Ota

Viene da lontano, ma da meno lontano di quanto si possa credere.Tudor Andrei Odangiu è nato trentaquattro’anni fa a Timisoara, crocevia di culture nell’ovest della Romania. Non a caso ci vivono circa 10mila italiani. Stessa famiglia linguistica: romanza o neolatina di derivazione indoeuropea. Affini le radici storico culturali: Timisoara è città d’origini neolitiche, divenuta romana, angioina, ottomana e asburgica, retta dal governo romeno dal 1920 ( e da Ceausescu fino al dicembre ’89).
Tudor-Andrei si è formato in questo contesto, al Liceo artistico all’ Accademia di Belle Arti – sezione pittura – di Timisoara. Nel contempo frequenta la Scuola di musica jazz in quella che e la stessa citta natale di Richard Oschanitzky (1939-79), nonchè i corsi alla “International Computer School”. Terminati gli studi nel ’99, dirige la galleria d’arte “Partaje” e fa esperienza di fotografo per la Fondazione di giornalismo “West”, quindi intraprende la sua attuale attivita di decoratore e restauratore di opere d’arte, anche affreschi, e mobili. Come la maggior parte degli artisti, conduce due vite parallele, quella lavorativa e quella artistica, in questo caso molto affini complementari. E come la maggior parte degli artisti, sente il bisogno di viaggiare, per complementare la sua formazione. Tanto più che non manca di tenacia, versatilità e dimestichezza con le lingue, inglese, francese e italiana. Dopo le prime mostre in sedi pubbliche e private della Romania,espone in Italia e in Belgio. Seguono le acquisizioni di opere in collezioni private europee. Risale appena all’anno scorso il suo soggiorno parigino: un’esperienza quasi imprescindible per un artista e una conferma per Tudor-Andrei, che conquista il pubblico, vende tutti i qudri presentati.
I suoi nudi appartengono a un periodo precedente e richiamano modelli di pittura sia simbolista di asrea francese e belga di fine ‘800 sia espressionista di area tedesca d’inizio ‘900. Queste presenze evanescenti sono visioni percepite con i sensi e con lo spirito e, se pur filtrate da una concezione purista – quindi anche etica – del disegno, parlano “la segreta lingua delle cose mute” di baudelairiana memoria. Il loro colore è luminoso, ma s’accende anche in contrasti espressionistici fra toni cromatici complementari. La loro natura è più che umana: al contempo angelica e demonisca, torna all’origine. Non a caso Tudor-Andrei ama la scultura di Brancusi, in cui l’idea resta chiusa in una forma originaria e implode in se stessa.
Tanti sono rimandi e i rapporti che legano la ricerca artistica di questo giovane romeno a una commune identità culturale europea. Ricerca che non ricorre mai al nero e di rado osa toni di bianco puro. E’ sempre sorretta dall’impianto del disegno e sempre meno concentrata sul culore, che il pittore aggiunge alla fine attribuendogli un valore simbolico e soggettivo, anche a seguito della passione per l’arte fiamminga e dell’esperienza francese.
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