Paola Ferla

Sin dai primi anni di vita ho coltivato la passione per il disegno e la pittura.
Durante l’ infanzia ebbi il piacere di essere seguita da una pittrice modenese, mia vicina di casa.
I professori dell’ Istituto d’Arte di Modena hanno fatto il resto nelle varie tecniche di disegno, grafica e fotografia.
L’ impegnativa “scalata” che ha caratterizzato il mio percorso artistico: distaccarmi da quell’ arte fatta di gessi, ombre e chiaroscuri, e intraprendere una strada personale, facendo nascere qualcosa che ai miei occhi era completamente nuovo, qualcosa che non avrei mai pensato di portare alla luce ma, in quei soggetti, in quei colori, in quelle forme riuscii a rispecchiarmi: avevo trovato il mezzo di espressione più puro, il mio stile.

Since the first years of life I had always the passion of drawing and paint.
In the childhood I had the pleasure to be trained by a painter from Modena, a neighbour.
The teachers of the High school of art completed me about the drawing, painting and photography techniques.
The object of my brief artistic training is: detachment from the art made of chalks, shades, cleardarks and to undertake a personal artistic journey, making rise something new in front of my eyes and to mirror myself in these new subjects, colours, forms. In short I think to have found my personal style.

In genere con le mie opere, voglio trasmettere la mia personale visuale di questo globo terrestre malato, dalle emozioni più intime alla cronaca mondiale. Penso che i bei paesaggi, i volti gioiosi e spensierati, siano solo sprazzi di momenti che passano troppo velocemente per goderne appieno ed acquisire una sorta di benessere interiore. Quello a cui siamo costretti quotidianamente si chiama sopravvivenza, dettata da un genere umano impazzito, assetato, stratega, vero tumore di questo pianeta; che non lascia tempo materiale necessario a gustare l’essenza delle cose, delle persone, degli animali anzi, ci sprona a divorarli sconsideratamente. Adattarsi a tutto ciò vuol dire spegnere lentamente la propria natura di persona e immedesimarsi in uno stereotipo umano standardizzato, che possa colloquiare, convivere e combattere con questa “società occidentalizzata”. Adattarsi a tutto ciò vuol dire lasciarsi sfiorire nella speranza che i sogni reclamino la loro esistenza: i sogni sono realtà che la società rende utopia.

In general with my works, I want to pass in my personal vision about this sick globe, treating whether intimate emotions or world chronicle. I think that nice sceneries, carefree and joyous faces are only gleams of a momentary visual excitement instead to be a sort of an interior well-being. What we daily live is called survivor, commanded by an insane, strategic, greedy human being, real tumour of the earth. The Man doesn’t be able to taste the essence of the things, persons, animals, on the contrary, he spurs on us to devour them inconsiderately.
To adapt ourselves to all this means to go out slowly, becoming a stereotyped humanity.
To adapt ourselves to all this means that the dreams can’t protest their existence.
The dreams are the reality that the society makes utopia.

2005 – Partecipo al “40° Concorso Nazionale di Pittura S. Martino Spino” (MO), dove viene allestita la mostra collettiva e vengo “segnalata” con relativo diploma di merito.

2006 – Finalista al concorso “II edizione Premio Italian Factory per la giovane pittura italiana 2006”, con relativa mostra collettiva a Milano.

2006 – Finalista a “11° Concorso Nazionale d’Arte Contemporanea abbinato al 7° Premio Saturarte 2006”, con relativa mostra collettiva a Genova.

2006 – Selezionata per la Mostra Itinerante del “1° Premio Internazionale di Pittura Artelaguna”, Mogliano Veneto (TV).

2008 - Finalista al concorso promosso dal Circolo Culturale Bertolt Brecht: "Una parete per cominciare... sulle orme di Inga Pin",
con relativa mostra collettiva a Milano.