Aggiunto il 19 nov 2023
Nell'ardente pennellata di Giò Pasta, emerge un Gesù Cristo dal volto contratto nel dolore, circondato da una corona di spine che insiste come simbolo tangibile del suo sacrificio. Il dipinto cattura un momento angosciante in cui Cristo, pur sprofondando, lotta tenacemente per non cedere alle forze che lo trascinano giù.
Attorno a questa figura centrale, Pasta dipinge un affresco di sofferenza umana e di complessità nell'ambito religioso. La mano di Cristo si estende verso il capo del Papa, stringendo saldamente un cardinale, mentre altri rappresentanti della Chiesa circondano la scena. Un prete, un monsignore, e un cardinale sono coinvolti in un intricato abbraccio di contorni sfumati, riflettendo la complessità e la contraddizione delle azioni umane.
Un braccio teso verso Maria avvolge il volto della Madre con amore e tristezza. Dietro la testa di Cristo, volti di suore rivelano una consapevolezza profonda e un senso di impotenza di fronte alla sofferenza dilagante. A destra, un volto di donna e di un bambino, quasi fusi insieme, con occhi terrorizzati e bolle in viso, rappresentano la sofferenza innocente che l'umanità porta con sé.
In fondo, Giuda, in procinto di allontanarsi, si volta appena a vedere la scena, suggerendo una riflessione sulla responsabilità individuale. Il dipinto è una potente metafora, sottolineando la continua incapacità dell'umanità nel comprendere appieno gli insegnamenti di Cristo. Gesù soffre ancora, non solo a causa della nostra crudeltà, ma anche per coloro che, consapevoli ma inermi, non riescono a cambiare la direzione del corso umano. "Il Grido Redentore" è un capolavoro che invita a una profonda riflessione sulla nostra natura umana, sulla sofferenza, e sulla ricerca di redenzione nel contesto delle dinamiche religiose e sociali.