Filippo De Mariano 个人资料图片

Filippo De Mariano

返回列表 2005年3月15日新增

Impressioni di un incontro
di Stefania Lanuzza (critico d'arte)

Look informale senza la pretesa di apparire fintamente trasandato o di tendenza, massa di capelli ricci, sguardo mite ma deciso, diretto, sincero; Filippo De Mariano ci aspetta sul sagrato antistante il duomo di Santa Lucia del Mela. Ci incontriamo lì perché trovare il suo studio nel labirinto di vicoli di un centro di origine medievale non è facile. Così questo percorso diventa un modo graduale, garbato per introdurci nel suo mondo di artista spontaneo, istintivo, un mondo che inaspettatamente si anima di atmosfere e suggestioni ben lontane dal peso della storia e della civiltà occidentale che ci siamo appena lasciati alle spalle. Quando inizia a raccontarsi ci troviamo circondati da una moltitudine di figure allungate, volti dalle labbra carnose, e occhi, tanti occhi che ci osservano senza curiosità e piuttosto sembrano volere parlare di sé con l’evidenza della semplice apparizione. Più che dipinti sono finestre aperte su un’umanità primigenia, saldamente ancorata alle proprie radici, in rapporto simbiotico con una natura priva di corruzioni. Le immagini sono circoscritte da campiture di un rosso intenso che provoca un forte impatto visivo ma non riesce a contenere la vitalità e il lento incedere di questa etnia ideale, in cui razze e colori si mescolano dando luogo ad una dimensione atemporale ma in qualche modo intensamente vicina, immediata.
Le sperimentazioni in campo musicale e in genere le suggestioni sonore che provengono dalla musica etnica, abituali frequentazioni di De Mariano, hanno avuto un ruolo decisivo per la costituzione di un patrimonio di sensazioni interiorizzato e poi tradotto sotto altra forma di espressione in colori, silhouettes, segni. Fare arte per lui si configura come atto inevitabile, dettato da una creatività che attinge direttamente al magmatico mondo dell’inconscio e rifiuta qualsiasi mediazione concettuale. Frutto di questa speciale disposizione dell’animo che è sempre piacevole scoprire in un artista, sono le “foto” (così le chiama) dell’Africa Nera, appunti di un viaggio ancora da compiere in un mondo che non smette di esercitare il suo inesauribile carisma. Chiedersi quanto abbiano inciso nella pittura di De Mariano la conoscenza dell’arte africana e la sequela di illustri precedenti che a questo universo si sono accostati e ne hanno fatto parte, potrebbe apparire scontato o addirittura rischioso. Ma non lo è, dato che nella sua produzione si coglie un’adesione autentica ad una realtà ancora carica di valenze simboliche. La fiducia incondizionata in una forza istintuale che guida la mano nella scelta di materiali e forme, dà a De Mariano la certezza di agire escludendo l’eventualità di incorrere in errori o equivoci di sorta: un tronco nodoso, una grossa scatola di cartone, il battente di una vecchia finestra parlano da sé e si prestano docilmente a divenire altro, manipolati da procedimenti manuali che evocano la meticolosità della pratica artigianale.
Le opere di De Mariano ci guidano attraverso un tracciato scandito da passaggi consequenziali: da una pittura dal tratto ancora ibrido e dalla composizione complessa ma sempre bilanciata, si passa a una fase intermedia, caratterizzata da una progressiva frammentazione delle immagini raccontate per episodi; sino ad approdare alla svolta decisiva delle opere più recenti che mantengono una cifra stilistica riconoscibile (attraverso la consueta gamma cromatica e alcuni dei soggetti già sperimentati), ma si attestano su primi piani essenziali che lasciano maggiore libertà al segno e aprono nuove possibilità alla forma. De Mariano si identifica con queste presenze, si confonde con esse, e si propone negli autoritratti privi di orpelli descrittivi, teste calve attraverso cui è più facile liberare le idee. Un viaggio dunque in cui si leggono le tappe di un percorso coerente alla ricerca di un linguaggio figurativo che assume via via connotati sempre più personali.

Artmajeur

接收我们的艺术爱好者和收藏者新闻