L’antropomorfismo nell’arte

L’antropomorfismo nell’arte

Olimpia Gaia Martinelli | 4 set 2022 7 minuti di lettura 0 commenti
 

L’antropomorfismo nell’arte, come anticipato, vanta una ricca ed antica tradizione, infatti, tra i primi esempi di figure antropomorfe troviamo la statuetta in avorio di Löwenmensch, che, risalente al Paleolitico superiore, ovvero all’incirca a 32.000 anni fa, rappresenta una scultura umana avente la testa di leone...

Pierre Lamblin, Monsieur Panther, 2022. Dipinto su alluminio, 80 x 40 cm.

Cosa si intende per antropomorfismo?

Con il termine antropomorfismo, parola che deriva dai due vocaboli greci anthrōpos (umano) e morphē (forma), si indica quella particolare modalità di attribuzione di caratteristiche e di qualità umane ad esseri animati o inanimati, nonché a fenomeni naturali e soprannaturali, proprio come le divinità o i protagonisti dei racconti mitologici. Tale “arricchimento” del dato reale, riscontrabile, sia in ambito artistico, che letterario, ha radici remote, tanto che nella maggior parte delle culture antiche sono rilevabili narrazioni fantastiche, pitture, bassorilievi e statue, in cui troviamo figure antropomorfe come protagoniste. 

Cécile Duchêne Malissin, Les métamorphose IX, 2021. Acrilico su tela di lino,  92 x 73 cm.

Janice Serilla, Stormy is a brewin, 2018. Acrilico su tela,  78.7 x 68.6 cm.

L’antropomorfismo nell’arte

L’antropomorfismo nell’arte, come anticipato, vanta una ricca ed antica tradizione, infatti, tra i primi esempi di figure antropomorfe troviamo la statuetta in avorio di Löwenmensch, che, risalente al Paleolitico superiore, ovvero all’incirca a 32.000 anni fa, rappresenta una figura umana avente la testa di leone. A proposito dell’antico Egitto, invece, fu proprio questa civiltà a rendere l’antropomorfismo estremamente popolare, in quanto, successivamente al periodo zoolatrico, si diffuse l’antropomorfizzazione delle divinità. Eccelso esempio di tale tendenza è la statua raffigurante il faraone Amenofi III con il dio Sobek, divinità, che, immortala come un uomo avente la testa di coccodrillo, rappresentava il protettore delle acque del Nilo e della fertilità della terra. La scultura in alabastro calcareo, risalente alla prima metà del XIV secolo a.C, immortala il faraone e il dio seduti su di un trono con i lati ricoperti da geroglifici. In questo particolare contesto, è bene mettere in evidenza come Amenofi III, dall’aspetto molto giovane, risulti avere dimensioni minori rispetto a quelle Sobek, proprio come se il coccodrillo volesse proteggere ed accompagnare, e quindi letteralmente “scortare”, il sovrano. Successivamente, per quanto riguarda l’arte greca e romana, il carattere antropomorfo di quest’ultime, nonostante fosse ancora presente, divenne meno marcato, probabilmente perché le stesse divinità erano essenzialmente persone dai poteri sovrannaturali. Nonostante ciò, possiamo portare ad esempio i tipici vasi in terracotta con decorazioni antropomorfe realizzati nel Periodo di formazione greco (XII-VIII secolo a.C), Medioevo ellenico in cui si delinearono i caratteri costitutivi dell’arte greca e i suoi principali tipi figurativi. A proposito della successiva religione cristiana, è innegabile come quest’ultima abbia trovato, nel corso dei secoli, un'ampia gamma di modalità di rappresetazione del Figlio dell'Uomo, tra le quali, spiccano sicuramente i simboli e le allegorie di Gesù raffigurato come Agnello. Tale tipologia allegorico-simbolica di antropomorfismo è ben esemplificata dal mosaico dell’abside della chiesa Santa Maria in Trastevere (Roma), dove, sotto le figure di Gesù e di Maria, accompagnate da i santi Pietro, Cornelio, Giulio, Calepodio, Calisto, Lorenzo e l’effigie d’Innocenzo II, viene raffigurato l’Agnello di Dio in mezzo alle sue pecorelle, ovvero i dodici Apostoli. 

Statua di Amenhotep III con il dio Sobek, prima metà del XIV secolo a.C. Alabastro calacareo. Luxor: Museum of Ancient Egyptian Art.

Giuseppe Arcimboldo, l'Estate, 1573 Olio su tela, 76 x 64 cm. Parigi: Museo del Louvre.

Max Ernst, La vestizione della sposa, 1940. Olio su tela, 129,6 x 96,3 cm. Venezia: Collezione Peggy Guggenheim.

Saltando in avanti nel tempo di circa quattro secoli, ci troviamo di fronte ad alcuni dei più noti capolavori della storia dell’arte, che hanno saputo interpretare, con grande innovazione, estro ed unicità mai vista prima, il concetto di antropomorfismo, proprio come nel caso dell’iconica Estate (1573) di Giuseppe Arcimboldo, olio su tavola conservato al Museo del Louvre. Infatti, all’interno del famoso dipinto, il concetto astratto della bella stagione prende vita, nonché forma umana, attraverso un fantasioso assemblaggio di frutta e ortaggi estivi. Un'altra opera che ha conferito nuove forme all’antropomorfismo pittorico è stata sicuramente The Anthropomorphic Cabinet di Salvador Dalì, dipinto ad olio, che, presentando un mobile umanizzato, fa esplicito riferimento al pensiero di Sigmund Freud, secondo il quale il corpo umano è costituito dai molteplici “cassetti” segreti dell’inconscio. Infine, altro artista che ha interpretato in modo molto personale il concetto di antropomorfismo è stato sicuramente Max Ernst, prolifico maestro d'avanguardia, contraddistinto da una particolare fascinazione per gli uccelli, dovuta ad un incidente piuttosto oscuro della sua infanzia, in cui il suo uccello domestico morì proprio nel momento in cui nacque sua sorella minore. In seguito a questo episodio, l’artista iniziò ad interpretare gli uccelli come rivelatori presagi di morte, infatti, nel noto dipinto La vestizione della sposa, compaiono figure di volatili antropomorfi, che, volti ad ingannare l’osservatore con la loro verosimiglianza, ci portano in una dimensione parallela e angosciante, largamente associabile all’atmosfera che si respira negli incubi più inquieti.

Manat, Paolo Verrocchio, 2022. Acrilico su tela, 130 x 81 cm.

Igor Skaletsky, Fantastic Mr. Dog, 2018. Acrilico su tela, 115 x 100 cm.

L’antropomorfismo nell’arte contemporanea

A proposito del mondo moderno, invece, appare evidente come l’antropomorfismo “classico” sia stato largamente arricchito dalle sperimentazioni in ambito cinematografico, pubblicitario e televisivo, in cui, di sovente, si incontrano animali o oggetti umanizzati, proprio come i popolari Topolino, Paperino e Bugs Bunny, ma anche i più recenti BoJack Horseman, Spongebob e Kung Fu Panda. Tornando alle arti figurative più tradizionali, il suddetto costume continua a riscuotere grande successo anche in ambito pittorico, scultoreo e fotografico, proprio come dimostrano le opere degli artisti di Artmajeur Eric Leroy (Rico), Katya Ivleva e Dekoque.

Eric Leroy (Rico), Le penseur, 2022. Fotografia digitale / fotografia manipolata su alluminio, 80 x 80 cm.

Eric Leroy (Rico): Le penseur

La fotografia di Eric Leroy immortala un pesce palla, che, avente il corpo di un uomo, presenta una posizione volta a dare ad intendere uno stato di profonda introspezione psicologica, probabilmente casato da quei tipici tristi e pesanti con cui di sovente il genere umano convive, estraniandosi dalla sua natura più animalesca, istintiva, spontanea, e sicuramente meno problematica. In realtà però quest’innovativa opera antropomorfa è portatrice anche di ulteriori significati, poiché rappresenta un simpatico “remake” di uno dei più grandi capolavori della storia dell’arte Novecentesca: Il pensatore di Auguste Rodin (1880). La scultura in questione raffigura un uomo nudo, che, seduto su di un piedistallo con il busto inclinato in avanti, appoggia il viso contro la sua mano sinistra, mentre la destra è invece “abbandonata” sulle sue cosce. Il personaggio, la cui espressione è misteriosamente celata dietro alle sue dita, esprime, anche attraverso l’intensa posizione del corpo, un atteggiamento di profonda analisi interiore. Pertanto, è proprio grazie alla contemporanea interpretazione dell’artista di Artmjeur, che uno dei più grandi capolavori introspettivi rivive con ironia nella nostra epoca.

Katya Ivleva, Bulldog in a jacket, 2021. Olio su tela, 60 x 50 cm.

Katya Ivleva: Bulldog in a jacket

Il dipinto realista di Katya Ivleva raffigura un Bulldog che, dall’espressione, dagli atteggiamenti e dagli abiti totalmente antropici, rivolge lo sguardo dritto verso lo spettatore, probabilmente cercando di proporsi come una sorta di nuovo modello, sicuramente molto meno compromesso, di genere umano. Facendo riferimento alle parole dell’artista, l’opera, parte della serie Gli animali sono anche persone, è stata ispirata dalla divertente, e allo stesso tempo “tragica”, serie televisiva Horse Bojack, caratterizzata dalla convivenza di personaggi umani con animali antropomorfi. In aggiunta però, Ivleva tiene a sottolineare come i suoi ritratti presentano anche alcune ambiguità, poiché qualcuno può riconoscere nei volti degli animali umanizzati, sia sé stesso, che il suo animale domestico. Infatti, principali modelli per la realizzazione di questi dipinti antropomorfi sono principalmente i pelosi degli amici e dei conoscenti dell’artista. Infine, per quanto riguarda la storia dell’arte, opera iconica avente particolari soggetti "civilizzati" risulta essere il noto capolavoro di Cassius Marcellus Coolidge, A Friend in Need (1903), in cui dei cani giocatori a poker come dei veri uomini.

Dekoque, Powerful, 2022. Scultura su metallo, 21 x 37 cm / 3.00 kg.

Dekoque: Powerful

La scultura di Dekoque svela un altro volto dell’antropomorfismo, ovvero la sua capacità di attribuire caratteristiche e qualità umane anche ad esseri inanimati, come in questo caso un martello, probabilmente intento a impersonificare le sembianze di un afflitto lavoratore in giacca. Di fatto, sul basamento della scultura troviamo un chiodo, verosimile allusione alla mansione principalmente svolta del suddetto utensile. A proposito della storia dell’arte, l’opera dello scultore di Artmajeur si colloca all’interno di una solida tradizione antropomorfa contemporanea, esaustivamente esemplificata dall’indagine figurativa dell'artista e illustratore britannico Jonathan Wolstenholme, che, surrealista amante dei volumi antichi, ha animato suoi libri trasformandoli in intelligenti immagini antropomorfe.

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