Virtual dinner (2019) Malerei von Federico Pisciotta

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  • Original-Kunstwerk (One Of A Kind) Malerei, Öl / Acryl / Sprühfarbe auf Holz
  • Masse Höhe 65,8in, Breite 15in
  • Zustand des Kunstwerks Das Kunstwerk ist in einwandfreiem Zustand
  • Rahmen Dieses Kunstwerk ist nicht gerahmt
  • Kategorien Gemälde unter 5.000 $ Pop Art
Quest'opera è realizzata su tavola. Il videoplayer è stato intagliato nel legno, applicato su di una lastra in plexiglass e retroilluminato da lampade led rgb o white. Il dispositivo funziona a corrente o a batteria. Fa parte dell’ultima serie che indaga la realtà virtuale. Evidenzia il punctum della ricerca analitica[...]
Quest'opera è realizzata su tavola. Il videoplayer è stato intagliato nel legno, applicato su di una lastra in plexiglass e retroilluminato da lampade led rgb o white. Il dispositivo funziona a corrente o a batteria.

Fa parte dell’ultima serie che indaga la realtà virtuale.

Evidenzia il punctum della ricerca analitica ravvisabile nello stravolgimento della riconoscibilità tra reale e virtuale, in cui il limite di cesura è cosi labile da non essere, talvolta, nettamente distinguibile.
Sono spesso presenti elementi riconoscibili e riconducibili alla presenza di colui, il giocatore, ossessionato da una crudele realtà virtuale vissuta in eterna solitudine.
La fuga dalla realtà è spesso sottolineata dalla presenza di alcool, cibo o di consolle da gioco.

Una ragazza munita di visore virtuale mangia un dolce in compagnia dell’ospite “immaginario”, lo spettatore.

Con Virtual dinner si crea inevitabilmente una sorta di inversione dei ruoli che compromette le due realtà paradossalmente a confronto.
Secondo un certo punto di vista, una determinata distanza, l’osservatore si trova di fronte all’oggetto del “desiderio” a grandezza naturale, come se in qualche modo riuscisse a prendere il bicchiere o a mangiare una fetta di torta.

Questa volta però il taglio eccessivo sviluppato verticalmente altera il senso di oppressione, mentre il videoplayer retroilluminato, da una parte è inserito come elemento di disturbo, dall’altra come passaggio dallo spazio pittorico a quello virtuale.

Ancora una volta il mistero è riassunto in un semplice tasto che nasconde ogni risposta.
Mentre un dispositivo di ogni genere, al solo tocco, può darti una soluzione obbligata sul motivo di una storia o accaduto, l’opera, costringe a reinventarla, a scegliere un finale o uno spazio affine.

Tutto il resto è immaginazione, lo spettatore è artefice della propria creazione ed il videoplayer non ha alcuna funzione cinetica, è semplicemente inganno.

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Federico Pisciotta è un artista italiano contemporaneo nato a Roma nel 1975. Iniziato alla pittura nei primi anni Ottanta sotto la guida del M° Gino Righetto e Giorgio Vespaziani. Nel 1987 si trasferisce alla[...]

Federico Pisciotta è un artista italiano contemporaneo nato a Roma nel 1975. Iniziato alla pittura nei primi anni Ottanta sotto la guida del M° Gino Righetto e Giorgio Vespaziani. Nel 1987 si trasferisce alla Scuola d'Arte del M° Roberto Ascolese che segue fino ai primi anni Novanta. Nel 1993 si diploma presso il VI Liceo Artistico Statale di Roma e nel 1997 in Pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Roma, con Nunzio Solendo e Sandro Trotti. 

In seguito allo studio e all’approfondimento delle tecniche pittoriche, guardando alla figurazione dei Maestri del passato, realizza una lunga serie di opere che segnano un momento fondamentale e molto caro all'artista, legato alla memoria della Metafisica dechirichiana.  

Nel 2000 inaugura la sua prima personale a Roma. La rivisitazione del pop americano, tra Oldenburg e Thiebaud, catalizzata da un connubio di materiali plastici, lo porta inevitabilmente a sperimentare la scultura.  

Dal 2001 collabora con la Galleria Forum Interart a Roma. 

Più tardi avvia la complessa ricerca che traccia la fase “esistenzialista” inaugurata con la personale “Ænigma” nel 2003. Una nuova sequenza di “Composizioni” e insolite prospettive caratterizzate dalla frequente riproposizione di alcuni oggetti simbolici legati all’artista. 

Dal 2004 collabora con la Galleria Simmi a Roma. 

Nel 2005 con “Operaplastica”, nuovi elementi esaltano, attraverso fluttuanti masse di colore, la materia che li compone: la plastica. Seguono le raffinate versioni degli “Scacchi” e, successivamente, l’utilizzo di rame, acciaio, alluminio e cemento armato, nella serie degli “Autoritratti” presentati nel 2007 in “Antologia Plastica”, suggeriscono un approdo più intimistico, ispirato all’esplorazione dei “sentieri dell’anima” e alla ricerca di un linguaggio capace di trasmettere le profonde inquietudini. 

Dopo alcuni anni di insegnamento, si trasferisce a Fara in Sabina e si dedica esclusivamente alla pittura. 

Partendo dagli ultimi studi compositivi, scopre per caso l'ultima generazione dei videogames. Si inaugura l'ultimo progetto che viene presentato al DomagkAteliers di Monaco di Baviera nel 2014 in occasione di una mostra collettiva. Una personale rivisitazione della pittura, supportata da interazioni multimediali che richiamano l'ossessiva presenza dell'iconografia informatica. I soggetti messi in scena sono tratti dai più noti videogame player, alcuni creati attraverso l’ibridazione tra personaggi di matrice storica e virtuale, poi inseriti in un contesto assolutamente estraneo alla narrazione videoludica ma facilmente riconducibile alle nostre abitudini post-sociali. I suoi videoplayer in plexiglass, retroilluminati a led, stravolgono l’equilibrio della pittura creando uno spazio di transizione dell'immagine che sottolinea la precarietà e le illusioni della società postmoderna. 

La produzione più recente, incentrata sulla ricerca di una nuova figurazione, indaga la realtà virtuale mettendo in evidenza il narcisismo generazionale contemporaneo.



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