Il dipinto che il torero non riesce a domare

Il dipinto che il torero non riesce a domare

Olimpia Gaia Martinelli | 15 set 2023 8 minuti di lettura 0 commenti
 

Il titolo del mio articolo si schiera, nel contesto della popolarità pittorica della corrida, certamente dalla parte dei tori, che, nel lungo percorso della narrazione della storia dell'arte, sono stati immortalati da molti dei più grandi maestri della sempre...

TORÉADORDipinto di Roby Marelly.

Il titolo del mio articolo si schiera, nel contesto della popolarità pittorica della corrida, sicuramente dalla parte dei tori, che, nel lungo percorso della narrazione della storia dell'arte, sono stati immortalati da molti dei più grandi maestri della tutti i tempi, come vincitori o perdenti del sanguinoso e ingiusto spettacolo pubblico in questione. Infatti, pur essendo un fervente attivista animalista, non riesco ancora a chiudere gli occhi per evitare di parlare di un argomento che, per quanto discutibile, ha affascinato moltissimo ottimi pittori non solo più tipicamente spagnoli, come Goya e Picasso, ma anche americani. , francesi e inglesi, che ne hanno narrato i personaggi, gli sviluppi e la tragica conclusione, in cui, ahimè, è il lato umano o quello animale a incontrare la donna più temuta di sempre: quella figura scheletrica armata di falce e vestita solo di una mantello nero... Così, riferendoci in un secondo momento agli artisti sopra citati, nonché alle figure di Mary Cassatt, Anthony Whishaw ed Edouard Manet, possiamo iniziare introducendo l'argomento nefasto, evidenziando come la corrida significhi un tipo di corrida, che, già in voga presso Greci, Etruschi e Romani, prevedeva l'organizzazione di corse, combattimenti o cacce con tori e altri bovini, la cui pratica fu probabilmente interrotta, almeno in territorio italico, grazie al provvidenziale intervento , datata 1567, di San Pio V, il quale, con la sua bolla De salutis gregis dominici, sancì che coloro che partecipavano alle corride incorrevano automaticamente nella pena della scomunica. Se in passato gli italiani dimostrarono un prematuro e nobile rispetto per la vita animale, lo stesso atteggiamento stenta ancora a concretizzarsi in altri paesi, che, come Spagna, Messico, Perù, Venezuela, Ecuador, Colombia, Costa Rica, Panama, La Bolivia, e anche alcune parti del sud della Francia, continuano a mettere in atto le esibizioni senza alcuna vergogna. In ogni caso la più conosciuta è quella spagnola, le cui corride risalgono addirittura all'800 d.C., oltre al fatto che sono documentate feste taurine a Cuéllar (Segovia) fin dal 1215, anche se la corrida più vicina come la conosciamo oggi risale solo al 1400. Concluse le premesse un po' moralizzanti, critiche ed estremamente "pet friendly", procedo a parlare della corrida attraverso tre punti di vista pittorici, pronti a catturare: i personaggi, spazio, e le conseguenze estreme...

CITANDO-1 (1998)Dipinto di Scaramuix.


I personaggi: i protagonisti della storia

Ho trovato piuttosto limitante, tedioso ed accademico raccogliere descrizioni di opere d'arte raffiguranti le più tipiche arene gremite di spettatori, nonché animate dai suddetti combattimenti, preferendo un'attività di ricerca, mirata a portare alla luce dipinti che mettano in risalto i singoli attori della scena. evento molto discusso, come: i toreri, gli animali e il pubblico. Per quanto riguarda il primo soggetto, ho trovato quello che cercavo nel capolavoro datato 1873, e intitolato After the Bullfight, di Mary Cassatt, raffigurante un torero in una rilassante pausa sigaretta, ormai lontanissimo dallo spettacolo e dalla violenza dell'arena. " In questo contesto è interessante sottolineare come l'uomo in questione sia stato raffigurato in un atteggiamento che, alquanto spavaldo, sembra quasi alludere alla sua fresca vittoria sul campo. Sul tema degli animali, invece, interviene l'abile pennello di Picasso, pronto a immortalare, nell'olio Corrida del 1934, un toro che aggredisce un cavallo caduto, atto reso mediante una violenza brutale, frutto di un comportamento piuttosto "primitivo". stilemi, sicuramente nati da quell'osservazione diretta, che lo spagnolo aveva maturato partecipando a molti eventi di simile natura. Per quanto riguarda, invece, l'attenzione verso il pubblico, arricchita dalla presenza di un tipico "caballo de picar", cioè di un cavallo appositamente addestrato per affrontare le cariche del toro nella prima parte di una corrida, si nota bisogna fare appello a Corrida (1955-56) di Anthony Whishaw, capolavoro in cui prende forma la tanto discussa folla di spettatori, che, realizzato mediante un dipinto ad olio prevalentemente marrone e ocra, è realizzato in un formato "paesaggio" diviso orizzontalmente dalla presenza di una ringhiera, abilmente disposta per separare le persone dal suddetto cavallo terrorizzato.

MATADOR (2021)Dipinto di Rudolf Rox.

L'arena: lo spazio e l'estremo...

Quanto sopra potrebbe svolgersi in un contesto simile a quello immortalato con maestria ed estrema precisione da Francisco Goya in Bullfight in a Divided Ring, olio su tela, che, insieme a molti altri dipinti e stampe dell'artista, analizza il tema della corrida, in questo caso particolare raffigurante un'arena divisa in due parti, entrambe dominate dalla presenza di un toro, di più toreri e di un pubblico, che, attento, vuole apparire, energico, e composto, che stimola lo spettatore quasi a percepire le grida , cori o semplici chiacchiere, da immaginare esclusivamente in spagnolo. Un racconto del genere deve inesorabilmente concludersi con la morte di una delle due fazioni in competizione: nel caso in cui sia il torero a lasciare la sua vita, almeno in questo mondo, ci appelliamo alla visione di Édouard Manet, mentre se lo sfortunato è il toro, il riferimento a Picasso è d'obbligo. Sto parlando de L'uomo morto (1864/65) del maestro francese e Toro morente (1934) del pittore spagnolo, il primo capolavoro immortala infatti la fine dei giorni di un torero, testimonianza di un periodo, in cui Manet era in gran parte influenzato da pittori spagnoli come Diego Velázquez e Francisco de Goya, nonché dal tema della corrida. Toro Morente, invece, propone la figura di un toro morente, catturato in maniera piuttosto brutale e cruenta, il cui "realismo" è probabilmente dato dal fatto che il padre dell'artista portò il pittore ad osservare le corride fin dal 1889, cioè , quando il piccolo Pablo aveva solo nove anni. Giunti alla fine del racconto in questione, è possibile arricchire quanto in parte già affrontato accostandolo alla realtà contemporanea, ben esemplificata dai dipinti a tema corrida degli artisti Artmajeur quali: Raúl Rubio, L.Roche e Jean-Luc Lopez.

MATADOR (2022)Dipinto di Raúl Rubio.

Raúl Rubio: Matador

Un torero, catturato all'interno di un'arena di frammenti colorati, sembra danzare, muovendo quei passi tipici di una danza, che, guidati dalla tensione, dall'adrenalina, ma anche dalla voglia di vincere e sopravvivere, gli fanno schivare, passo dopo passo, il corna di un toro piuttosto infuriato, le cui narici proiettano irrealistiche striature di colore rosso, probabilmente dovute al sangue di alcune sue ferite. Ciò che è visibile fa “rimpiangere” l'ormai perduto rapporto primordiale che un tempo autenticamente esisteva tra uomo e animale, ormai definitivamente riconducibile all'antica immagine del temerario uomo delle caverne. Riguardo a quest'ultimo, è interessante evidenziare come egli fosse in realtà già legato ad una sorta di primordiale forma di rappresentazione artistica dei tori, soggetti le cui raffigurazioni sembrerebbero nate quasi contemporaneamente all'arte stessa, come è evidente, ad esempio , dagli scavi di Çatalhüyük in Anatolia, un sito risalente al 6700-5650 a.C., dove sono stati portati alla luce templi adornati con teste di toro, nonché mobili e pilastri composti da corna di toro stilizzate. Mentre l'obiettivo nella corrida, però, è quello di scacciare e uccidere il toro, in questo contesto l'animale era visto in modo piuttosto benefico, cioè come una forma di vita capace di allontanare il male, peculiarità che maturò anche successivamente. in poi, proprio come dimostrano le coppie di tori dalla testa umana che venivano comunemente scolpiti come creature protettive sui portici di importanti edifici degli antichi Sumeri e in Assiria. Tuttavia, nella stessa realtà dell'Europa preistorica e del Medio Oriente antico, era piuttosto diffuso anche il culto dell'uccisione dei tori, realtà in cui l'animale, simbolo di forza e fertilità, era spesso anche protagonista di combattimenti a muro. scene.

TORO DE CALLE - GOUACHE/INCHIOSTRI/ PANNELLO - TORO (2019)Arti digitali di L.Roche.

L.Roche: Feria POP

Il toro di L.Roche, ritratto in primo piano con stilemi inconfondibilmente cari alla Pop art, ma decisamente attualizzati dal linguaggio dell'arte digitale, diventa un soggetto umanizzato, quasi come se potesse rappresentare l'effigie di un antico e fiero membro della famiglia, un'immagine necessariamente da condividere in salotto, da mostrare a vicini, amici e ospiti vari, per evocare, con atteggiamento di millanteria, l'antica gloria della casata, che in questo esemplare ha raggiunto la sua massima potenza e virilità. Ecco, questa descrizione ci fa comprendere tutta la poliedricità della materia artistica in questione, che, ad esempio, da artisti come Picasso, è stata sezionata attraverso molteplici stili e media, tra questi, quello del disegno, occasione in cui il movimento di l'animale veniva enfatizzato, ottenuto attraverso linee disordinate, dove il corpo, a volte capovolto, era sempre pronto a rialzarsi. Inoltre, non si può non citare il fatto che lo stesso mammifero compare anche nell'opera più iconica dell'artista, ovvero Guernica, contesto in cui l'animale diventa il simbolo della Spagna e delle sue tradizioni, ma anche, riferendosi alla tradizione di Antica Grecia e Antica Roma, la trasposizione dell'eterna lotta tra istinto e razionalità, tra vulnerabilità sacrificale e slancio distruttivo, tra difesa e attacco, vita e morte, sicuramente insita nella guerra a cui notoriamente allude l'opera.

31 CORRIDA 2 (2019)Dipinto di Jean-Luc Lopez.

Jean-Luc Lopez: 31 corride 2

L'inchiostro su carta di Jean-Luc Lopez ci racconta un momento preciso della corrida, sacinto da quei ripetuti, sfuggenti e ravvicinati incontri tra toro e torero, che fanno trattenere il fiato agli spettatori, che, tra l'altro, forse si chiedono: fai uomo e gli animali incrociano gli sguardi durante lo spettacolo? Probabilmente sì, e, nella stregua di due amanti, quando ciò avviene il gioco, come il tempo, si ferma per un istante lunghissimo e intenso, in cui l'anima animale e quella umana si toccano, riconoscendosi simili, perché sono animati dalla stessa paura di perdere la vita. Forse le molteplici rappresentazioni del soggetto in questione da parte di Francisco Goya furono dettate anche da un affine desiderio, volto a svelare il segreto di quella sensazione di scambio di anime, che l'artista spagnolo indagò nella sua Tauromaquia (1816), una serie di 33 stampe , che, realizzate principalmente attraverso le tecniche dell'acquaforte e dell'acquatinta, mostrano scene generalmente violente, ambientate nello spazio dell'arena e rese nelle forme dei gesti audaci dei due simili avversari. La prospettiva indagata da queste stampe tiene conto del punto di vista dello spettatore, poiché l'inquadratura è resa riferendosi a lui portato ad osservare la scena dalle tribune, proprio come se fosse eternamente curioso di cogliere il mistero, che accomuna gli animi di la vittima e il suo carnefice.


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