Testamento di Eros (2016) Pintura por Andrea Ciclamino

Aristotele afferma che la filosofia e il mito nascono dalla Meraviglia; influenzato da Socrate, egli “sa di non sapere” e tale consapevolezza accende la scintilla della curiosità, da cui poi ha origine la ricerca. Pertanto, la sequenza è: Meraviglia - Curiosità - Conoscenza.
La filosofia aristotelica ci insegna che la Meraviglia sta in mezzo fra sapienza e ignoranza, spingendoci al sapere. Amore (Eros), secondo la narrazione mitica di Apuleio, è povero e mortale, da parte di madre; intrepido, ingegnoso e immortale, invece, da parte di padre. Ogni giorno egli muore a causa della natura materna, ma rinasce subito in virtù della natura paterna immortale. Anch’egli sta tra sapienza e ignoranza, come la Meraviglia. Ecco il significato profondo di Eros: l’amore, “intermedio” tra sapienza e ignoranza, sembra essere una delle tante rivelazioni della Meraviglia.
Eros e Psiche, sdivinizzati, diventano due giovani amanti tesi a evocare un amore terreno, ma dislocato in un Olimpo abitato da aride rocce. I miti possono ancora annunciare un ricco senso dell’umano per la nostalgia dell’origine, intesa quest’ultima simbolicamente mediante un letto di prato in cui riposano i due amanti, significante di un luogo ideale dell’armonia, dell’identità e della stabilità contrapposto al tempo storico, che si materializza invece come un’immensa superficie, fragile come il cristallo, che ci protegge col suo sottile strato trasparente dal senso di vuoto dell’uomo contemporaneo. Ciò che resta della dimora di Eros sono solo rovine di un tempio in equilibrio precario; tuttavia, ancora contemplato e carico di dignità. Sotto un cielo austero fra la quiete e la tempesta, Eros si ricongiunge finalmente con Psiche in un nostalgico abbraccio che sa di infinito.

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