Iryna Kastsova, Marilyn Monroe 6 , 2022. Acrilico su tela, 80 x 120 cm.
Pop art: cosa si nasconde dietro un sorriso?
"Una persona sembra più bella quando sorride."
Se prendiamo a modello la suddetta citazione, della drammaturga e scrittrice britannica, nata nel 1849, Frances Hodgson Burnett, e la estendiamo al mondo dei ritratti Pop, cosa succede? Appaiono più gradevoli se, oltre ai loro colori vivaci, sono arricchiti dalla gioia di un sorriso, probabilmente genuino? A questa domanda non c'è in realtà una risposta universale, poiché, nella grande varietà della psiche umana, ci sono anche persone che si rivelano maggiormente incuriosite da un bel broncio, capace di far dubitare della natura dei mali dell'effige. In ogni caso, queste considerazioni risultano alquanto superficiali, poiché non tengono affatto conto del fatto che, spesso, un sorriso può celare stati d'animo ben più controversi della mera spensieratezza, nascondendo una dose di elevata sofferenza. Per scoprire cosa si nasconde dietro alcuni dei sorrisi più noti della Pop art, è impossibile non fare riferimento al lavoro di Andy Warhol, James Rosenquist e Yue Minjun, maestri che hanno dato una tale espressione facciale, formata principalmente dalla flessione di i muscoli ai lati della bocca, significati nuovi e inediti. Per quanto riguarda Warhol, è d'obbligo citare Marilyn Monroe , una serigrafia a colori del 1967, in cui il maestro americano ha riproposto in serie l'immagine dell'omonima diva hollywoodiana, procedendo a trasformare il suo volto in un icona compulsiva della società dei consumi di massa americana. A proposito del volto sorridente di Marilyn, invece, il capolavoro del 1967 fa chiaro riferimento a una fotografia acquistata da Warhol poche settimane dopo la tragica morte dell'attrice, destinata ad immortalarla durante l'iconica promozione del film Niagara (1953). Di conseguenza, un tale sorriso diventa una sorta di vitale immagine funeraria di Marilyn, la quale, morta giovane, resterà eternamente affascinante e felice, anche se incapace di far conoscere la sua verità più triste e nota, quale quella in cui la perfetta convergenza di la celebrità, la bellezza, la sofferenza e la tragedia si realizzano. Passando al capolavoro di Rosenquist, invece, il dipinto President elect (1960-61/1964) riprende l'immagine di un ritratto di John F. Kennedy del 1960, a cui si accostano illustrazioni legate ai beni di consumo tipiche della middle class americana, con cui è entrato in contatto attraverso un'innovativa campagna presidenziale, che, di "ispirazione moderna", si è basata sull'uso dei mass media. Sebbene Kennedy abbia mostrato, in questa occasione, i suoi denti perfetti, purtroppo la sua immagine, e di conseguenza il suo sorriso, saranno ormai per sempre associati all'evento del suo tragico assassinio, che lo strappò alla vita il 22 novembre 1963, a Dallas, in Texas. , America. A conclusione di questa "rassegna" di sorrisi, impossibile non citare l'opera "irriverente" di un noto artista contemporaneo come Yue Minjun, pittore che ha iniziato la sua carriera, a metà tra "Pop art e Surrealismo, " proponendosi come membro fondatore della scuola cinese di "realismo cinico", un gruppo emerso nei primi anni '90 in risposta alla repressione della libertà artistica imposta dal governo cinese. Di conseguenza, i volti sorridenti di questo artista riflettono effettivamente una coscienza sociale rilevante e innegabilmente preoccupata, sebbene alludano anche, allo stesso tempo, a una visione ottimistica auspicabile, oltre che necessaria per la sopravvivenza, sul futuro. Quanto poi all'aspetto Pop di questi soggetti "giocosi", essi, caratterizzati da un sorriso seriale, osceno, grottesco, ostentato e ossessivo, sembrano una sorta di Warhol "made in China", sebbene, tale tipo di "assemblaggio -line production", sembra rivelare un consiglio attitudinale inedito e necessario: siccome non possiamo cambiare le cose, allora, forse, non ci resta che ridere?
Jamie Lee, Summer Vibes , 2022. Vernice acrilica/spray su tela, 70 x 70 cm.
Julia Brinkfrau, Donna che ride colorata , 2022. Olio/acrilico/pastello su tela, 60 x 50 cm.
Breve storia del sorriso nell'arte
Avete mai pensato al fatto che i più grandi capolavori della storia dell'arte non sorridono, o, al massimo, mostrano solo una leggera flessione dei muscoli ai lati della bocca? Quanto sopra può essere ben esemplificato da opere iconiche, come, ad esempio, la Gioconda, la Ragazza con l'orecchino di perla, La dama con l'ermellino, ecc. Quanto detto si spiega con il fatto che i ritratti devono, generalmente, trasmettere l'idea della persona, tanto che il riso, potrebbe, inverosimilmente, attribuirgli un atteggiamento fuorviante ed eccessivamente spensierato, giocoso e "ingenuo". Per fare un esempio comprensibile a tutti, oggi, quando ci facciamo fotografare per lavoro, o per una più semplice carta d'identità, ci viene consigliato, per lo più, di assumere un atteggiamento serio, come è bene presentarsi al mondo esterno come qualcuno affidabile, equilibrato e calmo. I capolavori dell'arte, allora intesi come foto ufficiali della persona, perseguivano gli stessi intenti, tanto che il sorriso nell'arte è diventato più popolare, e meno "blasfemo", con il passare del tempo, cioè da quando le occasioni per diffondere un'immagine sorridente di noi stessi si sono moltiplicate, grazie all'avvento delle nuove tecnologie, di Internet e dei social media, contesti in cui il sorriso non è più certo inteso come qualcosa di “compromettente”. Pertanto, per dimostrare la popolarità contemporanea delle flessioni muscolari ai lati della bocca, si può fare riferimento al vasto repertorio pop di Artmajeur, all'interno del quale spiccano le opere di Vitalina Desbocada, Sasha Bom e Lukas Pavlisin.
Vitalina Desbocada, Money on my mind , 2022. Olio su cartone, 40 x 40 cm.
Vitalina Desbocada: Soldi nella mia mente
Lo smiley di Desbocada, rispetto ai già citati racconti Pop drammatici, sembra non celare alcun dramma dietro il suo sorriso beffardo e sfacciato, se non un'arida passione per il denaro, che lo porta ad assumere un atteggiamento ottimista, probabilmente a causa di un cospicuo e inaspettato guadagno monetario. Una tale visione richiama alla mente altri maestri iconici della suddetta corrente artistica, che insieme agli artisti Neo Pop celebrarono il loro "attaccamento", o forse la loro nascosta avversione, al mondo del denaro, come, ad esempio, Andy Warhol e Keith Haring. Infatti, se quest'ultimo trasformava i caratteri delle banconote nelle figure della sua inconfondibile iconografia, quest'ultimo riflette l'identità di massa, lusso e ricchezza nei suoi Dollar Sign Portfolios del 1982, ovvero in una serie di stampe riconoscibili dalla ripetizione di il simbolo del dollaro americano in luminosi colori al neon. Oltre a quanto detto, si potrebbe aggiungere che, l'opera dell'artista di Artmajeur, oltre a situarsi all'interno di una tradizione artistica cortese, persegue probabilmente l'intento di divulgare, in maniera figurativa, la storia dello smile icona: cerchio giallo, che, nella sua versione base, avendo per bocca una parentesi e due puntini al posto degli occhi, nasce nel 1963 in Massachusetts dalla mente del graphic designer Harvey Ball. Sebbene questa sia ufficialmente riconosciuta come la data di concepimento del suddetto "personaggio", è stata, infatti, trovata anche, nella sua forma più primitiva, sulla superficie di una brocca ittita di 3700 anni, che ha trovato sul turco- Confine siriano, ha rivelato come l'uomo si sia evoluto solo in certi aspetti.
Sasha Bom, Aphrodite's smile , 2022. Collages su MDF, 140 x 110 cm.
Sasha Bom: il sorriso di Afrodite
Ti sei mai immaginato di sorridere furtivamente o di sentire una grassa risata provenire da un capolavoro dell'arte ellenica? O magari voltarsi, scambiare qualche battuta con una biglia e poi mettersi compulsivamente a ridere con essa? Tale fantasia si concretizza, finalmente per i più eccentrici e sognatori, nel collage di Sasha Bom, un'opera in grado di svelarci i tratti del sorriso della donna più bella della storia dell'arte: Afrodite. A quanto appena affermato, però, occorre aggiungere che, infatti, i Greci furono un tempo, prima dell'avvento del classicismo, cioè tra l'VIII e il VI secolo, molto interessati e affascinati dalla raffigurazione di un particolare tipo di flessione dei muscoli ai lati della bocca, sintetizzato dall'espressione: sorriso arcaico. Questa particolarità espressiva, consisteva nella realizzazione di volti con le labbra incurvate, sotto forma di un placido e giocoso sorriso, anche se, questo tipo di raffigurazione, in realtà, esula dallo scopo di voler rappresentare veri e propri sentimenti, poiché, il età arcaica, non prevedeva la manifestazione delle emozioni, come si manifestò il tardo classicismo successivo. In effetti, il sorriso arcaico rappresenta piuttosto una convenzione, scomparsa con l'avvento dello stile severo, che ha introdotto la rappresentazione di tre dimensioni mediate da un'organica transizione di piani, che ha permesso la rappresentazione della bocca nella sua reale profondità.
Lukas Pavlisin, Mad dog , 2022. Acrilico/pennarello su carta, 40 x 30 cm.
Lukas Pavlisin: Cane pazzo
Il cane affilato come un rasoio, dai denti poco rassicuranti di Pavlisin appare, infatti, molto allegro, giocherellone e contento, tanto che è possibile attribuire alla curva verso l'alto dell'angolo sinistro della bocca, l'aspetto di un sorriso , che, ahimè per i suoi simili, non potrà mai esplodere in una risata più concreta, e di natura più umana. Infatti, sebbene spesso ci meravigliamo di quanto umani possano apparire i nostri cani e godersi il tempo trascorso in nostra compagnia, loro, a differenza di scimpanzé, gorilla e oranghi, non riescono a sorridere, nonostante un certo loro atteggiamento, assunto per lo più in un contesto di gioco, che li spinge ad avere la bocca aperta, gli occhi spalancati, la testa alta e un respiro rapido e intenso, rappresenterebbe il segno distintivo del "risato" della sua specie. Infatti, questa manifestazione di appagamento si esprime mediando una peculiare espirazione ed inspirazione d'aria, volta a produrre un suono sibilante, che, senza alcuna vocalizzazione, presenta l'aspetto di un "hhuh hhah". A proposito di storia dell'arte, ci sono alcune opere che, a mio avviso, presentano un sorriso o una risata canina, come, ad esempio: i cani che ridacchiano guardando un tizio cadere dalla sedia in Poker community (1910) di Cassius M. Coolidge, il buffo quadrupedino sorridente in Ritratto di Mr. and Mrs. Arnolfini (1434) di Jan van Eyck, e il giocoso esemplare di caccia in Bonjour monsieur Courbet (1854) di Gustave Courbet. Se la rassegna dei sorrisi canini si protrarrà ancora per molto, potrebbe reggere l'implementazione di quella di tutte le espressioni "facciali", assunte da questi fedeli animali nei più grandi capolavori della storia dell'arte occidentale.