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Gaetano Ligrani (Gali)

Ritorna alla lista Aggiunto il 7 lug 2006

Mondi paralleli

Sabato sera,20 maggio 2000 presso la Galleria Memoli, "Studio arte 10", ha aperto i battenti una mostra di pittura, personalissima, quella del pittore potentino Gaetano Ligrani.
Si tratta di un appuntamento importante e di estremo interesse culturale, capace di offrire ai visitatori l’occasione per una più ampia riflessione sul significato dell'arte.
Sono paesaggi ecologici, sognati, ante-litteram, come pietrificati.
Visioni che ti invitano a non svegliarti; potresti infrangere il sogno.
Gli unici elementi vitali sembrano i vulcani che eruttano vampe di fuoco come fossero fiori; la lava non c'è, non scorre ad insozzare le pendici delle sue montagne incantate.
L'uomo, nei paesaggi di Ligrani, quando vi appare, è un pretesto compositivo, uno spettatore del magico, dell'intangibile.
Puoi trovarvi un trenino che sbuffa, ma non rimanda ad alcun segno di civiltà, è anch'esso un pretesto paesaggistico, e lancia nel cielo turchino o velato di nubi, un fumo che diventa nuvola.
Perfino il mare che si infrange sulla rena appare cristallizzato, come fermato nell'atto di espandersi. L'artista, un tipo schivo, riservato, intimista, con pudore, che diventa quasi sofferenza, mette in mostra le sue fatiche che sono sfumature del suo intimo, delle elegie sognate, forse di un mondo personale in cui rifugiarsi a riflettere.
I segni dell'uomo sono improbabili, le vie lungo i monti, tondi, sono un ornamento al monte, solo un segno per marcare la forma; mai uomo, mai veicolo, sembra le abbia mai percorse o debba mai percorrerle.
Sono paesaggi di un surreale proprio, che si avvale dei segni del reale ma che rimandano alla costruzione di paesaggi che appartengono, esclusivamente, alla sfera dei moti profondi, interiori.
Per questo appaiono, nell'approfondirli, innaturali, dove la quiete linda quasi sgomenta.
Ogni quadro comprende una molteplicità d’unità paesaggistiche, che sono pretesti cromatici, quasi un gioco di tessere fortemente segnate dal colore; unità che si armonizzano in una complessità formale tesa verso l’infinito, verso l’ignoto, che, nel fantastico assume il senso di uno smarrimento cosmico, avvalendosi, e questa è la grande sorpresa, d'elementi tranquillizzanti, noti, terrestri. Il senso del mistero aleggia più che nelle sagome umane, nelle figure animali: un camaleonte, una volpe, un cavallo, più sensitivi dell'uomo, dotati di un forte, ancestrale istinto, ed a loro è affidato il compito di fungere da custodi del misterioso, dell’indecifrabile cui sottende la ricerca di Ligrani che non ha bisogno di scomodare accostamenti o riferimenti, tanto è nuova nella elementarità la sua pittura.
E' il segno di tempi nuovi, anche per la Basilicata, nel registrare nuove sensibilità, nuove letture di una terra che possono preconizzare un futuro meno precario anche per, la società civile, perché le forme del pensiero, quando sono autentiche ed in qualsiasi campo espresse, non possono che portare ad una crescita complessiva della nostra gente.
In fondo gli artisti rappresentano una cartina di tornasole di moti più profondi di una società e non possiamo che rallegrarcene.
Giuseppe De Vita


Artmajeur

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