La scultura greca: contemporanee interpretazioni

La scultura greca: contemporanee interpretazioni

Olimpia Gaia Martinelli | 30 mar 2022 6 minuti di lettura 0 commenti
 

La scultura dell’antica Grecia rappresenta un punto di riferimento imprescindibile per lo studio della resa realistica del corpo umano, infatti, essa ha indelebilmente segnato la storia dell’arte occidentale nelle sue più svariate correnti e manifestazioni. Ma quali sono le contemporanee interpretazioni del modello greco?

Karin Aznavour, Astronaut Greek god, 2020. Arte digitale, diversi formati disponibili.

L’importanza della scultura dell’antica Grecia

La scultura dell’antica Grecia rappresenta un punto di riferimento imprescindibile per lo studio della resa realistica del corpo umano, infatti, essa ha indelebilmente segnato la storia dell’arte occidentale nelle sue più svariate correnti e manifestazioni, che si sono estese dai tempi moderni sino a quelli contemporanei. Ma quali sono le origini di questa forma d’arte che ha cambiato il mondo? 

Yaroslav Kurbanov, War of the world, 2016. Olio / acrilico / tempera su tela di lino, 100 x 80 cm.

Secam, V.nus - antik gaming, 2019. Acrilico / vernice spray / pennarello / stencil / plastica su tela di lino, 116 x 73 cm.

Breve storia della scultura dell’antica Grecia

Le più antiche manifestazioni della scultura dell'antica Grecia, riscontrabili tra l’800 e il 300 a.C., presentano evidenti riferimenti all'arte monumentale egiziana e del Vicino Oriente, che, solo successivamente, si svilupparono in una visione estetica unicamente greca. Infatti, nella Grecia del VIII secolo a.C. era molto diffusa la produzione di piccole figure solide in argilla, avorio, bronzo e legno, anche se di quest’ultimo materiale, a causa della sua suscettibilità all’erosione, sono rimasti pochi esemplari. I soggetti raffigurati con i suddetti supporti erano spesso figure di uomini e animali, teste umane e grifoni, che venivano usati come allegati a recipienti in bronzo o in qualità di offerte votive destinate ai santuari. Per quanto riguarda lo stile, le sopra menzionate figure umane presentano una forte affinità con la ceramica geometrica contemporanea, poiché caratterizzate da arti allungati e torsi triangolari. A proposito delle più antiche sculture realizzate in pietra calcarea, esse risalgono alla metà del VII secolo a.C., periodo in cui iniziarono a diventare più comuni anche le opere in bronzo più complesse, ovvero raffiguranti guerrieri, aurighi e musicisti. Le sculture in marmo, invece, si diffusero a partire dal VI secolo a.C., tramite la produzione di statue monumentali o a grandezza naturale, destinate ad essere, sia offerte per i santuari, che marcatori di tombe. Tornando alle sculture realizzate in pietra, i più popolari e grandi esemplari, risalenti al VII secolo a.C., sono noti col nome di Kouroi, quando immortalano giovani maschio di Kore, nel caso in cui rappresentano figure femminili vestite. Tali personaggi, contraddistinti da una forte rigidità, simile a quella delle statue monumentali egiziane, sono contraddistinti da braccia tenute dritte ai lati del corpo, piede avanzato, sguardo fisso e una morfologia facciale inespressiva. Questo staticismo si è affievolito con il tempo, in particolare grazie all’introduzione di dettagli pieni di “vita”, frutto dell’intraprendenza degli scultori greci, che si allontanarono dalle rigide regole dell'arte concettuale arcaica, al fine di cominciare a riprodurre ciò che effettivamente osservavano dal vero. La ricerca di tale realismo esplose con forza durante il periodo classico, quando gli artisti iniziarono a creare sculture in marmo di grandezza naturale, aventi il fine di glorificare la forma umana, e, in special modo, quella maschile. Da questo momento in poi le figure, realizzate con un’inedita sensualità, vennero congelate nello stato dell’azione, proprio come se soltanto un secondo prima fossero state effettivamente in vita. All’innovativo studio dei corpi si unisce anche un nuovo approccio alla raffigurazione dei volti e dei vestiti, infatti, i primi acquisirono una maggiore espressività, divenendo monito di un particolare stato d’animo, mentre i secondi furono scolpiti in maniera più realistica e sottile, riuscendo a svelare i contorni dei corpi. In sintesi, tali sculture riuscirono a trasformare la materia dura e senza vita in qualità intangibili come il portamento, l'umore e la grazia, che originarono alcuni dei più grandi capolavori dell'arte mondiale. 

Egidio Gariano, Apollo MMXXI, 2021. Acrilico su tela, 100 x 100 cm.

Marko Grgat, Fragment 8, 2020. Scultura in terracotta su legno,  31 x 17 x 14 cm / 2.00 kg.

La scultura greca nell’arte contemporanea

La scultura greca antica, con la sua eleganza, raffinatezza e ricercatezza di esecuzione, continua ancora oggi ad ispirare gli artisti di tutto il mondo, tra i quali, anche quelli di Artmajeur, che ci hanno fornito una contemporanea interpretazione di opere e soggetti iconici, capaci di far “resuscitare” l’arcaismo e il classicismo greco in nuove atmosfere, derivate dall’Astrattismo, dal Surrealismo e dalla Pop-Street art. Quanto detto è ben esemplificato da Kouros di Antoni Dragan, da Nike liberata di Marco Tidu e da Zeus Pop di Vincent Bardou.

Antoni Dragan, Kouros, 2022. Scultura in pietra, 35 x 10 x 10 cm / 2.00 kg. 

Antoni Dragan: Kouros

La scultura dell’artista di Artmajeur, Antoni Dragan, ripropone un arcaico Kouros greco nel rispetto delle sue peculiarità formali. Infatti, il giovane nudo, realizzato in pietra, è immortalato nella sua posa standardizzata, contraddistinta dalle mani ai lati del corpo e una gamba avanzata. È importante sottolineare come nel contesto greco tale mancanza di aderenza ai canoni del realismo fosse legata, sia a una “superficiale” osservazione del dato reale, che alla necessità di rappresentare in primo luogo il concetto di gioventù di cui il Kouros era simbolo. Nell’opera di Dragan a tale tradizione si somma un nuovo simbolismo, che, conferito da una innovativa colata di colore rossa e nera, inserisce l’opera in un inedito contesto a metà strada tra arcaismo e contemporaneità. Di fatto, la tecnica con cui l’artista dispone la tinta sul supporto ricalca quella del dripping di Pollock, maestro indiscusso della storia dell’arte del Novecento.

Vincent Bardou, Zeus Pop, 2022. Acrilico / vernice spray / inchiostro / pennarello / pigmenti su tela, 100 x 80 cm.

Vincent Bardou: Zeus Pop

Zeus, divinità suprema della religione greca, è stato oggetto di molte rappresentazioni del mondo antico, tra le quali, la più iconica è sicuramente quella di Olympia (Grecia), purtroppo ormai andata perduta. La statua della città dei Giochi, realizzata dal celebre Fidia e collocata all’interno del Tempio di Zeus, era effettivamente considerata una delle sette meraviglie del mondo. Infatti, l’opera si distingueva, sia per la sua altezza, di quasi 12 metri, che per la sua preziosità, essendo placcata in oro e avorio e arricchita da dettagli in cedro ornato di ebano, avorio, oro e pietre preziose. Purtroppo, il tempio che conteneva questo capolavoro fu distrutto nel 426 d.C., cosicché della statua rimane solamente la sua fama leggendaria. Il mito dell’iconografia di Zeus continua però a vivere, in modo sorprendente, anche nell’arte contemporanea, come testimonia il dipinto, dinamico e colorato, dell’artista di Artmajeur, Vincent Bardou. Di fatto, tale opera, a metà strada tra la vivacità cromatica della Pop art e le tag e i graffiti della Street art, celebra il dio in modalità profana e del tutto inedita, quasi come se egli fosse diventato un popolare divo di Hollywood.

Marco Tidu, Nike liberata, 2016. Carboncino su cartone, 136 x 96 cm. 

Marco Tidu: Nike liberata

Il surreale iperrealismo del carboncino realizzato da Marco Tidu mette in evidenza, in un contesto impossibile, la perfezione degli stilemi greci, che vengono celebrati mediante inediti e innovativi “remake”, tra i quali si distinguono con evidenza quelli della Nike di Samotracia e della Venere di Milo. Infatti, come suggerito dal titolo, pare proprio che la Nike, protagonista dell’opera, sia riuscita, a differenza delle altre due statiche “donne”, a “liberarsi” dal suo immobilismo, ottenendo il dinamismo di un essere vivente. Quanto detto è stato sicuramente reso possibili dal realismo del capolavoro di Pitocrito, poiché solamente una statua, che già di per sé pare reale, potrebbe davvero diventare tale. Pertanto, con questo racconto di libertà, l’opera di Tidu, oltre che a mostrare la bellezza del classicismo, ci invita anche a sognare ad occhi aperti. 


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