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Stefano Festa

Ritorna alla lista Aggiunto il 3 ott 2009

biografia

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"PSICOSIMBOLISMO"

nelle opere artistiche di

STEFANO FESTA



Il Manifesto

di:Alice Cattaneo

“Un’opera d’arte non si guarda: si legge”. Questo assunto è alla base della concezione che ha indotto il pittore Stefano Festa a sviluppare e a fondare lo Psicosimbolismo, corrente artistica di cui è il caposcuola e che si divide in due branche: Archeosofia e Blusofia.

“Un’opera d’arte trasmette direttamente alla psiche di chi la guarda una serie di input, recepiti e tradotti in base alla propria individualità, cultura, predisposizione innata,. che consentono la lettura dell’opera d’arte” spiega il maestro Festa. “A guidare la lettura delle mie opere artistiche figurano alcuni simboli ricorrenti quali l’elmo e una specie di sole”.
L’elmo, che compare sempre sulla parte sinistra dell’opera rappresenta l’Io.
“Quando si parla con se stessi, infatti, il proprio Io è comunque silente, ermetico, impenetrabile. Ho scelto questo simbolo forte del Medioevo, pensando ai tornei cavallereschi indetti dai signori locali per testare il valore dei cavalieri. Durante queste manifestazioni, venivano rilasciati gli ambiti salvacondotti che, quindi, richiamavano a giostrare molti cavalieri, non sempre rispettabili. I quali, alla fine del torneo, salutavano i signori, senza alzare la cella dell’elmo, per evitare di essere riconosciuti e di conseguenza arrestati, nonostante il salvacondotto. L’Io, rappresentato dall’elmo, siamo noi stessi, con luci e ombre, ricchezze e miserie”.
Dalla parte opposta della tela, rispetto all’elmo, compare spesso una specie di sole, l’altro simbolo ricorrente nell’opera di Festa. Esso rappresenta la società che proietta e riversa sull’Io influssi negativi e positivi. All’interno del simbolo, infatti, figurano forme triangolari, colorate, che rappresentano appunti gli influssi e la cui lettura è lasciata al singolo che tradurrà i colori nel segno, positivo o negativo, che sentirà più appropriato.

“Negli ultimi anni la società ci influenza, purtroppo, soprattutto negativamente, condizionandoci e appesantendoci con il materialismo” spiega il pittore. “Ecco perché l’Io è attraversato e protetto da alcuni raggi che volutamente non si sa da dove provengano né dove siano diretti. Raggi che, comunque, hanno una missione: proteggere l’Io dagli influssi negativi per quanto possibile. La lettura di questi raggi è molteplice, a seconda appunto della propria formazione individuale: Dio, Budda, Gesù, Allah, Maometto, ecc”.

La scacchiera è un altro simbolo ricorrente della sua opera e rappresenta la scacchiera della vita. “Il gioco degli scacchi è il più puro gioco per la mente, dove il giocare tenta di occupare posizioni strategiche e dare scacco matto. Similmente noi, sulla scacchiera della vita, giochiamo la nostra partita occupando posizioni che sono traducibili in scelte, progetti, esperienze che ci possono condurre alla vittoria, ovvero al coronamento di quanto ci eravamo prefissati”.

Un altro elemento caratterizzante l’opera di Festa sono i riferimenti classici, da intendere non come semplici note architettoniche ma quale elogio alla cultura classica. “La storia ci insegna che 2500 anni fa nella società ellenistica si viveva in armonia, meglio di oggi. Questi riferimenti classici sono quindi una presenza per stimolare una ricerca culturale delle nostre origini classiche in una società contemporanea che ignora la nostra storia. Conosciamo infatti i nomi dei calciatori del momento, ma siamo muti quando si menziona Epicuro, Platone o Socrate…”.

Nell’opera di Festa c’è poi un personaggio ricorrente, fondamentale: il pensatore.
“E’ costui il personaggio stilizzato di una persona praticante la meditazione nella posizione più arcaica, ovvero seduto, con le mani appoggiate alle ginocchia. Prima di diventare tale, il pensatore era una persona normale, come si nota nell’opera “Evoluzione – purificazione”, dove notiamo sullo sfondo un albero della vita, carico di frutti che stanno nascendo e cadendo. Come nella realtà, molte situazioni maturano bene, altre meno. I diversi colori dei frutti sono il risultato delle diverse influenze della società che vorrebbe proiettarci verso il materialismo e meno verso lo spiritualismo. Anche il pensatore ha ricevuto questi influssi e si è nutrito di quei frutti ma a un certo punto stanco ha preso una decisione netta: abbandonare il materiale e sviluppare, riflettere, lo spirituale. Ecco perché, mentre evolve, sale, su questa scala, volutamente composta di mattoni, elementi poveri, semplici, ma solidi, duraturi, pur conservando le conoscenze, scarta gli influssi negativi, scorie, per giungere alla purificazione. A quel punto il pensatore rappresenta l’intellighenzia.


Lo Psicosimbolismo di Stefano Festa si divide idealmente in Archeosofia e Blusofia. Le sue opere sono infatti riconducibili a una di queste espressioni artistiche o a entrambe .

“Archeosofia: tutto ciò che è arcaico, nel senso alto, ci proietta al futuro. Come sostiene Nietsche: studiare il passato per capire il presente, per progettare il futuro”.

“La Blusofia è stata un’esigenza evolutiva, di ricerca pittorica. Come Newton ha dimostrato con l’esperimento del disco colorato che ruotando velocemente genera un colore unico, il bianco, ho scelto, mantenendo il bianco, un colore che rappresentasse la nostra mediterraneità, il blu, utilizzato anche in cromoterapia per rilassare e aprire la mente, un colore che non stanca mai, esteticamente elegante”.


Opere

Di seguito il Maestro Festa illustra alcune sue opere artistiche, particolarmente significative.


“Riferimenti Classici”

Se si prende in esame l’opera “Riferimenti classici”, si vede che i vari spazi della scacchiera sono alquanto vicini al riferimento classico, ovvero se in qualsiasi momento della nostra vita stiamo per operare una scelta, realizzare un progetto, possiamo fare una breve pausa di riflessione, appoggiandoci e lasciandoci illuminare dalla cultura classica.
Una sorta di piccolo scoglio, al quale aggrapparci, cercare rifugio per un attimo, per riprendere le forze, la ragione e non naufragare.


“La spirale della vita”

Quando ho dipinto questa opera, pensavo alla vita di una persona adulta, ricca di conoscenze, di esperienze. E nonostante questa palese sapienza, la spirale nel futuro è sempre aperta, pronta a ricevere e ad acquisire nuove nozioni perché “so di non sapere”(Socrate).
Il tutto è confermato dai quattro parallelepipedi esterni rappresentanti nuove esperienze da recepire.


“Tutti…Pinocchio”

E’ un’altra opera rappresentativa dove figurano tre pinocchi, tre personaggi con il naso già lungo, che pare ballino e si prendano in giro a vicenda, il tutto avviene lontano dalla cultura classica. Ma questi Pinocchi, che rappresentano il negativo, si illudono di truffare il prossimo. Non capiscono infatti che i primi a essere truffati sono proprio loro, in quanto non conoscono chi tira i fili della loro vita.


“Prospettiva sul loro futuro”

Opera realizzata nel 1979, anno internazionale del fanciullo. Sulla parte destra sono rappresentati bambini e ragazzi, con i vari colori che simboleggiano età, razze ecc., che hanno tutti di fronte in egual misura un Io, l’elmo, che non cambia a seconda del colore della pelle. Nei loro visi si notano palesamente gli influssi che si sono riversati e si riversano su di loro. Tra loro e l’Io vi sono influssi neutri pronti per colpire. L’augurio alla base di questa opera era che loro potessero entrare in armonia con se stessi, scartando le negatività, per un futuro migliore. Oggi quei bambini e quei ragazzi raffigurati nell’opera siamo noi. Molti di loro, si spera quindi, siano oggi pronti per dirigere.


“Involuzione”

L’opera intende descrivere il mondo di oggi, dove vi sono oltre 50 guerre in atto, l’ecosistema è turbato dall’inquinamento atmosferico, idrico, dagli esperimenti del nucleare, minacciato insomma da un costante non rispetto per la natura. L’uomo, quindi, fa male a se stesso, colpendo il proprio habitat che rivela crepe pericolose. Per fortuna, esistono i pensatori, che con grande difficoltà hanno apposto simbolicamente una fune per superare questo momento e riportare alla ragione coloro che sono ciechi. Tutto è però destinato a finire e il nodo precario della fune ci dice appunto che non è eterno e prima o poi si allenterà. Si spera che il riferimento classico sulla parte sinistra dell’opera possa illuminare i potenti, portarli alla ragione in modo che possano in sinergia ricucire queste ferite, cosicché quando il nodo si aprirà, tutto possa riprendere come all’origine, ovvero ritorni il rispetto per la terra, l’habitat, dove siamo ospiti.


“Sfera emotiva”

Nella parte destra dell’opera, la figura umana raffigurata significa che, in questo mondo dove la società spesso ci fa travisare la realtà, abbagliandoci con tutti i colori come una grande giostra, il suo interno simbolicamente appartiene alla sfera emotiva, dove esiste il positivo, l’amore verso il prossimo, la fratellanza, la solidarietà ecc. Un tesoro che rischia di andare in malora, visto che le corde rappresentanti questa emotività benefica sono sul punto di spezzarsi irrimediabilmente, lasciando vive e ben sviluppate, invece, quelle centrali. Le quali rappresentano la colonna vertebrale ovvero il potere, il soldo, l’autorità.

Artmajeur

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