La bicicletta nell'arte

La bicicletta nell'arte

Olimpia Gaia Martinelli | 19 gen 2022 6 minuti di lettura 0 commenti
 

La storia dell'arte è ricca di dipinti, sculture ed installazioni, che hanno avuto come protagonista l'intramontabile bicicletta. La lezione dei grandi maestri continua ad ispirare l'arte contemporanea, ricca di opere che hanno affrontato il suddetto topico in modo sempre diverso ed originale...

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La bicicletta nell'arte

La bicicletta, nonostante il passare del tempo e l’evolversi della società, rappresenta un mezzo di locomozione evergreen, che ha sempre attirato l’interesse dei più grandi pittori, scultori, fotografi e grafici della storia dell’arte occidentale. Il binomio tra arte e bici ha sempre generato opere di alto livello, tra le quali, è impossibile non ricordare: La catena Simpson di Henri Toulouse-Lautrec (1896), Il ciclista di Natalia Goncharova (1913), Il Colloquio sentimentale di Salvator Dalì (1944), Gli svaghi su fondo rosso di Fernand Léger (1949) e Solo di Mario Schifano (1984). I suddetti dipinti o stampe, pur presentando stilemi particolari e innovativi, legati a precisi movimenti artistici, hanno sempre immortalato personaggi intenti a pedalare, distinguendosi nettamente da altri prodotti del genio artistico, che hanno raffigurato la bicicletta in modo meno convenzionale quali, ad esempio, la Ruota di bicicletta di Marcel Duchamp (1913), la Testa di toro di Pablo Picasso (1942), il Frammento da omaggio a New York di Jean Tinguely (1960), la Bicicletta impacchettata sul portapacchi di un’automobile di Christo e Jeanne-Claude (1962) e  il Tavolino Tour di Gae Aulenti (1993).


Christo e Jeanne-Claude, Bicicletta impacchettata sul portapacchi di un’automobile, 1962. Arlesheim: Forum Würth. @martin_ella

61e680e38b1ce2.05062237_la-chaine-simpson-by-henri-de-toulouse-lautrec.jpgHenri de Toulouse-Lautrec, La catena Simpson, 1896. Litografia a colori, manifesto, 828 x 1200 mm.

Henri de Toulouse-Lautrec: La catena Simpson

L’opera del maestro francese Toulouse-Lautrec si contraddistingue per la produzione di famosissimi disegni e litografie, che hanno indagato con grande interesse il mondo delle biciclette. Per quanto riguarda la grafica d’arte, tra le opere che raffigurano il suddetto topico, spicca con forza la già menzionata litografia a colori de La catena Simpson, che fu concepita per illustrare la campagna pubblicitaria della ditta inglese Simpson, produttrice di catene per biciclette. Infatti, grazie all'agente di commercio francese, Louis Bouglé, l’azienda britannica commissionò a Toulouse-Lautrec un manifesto da utilizzare come promozione del suo prodotto in Francia. Di conseguenza, nel 1896 il grande maestro realizzò due bozzetti, tra i quali, soltanto il secondo, ovvero La catena Simpson, venne approvato dai committenti. Il problema presentato dal primo schizzo si legava alla modalità di rappresentazione della catena della bicicletta che, secondo il signor Simpson, non era stata sufficientemente realizzata nel dettaglio e, quindi, valorizzata nella sua innovazione. Tornando invece alla litografia di successo, La catena Simpson, che raffigura il campione francese Constant Huret accodato a un tandem, divenne la pubblicità ufficiale del prodotto. Infine, molto probabilmente, le figure dei due borghesi presenti sullo sfondo della stampa rappresentano proprio i due committenti dell’opera, ovvero Mr Simpson e Louis Bouglé.

61e69c4bb02ed3.93309853_800px-thumbnail.jpgUmberto Boccioni, Dinamismo di un ciclista, 1913. Olio su tela, 70 x 95 cm. Venezia: Collezione Peggy Guggenheim.

Il Futurismo e la bicicletta

Il Futurismo, movimento d’avanguardia artistico-letterario prevalentemente italiano, nacque con l’intenzione di rompere con gli schemi del passato, quali la moderazione, l’equilibrio e i valori della borghesia benpensante. In questo contesto ideologico, la bicicletta assunse un’identificazione di carattere nazional popolare, perché, opposta allo stile di vita delle caste dominanti, rappresentava il coraggio, la fatica e la meritocrazia. In aggiunta, questo mezzo di locomozione incarnava perfettamente anche l’interesse per il dinamismo, il movimento e la velocità, che contraddistinse l’operato dei futuristi. Pertanto, la bicicletta, e i suoi grandi campioni, ispirarono gli artisti e i poeti futuristi, che vedevano nell'attività fisica una parte integrante della vita umana, volta a trasmettere energie vitali e creative. Infatti, proprio gli esponenti di questo movimento furono caratterizzati da un continuo ed inquieto moto. La suddetta ideologia e l’interesse per la bicicletta si concretizzò in molteplici capolavori del genere, come, ad esempio, il Dinamismo di un ciclista di Umberto Boccioni (1913), il Ciclista di Gerardo Dottori (1914), Il ciclista di Mario Sironi (1916) e i Ciclisti di Fortunato Depero (1922).

metzinger-cycle-track.jpgJean Metzinger, Al velodromo, 1912. Olio su tela, 130.4 x 97.1 cm. Venezia: Peggy Guggenheim Collection.

Lyonel Feininger, Gara ciclistica1912. Olio su tela. Washington: National Gallery of Art. @sport_in_art

tour-de-france-a.jpgChoquet Christian, Tour de France annee 2003, 2003. Acrilico su tessuto,  98 x 130 cm.

Choquet Christian: Tour de France annee 2003

L’amore per la  bicicletta, il dinamismo e la velocità è vivo anche nell'arte contemporanea, come dimostra il dipinto a colori acrilici realizzato dall'artista di Artmajeur, Choquet Christian, e intitolato Tour de France annee 2003. In particolare, il topico affrontato da Choquet, ovvero quello della competizione ciclistica, vanta precedenti illustri nella storia dell’arte occidentale, che si sono distinti tra loro per il tipo d’inquadratura prospettica e il numero di personaggi raffigurati. Infatti, molti importanti maestri hanno immortalato questa tematica dipingendo un singolo corridore, come Jean Metzinger, che, nel 1912, ha realizzato Al velodromo. Capolavori contraddistinti invece da un’affollata composizione sono quelli di Lyonel Feininger, Gara ciclistica (1912), e Aligi Sassu, Ciclisti in salita (1951). Il dipinto dell’artista di Artmajeur risulta essere più affine, per l'inquadratura prospettica frontale, alla tela di Jean Metzinger, mentre, per quanto riguarda lo stile dell’opera, Tour de France annee 2003 rappresenta quasi una moderna interpretazione del “realismo” di Aligi Sassu. Nonostante le suddette affinità, l’opera di Choquet si distingue dai suoi antecedenti, sia per il suo personalissimo stile di realizzazione, sia per le modalità di raffigurazione della folla degli spettatori, che, facendo riferimento agli eventi ciclistici contemporanei, è stata realizzata sullo stesso piano dei corridori, con i quali, talvolta, si confonde. Pertanto, Tour de France annee 2003 è stata capace di raffigurare un topico classico della storia dell’arte, mescolando influenze diverse e aggiungendo dettagli dal forte sapore contemporaneo, che hanno generato un’opera unica nel suo genere.  

zandomeneghi-incontro-in-bicicletta.pngFederico Zandomeneghi, Incontro in bicicletta, 1896. Pastello, 40 x 32 cm. Milano: Fondazione Enrico Piceni. 

galerie-duret-david-gerstein-city-on-wheels-aluminium-decoupe-au-laser-120x116cm-2016-1.jpgDavid Gerstein: City on wheels, 2016. Scultura in alluminio, 116 x 120 cm. 

David Gerstein: City on wheels 

La bicicletta non è stata raffigurata soltanto in contesti di gare e competizioni, ma anche nei suoi più svariati usi del quotidiano, come gli spostamenti, le passeggiate e gli incontri, che sono stati perfettamente resi nei dipinti di Federico Zandomeneghi, Incontro in bicicletta (1896), di Ramón Casas, Ramon Casas e Pere Romeu sul Tandem (1897), di Andrew Wyeth, Giovane America (1950) e di Bo Bartlett, Il giorno in cui tutto è cambiato per sempre (2016). Per quanto riguarda invece il mondo della scultura e delle installazioni, la già citata Bicicletta impacchettata sul portapacchi di un’automobile di Christo e Jeanne-Claude (1962) e la Dynamo Secession di Maurizio Cattelan (1997) ci forniscono ulteriori informazioni sull'utilizzo del suddetto mezzo di trasporto nella vita di tutti i giorni. La scultura del noto artista di Artmajeur, David Gerstein, pare voler completare l’intento della suddetta arte, immortalando, in un modo totalmente innovativo, personale e accurato,  differenti tipologie di persone, che, “elette” a rappresentanti della società contemporanea ci mostrano l’odierna modalità di utilizzo del suddetto mezzo di trasporto. Infatti, quest’opera unica, dinamica e ricca di dettagli del nostro tempo, sembra quasi rappresentare un’istantanea di tutti i tipi di persone, che, contraddistinte ognuna da particolari peculiarità, si possono incontrare all'interno delle nostre città.

Robert Rauschenberg, Riding bikes, 1998. Istallazione. Berlino: Fontaneplatz. @ellypirelly

bicyclette-de-gisa-le-br.jpgGilbert Liblin, Bicyclette de Gisèle, 2007. Scultura in metallo, 31 x 53 x 1 cm.

Gilbert Liblin: Bicyclette de Gisèle

L’opera dell’artista di Artmajeur, Gilbert Liblin, rappresenta un ulteriore modalità di rappresentazione della bicicletta nell'arte, in cui il mezzo di locomozione viene immortalato da solo, in un contesto atemporale, come in una sorta di opera celebrativa. Esempi noti di quanto appena descritto esistono sia in pittura, come testimonia la Bicicletta di Mario Schifano (1979), che in scultura come suggerisce Guidando la bici di Robert Rauschenber (1998). All'interno di questo contesto però, l’opera di Liblin appare in tutta la sua unicità, conferitagli dalla lucentezza del suo metallo, che rende la scultura unica e quasi preziosa, come se l’artista avesse voluto nobilitare questo mezzo di trasporto popolare, ma incredibilmente utile ed insostituibile nel tempo.


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