Cliché-verre - GEOMCHAOS128 - „Die Geometrie des Chaos“ (2023) Fotografia da Valerius Geng

Venditore Valerius Geng

Opera firmata dall'artista
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Montato su Cartone
Diese Arbeit ist ein Glasklischeedruck, auch Cliché-verre genannt, welches auf ein analoges RA-4 Fotopapier abgelichtet war. Es handelt sich hierbei um ein Hybrid aus analoger Fotografie, abstrakter Zeichnung und chemischen sowie physikalischen Reaktionen von verschiedenen Stoffen und Flüssigkeiten. Die Glasplatte wird mit verschiedenen Substanzen [...]
Diese Arbeit ist ein Glasklischeedruck, auch Cliché-verre genannt, welches auf ein analoges RA-4 Fotopapier abgelichtet war. Es handelt sich hierbei um ein Hybrid aus analoger Fotografie, abstrakter Zeichnung und chemischen sowie physikalischen Reaktionen von verschiedenen Stoffen und Flüssigkeiten. Die Glasplatte wird mit verschiedenen Substanzen beschichtet, angerußt, angezeichnet, angeritzt, betröpfelt usw. Anschließend wird so hergestellte Komposition als ein Negativ in einem Foto-Vergrößerungsgerät behandelt. Die Glasplatte wird danach gereinigt und für die nächste Komposition wiederverwendet. Dabei verwende ich das RA-4 Fotopapier von verschiedenen Herstellern wie KODAK, AGFA oder FUJI.

Der fertige Glasklischeedruck wird auf einem Karton montiert und mit einem 30x40cm Passepartout ausgestattet (siehe Foto oben), es ist auch von mir signiert auf der Rückseite des Kartons. Das Ganze wird in eine dursichtige 30x40cm Schutzhülle gesteckt und so geliefert.

„Die Geometrie des Chaos“ Serie ist meine Entdeckungsreise in die Welt von neuen geometrischen Formen und Kompositionen.

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Valerius Geng è un fotografo tedesco di Satteldorf. Nel suo lavoro artistico lavora principalmente con tecniche fotografiche analogiche come il dagherrotipo, l'ambrotipia e il cliché verre. Le sue opere sono realizzate [...]

Valerius Geng è un fotografo tedesco di Satteldorf. Nel suo lavoro artistico lavora principalmente con tecniche fotografiche analogiche come il dagherrotipo, l'ambrotipia e il cliché verre. Le sue opere sono realizzate attraverso processi sperimentali e l'esplorazione di tecniche fotografiche sviluppate principalmente nel XIX secolo. Il suo scopo non è imitare l'estetica dell'epoca in ogni dettaglio. Piuttosto, gli interessa la connessione tra diversi mondi visivi, dal passato al presente, e talvolta anche la loro combinazione.

Il termine fotografia deriva dal greco antico e significa qualcosa come "disegnare con la luce". Questa luce attraversa la camera oscura, viene proiettata al contrario su uno schermo di vetro smerigliato e lascia un fugace soffio dell'attimo su una lastra d'argento lucidata a specchio. La fotografia è sempre la conservazione di un momento passato che non tornerà mai più. Solo attraverso la fotografia è possibile catturarla e conservarla per un certo periodo di tempo. Valerius Geng predilige procedimenti come il dagherrotipo e l'ambrotipo perché catturano la luce e le forme direttamente attraverso processi chimici nella loro originalità e autenticità.

Un tema completamente diverso, che il fotografo affronta intensamente, è la creazione di immagini astratte, realizzate al 100% senza macchina fotografica e tuttavia analogiche. Nella sua serie "Geometria del caos" esplora l'ordine nascosto nella casualità apparente: un mondo di frattali in cui modelli e strutture si rivelano nel caos. Cerca di dare una direzione a queste forme che emergono casualmente, di controllarle e di unirle alla propria visione artistica. Il suo lavoro è un dialogo tra processi naturali e intervento consapevole, una ricerca di armonia tra la geometria imprevedibile della natura e l'immaginazione umana. Nel laboratorio fotografico analogico queste strutture vengono rese visibili, ulteriormente sviluppate e portate in una forma nuova e inaspettata.

Un altro elemento del suo lavoro è l'esplorazione dell'arte digitale e del suo legame con le tecniche tradizionali. Crea immagini secondo le proprie idee e le combina con stili analoghi del XIX e XX secolo. Utilizzando un'unità di esposizione per diapositive, trasferisce queste opere su lastre d'argento di un dagherrotipo. Ma anche indipendentemente da questo, sperimenta mondi di immagini diversi e combina diverse epoche fotografiche. Si creano così composizioni ibride che combinano passato, presente e futuro. Le sue opere dimostrano che combinando tecniche tradizionali e moderne può emergere un linguaggio visivo completamente indipendente.

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