Agnostos Theos (2022) 绘画 由 Paolo Cantù Gentili

L’evocazione del divino nell’astrazione: "Agnostos Theos" di Paolo Cantù Gentili Paolo Cantù Gentili, con Agnostos Theos, ci presenta un'opera che riflette una tensione tra struttura e spontaneità, tra geometria e spiritualità. La tela è pervasa da una rossa intensità, un campo cromatico vibrante che funge da fondamento emotivo, mentre le forme geometriche – cerchi, rettangoli, linee – emergono come segni di un linguaggio visivo essenziale, quasi ieratico. L’uso del colore ricorda la tradizione del Color Field Painting: il rosso di fondo non è mera superficie, ma sostanza pittorica viva, carica di una qualità atmosferica che sembra suggerire un’energia primordiale. I cerchi concentrici e i blocchi rettangolari evocano, nella loro apparente semplicità, la dimensione del sacro, richiamando in modo astratto le icone della trascendenza, della divinità ignota. Cantù Gentili lavora con una stratificazione che lascia emergere una profondità percettiva: il giallo e l’arancione interni ai cerchi sembrano pulsare, generando un ritmo visivo che sfida la staticità della composizione geometrica. C’è un'eco di Kandinsky, un dialogo con il neoplasticismo, ma anche un’indagine personale sulla vibrazione dei colori e la loro capacità di trasmettere una risonanza interiore. L’opera suggerisce, più che impone, un significato. Ciò che resta è un senso di mistero, un’icona di un linguaggio primitivo e universale, che non chiede di essere decifrato, ma piuttosto sentito. Agnostos Theos non è solo un dipinto, è un campo di energia in cui lo spettatore è chiamato a immergersi, a cercare il divino nell’astratto.

The Evocation of the Divine in Abstraction: "Agnostos Theos" by Paolo Cantù Gentili With Agnostos Theos, Paolo Cantù Gentili presents us with a work that reflects a tension between structure and spontaneity, between geometry and spirituality. The canvas is pervaded by a red intensity, a vibrant chromatic field that acts as an emotional foundation, while the geometric shapes – circles, rectangles, lines – emerge as signs of an essential, almost hieratic visual language. The use of color recalls the tradition of Color Field Painting: the red background is not a mere surface, but a living pictorial substance, charged with an atmospheric quality that seems to suggest a primordial energy. The concentric circles and rectangular blocks evoke, in their apparent simplicity, the dimension of the sacred, abstractly recalling the icons of transcendence, of the unknown divinity. Cantù Gentili works with a stratification that allows a perceptive depth to emerge: the yellow and orange inside the circles seem to pulsate, generating a visual rhythm that challenges the static nature of the geometric composition. There is an echo of Kandinsky, a dialogue with neoplasticism, but also a personal investigation into the vibration of colors and their ability to transmit an internal resonance. The work suggests, rather than imposes, a meaning. What remains is a sense of mystery, an icon of a primitive and universal language, which does not ask to be deciphered, but rather felt. Agnostos Theos is not just a painting, it is a field of energy in which the viewer is called to immerse himself, to seek the divine in the abstract.