5 pittori d'Artmajeur turchi che devi assolutamente conoscere!

5 pittori d'Artmajeur turchi che devi assolutamente conoscere!

Olimpia Gaia Martinelli | 11 set 2023 8 minuti di lettura 0 commenti
 

La pittura esiste in ogni civiltà? O forse ci sono popoli che si sono astenuti dal praticarlo? Questo ci chiediamo quando, ancora sgravati di nozioni, ci avviciniamo alla storia dell’arte turca,

SCEGLI IL TUO MOOD DAY 27 (2020)Scultura di Seda Eyuboglu.

TIENIMI (2023) Disegno di Elzem.

Pittura turca: introduzione a qualcosa che forse non ti aspetti!

La pittura esiste in ogni civiltà? O forse ci sono popoli che si sono astenuti dal praticarla? Questo ci domandiamo, quando, ancora poco carichi di nozioni, ci avviciniamo alla storia dell’arte turca, particolarmente nota per le sue architetture, arti decorative, calligrafie e codici miniati, ma decisamente meno associata alla più tipica immagine del protipo del pittore barbuto francese, sempre intento a perdersi nel catturare col pennelli la natura, collocando astutamente il suo cavalletto all’eperto, o a quella dell’appassionato artista italiano, che, intriso del male di vivere che malinconicamente affetta la sua esistenza, si dedica a immortalare i colli delle sue modelle in maniera alquanto eccessivamente allungata...Cercado di superare questi steliri clichè occidentali, è bene rendere esplicito come per arte turca si intendano tutte quelle opere provenineti dall’area dell’attuale Turchia, comprensive, sia delle esternazioni artistiche ad opera dei turchi arrivati in loco nel Medioevo, che di quelle prodotte dai popoli di culture a loro precedenti, quali gli Ittiti, gli antichi greci e i bizantini. In questo ricco contesto si è sicuramente imposta l’arte ottomana, espressione della floridezza dell’omonimo impero turco transcontinentale, che, esistito dal 1299 al 1922, ha mostrato i suoi stilemi nella più popolare espressione architettonica, da intendersi come una sintesi delle influenze del mediterraneo e del Medio Oriente, volta a dar vita alla costruzione di ampi spazi interni limitati da cupole enormi. Un punto di vista decisamente eurocentrico sottolinerebbe come in questo contesto venne dato un ruolo marginale alla pittura, tanto che, nel rispetto delle nostre concezioni occidentali, potremmo addirittura sostenere che essa si sia espressa con maggiore forza soltanto a partire dalla modernizzazione dell’Impero Ottomano, la quale, avvenuta a partire dal XIX secolo, ma già presente in parte nel Settecento, portò all’esplicitarsi di una maggiore influenza sull’arte turca degli stili europei contemporanei. L’apri pista in questo senso è stato sicuramente il pittore turco Osman Hamdi Bey, membro dell'élite amministrativa ottomana che si formò a Parigi, il quale, per primo, stimolò i suoi conterranei a guardare all’esempio dell’arte occidentale. Il racconto, che prosegue sino giorni nostri, grazie anche all’operato degli artisti turchi, o turchi d’adozione, di Artmajeur, è stato sicuramente spronato da altre figurere determinanti della pittura del paese in questione, ovvero maestri novecenteschi del calibro di  İbrahim Çallı, Hikmet Onat, Fahrelnissa Zeid, Fikret Muallâ Saygı, Hale Asaf, Bedri Rahmi e molti altri ancora…

RITRATTO ROSA B (2023)Dipinto di Aleksandr Ilichev.

5 pittori Artmajeur turchi che devi assolutamente conoscere!

Aleksandr Ilichev: Ritratto rosa M

La tela è tutta occupata dalla presenza di una figura femminile ambigua, in quanto la disposizione del colore a macchie sovrapposte, ognuna aventi diverse sfumature cromatiche, rendono poco comprensibile, sia l’effettiva tonalità dei capelli della modella, che il colorito della sua carnagione. Tale effetto “cangiante” è stato reso da ampi colpi di pennelli, forsi intesi per generare una sorta di puntinismo “grasso”, in parte interrotto dalla presenza di sottoli linee, probabilmente realizzare con la coda del pennello, volte ad apparire disposte in qua e il là, come per ricordare l’imprescindibile presenza dell’atmosfera. Ad ogni modo, nonostante la studiatissima realizzazione del soggetto, ciò che si impone alla vista è semplicemente il volto di una ragazza in primo piano, che, intenta ad indossare un paio di occhiali, priva il fruitore di un contatto più intimo con la sua persona, restando, in parte, alquanto misteriosa. Le caratteristiche sopra riportate sono divenute ormai una sorta di firma stilistica di Aleksandr Ilichev (1958), pittore russo, ma turco d’adozione, che si dedica principalmente e raffigurare soggetti femminili, i quali si adopera a realizzare mediante un processo creativo istintivo, volto a dar forma rapida alle sue idee, nonché principalmente inteso per catturare la psicologia dei suoi personaggi.

NEL MIO CUORE (2010)Dipinto di Hüseyin Ak.

Hüseyin Ak: Nel mio cuore

Il dipinto di Hüseyin Ak, dominato da vivaci pennellate gialle, dove trovano collocazioni molteplici personaggi in azione, risulta essere di ardua interpretazione, a meno che, usando l’immaginazione e il suggerimento datoci dal titolo dell’opera stessa, non proviamo a ricostruire una sorta di sequanza cinematografica, volta ad inziare dal personaggio, che, proprio come suggerito dalle parole “In my heart”, guarda all’interno della sua camicetta, residenza dei sentimenti, in cui trova il ricordo dell’amata, ovvero della figura femminile che si ripropone, probabilmente, anche nelle altre tre donne presenti nell’opera. Parrebbe quindi che l’innamorato in questione abbia parlato all’orecchio dell’artista, al fine di descrivegli, e successivamente fargli dipingere, alcune scene memorabili della sua vita di coppia, dove appare anche un altro personaggio, che, con i baffi e una bibita, sembra decisamente poco affine al racconto in questione. Proprio quest’ultimo pare presenziare alle molteplici scene con freddezza, assumendo lo stesso atteggiamento distaccato dello spettatore, che, non sempre, potrebbe immedesimarsi nella consistenza dei ricordi amorosi. Infine, parlando dell’artista di Artmajeur, Hüseyin Ak è un pittore turco contemporaneo, il cui operato si distingue per la realizzazione di dipinti ad olio e a tecnica mista, in cui il tema principale è sicuramente l'interazione, che può avvenire, sia tra esseri umani, che tra uomini e oggetti,  soggetti comunque messi in risalto dall’uso di sfondi dai colori contrastanti, intesi per evocare uno spazio fantastico, quale il regno dell’immaginazione. 

QUANDO I SOGNI DIVENTANO REALTÀ (2023)Dipinto di Mariia Raskin.

Mariia Raskin: Quando i sogni diventano realtà

Cosa succede quando i sogni diventano realtà?Per alcuni il cane inizierebbe a parlare, per altri sarebbe possibile librarsi in cielo, per i più venali il portafoglio esploderebbe improvvisamente di pezzi da cinquecento euro! Allora, ho voluto dire questo per farvi capire come il titolo del dipinto di Raskin sembrerebbe alludere all’avvento di un’epoca, in cui, nei toni del rosso e del viola, si realizzerebbero tutte le nostre brame. Di fatto, facendo riferimento alle parole della pittrice, ella rivela come proprio l’opera in questione simboleggi, sia il modo in cui vengono costruiti i nostri sogni, che il processo mediante il quale essi diventano effettivi. Parrebbe quasi di capire che un avaro, osservando il dipinto, trovi un mezzo glorioso o un inaspettato escamotage per fare soldi, mentre una donna sola, riesca, dopo averne osservato le tonalità, a riconoscere il partner giusto da avere al suo fianco. Vi sembrerà forse strano ma in tutto ciò esiste sicuramente un briciolo di verità, in quanto l’arte, strumento indiscusso di conteplazione, ci aiuta, talvolta, anche ad entrare in contatto con noi stessi, promuovendo un sano meccanismo d’introspezione, che, mediante la conoscenza del nostro essere, ci conduce al conseguimento dei nostri più alti obiettivi. A proposito dell’artista, invece, Mariia Raskin è una pittrice astratta con sede in Turchia, il cui operato è contraddistinto dalla presenza dell'energia che ella trae dall'universo, ma anche dallo splendore della natura e della gioia di vivere, esperienze sapientemente rese dai suoi paesaggi astratti o ritratti.  

VENERE AMORE CONSOLANTE... (2022)Dipinto di Nusret Aktay.

Nusret Aktay: Venere che consola l'amore

Il soggetto dell’opera, pur essendo per molti facilmente riconoscibile, è esplicitato dalla scritta bianca, che appare in alto e a destra del supporto, pronta a rivelarci come il piccolo protagonista, che si divincola dalle braccia di una donna nuda, sia Eros, o Cupido, personaggio mitologico che trasfrorma la figura femminile in questione in Afrodite: la madre del piccolo bambino alato. A svelare altri “anneddoti” del dipinto interviene l’artista stesso, pronto a dichiarare come il suo olio rappresenti in realtà un rifacimento, unico, inedito e originale, del più datato "Venere che consola l'amore", capolavoro datato 1751 ad opera del noto pittore rococò François Boucher. Ne consegue che entrambi i dipinti raffigurano il momento in cui Afrodite sta per disarmare cupido, sottraendogli le frecce che il paffuto fanciullo usa quando spara alle persone per farle innamorare, scena a cui assistono passivamente alcuni putti e una coppia di cigni. A questo punto è però d’obbligo trovare elementi capaci di differenziare le due opere, individuabili nel fatto che l’artista di Artmajeur ha volutamente conferito alle sue tonalità di rosa un sapore alquanto cremoso, da unirsi a un maggiore dinamismo presentato dagli effigiati, che, decisamente meno statici e reverenziali, hanno assunto un tocco di vivace contemporaneità, in cui la scritta bianca parebbe alludere al moderno mondo delle riviste patinate, dove personaggi celebri come Eros troverebbero sicuramente spazio.

L'ULTIMA TENTAZIONE DELL'ODALISCA (2021)Dipinto di Yiğit Dündar.

Yiğit Dündar: L'ultima tentazione dell'odalisca

L’importanza, l’iconicità, l’immortalità o semplicemente l’indimenticabile bellezza, sicuramente dovuta ad un impeccabile perfezione esecutiva, oltre che dall’uso di soggetti popolari, sono alcune delle peculiarità spesso riscontrabili nei più grandi classici della storia dell’arte, proprio come ne La Grande Odalisca di Jean-Auguste-Dominique Ingres, olio su tela che ha ispirato non solo il titolo, ma anche le fattezze dell’opera dell’artista di Artmajeur, che ne ha evidentemente ricalcato la posa pur rendendola estremamente attuale. Di fatto, il dipinto di Yiğit Dündar presenta dettagli affini alla moda del nostro tempo, prodigandosi ad evitare il riferimento ad ambienti e accessori troppo sontuosi, per fare esplicita allusione alla più istintiva pratica novecentesca dell’Action painting, che si riversa in due colori sul corpo dell’effigiata, sottolineando la curva del suo corpo, la quale, creatasi a partire dalla sua testa, culmina all’altezza dei glutei sapientemente sgocciolati di celeste e di rosso: tonalità a metà tra il cielo e l’inferno. La fiera serenità del soggetto femminile in questione ci porta, invece, alla natura dell’indagine artistica del pittore turco, i cui dipinti sono un riflesso visivo dell'effetto dei sentimenti umani sul corpo, i quali sono sicuramente capaci di rendere palese la complicità esistente, ma spesso ignorata, tra la sfera fisica e quella prettamente sensazionale. 


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