Claudio Fornas
Claudio Fornas è nato a Padova.
Architetto, ha conseguito la laurea presso l'IUAV di Venezia.
Ha seguito i corsi di disegno e pittura presso l'Accademia di arti Applicate di Roma.
Ha seguito i corsi di pittura del Maestro Umberto Menin.
Ha partecipato a varie esposizioni nazionali ed internazionali ed ai simposi internazionali.
E' iscritto all'Associazione “Artisti Indipendenti Paolo Capovilla”.
Le sue opere sono esposte nella galleria "Sol et Luna" di Grisignana in Croazia.
Studio in Padova, Via P.P. Dalle Masegne,5.
Email:
Entdecken Sie zeitgenössische Kunstwerke von Claudio Fornas, stöbern Sie in den neuesten Kunstwerken und kaufen Sie online. Kategorien: zeitgenössische italienische künstler. Künstlerische Domänen: Malerei. Art des Kontos: Künstler , mitglied seit 2009 (Ursprungsland Italien). Kaufen Sie die neuesten Arbeiten von Claudio Fornas auf Artmajeur: Entdecken Sie beeindruckende Werke des zeitgenössischen Künstlers Claudio Fornas. Durchsuchen Sie Kunstwerke, kaufen Sie originale oder hochwertige Drucke.
Bewertung des Künstlers, Biografie, Atelier eines Künstlers:
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Biografie
Claudio Fornas è nato a Padova.
Architetto, ha conseguito la laurea presso l'IUAV di Venezia.
Ha seguito i corsi di disegno e pittura presso l'Accademia di arti Applicate di Roma.
Ha seguito i corsi di pittura del Maestro Umberto Menin.
Ha partecipato a varie esposizioni nazionali ed internazionali ed ai simposi internazionali.
E' iscritto all'Associazione “Artisti Indipendenti Paolo Capovilla”.
Le sue opere sono esposte nella galleria "Sol et Luna" di Grisignana in Croazia.
Studio in Padova, Via P.P. Dalle Masegne,5.
Email:
- Nationalität: ITALIEN
- Geburtsdatum : unbekanntes datum
- Künstlerische Domänen:
- Gruppen: Zeitgenössische Italienische Künstler
Einflüsse
Ausbildung
Künstlerwert zertifiziert
Erfolge
Aktivität auf Artmajeur
Neueste Nachrichten
Alle Neuigkeiten vom zeitgenössischen Künstler Claudio Fornas
VASCO LIVE COLOURS
38, Rue de Livourne
IMMAGINE COME VIA D'ACCESSO AL SENTIRE.
Abbiamo sempre saputo che la “buona musica” ha un grande potere evocativo rispetto all'emergere di sensazioni, immagini ed emozioni, ma davanti ai lavori di Claudio Fornas diventa estremamente facile convincersi che tutto ciò diventa possibile anche con la “buona pittura”.
Si tratta di opere che contagiano di emozione e con il loro racconto ci immergono in un'atmosfera intessuta di sonorità liquide; come rapiti da un fiume in piena veniamo trasportati in un universo poetico costituito da immagini che diventano suoni.
Solo in apparenza c’è la dominanza dell’elemento descrittivo, poiché ci rendiamo subito conto che la descrizione, in questi lavori, è soltanto un pretesto che permette di cogliere ed esplorare quelle ricche componenti sottostanti fatte di pathos, di movimento, di corporeità.
Il ritmo narrativo suggerito dalle immagini sollecita l’emergere del ricordo, la memoria di tutte quelle situazioni, di quei momenti importanti della nostra vita, in cui la musica ha saputo accompagnare, passo a passo, il pulsare dell’emozione.
I rimandi visuali si accompagnano ad una esperienza ineffabilmente complessa rispetto alla percezione del tempo.
Da un lato l’intensità dei colori e le vibranti pennellate sprigionano un’idea di movimento e dinamicità; quasi la sensazione di essere trasportati nel tempo musicale del concerto. Sembra di immergersi in un universo denso di luci e di suoni in cui diventa naturale amalgamarsi nell'impasto coinvolgente dello spettacolo. Essere là, davanti al palco, in prima fila, parte integrante di un grande organismo ad inalare l'eccitazione e l'entusiasmo di quei tanti, di tutti quelli che hanno fortemente voluto condividere il momento magico della musica vissuta assieme.
Dall’altro lato, in modo antitetico, emerge la sensazione del perdersi nelle fitte trame di un tessuto armonico costruito su flussi di colore; si avverte la sensazione del tempo che si ferma, come se lo scorrere inesorabile di Kronos si arrestasse per un istante e lasciasse sospesi in una condizione di ovattato galleggiamento. Non c’è più un dopo, non c’è un prima, l’unica cosa percettibile è il presente, un presente che pare dilatarsi e, saturo di sonorità, sembra estendersi fino ad occupare la totalità del nostro spazio immaginifico.
Queste immagini, così ricche di elementi sensoriali hanno la capacità di esprimersi in un linguaggio direttamente intelligibile al corpo, una sorta di comunicazione arcaica, primitiva, che non ha bisogno di parole, ma che “parla al corpo tramite il corpo”.
La modalità comunicativa del “body language” avviene con l’utilizzo di codici non espliciti e opera, al di là dell’ambito della razionalità e della cognizione, andando a coinvolgere e sollecitare quelle dimensioni della nostra psiche che si muovono sull’onda della comunicazione diretta e dell’empatia.
Nella dimensione dell’Einfühlung il corpo si trova ad assumere il ruolo che più gli compete, e cioè quello di vero e naturale protagonista nel cammino verso la costruzione della propria soggettività: il suo linguaggio universale, non discorsivo, appare capace di coinvolgere in modo diretto ed immediato.
Non stiamo naturalmente parlando del “corpo esibito” dai media, l’oggetto da ammirare, il modello da imitare, quel simulacro “de-situato” che nella sua perfezione iperuranica rimane inaccessibile e, in tale distanza, presenta uno iato incolmabile con noi comuni mortali.
Non si tratta neanche del corpo espropriato proposto nei vari circuiti del consumo, l’oggetto da manipolare, la fisionomia da replicare - magari avvalendosi dei potenti mezzi messi a disposizione dalle innovative tecniche della chirurgia estetica.
In questo caso, invece, diventa vero protagonista il “corpo vivo”dell’esperienza vissuta, un corpo pulsante che vibra e comunica, un corpo che non si lascia eludere, né destituire e risulta, proprio per questo, in grado di superare la barriera della mera oggettificazione.
Merito dell’artista è quello di fondarsi su questa dimensione di grande fisicità che impregna di sé l’esperienza di chi guarda. Una fisicità palpabile che riceve risalto da una attenta gestione dell'equilibrio della componente spaziale e si concreta, allo stesso tempo, con il sapiente dosaggio garantito alla parte materica, quella struttura sottostante, quella base senza la quale l’opera non riuscirebbe a prendere forma.
Comprendiamo bene, allora, come la pittura di Fornas possa essere letta a vari livelli: come resoconto di momenti significativi celebrati con la dominanza del colore e con l'incisività del segno, ma anche, e soprattutto, come approfondimento “conoscitivo” basato sulla trasmissione di emozioni e stati d’animo che sarebbe impossibile comunicare utilizzando soltanto il linguaggio delle parole.
In questa bi-valente oscillazione di piani prospettici si apre davanti a noi uno scenario inedito per un “faccia a faccia” con l’inquietudine di un corpo, finalmente sdoganato, che può permettersi di “sentire e di sentirsi”.
Si tratta di un'occasione, forse l’incipit per l'avvio di un processo trasformativo che, partendo proprio dalla “de-stabilizzazione”, cerca un'opportunità per ritrovare quel percorso verso l'esperienza di una nuova multi-sensorialità radicata su antiche fondazioni.
“VOGLIA DI CONTINUARE QUELLE EMOZIONI....”
a colloquio con Claudio Fornas
Cerchiamo di capire, in questa breve conversazione con Claudio Fornas, il contesto e il momento in cui prende avvio l’idea di questi lavori nell’ambito della sua esperienza artistica ed umana.
Chiediamo direttamente all'autore:
DOMANDA: come è nata l'idea per un ciclo di opere su Vasco?
Claudio Fornas:L'idea per un ciclo di opere dedicate al rocker n° 1 in Italia mi venne anni fa, alla fine di un suo concerto. Da sotto il palco... dopo "Albachiara" che come sai, chiude tutti i concerti di Vasco ... mi era rimasto un certo non so che, uno "shock" di suoni, musica, colori, genti ... una “voglia di continuare quelle emozioni” che avevo provato e che dovevano continuare in qualche modo.
DOMANDA: Perchè proprio Vasco?
Claudio Fornas: Vasco è il mio cantante preferito.. per me il n°1... è una persona vera, sincera ... le sue canzoni sono state la colonna sonora della mia vita. In esse c'è di tutto: poesia, rabbia, ironia, gioia, tristezza... proprio come la vita!
Oggi "non ci sono più santi ... nè eroi ... siamo solo noi ..." così canta Vasco dal palco.
DOMANDA:Come considera Fornas il rapporto tra pittura e musica?
Claudio Fornas: La pittura parte dalla vista, dall'occhio ... poi il cervello elabora ... Quando una immagine mi colpisce ne resto quasi "scioccato"... devo allora fermarla, lavorarla, ricrearla. Per il musicista non so esattamente come funziona: se per esempio sente dei rumori in strada e poi deve creare una melodia, forse era così nel mondo primitivo... ora è tutto computerizzato ...
Comunque nelle canzoni ci sono i testi ... e i testi di Vasco, non sempre ma spesso, sono poesie metropolitane. In pittura ci sono segni, colori ... in musica le note ...
La musica è più astratta della pittura astratta, in un certo modo...
In pittura sei davanti ad una tela, hai gli strumenti in mano, i colori ... e le cose che ti girano nella testa da buttare fuori ...
DOMANDA: La comunicazione musicale di Vasco è trans-generazionale, la comunicazione pittorica di Fornas a chi si rivolge?
Claudio Fornas: In questo caso la mia pittura si rivolge soprattutto a chi ama Vasco. In generale si rivolge a tutti, spero, ... ma la cosa non mi interessa tanto... se a qualcuno piace la mia pittura sono contento... se non piace... può andare a guardare da un'altra parte, senza problemi.
DOMANDA:Come vive Claudio Fornas questo ambizioso progetto che lo porta ad allestire un dettagliato itinerario di mostre sugli stessi luoghi in cui si svolgono i concerti di Vasco?
Claudio Fornas: Per ora la vivo con tranquillità... bisogna lavorare giorno per giorno, con costanza... è il periodo del fare. Poi verranno le mostre, che per me sono e devono essere un'occasione di divertimento, di incontro con amici, di festa. C'è anche curiosità per le future conoscenze che farò, per i nuovi luoghi che visiterò ...
DOMANDA:Dopo questi lavori in che modo si è modificato il tuo rapporto con la musica di Vasco?
Claudio Fornas:Ascolto sempre e molto volentieri Vasco.
DOMANDA: Davanti a questi lavori viene spontaneo ripensare ad altri artisti che hanno ritratto dei musicisti, ad esempio, non ultimo, Andy Warhol con il suo lavoro su Elvis Presley. Esiste un qualche collegamento in proposito?
Claudio Fornas: No, non ho guardato nessuno, anche perchè non faccio il ritratto di Vasco, ma dipingo "Il concerto" di Vasco, con luci, colori, "suoni". Non ho guardato nessuno, anzi mi sono più volte chiesto come mai nessuno, che io sappia, dipinge i concerti. E' una cosa molto contemporanea.
DOMANDA:Fino ad oggi la tua ricerca artistica ti ha portato ad esplorare temi ma anche modalità espressive diverse fra loro, come senti di collocare questo ciclo di lavori?
Claudio Fornas:questo ciclo di lavori come tematica è un ritorno al 2004-2005 quando feci le prime mostre sul tema di Vasco.
Ora sto lavorando su tele più grandi, con maggior esperienza, maggior gestualità, maggior libertà... Tanto che ho iniziato a introdurre nel quadro anche parole.
DOMANDA :Per concludere, desidero farti ancora una domanda alla quale, mi rendo conto, forse potrà essere non facile rispondere: verso dove sta andando la pittura di Claudio Fornas?
ClaudioFornas: la mia pittura dove va? ...e chi lo sa? E' come chiedere dove va la propria vita... sarei curioso di saperlo anch'io ... lo scopriremo solo vivendo... così cantava Lucio Battisti. E' una cosa che si fa ... giorno per giorno ... So solo che più vado avanti più ho bisogno della pittura ...
MUSICA COME VEICOLO DELL'EMOZIONE.
Claudio Fornas dedica questo ciclo di lavori a Vasco Rossi, vera icona italiana del Rock con la R
maiuscola”, un personaggio che ha saputo affermarsi nel difficile panorama della musica contemporanea mostrando una inedita capacità di esprimere piena sintonia con i complessi vissuti della nostra epoca ma, al contempo, ha anche saputo trovare un linguaggio musicale che ha il grande merito di essere leggibile a livello trans-generazionale.
Si tratta di un tipo di comunicazione che esprime la propria importanza a livelli molteplici e porta in sé un’ampia varietà di contenuti. Solo per citarne alcuni parleremo della qualità intensa di sonorità capaci di coinvolgere ed appassionare, della forza di travolgenti suggestioni, del potenziale fortemente evocativo di testi che si sviluppano sul sottile confine tra quotidianità e poesia, della capacità di creare un potente effetto di unificazione tra le persone che si ritrovano nella sua musica.
Riconosciamo di trovarci davanti ad un cocktail di grande impatto che, ricco di elementi preziosi e caleidoscopiche risonanze, si è dimostrato capace di parlare in modo sincero e diretto al cuore di grandi masse di appassionati, accomunati tutti dal forte desiderio di vivere “sotto il segno dell’intensità”.
Sotteso ai molteplici messaggi che si possono cogliere, colpisce quell’invito, cantato a piena voce - “vado al massimo…” – che rappresenta una sorta di spinta a non vivere le emozioni a metà, in modo soltanto parziale, ma a sperimentare fino in fondo ciò che si vuole e ciò che si sceglie.
Emerge forte il desiderio di qualcosa di più del banale e dello scontato, un qualcosa che a volte si può trovare in zone poste oltre alla linea del limite, soprattutto se si tratta di un limite avvertito come troppo angusto e ristretto.
In un mondo dominato dai media, in cui continuamente i tuttologi di turno offrono, fin troppo generosamente, “consigli competenti” e propongono “soluzioni efficaci” per qualsiasi tipo di problema, le canzoni e i testi di Vasco esprimono una posizione assolutamente antitetica a tutto ciò.
Non si danno facili soluzioni, non si propongono modelli corretti, non si consigliano “giusti principi” da seguire ma si offrono “soltanto” vissuti, esperienze dirette, stati d’animo, desideri, sogni, che forse potranno anche apparire contraddittori, ma nella loro immediata schiettezza, risultano sicuramente autentici.
“Ogni volta che …”, come canta Vasco, l’accento del discorso viene posto su ciò che si prova, piuttosto che su ciò che sarebbe giusto provare, si porta alla luce la complessità e la contraddittorietà della nostra esperienza di esseri umani.
In un mondo in cui “non ci sono più santi né eroi …”, un mondo che si trasforma troppo rapidamente e con cui facciamo spesso fatica a rimanere “al passo”, risulta faticosa e difficile la ricerca di modi nuovi per orientarsi se non si parte da un’esperienza di contatto e di consapevolezza del fatto che “siamo solo noi…” nel “qui ed ora” del nostro esistere.
E, per concludere, non possiamo non dire della ricca e piena gestualità di Vasco, che - autentico “animale”da palcoscenico - sa esprimere attraverso il corpo una intensa capacità di presenza e di movimento: sul palco la sua figura suggestiona e magnetizza con quella grande propensione ad incontrare e comunicare ad un livello di assoluta immediatezza.
Ciò che colpisce è il suo modo di essere nel corpo, un corpo usato, forse anche maltrattato – nel suo libero immergersi nel flusso di “una vita spericolata …” - comunque profondamente vissuto e, proprio per questo, in grado di mettere al bando ogni forma di manierismo artefatto.
Un corpo che si mostra per quello che è, senza infingimenti, ed in questo modo rende possibile incrinare la vuotezza di qualsiasi scontato paradigma convenzionale. Un richiamo al sentire che permette di esprimere, con una forza e con uno stile così speciali, il richiamo all'importanza di essere, di vivere e di volere “una vita (forse) maleducata…” ma sicuramente vera.
Antonio Pribaz
psicologo e saggista, autore di varie pubblicazioni a carattere psicologico e critico. Vive e lavora a Trieste.
Comunicato stampa
Orari Lunedì-venerdì ore 9,30-13 14-17
MOSTRA "VASCO LIVE COLOURS" a Zocca (modena) dal 29 maggio al 12 giugno 2010
Comunicato stampa
Orari Lunedì-venerdì ore 9,30-13 14-17
MOSTRA "VASCO LIVE COLOURS" a Zocca (modena) dal 22 maggio al 5 giugno 2010
VASCO LIVE COLOURS
IMMAGINE COME VIA D'ACCESSO AL SENTIRE.
Abbiamo sempre saputo che la “buona musica” ha un grande potere evocativo rispetto all'emergere di sensazioni, immagini ed emozioni, ma davanti ai lavori di Claudio Fornas diventa estremamente facile convincersi che tutto ciò diventa possibile anche con la “buona pittura”.
Si tratta di opere che contagiano di emozione e con il loro racconto ci immergono in un'atmosfera intessuta di sonorità liquide; come rapiti da un fiume in piena veniamo trasportati in un universo poetico costituito da immagini che diventano suoni.
Solo in apparenza c’è la dominanza dell’elemento descrittivo, poiché ci rendiamo subito conto che la descrizione, in questi lavori, è soltanto un pretesto che permette di cogliere ed esplorare quelle ricche componenti sottostanti fatte di pathos, di movimento, di corporeità.
Il ritmo narrativo suggerito dalle immagini sollecita l’emergere del ricordo, la memoria di tutte quelle situazioni, di quei momenti importanti della nostra vita, in cui la musica ha saputo accompagnare, passo a passo, il pulsare dell’emozione.
I rimandi visuali si accompagnano ad una esperienza ineffabilmente complessa rispetto alla percezione del tempo.
Da un lato l’intensità dei colori e le vibranti pennellate sprigionano un’idea di movimento e dinamicità; quasi la sensazione di essere trasportati nel tempo musicale del concerto. Sembra di immergersi in un universo denso di luci e di suoni in cui diventa naturale amalgamarsi nell'impasto coinvolgente dello spettacolo. Essere là, davanti al palco, in prima fila, parte integrante di un grande organismo ad inalare l'eccitazione e l'entusiasmo di quei tanti, di tutti quelli che hanno fortemente voluto condividere il momento magico della musica vissuta assieme.
Dall’altro lato, in modo antitetico, emerge la sensazione del perdersi nelle fitte trame di un tessuto armonico costruito su flussi di colore; si avverte la sensazione del tempo che si ferma, come se lo scorrere inesorabile di Kronos si arrestasse per un istante e lasciasse sospesi in una condizione di ovattato galleggiamento. Non c’è più un dopo, non c’è un prima, l’unica cosa percettibile è il presente, un presente che pare dilatarsi e, saturo di sonorità, sembra estendersi fino ad occupare la totalità del nostro spazio immaginifico.
Queste immagini, così ricche di elementi sensoriali hanno la capacità di esprimersi in un linguaggio direttamente intelligibile al corpo, una sorta di comunicazione arcaica, primitiva, che non ha bisogno di parole, ma che “parla al corpo tramite il corpo”.
La modalità comunicativa del “body language” avviene con l’utilizzo di codici non espliciti e opera, al di là dell’ambito della razionalità e della cognizione, andando a coinvolgere e sollecitare quelle dimensioni della nostra psiche che si muovono sull’onda della comunicazione diretta e dell’empatia.
Nella dimensione dell’Einfühlung il corpo si trova ad assumere il ruolo che più gli compete, e cioè quello di vero e naturale protagonista nel cammino verso la costruzione della propria soggettività: il suo linguaggio universale, non discorsivo, appare capace di coinvolgere in modo diretto ed immediato.
Non stiamo naturalmente parlando del “corpo esibito” dai media, l’oggetto da ammirare, il modello da imitare, quel simulacro “de-situato” che nella sua perfezione iperuranica rimane inaccessibile e, in tale distanza, presenta uno iato incolmabile con noi comuni mortali.
Non si tratta neanche del corpo espropriato proposto nei vari circuiti del consumo, l’oggetto da manipolare, la fisionomia da replicare - magari avvalendosi dei potenti mezzi messi a disposizione dalle innovative tecniche della chirurgia estetica.
In questo caso, invece, diventa vero protagonista il “corpo vivo”dell’esperienza vissuta, un corpo pulsante che vibra e comunica, un corpo che non si lascia eludere, né destituire e risulta, proprio per questo, in grado di superare la barriera della mera oggettificazione.
Merito dell’artista è quello di fondarsi su questa dimensione di grande fisicità che impregna di sé l’esperienza di chi guarda. Una fisicità palpabile che riceve risalto da una attenta gestione dell'equilibrio della componente spaziale e si concreta, allo stesso tempo, con il sapiente dosaggio garantito alla parte materica, quella struttura sottostante, quella base senza la quale l’opera non riuscirebbe a prendere forma.
Comprendiamo bene, allora, come la pittura di Fornas possa essere letta a vari livelli: come resoconto di momenti significativi celebrati con la dominanza del colore e con l'incisività del segno, ma anche, e soprattutto, come approfondimento “conoscitivo” basato sulla trasmissione di emozioni e stati d’animo che sarebbe impossibile comunicare utilizzando soltanto il linguaggio delle parole.
In questa bi-valente oscillazione di piani prospettici si apre davanti a noi uno scenario inedito per un “faccia a faccia” con l’inquietudine di un corpo, finalmente sdoganato, che può permettersi di “sentire e di sentirsi”.
Si tratta di un'occasione, forse l’incipit per l'avvio di un processo trasformativo che, partendo proprio dalla “de-stabilizzazione”, cerca un'opportunità per ritrovare quel percorso verso l'esperienza di una nuova multi-sensorialità radicata su antiche fondazioni.
“VOGLIA DI CONTINUARE QUELLE EMOZIONI....”
a colloquio con Claudio Fornas
Cerchiamo di capire, in questa breve conversazione con Claudio Fornas, il contesto e il momento in cui prende avvio l’idea di questi lavori nell’ambito della sua esperienza artistica ed umana.
Chiediamo direttamente all'autore:
DOMANDA: come è nata l'idea per un ciclo di opere su Vasco?
Claudio Fornas:L'idea per un ciclo di opere dedicate al rocker n° 1 in Italia mi venne anni fa, alla fine di un suo concerto. Da sotto il palco... dopo "Albachiara" che come sai, chiude tutti i concerti di Vasco ... mi era rimasto un certo non so che, uno "shock" di suoni, musica, colori, genti ... una “voglia di continuare quelle emozioni” che avevo provato e che dovevano continuare in qualche modo.
DOMANDA: Perchè proprio Vasco?
Claudio Fornas: Vasco è il mio cantante preferito.. per me il n°1... è una persona vera, sincera ... le sue canzoni sono state la colonna sonora della mia vita. In esse c'è di tutto: poesia, rabbia, ironia, gioia, tristezza... proprio come la vita!
Oggi "non ci sono più santi ... nè eroi ... siamo solo noi ..." così canta Vasco dal palco.
DOMANDA:Come considera Fornas il rapporto tra pittura e musica?
Claudio Fornas: La pittura parte dalla vista, dall'occhio ... poi il cervello elabora ... Quando una immagine mi colpisce ne resto quasi "scioccato"... devo allora fermarla, lavorarla, ricrearla. Per il musicista non so esattamente come funziona: se per esempio sente dei rumori in strada e poi deve creare una melodia, forse era così nel mondo primitivo... ora è tutto computerizzato ...
Comunque nelle canzoni ci sono i testi ... e i testi di Vasco, non sempre ma spesso, sono poesie metropolitane. In pittura ci sono segni, colori ... in musica le note ...
La musica è più astratta della pittura astratta, in un certo modo...
In pittura sei davanti ad una tela, hai gli strumenti in mano, i colori ... e le cose che ti girano nella testa da buttare fuori ...
DOMANDA: La comunicazione musicale di Vasco è trans-generazionale, la comunicazione pittorica di Fornas a chi si rivolge?
Claudio Fornas: In questo caso la mia pittura si rivolge soprattutto a chi ama Vasco. In generale si rivolge a tutti, spero, ... ma la cosa non mi interessa tanto... se a qualcuno piace la mia pittura sono contento... se non piace... può andare a guardare da un'altra parte, senza problemi.
DOMANDA:Come vive Claudio Fornas questo ambizioso progetto che lo porta ad allestire un dettagliato itinerario di mostre sugli stessi luoghi in cui si svolgono i concerti di Vasco?
Claudio Fornas: Per ora la vivo con tranquillità... bisogna lavorare giorno per giorno, con costanza... è il periodo del fare. Poi verranno le mostre, che per me sono e devono essere un'occasione di divertimento, di incontro con amici, di festa. C'è anche curiosità per le future conoscenze che farò, per i nuovi luoghi che visiterò ...
DOMANDA:Dopo questi lavori in che modo si è modificato il tuo rapporto con la musica di Vasco?
Claudio Fornas:Ascolto sempre e molto volentieri Vasco.
DOMANDA: Davanti a questi lavori viene spontaneo ripensare ad altri artisti che hanno ritratto dei musicisti, ad esempio, non ultimo, Andy Warhol con il suo lavoro su Elvis Presley. Esiste un qualche collegamento in proposito?
Claudio Fornas: No, non ho guardato nessuno, anche perchè non faccio il ritratto di Vasco, ma dipingo "Il concerto" di Vasco, con luci, colori, "suoni". Non ho guardato nessuno, anzi mi sono più volte chiesto come mai nessuno, che io sappia, dipinge i concerti. E' una cosa molto contemporanea.
DOMANDA:Fino ad oggi la tua ricerca artistica ti ha portato ad esplorare temi ma anche modalità espressive diverse fra loro, come senti di collocare questo ciclo di lavori?
Claudio Fornas:questo ciclo di lavori come tematica è un ritorno al 2004-2005 quando feci le prime mostre sul tema di Vasco.
Ora sto lavorando su tele più grandi, con maggior esperienza, maggior gestualità, maggior libertà... Tanto che ho iniziato a introdurre nel quadro anche parole.
DOMANDA :Per concludere, desidero farti ancora una domanda alla quale, mi rendo conto, forse potrà essere non facile rispondere: verso dove sta andando la pittura di Claudio Fornas?
ClaudioFornas: la mia pittura dove va? ...e chi lo sa? E' come chiedere dove va la propria vita... sarei curioso di saperlo anch'io ... lo scopriremo solo vivendo... così cantava Lucio Battisti. E' una cosa che si fa ... giorno per giorno ... So solo che più vado avanti più ho bisogno della pittura ...
MUSICA COME VEICOLO DELL'EMOZIONE.
Claudio Fornas dedica questo ciclo di lavori a Vasco Rossi, vera icona italiana del Rock con la R
maiuscola”, un personaggio che ha saputo affermarsi nel difficile panorama della musica contemporanea mostrando una inedita capacità di esprimere piena sintonia con i complessi vissuti della nostra epoca ma, al contempo, ha anche saputo trovare un linguaggio musicale che ha il grande merito di essere leggibile a livello trans-generazionale.
Si tratta di un tipo di comunicazione che esprime la propria importanza a livelli molteplici e porta in sé un’ampia varietà di contenuti. Solo per citarne alcuni parleremo della qualità intensa di sonorità capaci di coinvolgere ed appassionare, della forza di travolgenti suggestioni, del potenziale fortemente evocativo di testi che si sviluppano sul sottile confine tra quotidianità e poesia, della capacità di creare un potente effetto di unificazione tra le persone che si ritrovano nella sua musica.
Riconosciamo di trovarci davanti ad un cocktail di grande impatto che, ricco di elementi preziosi e caleidoscopiche risonanze, si è dimostrato capace di parlare in modo sincero e diretto al cuore di grandi masse di appassionati, accomunati tutti dal forte desiderio di vivere “sotto il segno dell’intensità”.
Sotteso ai molteplici messaggi che si possono cogliere, colpisce quell’invito, cantato a piena voce - “vado al massimo…” – che rappresenta una sorta di spinta a non vivere le emozioni a metà, in modo soltanto parziale, ma a sperimentare fino in fondo ciò che si vuole e ciò che si sceglie.
Emerge forte il desiderio di qualcosa di più del banale e dello scontato, un qualcosa che a volte si può trovare in zone poste oltre alla linea del limite, soprattutto se si tratta di un limite avvertito come troppo angusto e ristretto.
In un mondo dominato dai media, in cui continuamente i tuttologi di turno offrono, fin troppo generosamente, “consigli competenti” e propongono “soluzioni efficaci” per qualsiasi tipo di problema, le canzoni e i testi di Vasco esprimono una posizione assolutamente antitetica a tutto ciò.
Non si danno facili soluzioni, non si propongono modelli corretti, non si consigliano “giusti principi” da seguire ma si offrono “soltanto” vissuti, esperienze dirette, stati d’animo, desideri, sogni, che forse potranno anche apparire contraddittori, ma nella loro immediata schiettezza, risultano sicuramente autentici.
“Ogni volta che …”, come canta Vasco, l’accento del discorso viene posto su ciò che si prova, piuttosto che su ciò che sarebbe giusto provare, si porta alla luce la complessità e la contraddittorietà della nostra esperienza di esseri umani.
In un mondo in cui “non ci sono più santi né eroi …”, un mondo che si trasforma troppo rapidamente e con cui facciamo spesso fatica a rimanere “al passo”, risulta faticosa e difficile la ricerca di modi nuovi per orientarsi se non si parte da un’esperienza di contatto e di consapevolezza del fatto che “siamo solo noi…” nel “qui ed ora” del nostro esistere.
E, per concludere, non possiamo non dire della ricca e piena gestualità di Vasco, che - autentico “animale”da palcoscenico - sa esprimere attraverso il corpo una intensa capacità di presenza e di movimento: sul palco la sua figura suggestiona e magnetizza con quella grande propensione ad incontrare e comunicare ad un livello di assoluta immediatezza.
Ciò che colpisce è il suo modo di essere nel corpo, un corpo usato, forse anche maltrattato – nel suo libero immergersi nel flusso di “una vita spericolata …” - comunque profondamente vissuto e, proprio per questo, in grado di mettere al bando ogni forma di manierismo artefatto.
Un corpo che si mostra per quello che è, senza infingimenti, ed in questo modo rende possibile incrinare la vuotezza di qualsiasi scontato paradigma convenzionale. Un richiamo al sentire che permette di esprimere, con una forza e con uno stile così speciali, il richiamo all'importanza di essere, di vivere e di volere “una vita (forse) maleducata…” ma sicuramente vera.
Antonio Pribaz
psicologo e saggista, autore di varie pubblicazioni a carattere psicologico e critico. Vive e lavora a Trieste.
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Claudio Fornas dipinge
Studio di Claudio Fornas
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Claudio Fornas è nato a Padova.
Architetto, ha conseguito la laurea presso l'IUAV di Venezia.
Ha seguito i corsi di disegno e pittura presso l'Accademia di arti Applicate di Roma.
Ha partecipato a varie esposizioni nazionali ed internazionali ed ai simposi internazionali.
E' iscritto all'Associazione “Artisti Indipendenti Paolo Capovilla”.
Le sue opere sono esposte nella galleria "Sol et Luna" di Grisignana in Croazia.
Studio in Padova, Via P.P. Dalle Masegne,5.
Tél. 3494260120
Email:
ESPOSIZIONI E MEETINGS INTERNAZIONALI
1998 “Collettiva in “Arte-studio Officina” Padova
1999 “Collettiva in “Arte-studio Officina” Padova
2000 “5 Biennale di Pittura a Villa Breda Ponte di Brenta
2001 “Collettiva in Art-studio Signorisichiude Padova
2001 “Personale “ART e Design” Villa Breda Ponte di Brenta
2002 Collettiva di grafica “Art-Studio Signorisichiude” Padova
2002 Collettiva “Sette artisti per Amnisty” Padova
2002 Atelier aperti Padova
2003 “Artisti per Emergency” Padova
2003 Atelier aperti Padova
2003 Personale “Galleria Sol et Luna “ Groznijan (Croazia)
2003 Collettiva “ Galleria Kursaal” Abano Terme
2004 4° International meeting Russalka (Bulgaria)
2004 International meeting Plovdiv (Bulgaria)
2004 Atelier aperti Padova
2005 Personale “Fronte dal palco”Art-studio Signorisichiude Padova
2005 5° International meeting Russalka (Bulgaria)
2005 Personale “Fronte dal Palco” Galleria Puccini Udine
2005 16° Padova Arte Fiera Padova
2005 Collettiva Art-studio Signorisichiude Padova
2006 Personale Galleria “Sol et Luna” Groznjan (Croazia)
2006 Palladium Art Vicenza
2006 Personale Galleria Artey Bucarest (Romania)
2006 International art symposium Bijalowieza (Polonia)
2007 Mostra “Koya gallery” Warsaw (Polonia)
2007 Mostra “CIBARTI” Artisti indipendenti Padova
2008 Mostra “Nuestro nort es el sur” Artista invitato Montegrotto
2008 “ Nuestro nort es el sur “ Chioggia
2008 Mostra “RICICLARTI” Artisti indipendenti Padova
2008 Mostra “Nuestro nort es el sur “ Artista invitato Piove di sacco
2008 “ Nuestro nort es el sur “ Vicenza
2009 “ Nuestro nort es el sur “ Schio
2009 “ Nuestro nort es el sur “ Verona
2009 Open garden “pittura ed installazioni” Galzignano
2009 Mostra “Pittura su disco vinile” Venezia
2009 Mostra “ASTRARTI” Artisti indipendenti Padova
2009 Mostra “ Nuestro nort es el sur “ Lido di Venezia
2009 Mostra “ASTRARTI” Artisti indipendenti Lido di Venezia
2010 Mostra “INDIVIDUARTI” Artisti indipendenti Padova
2010 “VASCO LIVE COLOURS” Bruxelles (Belgio)
2010 “VASCO LIVE COLOURS” Zocca
2010 “ART SIMPOSIO” Patras (Grecia)
2010 “ART-FESTIVAL AL WASSILITY” Baghdad (Iraq)
2010 Mostra “ Nuestro Nort es el Sur” Trento
2010 Mostra “Nuestro Nort es el Sur” Bolzano