posto un vaso di gigli, che alludono alla purezza virginale di Maria.

Il fondo dorato, scelto da Martini per questa tavola, elimina ogni senso di profondità  e di definizione spaziale, rendendo la scena atemporale. I pochi elementi raffigurati però (come il pavimento marmoreo, il seggiolone riccamente intagliato, le stoffe preziose, il libro che Maria stava leggendo prima dell’apparizione celeste) sono riconducibili alle abitazioni dei ceti più agiati del Trecento italiano.

Il risultato è una composizione molto calibrata, basata sull’eleganza aristocratica e irreale dei gesti, sulla preziosità dei colori, sull’uso ricercato della linea curva e sinuosa, tutte caratteristiche che contraddistinguono l’opera del Maestro italiano. 

 taglio.jpgAlberto Savinio, Annunciazione, 1932 .Olio su tela, 99x75 cm. MIlano, Casa museo Boschi di Stefano.

La dissacrazione dell'Annunciazione

Nel corso dei secoli la martiniana tipologia di rappresentazione dell’Annunciazione viene ampiamente indagata e modificata dagli artisti, tanto da essere addirittura profanata! Esempio di quanto detto è l’Annunciazione realizzata da  Alberto Savinio, fratello del famosissimo Giorgio de Chirico. Infatti, nel dipinto ad olio dell’artista, la Vergine viene trasformata  in una donna dalla testa di pellicano, mentre l’angelo Gabriele diventa un gigante con le sembianze di una statua greca. 

Entrando nel dettaglio della composizione, l’opera raffigura un interno, in cui una Vergine accogliente, remissiva ed assopita, riceve la visita di Gabriele, raffigurato solo nella compassione emanata dal suo enorme volto. Savinio, a differenza di Martini, priva l’opera di oggetti e personaggi aggiuntivi a quelli principali, poiché il suo intento è quello di indagare esclusivamente il rapporto, quasi di intimità, che si genera tra la Vergine e l’arcangelo.

Per quanto riguarda invece l’ambientazione dell’evento, il colore oro della tradizione viene richiamato dall’ocra con cui Savinio ha dipinto le pareti, che però vengono squarciate da un cielo nero e impenetrabile, avente lo scopo di trasmetterci un forte senso di vuoto. Infatti, l’artista, così facendo, ha voluto riproporre il dramma dell'uomo, eternamente  impossibilitato a declinare la grammatica della fede. Infine, è importante mettere in luce che tutte queste innovazioni di Savinio siano state realizzate grazie allo spirito dissacratore dell’artista, che si concepiva come una centrale creativa indipendente, capace di porsi al di là e al di sopra della tradizione artistica italiana. 

In conclusione, appare evidente come la composizione di Savinio, carica di significati simbolici diversi rispetto a quella di Martini e semplificata nel numero di oggetti e personaggi, alluda al medesimo evento sacro,  se pur tingendolo del colore del mistero eterno che avvolge la religione e l’esistenza umana. 


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