Filippo De Mariano
Impressioni di un incontro
di Stefania Lanuzza (critico d'arte)
Look informale senza la pretesa di apparire fintamente trasandato o di tendenza, massa di capelli ricci, sguardo mite ma deciso, diretto, sincero; Filippo De Mariano ci aspetta sul sagrato antistante il duomo di Santa Lucia del Mela. Ci incontriamo lì perché trovare il suo studio nel labirinto di vicoli di un centro di origine medievale non è facile. Così questo percorso diventa un modo graduale, garbato per introdurci nel suo mondo di artista spontaneo, istintivo, un mondo che inaspettatamente si anima di atmosfere e suggestioni ben lontane dal peso della storia e della civiltà occidentale che ci siamo appena lasciati alle spalle. Quando inizia a raccontarsi ci troviamo circondati da una moltitudine di figure allungate, volti dalle labbra carnose, e occhi, tanti occhi che ci osservano senza curiosità e piuttosto sembrano volere parlare di sé con l’evidenza della semplice apparizione. Più che dipinti sono finestre aperte su un’umanità primigenia, saldamente ancorata alle proprie radici, in rapporto simbiotico con una natura priva di corruzioni. Le immagini sono circoscritte da campiture di un rosso intenso che provoca un forte impatto visivo ma non riesce a contenere la vitalità e il lento incedere di questa etnia ideale, in cui razze e colori si mescolano dando luogo ad una dimensione atemporale ma in qualche modo intensamente vicina, immediata.
Le sperimentazioni in campo musicale e in genere le suggestioni sonore che provengono dalla musica etnica, abituali frequentazioni di De Mariano, hanno avuto un ruolo decisivo per la costituzione di un patrimonio di sensazioni interiorizzato e poi tradotto sotto altra forma di espressione in colori, silhouettes, segni. Fare arte per lui si configura come atto inevitabile, dettato da una creatività che attinge direttamente al magmatico mondo dell’inconscio e rifiuta qualsiasi mediazione concettuale. Frutto di questa speciale disposizione dell’animo che è sempre piacevole scoprire in un artista, sono le “foto” (così le chiama) dell’Africa Nera, appunti di un viaggio ancora da compiere in un mondo che non smette di esercitare il suo inesauribile carisma. Chiedersi quanto abbiano inciso nella pittura di De Mariano la conoscenza dell’arte africana e la sequela di illustri precedenti che a questo universo si sono accostati e ne hanno fatto parte, potrebbe apparire scontato o addirittura rischioso. Ma non lo è, dato che nella sua produzione si coglie un’adesione autentica ad una realtà ancora carica di valenze simboliche. La fiducia incondizionata in una forza istintuale che guida la mano nella scelta di materiali e forme, dà a De Mariano la certezza di agire escludendo l’eventualità di incorrere in errori o equivoci di sorta: un tronco nodoso, una grossa scatola di cartone, il battente di una vecchia finestra parlano da sé e si prestano docilmente a divenire altro, manipolati da procedimenti manuali che evocano la meticolosità della pr...
Scopri opere d'arte contemporanea di Filippo De Mariano, naviga tra le opere recenti e acquista online. Categorie: artisti italiani contemporanei. Domini artistici: Disegno, Pittura. Tipo di account: Artista , iscritto dal 2005 (Paese di origine Italia). Acquista gli ultimi lavori di Filippo De Mariano su Artmajeur: Scopri le opere dell'artista contemporaneo Filippo De Mariano. Sfoglia le sue opere d'arte, compra le opere originali o le stampe di alta qualità.
Valutazione dell'artista, Biografia, Studio dell'artista:
Il grande albero dei continenti • 6 opere
Guarda tuttoMano - forma di contatto • 5 opere
Guarda tuttoCartoline dal mondo • 16 opere
Guarda tuttoRiconoscimento
Biografia
Impressioni di un incontro
di Stefania Lanuzza (critico d'arte)
Look informale senza la pretesa di apparire fintamente trasandato o di tendenza, massa di capelli ricci, sguardo mite ma deciso, diretto, sincero; Filippo De Mariano ci aspetta sul sagrato antistante il duomo di Santa Lucia del Mela. Ci incontriamo lì perché trovare il suo studio nel labirinto di vicoli di un centro di origine medievale non è facile. Così questo percorso diventa un modo graduale, garbato per introdurci nel suo mondo di artista spontaneo, istintivo, un mondo che inaspettatamente si anima di atmosfere e suggestioni ben lontane dal peso della storia e della civiltà occidentale che ci siamo appena lasciati alle spalle. Quando inizia a raccontarsi ci troviamo circondati da una moltitudine di figure allungate, volti dalle labbra carnose, e occhi, tanti occhi che ci osservano senza curiosità e piuttosto sembrano volere parlare di sé con l’evidenza della semplice apparizione. Più che dipinti sono finestre aperte su un’umanità primigenia, saldamente ancorata alle proprie radici, in rapporto simbiotico con una natura priva di corruzioni. Le immagini sono circoscritte da campiture di un rosso intenso che provoca un forte impatto visivo ma non riesce a contenere la vitalità e il lento incedere di questa etnia ideale, in cui razze e colori si mescolano dando luogo ad una dimensione atemporale ma in qualche modo intensamente vicina, immediata.
Le sperimentazioni in campo musicale e in genere le suggestioni sonore che provengono dalla musica etnica, abituali frequentazioni di De Mariano, hanno avuto un ruolo decisivo per la costituzione di un patrimonio di sensazioni interiorizzato e poi tradotto sotto altra forma di espressione in colori, silhouettes, segni. Fare arte per lui si configura come atto inevitabile, dettato da una creatività che attinge direttamente al magmatico mondo dell’inconscio e rifiuta qualsiasi mediazione concettuale. Frutto di questa speciale disposizione dell’animo che è sempre piacevole scoprire in un artista, sono le “foto” (così le chiama) dell’Africa Nera, appunti di un viaggio ancora da compiere in un mondo che non smette di esercitare il suo inesauribile carisma. Chiedersi quanto abbiano inciso nella pittura di De Mariano la conoscenza dell’arte africana e la sequela di illustri precedenti che a questo universo si sono accostati e ne hanno fatto parte, potrebbe apparire scontato o addirittura rischioso. Ma non lo è, dato che nella sua produzione si coglie un’adesione autentica ad una realtà ancora carica di valenze simboliche. La fiducia incondizionata in una forza istintuale che guida la mano nella scelta di materiali e forme, dà a De Mariano la certezza di agire escludendo l’eventualità di incorrere in errori o equivoci di sorta: un tronco nodoso, una grossa scatola di cartone, il battente di una vecchia finestra parlano da sé e si prestano docilmente a divenire altro, manipolati da procedimenti manuali che evocano la meticolosità della pr...
- Nazionalità: ITALIA
- Data di nascita : 1975
- Domini artistici:
- Gruppi: Artisti Italiani Contemporanei
Influenze
Formazione
Valore dell'artista certificato
Realizzazioni
Attività su Artmajeur
Ultime notizie
Tutte le ultime notizie dall'artista contemporaneo Filippo De Mariano
Articolo
Impressioni di un incontro
di Stefania Lanuzza (critico d'arte)
Look informale senza la pretesa di apparire fintamente trasandato o di tendenza, massa di capelli ricci, sguardo mite ma deciso, diretto, sincero; Filippo De Mariano ci aspetta sul sagrato antistante il duomo di Santa Lucia del Mela. Ci incontriamo lì perché trovare il suo studio nel labirinto di vicoli di un centro di origine medievale non è facile. Così questo percorso diventa un modo graduale, garbato per introdurci nel suo mondo di artista spontaneo, istintivo, un mondo che inaspettatamente si anima di atmosfere e suggestioni ben lontane dal peso della storia e della civiltà occidentale che ci siamo appena lasciati alle spalle. Quando inizia a raccontarsi ci troviamo circondati da una moltitudine di figure allungate, volti dalle labbra carnose, e occhi, tanti occhi che ci osservano senza curiosità e piuttosto sembrano volere parlare di sé con l’evidenza della semplice apparizione. Più che dipinti sono finestre aperte su un’umanità primigenia, saldamente ancorata alle proprie radici, in rapporto simbiotico con una natura priva di corruzioni. Le immagini sono circoscritte da campiture di un rosso intenso che provoca un forte impatto visivo ma non riesce a contenere la vitalità e il lento incedere di questa etnia ideale, in cui razze e colori si mescolano dando luogo ad una dimensione atemporale ma in qualche modo intensamente vicina, immediata.
Le sperimentazioni in campo musicale e in genere le suggestioni sonore che provengono dalla musica etnica, abituali frequentazioni di De Mariano, hanno avuto un ruolo decisivo per la costituzione di un patrimonio di sensazioni interiorizzato e poi tradotto sotto altra forma di espressione in colori, silhouettes, segni. Fare arte per lui si configura come atto inevitabile, dettato da una creatività che attinge direttamente al magmatico mondo dell’inconscio e rifiuta qualsiasi mediazione concettuale. Frutto di questa speciale disposizione dell’animo che è sempre piacevole scoprire in un artista, sono le “foto” (così le chiama) dell’Africa Nera, appunti di un viaggio ancora da compiere in un mondo che non smette di esercitare il suo inesauribile carisma. Chiedersi quanto abbiano inciso nella pittura di De Mariano la conoscenza dell’arte africana e la sequela di illustri precedenti che a questo universo si sono accostati e ne hanno fatto parte, potrebbe apparire scontato o addirittura rischioso. Ma non lo è, dato che nella sua produzione si coglie un’adesione autentica ad una realtà ancora carica di valenze simboliche. La fiducia incondizionata in una forza istintuale che guida la mano nella scelta di materiali e forme, dà a De Mariano la certezza di agire escludendo l’eventualità di incorrere in errori o equivoci di sorta: un tronco nodoso, una grossa scatola di cartone, il battente di una vecchia finestra parlano da sé e si prestano docilmente a divenire altro, manipolati da procedimenti manuali che evocano la meticolosità della pratica artigianale.
Le opere di De Mariano ci guidano attraverso un tracciato scandito da passaggi consequenziali: da una pittura dal tratto ancora ibrido e dalla composizione complessa ma sempre bilanciata, si passa a una fase intermedia, caratterizzata da una progressiva frammentazione delle immagini raccontate per episodi; sino ad approdare alla svolta decisiva delle opere più recenti che mantengono una cifra stilistica riconoscibile (attraverso la consueta gamma cromatica e alcuni dei soggetti già sperimentati), ma si attestano su primi piani essenziali che lasciano maggiore libertà al segno e aprono nuove possibilità alla forma. De Mariano si identifica con queste presenze, si confonde con esse, e si propone negli autoritratti privi di orpelli descrittivi, teste calve attraverso cui è più facile liberare le idee. Un viaggio dunque in cui si leggono le tappe di un percorso coerente alla ricerca di un linguaggio figurativo che assume via via connotati sempre più personali.
Articolo
Un cuore "In viaggio"
di Daniele De Joannon (critico d'arte)
Folgorato dall’Africa. Dal suo essere terra d’origine, punto di incontro di diversità, purezza, colore, poesia. Folgorato dall’Africa che ancora non ha visto ma spera di visitare presto, Filippo De Mariano. Africa che diventa anche e soprattutto medium per il racconto dell’artista. Quello di un viaggio alla scoperta della propria sensibilità e della capacità di esprimerla appieno.
E’ il 1997, quando De Mariano dipinge “Meticci – Mappamondo”, una composizione di grandi dimensioni (154x222 centimetri) e popolata da quella che, a poco a poco, diventerà la “sua” Africa. La trama di un racconto ancora in corso. Figure desunte inizialmente dalle sculture vendute dagli ambulanti in strada, che l’artista farà proprie, fino a renderle simbolo di una società pura, senza colore, discriminazioni, razze. Come accade, ad esempio, in “Fame d’Africa”, dove il bambino che cerca il latte materno è di carnagione bianca.
Il tratto di De Mariano è netto ma variabile, suggestionato dalla musica che ascolta dipingendo. La composizione, apparentemente priva di profondità, sguscia fuori scavalcando i limiti della "cornice-non cornice" che la inquadra. Il viaggio di De Mariano è anche il racconto di come la tecnica e il supporto siano cambiati nel corso del tempo: dai pastelli e dalla tempera (retaggio dell'Istituto d'Arte) all'acrilico, alla matita e alla iuta degli ultimi lavori. Una "fame" di produrre e di dire, quella dell'artista, che è pronta a piegare qualsiasi elemento per andare avanti. Dai cartoni da supermercato, ai raccoglitori per le promozioni pubblicitarie, ai rami trovati per caso , girovagando per le campagne che circondano Santa Lucia del Mela, dove De Mariano vive. Ogni singolo elemento si inserisce nella poetica dell'artista, e dalla sua sensibilità pura viene adattato allo scopo. Fino a raggiungere punte altissime di sintetica intensità, come in "Faccia" (pastelli a cera su legno).
Il racconto e il viaggio di Filippo, ancora in corso, hanno recentemente assunto nuovi sviluppi delle forme e nuovi colori ricorrenti. «Da qualche mese, dentro di me covava il sentimento del cambiamento. Ma - racconta l'artista - non sapevo cosa dovevo cambiare. Invece, guardando alcuni miei ultimi lavori e scrutandoli nei dettagli, c'erano cose che inconsciamente stavo facendo, e che dovevano essere valorizzate, accentuate. Due tavole bianche legate con dello spago, il bianco, la mia faccia, i colori di un'Africa, i colori del calore, le pennellate senza pregiudizi, tratti, linee, rozzi sentimenti, il rivedersi su quello specchio fatto di tavole non poteva che essere un buon segnale, un buon inizio». Nasce così "Autoritratto", la prima opera dell'ultimo De Mariano. Il capitolo più recente di un artista puro. Puro nell'approccio e nella ricerca. Lontano geograficamente e mentalmente dal mercato contemporaneo delle lusinghe e delle strizzatine d'occhio. Distante (per scelta) da qualsiasi mediazione o artificiosità formale. E' un piccolo-grande "caso artistico", Filippo De Mariano. La dimostrazione di come la capacità di raccontare e di dipingere non abbia bisogno, necessariamente e inizialmente, di centri propulsori e di aggregazione. Ma esclusivamente di buona mano e buona volontà, lasciando gli occhi e il cuore sempre aperti sul mondo e sul proprio "io".