Giorgio Maria Pastafiglia (Giò Pasta)
Osservo me stesso mentre sto guardando il visibile e l'invisibile
Tutte le opere di Giorgio Maria Pastafiglia (Giò Pasta)
Selezione esclusiva a prezzi scontati • 2 opere
Guarda tuttoDINAMICITA' DELLA FORMA • 4 opere
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Nella lettura delle opere di Gio’ Pasta, analogia, metafora, illusione, miraggio, sogno, sono attributi[...]
Nella lettura delle opere di Gio’ Pasta, analogia, metafora, illusione, miraggio, sogno, sono attributi che converrà tenere presenti.
“Intingere il pennello nel colore della luce o, usare un gesso, seguendo l’ombra e muovere la mano, ora ondeggiando…… ecco che bruscamente si ferma ……. riprende e oscilla in avanti e indietro…… gira intorno……. fugge! s’interrompe sulla calma piatta di una tela, sul bordo di un foglio, o di cartone, compatto; non fa differenza, lo spettacolo è già iniziato, entrano le scie di colore e luce, movimentano il fondo, le ombre prendono forma: la mano, con un gesto deciso, come un fendente di fioretto, traccia il segno, di colore rosso gessato, delinea la traccia, ecco che si intravvede una figura. Ha inizio così, la scena, attraverso il movimento afferra e cattura la forma: lascia che lo spostamento del corpo, anima nella danza, tutti i passaggi che l’occhio non vede ma nello spazio bianco della tela traccia il palcoscenico delle emozioni”
“Danza. Un’espressione verticale di un desiderio orizzontale legalizzato dalla musica”.
George Bernard Shaw
“Intingere il pennello nel colore della luce o, usare un gesso, seguendo l’ombra e muovere la mano, ora ondeggiando…… ecco che bruscamente si ferma ……. riprende e oscilla in avanti e indietro…… gira intorno……. fugge! s’interrompe sulla calma piatta di una tela, sul bordo di un foglio, o di cartone, compatto; non fa differenza, lo spettacolo è già iniziato, entrano le scie di colore e luce, movimentano il fondo, le ombre prendono forma: la mano, con un gesto deciso, come un fendente di fioretto, traccia il segno, di colore rosso gessato, delinea la traccia, ecco che si intravvede una figura. Ha inizio così, la scena, attraverso il movimento afferra e cattura la forma: lascia che lo spostamento del corpo, anima nella danza, tutti i passaggi che l’occhio non vede ma nello spazio bianco della tela traccia il palcoscenico delle emozioni”
“Danza. Un’espressione verticale di un desiderio orizzontale legalizzato dalla musica”.
George Bernard Shaw
IMMAGINARIO MENTALE – Mind line • 3 opere
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Il mondo dell’immaginario mentale di Gio’ Pasta evolve attraverso la fantasia, intraprende il “viaggio”[...]
Il mondo dell’immaginario mentale di Gio’ Pasta evolve attraverso la fantasia, intraprende il “viaggio” come metafora andando oltre, al di là della realtà: una energia sottile che congiunge il cuore alla sua anima. Usufruendo del Metaverso appare quindi un mondo non del tutto nuovo: immaginato da anni da letterati, scienziati e imprenditori solo ora si sta concretizzando in un progetto alto. Attraverso la rivoluzione digitale in corso negli ultimi anni ha permesso di creare la base delle tecnologie ad oggi esistenti, creando prototipi di quello che ci sarà in futuro, assumendo l’ottica dell’economia beta: ciò di cui disponiamo ora non è altro che la versione base di quello che disporremo in futuro. L’illusione di una realtà in cui si amplifica tutto, anche la percezione di stare insieme all’altro, garantisce un sollievo? Può essere una scorciatoia nella modalità di incontrare gli altri? Conclusione, la realtà virtuale e gli psichedelici hanno entrambi il potenziale per mostrarci altri mondi e rompere i vincoli della nostra esperienza cosciente, un modo sicuro e forse anche come sostituto o potenziamento dell'esperienza psichedelica.
In realtà immergersi in una dimensione parallela, dove sperimentare in un contesto virtuale, una simulazione con il più alto grado di realismo possibile, attraverso il coinvolgimento dei sensi (vista, udito e tatto), diventa parte di un mondo vero o immaginario, ma la realtà, spesso supera di gran lunga la fantasia e allora come la mettiamo? Di che cosa avremmo veramente bisogno in futuro?
In realtà immergersi in una dimensione parallela, dove sperimentare in un contesto virtuale, una simulazione con il più alto grado di realismo possibile, attraverso il coinvolgimento dei sensi (vista, udito e tatto), diventa parte di un mondo vero o immaginario, ma la realtà, spesso supera di gran lunga la fantasia e allora come la mettiamo? Di che cosa avremmo veramente bisogno in futuro?
LO SPETTACOLO DELL'UTOPIA • 4 opere
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Giò Pasta realizza installazioni, dipinti, media art e opere d'arte a tecnica mista. Applicando un linguaggio[...]
Giò Pasta realizza installazioni, dipinti, media art e opere d'arte a tecnica mista. Applicando un linguaggio poetico e spesso metaforico; crea opere utilizzando tattiche di gioco creative, ma queste non sono mai permissive. Il gioco è una cosa seria: durante il gioco vigono regole diverse rispetto alla vita di tutti i giorni e anche gli oggetti quotidiani subiscono la transitorietà.
Unendo diversi mondi apparentemente incompatibili in un nuovo universo, seduce lo spettatore in un mondo di equilibrio continuo e l'intervallo che articola il flusso degli eventi quotidiani. Sono raffigurati momenti che esistono solo per punteggiare il dramma umano al fine di chiarire la nostra esistenza e trovare un significato poetico nella vita di tutti i giorni.
Le sue opere sono realizzate attraverso regole ferree che possono essere percepite come vincoli liberatori. Valori romantici come "ispirazione", "genio" e "autenticità" vengono così neutralizzati e messi in prospettiva. Con un approccio concettuale, le sue opere fanno riferimento alla vasta gamma di fenomeni sociali così come all'avanguardia o al movimento postmoderno: alla luce delle aperture più espressioniste e più nuove.
Giò Pasta dimostra come la vita si estenda oltre i propri limiti soggettivi e spesso racconta una storia sugli effetti dell'interazione culturale globale tra mito e la storia del ventesimo secolo. Sfida i binari che ricostruiamo continuamente tra il Sé e l'Altro, tra il nostro sé "cannibale" e quello "civilizzato". Enfatizzando l'estetica, cerca di affrontare un'ampia scala di argomenti in modo multistrato, gli piace coinvolgere lo spettatore in un modo che a volte è fisico e crede nell'idea della funzione che segue la forma in un'opera che risponde direttamente all'ambiente circostante, utilizzano le sue esperienze quotidiane come punto di partenza. Spesso si tratta di istanze incorniciate che passerebbero inosservate nel loro contesto originale. Esaminando l'ambiguità e l'origine attraverso riprese e variazioni, cerca di aumentare la dinamica tra pubblico e autore oggettivando le emozioni e indagando la dualità che si sviluppa attraverso diverse interpretazioni.
Le sue opere non mostrano mai la struttura completa. Ciò si traduce nel fatto che l'artista può facilmente immaginare una propria interpretazione senza essere ostacolato dalla realtà storica. Avendo in mente l'allegoria della caverna di Platone, vuole amplificare lo stupore dello spettatore creando composizioni o ambientazioni che generano immagini liriche, tranquille, che lasciano tracce ed equilibri al limite del riconoscimento e dell'alienazione.
Ad una attenta indagine sulle rappresentazioni di epoche e situazioni (apparentemente) concrete, nonché rappresentazioni e idee che possono essere realizzate solo nell'arte dell'installazione, prendendo come soggetto la vita quotidiana mentre commenta l'estetica quotidiana dei valori borghesi, realizza opere che possono essere viste come autoritratti.
Mettendo in discussione il concetto di movimento, realizza un lavoro che si occupa della documentazione degli eventi e della questione di come possono essere presentati, raccontando una storia o creando una metafora, presentate con l'obiettivo non di fornire una visione idealistica ma di identificare dove la luce e l'ambiente sono importanti.
L'energia di un luogo, le sue vibrazioni emotive e spirituali sono sempre presenti, concentra l'attività di presentazione, “Il teatro dell’utopia”, rivela un'intrinseca goffaggine, un umorismo che riecheggia le nostre stesse vulnerabilità, anche come metafora dell'uomo sempre alla ricerca, che sperimenta una continua perdita.
Ecco allora nei dipinti suoi appaiono come immagini oniriche in cui finzione e realtà si incontrano, una grande leggenda, un universo inconscio un ponte tra veglia e sogno, un mare una ragnatela di simboli che si fondono, i significati cambiano, passato e presente si fondono.
Il tempo e la memoria giocano sempre un ruolo fondamentale.
Unendo diversi mondi apparentemente incompatibili in un nuovo universo, seduce lo spettatore in un mondo di equilibrio continuo e l'intervallo che articola il flusso degli eventi quotidiani. Sono raffigurati momenti che esistono solo per punteggiare il dramma umano al fine di chiarire la nostra esistenza e trovare un significato poetico nella vita di tutti i giorni.
Le sue opere sono realizzate attraverso regole ferree che possono essere percepite come vincoli liberatori. Valori romantici come "ispirazione", "genio" e "autenticità" vengono così neutralizzati e messi in prospettiva. Con un approccio concettuale, le sue opere fanno riferimento alla vasta gamma di fenomeni sociali così come all'avanguardia o al movimento postmoderno: alla luce delle aperture più espressioniste e più nuove.
Giò Pasta dimostra come la vita si estenda oltre i propri limiti soggettivi e spesso racconta una storia sugli effetti dell'interazione culturale globale tra mito e la storia del ventesimo secolo. Sfida i binari che ricostruiamo continuamente tra il Sé e l'Altro, tra il nostro sé "cannibale" e quello "civilizzato". Enfatizzando l'estetica, cerca di affrontare un'ampia scala di argomenti in modo multistrato, gli piace coinvolgere lo spettatore in un modo che a volte è fisico e crede nell'idea della funzione che segue la forma in un'opera che risponde direttamente all'ambiente circostante, utilizzano le sue esperienze quotidiane come punto di partenza. Spesso si tratta di istanze incorniciate che passerebbero inosservate nel loro contesto originale. Esaminando l'ambiguità e l'origine attraverso riprese e variazioni, cerca di aumentare la dinamica tra pubblico e autore oggettivando le emozioni e indagando la dualità che si sviluppa attraverso diverse interpretazioni.
Le sue opere non mostrano mai la struttura completa. Ciò si traduce nel fatto che l'artista può facilmente immaginare una propria interpretazione senza essere ostacolato dalla realtà storica. Avendo in mente l'allegoria della caverna di Platone, vuole amplificare lo stupore dello spettatore creando composizioni o ambientazioni che generano immagini liriche, tranquille, che lasciano tracce ed equilibri al limite del riconoscimento e dell'alienazione.
Ad una attenta indagine sulle rappresentazioni di epoche e situazioni (apparentemente) concrete, nonché rappresentazioni e idee che possono essere realizzate solo nell'arte dell'installazione, prendendo come soggetto la vita quotidiana mentre commenta l'estetica quotidiana dei valori borghesi, realizza opere che possono essere viste come autoritratti.
Mettendo in discussione il concetto di movimento, realizza un lavoro che si occupa della documentazione degli eventi e della questione di come possono essere presentati, raccontando una storia o creando una metafora, presentate con l'obiettivo non di fornire una visione idealistica ma di identificare dove la luce e l'ambiente sono importanti.
L'energia di un luogo, le sue vibrazioni emotive e spirituali sono sempre presenti, concentra l'attività di presentazione, “Il teatro dell’utopia”, rivela un'intrinseca goffaggine, un umorismo che riecheggia le nostre stesse vulnerabilità, anche come metafora dell'uomo sempre alla ricerca, che sperimenta una continua perdita.
Ecco allora nei dipinti suoi appaiono come immagini oniriche in cui finzione e realtà si incontrano, una grande leggenda, un universo inconscio un ponte tra veglia e sogno, un mare una ragnatela di simboli che si fondono, i significati cambiano, passato e presente si fondono.
Il tempo e la memoria giocano sempre un ruolo fondamentale.
Le Stanze Di Eros • 4 opere
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Innanzitutto si può dire che affrontare di questi tempi un argomento come l’eros, pone problemi non[...]
Innanzitutto si può dire che affrontare di questi tempi un argomento come l’eros, pone problemi non banali, stante il significato e l’accezione che tale tema ha assunto nella contemporaneità.
Con una buona dose di ironia Gio’ Pasta, accosta l’Eros come metafora del filosofo, l’amore come completamento, l’amore come divina mania, mescolando il confine tra sacro e profano. L’antitesi tra amore celeste e volgare: il primo orientato all’anima e all’intelletto, il secondo ai corpi.
L’Eros è stato di questi tempi (e non solo) ampiamente banalizzato e impoverito, è stato ed è stolidamente abusato, degradato, ridotto a mercanzia o, come si dice oggi, elemento efficace e quasi indispensabile del merchandising cinematografico e letterario (si fa per dire).
Con una buona dose di ironia Gio’ Pasta, accosta l’Eros come metafora del filosofo, l’amore come completamento, l’amore come divina mania, mescolando il confine tra sacro e profano. L’antitesi tra amore celeste e volgare: il primo orientato all’anima e all’intelletto, il secondo ai corpi.
L’Eros è stato di questi tempi (e non solo) ampiamente banalizzato e impoverito, è stato ed è stolidamente abusato, degradato, ridotto a mercanzia o, come si dice oggi, elemento efficace e quasi indispensabile del merchandising cinematografico e letterario (si fa per dire).
Le opere recenti • 15 opere
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