Added Aug 8, 2017
Colgo l’occasione di questo spazio per riproporre una simpatica intervista fattami dal collega pittore Marco Sciame e pubblicata sulla rivista “La Dolce Vita” n°8 del luglio 2014 – ISBN 9771828785004
PAOLO DONGU PITTORE DI STATI D’ANIMO
L’incontro con Paolo è uno di quei momenti che non si dimentica. La sua pittura-installazione presente nell’ultima edizione di (con)fusioni (ndr ANGELS), è risultato un impasto emotivo per chiunque abbia visitato la mostra collettiva. La persona vive di leggerezza e profondità, come un vero artista dovrebbe essere.
Allora Paolo come nasce il tuo interesse per la pittura?
Ho sempre disegnato fin da bambino, ma l’incontro con la pittura avviene più tardi durante il servizio di leva e il successivo ingresso nel mondo del lavoro, come mezzo espressivo e di fuga da un mondo che non mi dava il giusto apporto emozionale.
La figura è sempre presente come se la tua ricerca si soffermi sulle emozioni e le comunicazioni umane…
Fin dall’inizio la figura è stata elemento portante della mia pittura ed in particolar modo le emozioni che questa figura rappresenta. Non ricordo opera che non raffiguri uno stato d’animo, anche le poche opere prive di un soggetto umano, riportano in qualche modo ad un aspetto dell’uomo.
Aspetti dunque di denuncia sociale o di relazioni ed interazioni tra esseri umani?
La ricerca si spinge sopratutto sull’aspetto interpersonale di relazioni ed interazioni. Più che di denuncia sociale nel senso stretto del termine, per quanto, l’aspetto interpersonale esteso in larga scala porta al sociale e ad affrontare temi che sono anche di denuncia.
Ho scoperto di recente che anche le installazioni sono tra le tue opere artistiche. Quali differenze cogli con la pittura?
Se pure la pittura sia il mio metodo espressivo naturale, ho affrontato questo differente mezzo espressivo con curiosità e come fonte di stimolo. Lo spazio, l’interazione del pubblico danno la possibilità di arrivare prima, più facilmente e forse più a fondo a quelle corde nascoste che sono in noi.
Mi dici i pensieri che hai mentre dipingi?
Pensare e dipingere… sono due operazioni che nel mio cervello non possono coesistere. Il processo attraversa una prima fase creativa che, può essere frutto di una scintilla nella quale si visualizza l’opera terminata, oppure a seguito di un lungo processo di elaborazione fatto di immagini e ripensamenti, finita questa fase passo alla realizzazione che tento di completare nei tempi più rapidi possibili, in modo da non perdere la spontaneità. In questa fase … penso all’opera.
La pittura è una necessità, uno sfogo, una ricetta o altro?
La pittura è sofferenza! Quindi necessità di dare uno sfogo alle emozioni. Credo all’utilizzo dell’arte come elemento introspettivo. Non credo all’utilizzo dell’arte come metodo terapeutico.
I colori che ami di più e perché?
I colori caldi ed in particolare le terre, affiancate dai neri di ossa e di legno, tinte naturali che ricordano il calore viscerale della Madre Terra.
Progetti creazioni future. Sai già domani come affronterai la tela?
Ho già in cantiere la realizzazione di una nuova installazione che ha per tema la “Metamorfosi”, inoltre covo un progetto su “Il Bianco e Il Nero”, intesi non solo come colori, ma soprattutto come contrapposizioni.
La tela è come una donna che ti può accogliere e far perdere in sé, ma come una donna può diventare una parete di ghiaccio impenetrabile, fredda, insormontabile e mortale, come si affronta un ostacolo simile… con tanta incoscienza!
Cosa vorresti che il tuo lavoro comunicasse o cosa pensi che in realtà arrivi?
Io vorrei che il mio lavoro arrivasse allo stomaco delle persone e stimolasse le emozioni primordiali. Quello che arriva dipende dalla disponibilità di mettersi in ascolto.
Una cosa di te che non si vede o che non hai mai detto?
Cosa ti fa pensare che se finora non l’abbia detta, la dica ora????