De Giovanni Irmo
Nasce a Bubano di Mordano (BO) il 26-08-1913
Muore a Imola (BO) il 20-01-2007
Ha fatto apprendistato in età giovanile presso un pittore conterraneo Brialdi. Nel 1936-37 affina la sua tecnica perché conosce e successivamente frequenta Umberto Folli. Nel 1945-46 sempre assieme a Folli prendono in affitto uno studio a Massa Lombarda (Ravenna). Più tardi acuisce ancor più la tecnica dell’Arte e matura la sua personalità frequentando sia l’Accademia di Belle Arti di Ravenna per 4-5 anni sotto la guida del prof. Teodoro Orselli poi la scuola di Arti e Mestieri sempre sotto la guida di U. Folli. Il suo esordio pubblico è avvenuto nel 1952 in occasione della Mostra D’Arti Figurative, Festa de L’Unità Imola (Bologna) classificandosi 1°. Ha successivamente allestito diverse mostre personali, collettive, e antologiche. Ha ricevuto importanti premi tra i principali la Medaglia D’Oro II Biennale di Pittura Estemporanea Valle del Senio CASOLA VALSENIO (Ravenna) 1971, e la “Caveja Romagnola d’Oro” a FUSIGNANO (Ravenna).
La critica è stata molto positiva nei suio confronti.
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Valutazione dell'artista, Biografia, Studio dell'artista:
Disegni-Grafica-Tempera- Tecnica mista • 24 opere
Guarda tuttoBozzetti • 11 opere
Guarda tuttoOlii dal 1998 al 2006 • 12 opere
Guarda tuttoOlii dal 1981 al 1997 • 19 opere
Guarda tuttoOlii dal 1936 al 1980 • 27 opere
Guarda tuttoRiconoscimento
Biografia
Nasce a Bubano di Mordano (BO) il 26-08-1913
Muore a Imola (BO) il 20-01-2007
Ha fatto apprendistato in età giovanile presso un pittore conterraneo Brialdi. Nel 1936-37 affina la sua tecnica perché conosce e successivamente frequenta Umberto Folli. Nel 1945-46 sempre assieme a Folli prendono in affitto uno studio a Massa Lombarda (Ravenna). Più tardi acuisce ancor più la tecnica dell’Arte e matura la sua personalità frequentando sia l’Accademia di Belle Arti di Ravenna per 4-5 anni sotto la guida del prof. Teodoro Orselli poi la scuola di Arti e Mestieri sempre sotto la guida di U. Folli. Il suo esordio pubblico è avvenuto nel 1952 in occasione della Mostra D’Arti Figurative, Festa de L’Unità Imola (Bologna) classificandosi 1°. Ha successivamente allestito diverse mostre personali, collettive, e antologiche. Ha ricevuto importanti premi tra i principali la Medaglia D’Oro II Biennale di Pittura Estemporanea Valle del Senio CASOLA VALSENIO (Ravenna) 1971, e la “Caveja Romagnola d’Oro” a FUSIGNANO (Ravenna).
La critica è stata molto positiva nei suio confronti.
- Nazionalità: ITALIA
- Data di nascita : 1913
- Domini artistici:
- Gruppi: Artisti Italiani Contemporanei
Influenze
Formazione
Valore dell'artista certificato
Realizzazioni
Attività su Artmajeur
Ultime notizie
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TECNICHE
BIOGRAFIA
Nasce a Bubano di Mordano (BO) il 26-08-1913
Muore a Imola (BO) il 20-01-2007
Ha fatto apprendistato in età giovanile presso un pittore conterraneo Brialdi. Nel 1936-37 affina la sua tecnica perché conosce e successivamente frequenta Umberto Folli. Nel 1945-46 sempre assieme a Folli prendono in affitto uno studio a Massa Lombarda (Ravenna). Più tardi acuisce ancor più la tecnica dell’Arte e matura la sua personalità frequentando sia l’Accademia di Belle Arti di Ravenna per 4-5 anni sotto la guida del prof. Teodoro Orselli poi la scuola di Arti e Mestieri sempre sotto la guida di U. Folli. Il suo esordio pubblico è avvenuto nel 1952 in occasione della Mostra D’Arti Figurative, Festa de L’Unità Imola (Bologna) classificandosi 1°. Ha successivamente allestito diverse mostre personali, collettive, e antologiche. Ha ricevuto importanti premi tra i principali la Medaglia D’Oro II Biennale di Pittura Estemporanea Valle del Senio CASOLA VALSENIO (Ravenna) 1971, e la “Caveja Romagnola d’Oro” a FUSIGNANO (Ravenna).
La critica è stata molto positiva nei suio confronti.
RICONOSCIMENTI
1° Premio Mostra D’Arti Figurative Festa de L’Unità IMOLA (Bologna) 1952
Medaglia di Bronzo a, Il Premio Nazionale “MARINA DI RAVENNA” (Ravenna) 1967
1° Premio Professionisti Mostra Pittori Locali MORDANO (Bologna) 1968
Medaglia D’Oro II Biennale di Pittura Estemporanea Valle del Senio CASOLA VALSENIO (Ravenna) 1971
Premiato al 1° Concorso Interregionale di Pittura Estemporanea VOLTANA (Ravenna) 1973
Premio Pittura al 1° Concorso Nazionale di Pittura OZZANO EMILIA (Bologna) 1976
Premiato al 1° Concorso Nazionale Pittura – Scultura - Grafica “La Borgottiana” LAVEZZOLA (Ravenna) 1985
Premiato alla 1° Biennale Nazionale di Pittura-Grafica “La Borgottiana” LAVEZZOLA (Ravenna) 1987
Premiato con la “Caveja Romagnola d’Oro” a FUSIGNANO (Ravenna)19……
Premiato alla VI Mostra Nazionale di Pittura a BAGNARA DI ROMAGNA (Ravenna)19……
Articolo
Questo era il suo laboratorio o studio, molto piccolo e stretto, purtroppo diceva > infatti avendo uno studio di 3,50mt X 3,25mt non ha potuto fare quadri di grande formato.
Aveva talmente riempito le pareti dei suoi lavori che non si riusciva a vederne il muro, e passava il molto tempo a sua disposizione nel rimirare i suoi capolavori.
DOCUMENTAZIONE CRITICA
Irmo De Giovanni è nato 50 anni fa nel bolognese ma poco risente dell’ambiente d’origine. La sua formazione è scaturita a contatto di Orselli, di Folli e anche di Verlicchi, raggiungendo un linguaggio la cui sensibilità cromatica ha cadenze e accenti di mediata dolcezza e liricità. La sua vena ci richiama ai momenti dell’alba prima che la luce scopra tutte le cose lasciando all’artista il segreto di penetrarle, una emozione che ci appaga come la voce fresca di un bambino.
Aldo Borgonzoni 1964.
Irmo De Giovanni è figlio di una cultura che ha dietro le spalle Matisse, gli espressionisti, Morandi per fare solo qualche nome; questo per dire che non è un pittore improvvisato o dilettante. Anche se è nato da solo all’amore della pittura non si può tacere la sua frequenza alla scuola di Arti e Mestieri di Massa Lombarda e il suo quotidiano rapporto con Umberto Folli che è maestro nell’alchimia del colore e dei rapporti.
>.
Come possono essere visti questi paesaggi fiabeschi e felici in un mondo che sta distruggendo la natura? Non già come un documento di ciò che era e va scomparendo e giorno per giorno muore, ma una natura inventata di cui le nuove generazioni non ricorderanno il modello, una pittura di pura fantasia che non si diversifica da quella dei pittori astratti se non per l’iter attraverso il quale è realizzata. Un quadro che diventa una finestra in un mondo artificiale dove tutto ciò che era natura è rimasto solo l’uomo distruttore. Una finestra a dare un momento di relax e a mettere in moto la fantasia. Una conferma se fosse necessario si ha guardando le figure di Irmo De Giovanni: sono donne dall’abbigliamento festante, alcune quasi matissiane se non fosse per la materia che ha più spessore e per le estese campiture di colore che diventano tonali quasi per magia. Eppure si guardino i volti e soprattutto gli occhi: hanno lo sguardo fisso nel vuoto quasi a scrutare la condizione dell’epoca e dell’uomo e allora nasce in chi guarda un senso di contraddizione fra la festa degli abiti e il volto e lo sguardo, una contraddizione dialettica che però è reale e nasce nella confusione del nostro tempo: il consumo e l’alienazione, la gioia di vivere e il momento della repressione o qualsiasi altra scelta. Forse un giorno gli occhi dei personaggi di De Giovanni, guarderanno i paesaggi di De Giovanni e allora lo sguardo acquisterà direzione e magari dolcezza. Ma questo potrà mai accadere? Sia comunque ben chiaro che questa eventualità non è certo una questione privata del pittore De Giovanni
A. B. 1971
Artista completo, nei suoi quadri non mancano, infatti l’estrosa interpretazione di fatti quotidiani, la sublimazione di ciò che è contingente, la perfetta fusione fra materia e colore e l’impianto compositivo studiato e raffinato. La serietà dell’artista è avvalorata anche dalla scelta di rimanere nell’ombra per poter, con maggior libertà, portare avanti il suo discorso pittorico fondato su un’estrema coerenza fra contenuti e mezzi espressivi. Un pittore quindi, che conosce perfettamente il suo mestiere e che si avvale, nel contempo, dei mezzi culturali per raggiungere quella felicità espressiva che, pur favorendo la leggibilità del pezzo denuncia con chiarezza un lavoro d’artista serio e profondo. Nella sua pittura oltre la registrazione di fatti di cronaca proposti con quel tanto di arguzia e di malinconia che danno tono al quadro ci sono paesaggi, nature morte, animali. Un’attenzione particolare meritano le figure umane in particolare quelle femminili, realizzate con sensibilità ed amore, in una composizione che non si nutre di espedienti retorici, ma che è volta all’essenzialità e plasticità della forma, senza per questo rinunciare alla preziosità di un impianto materico – cromatico di indubbia suggestione.
Rosanna Ricci 1978.
Le connessioni fra arte e gusto sono innumerevoli.
In genere, quando si parla di tendenze gustali ci si riferisce ad un preciso orientamento popolare di circostanza e più particolarmente a quella naturale disposizione umana, derivante da un sostrato concettuale fatto di idee, di fermenti culturali e di matrici di pensiero.
Se, a livello tecnico, si disponesse la ricerca in una direzione assolutamente logica, si scoprirebbe l’esistenza di una situazione particolare, quella secondo la quale manifestazione artistica e tendenza gestuale, prese entro ben determinati limiti di tempo e di spazio, sono vicendevolmente una, la fedele rappresentazione dell’altra.
Si sa bene che, in pratica, questa condizione non è sempre verificabile per la provata disponibilità del gusto a rimanere più spesso fortemente condizionato da certe teorie estetiche, piuttosto varie, quelle stesse che vanno via via informando l’evolversi dell’arte.
Sarà in questo divergente del fatto pratico da quello teorico riposta la ragione per cui i motivi, che promuovono la fortuna critica dei singoli artisti, rimangono troppo spesso nell’ombra?
Oggi si è in grado di verificare l’esistenza di artisti che sono stati consacrati dalla critica ufficiale, la quale li ha sostenuti sino a farli divenire testimoni di un tipo di gusto che in realtà non li ha mai accolti spontaneamente, e di altri che sono emersi senza che la critica avesse a compiere alcun particolare sforzo per consacrarli all’attenzione del pubblico.
Fra questi è doveroso annoverare il pittore Irmo De Giovanni, De Giovanni è un artista serio e completo, moderno dal cuore antico; è un pittore metodico, preciso e non disposto ai trucchi, facilmente leggibile. È elemento da temperamento costruttivo, egli rifugge dall’ambiguità di una scrittura oscura e ci offre una pittura dal tratto tipicamente italico, una pittura che vediamo al disopra di ogni rapporto a contatto con i caratteri più aggressivi dell’arte europea moderna.
Quella di De Giovanni è una mano felice che sa risolvere il problema della forma: una mano che sa garantire purezza alla struttura estetica, compattezza alle dimensioni, spirito e gusto alla espressione plastica: una mano che sembra realizzare, sotto qualche aspetto, una tecnica segnica e cromatica di marca novecentista tosco-emiliana.
Tutta la sua opera è superba ed ammirevole espressione di un’arte meditata, la cui grandezza si ritrova nella facoltà di toccarci nel profondo dell’anima: espressione che vuole essere anche esempio contemporanea del mito e della realtà della figura umana.
In Irmo De Giovanni si nota la presenza di una potenza plastica, un qualcosa di angoscioso e di vivente insieme; basti ricordare alcune Maternità, opere di significativa dolcezza.
Comunque, ciò che stimola interesse nelle sue opere è il senso dell’essere dalle mille figure femminili. La donna infatti, rappresenta il motivo da lui più sentito e ripreso.
È piacevole inoltrarsi in tanto suggestivo e incantevole e fissare gli occhi stupefatti sulla grande pagina di tela bruciata: sono donne monumentali e palpitanti, sensibili, da toccare, da stringere: donne dalle pacate e dolci fisionomie, dalle membra nervose allungate e protese, dai corpi ora carichi di energia sensuale ora abbandonati al languore della coscienza: creature fatte di sensi, chiuse in una implacabile solitudine, dominate da uno stato di quiete assorta e di silenzio.
In questo mondo uniforme e nei molteplici significati, un denominatore comune: il costante impegno, un lavoro profondo ed ordinato, sempre coerente in tutti gli aspetti.
Franco Resca,1978
Umile e modesto quanto icastico e perentorio nei giudizi (una contraddittorietà che appare una componente imprescindibile del carattere dell’uomo), De Giovanni è artista che, più di altri nel nostro comprensorio, merita di essere conosciuto ed apprezzato. Le sue immagini di paesaggi, le sue nature morte hanno e riflettono la medesima realtà delle cose, i suoi ritratti contengono la pregnanza della vita.
Nel suo universo pittorico non si trovano allegorie, metafore, simboli, ma è espressa la gioia del vivere non meno della pena.
Costante rintracciabile in tutti i suoi lavori, che hanno come denominatore comune una ricerca del colore di specie personalissima. Ogni colore sostiene e puntella gli altri in una progressione ritmica e, nel contesto, risulta assai più espressivo di quel che sarebbe isolato, colorando di sé tutto lo spazio, aggiungendosi agli altri.
Quasi una musica, a volte echeggiante a volte attenuata, ora squillante ora appena suggerita, da seguire sui verdi e sui gialli, sui rossi e sui blu, sui viola e gli azzurri di cieli illividiti o limpidi, sulla strutturazione delle campiture e sulla contrazione ed espansione dell’immagine nello spazio.
Quadri nei quali De Giovanni esprime la propria predilezione per una creazione senza freni prestabiliti sulla pelle del dipinto, scegliendo colori in apparenza contrastanti, rischiando il caos compositivo e realizzando invece una perfetta tessitura di spazio, luce ed atmosfera. Una scelta precisa e determinata, che rappresenta forse la sua cifra più autentica: la sua apparente ingenuità, l’evidenza delle sue immagini (tali anche quando il suo naturalismo si spinge verso l’astrazione) altro non sono che il risultato tangibile della preziosità della sua mano, in una resa pittorica non intellettuale ma non per questo sciatta o di immediata decifrazione.
Al contrario, i suoi volti, i suoi paesaggi, le piante, i fiori, gli oggetti quotidiani, le piazze di paese e i casolari isolati nelle campagne rimandano ad un mondo assorto o commosso, percorso da fremiti impalpabili e da una vena lirica che traspare dalla costellazione delle sue opere più ispirate.
Un microcosmo che appartiene al passato come al presente, tenero e struggente, colto nella sua quotidianità ma trasceso e nobilitato.
Paolo Dal Monte 1985
Paesaggi, case, alberi in fiore, declivi e calanchi, frammenti di vita agreste (covoni di grano, sfuiareja): è il mondo del pittore bubanese Irmo De Giovanni, sempre ritratto con occhio curioso ed atteggiamento complice. Un mondo naturale che è frutto di una lenta, lunga memorizzazione di immagini che assumono dimensioni personalissime, tenendo a sfumarsi, quasi fossero sedimentate, eppure pregnanti di vita e sussulti. I paesaggi sono calati in una trasparente effusione del campo cromatico, ove il margine tra impressione visiva ed emozione è sempre più labile. Ma, soprattutto nelle opere dell’ultimo periodo, è sempre più marcato ed evidente il dissidio stilistico in seno all’artista. Da un lato il retaggio della tradizione postimpressionistica, dall’altro la tensione verso forme che sembrano suggerire una tendenza all’astrattismo, o quanto meno, ad una ricerca di essenzialità che si allontana dalle piste così a lungo seguite. Quasi che il postimpressionismo di De Giovanni si trasfigurasse sempre di più, ed ineluttabilmente, verso l’astratto.
Non si può dire, tuttavia che si sia trattato di una folgorazione: da anni De Giovanni avvertiva l’esigenza di un approdo verso una pittura più intima e dai tratti meno realistici. Baste guardare le date indicate nelle tele per rendersi conto di questa evoluzione. Una evoluzione progressiva ma senza connotati radicali, indicativa da parte dell’artista, della volontà di trovare un equilibrio tra fedeltà ad una pittura praticata per decenni ed esigenza di rinnovamento.
P. D. M. 1991.
Una pittura fluida e sciolta, vicina al pulsare fermentare della vita umana e a quella turgida e umorosa del paesaggio. .
Irmo De Giovanni predilige i paesaggi, le nature morte, le figure e i nudi femminili. Nei paesaggi così succosi e pieni si scopre in lui una raffinata e quasi scontrosa sensibilità. Non di chi è incline al piacevole, ma ad un modo di dipingere che possa significare qualcosa e lasci al pubblico il compito di leggere il quadro. Probabilmente tutto questo dipende anche dal suo impegno a non conferire mai alle sue creazioni una superficialità d’intenti illustrativi e a rispondere in modo totale al suo carattere introverso e allo stesso tempo entusiasta e aggressivo.
L’azione è perciò immediata e diretta, sviluppata intorno al respiro ampio della natura e che trova riscontro anche nelle nature morte molto vicine, come l’artista bolognese ha voluto precisare, al naturalismo astratto.
Dove si nota una ricerca espressiva, una foga e un gusto coloristico a volte squillante a volte attenuato, come espressione del suo lirismo.
Nelle figure e nei nudi femminili Irmo De Giovanni appare scevro da accademismi e da piacevolezze anche se a volte, specie nei ritratti, ricerca una ideale bellezza naturale. Serbando sempre un’estrema misura sia nell’impianto cromatico sia nei particolari del disegno, i suoi soggetti femminili, velatamente sensuali e raffinati, non tradiscono mai il suo pensiero volto all’introspezione e alla scansione ritmica degli spazi. Nulla di decadente. Semmai il recupero di una dimensione nostalgica della realtà che si avvale di collaudate suggestioni pittoriche al fine di ridarci il senso della vita e dell’amore.
Antonio Oberti 1991
ESPOSIZIONI
Mostra Regionale d’Autunno a BOLOGNA 1963
Collettiva alla Sala delle Mostre Albergo Ala D’Oro a LUGO di ROMAGNA (Ravenna)
Mostra dei Pittori G. Zardi – I. De Giovanni – G. Maiardi 25.IV-10.V.1964
Collettiva 2ª Mostra della Scuola Comunale D’Arte a MASSA LOMBARDA (Ravenna)
15-31.III.1970
Personale alla Galleria a LUGO di ROMAGNA (Ravenna) 17.IV-2.V.1971
Personale alla Credito Romagnolo a FAENZA (Ravenna) 22.I-3.II.1972
Personale alla Galleria d’Arte San Paolo a MASSA LOMBARDA (Ravenna) 30.IX-15.X.1972
Personale alla Galleria d’Arte “308” a IMOLA (Bologna) 31.III-15.IV.1973
Collettiva D’Arte Contemporanea al Museo Civico di BOLOGNA 10-25.II.1974
Personale alla Galleria d’Arte S. Mercuriale a FORLI 1-26.II.1978
Personale alla Galleria d’Arte Voltone della Molinella a FAENZA (Ravenna) 12-24.IX.1981
Antologica al Teatro Comunale di MORDANO (Bologna) 31.III-25.IV.1985
Personale alla Galleria del Risorgimento a IMOLA (Bologna) 27.X-5.XI.1990
Personale alla Galleria dell’Immagine a IMOLA (Bologna) 9-21.XI.1991
Collettiva alla Galleria del Risorgimento a IMOLA (Bologna) 1996
Collettiva alla Galleria del Risorgimento a IMOLA (Bologna) 1997
Collettiva alla Galleria del Risorgimento a IMOLA (Bologna) 1998
Collettiva alla Galleria del Risorgimento a IMOLA (Bologna) 1999
Collettiva alla Galleria del Risorgimento a IMOLA (Bologna) 2000
Collettiva alla Galleria del Risorgimento a IMOLA (Bologna) 2001
Collettiva alla Galleria del Risorgimento a IMOLA (Bologna) 2002
Antologica alla Sala dell’Annunziata Comune di IMOLA (Bologna) assessorato alla cultura
21.IX-6.X.2002
Collettiva alla Galleria del Risorgimento a IMOLA (Bologna) 2003
Collettiva a MASSA LOMBARDA 2006
Personale alla Galleria La Rocca a CONSELICE (Ravenna) 19..
LE TESTATE CHE HANNO SCRITTO DI LUI
Le Testate che hanno scritto di lui:
L’Unità
Il Resto del Carlino
Il Nuovo Diario
Il Sabato Sera
Il Piccolo
La Vedetta
È Cmon
TECNICHE
La tecnica preferita era l'Olio con la spatola, sia su Faesite, Masonite, Compensato, Tela, Cartone, Cartoncino, poi tempera, pastelli a olio, disegno a matita, carboncino, incisione, grafica, tempera.
I CATALOGHI IN CUI E INSERITO
Arte contemporanea al Museo Civico di Bologna1973
L’Arte Contemporanea in Emilia Romagna (Catalogo Regionale D’Arte) 1978
Arte Italiana per il Mondo 1991
La Lona ed Bubè (Libro storia di un paese) 1998
Catalogo: Storia per immagini di una collezione (1956 – 1998)
Gli hanno fatto un’intervista radiofonica a Radio Grifone Imola 20-IX-1977
Gli hanno fatto un’intervista televisiva a Telesanterno
PERSONALITA ARTISTICA
Autodidatta diceva di se stesso: .