Massimo Morlando

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ITALIANO

Massimo Morlando nasce a Roma, nel 1976. Già nei primi anni dimostra uno spiccato interesse per l'arte, seguendo in questo le orme paterne. Dopo il diploma di maturità scientifica studia lettere presso "La Sapeinza". Nel 1999 inizia a dipingere figure di donna a tempera su carta (vedi galleria "FIGURATIVO TRADIZIONALE"). Nel 2001 inizia a maturare uno stile più riconoscibile e personale. Decisivi i soggiorni in Spagna che lo spingeranno a semplificare la tavolozza e le linee principali, alla ricerca di una sintesi e immediatezza che partendo da Picasso e arrivando al Guggenheim Museum di Bilbao sposi il punto di straordinario e la giocosità dei bambini. Le figure si distaccano sempre più dalle proporzioni e dai colori della realtà, il mondo diventa spettacolo, e i corpi nello spazio, anche se statici (Bus stop a Bilbao), vogliono essere portatori di musica, come le note di un pentagramma. Parallelamente alla pittura Morlando comincia a lavorare nel mondo dello spettacolo, e nel 2002 si laurea a pieni voti con una tesi sul cinema americano. Nel 2003, in occasione di un'esposizione collettiva, riceve un premio speciale dal presidente della Assoartisti nazionale, lo scultore Altobelli. Dal 2004 è socio dell'associazione Art Studio Tre, con la quale partecipa ad alcune iniziative volte a portare l'arte in alcune delle più belle piazze della capitale. Oltre che in Italia le opere di Morlando sono in Germania, Spagna e Stati Uniti d'America.

ENGLISH

Morlando Massimo was born in Rome, in 1976. In the first years he already demonstrates one detached interest for the art, following in this the paternal tracks. Adolescent, he studies near scientific grammars school of Rome, where he passes drawing the hours of lesson. In 1993 he gains the first prize for the technical design to the Righi grammar school. After the secondary schools Morlando studies letters near "the Sapeinza". In 1999 he begins to paint women figures using gouache on paper (see the gallery "TRADITIONAL FIGURATIVE"). In 2001 he begins to mature a more recognizable style. A very important element were the periods he spent in Spain that will push it to simplify colours and the main lines, to the search of one synthesis and immediacy that leaving from Picasso and arriving to the Bilbao's Guggenheim Museum blend children's extraordinary joyfulness and point of view. The figures wander more and more from the proportions and the colors of the truth, the world becomes show, and the bodies in the space, even if static (Bus stop to Bilbao), wants to be music bearers, like notes of a five-line stave. In parallel with the Morlando painting, he begins to work in some cinema and television shows, and in the 2002 he became Bachelor of Arts with full marks, writing a thesis about the American cinema. In 2003, in occasion of a collective exhibition, he receives a special prize from the president of the national Assoartisti, the sculptor Altobelli. From 2004 he is associate of the Art Studio Tre association, with which Morlando participates to some exhibitions in some of the beautifulst public squares of Rome. Beyond that in Italy, Morlando pictures are in Germany, Spain and United States.

FRANCAIS

Morlando Massimo a été soutenu à Rome, en 1976. En les premières années il démontre déjà un intérêt détaché pour l'art, suivant en cela les voies paternelles. Adolescent, il étudie près de l'école scientifique de grammaires de Rome, où il passe les heures du schéma de leçon. En 1993 il gagne le premier prix pour la conception technique à l'école de grammaire de Righi. Après les écoles secondaires Morlando étudie des lettres près "la Sapienza". En 1999 il commence à peindre des chiffres de femmes en utilisant le gouache sur le papier (voyez la galerie "FIGURATIF TRADITIONNEL"). En 2001 il commence à mûrir un modèle plus reconnaissable. Un élément très important étaient les périodes où il a passées en Espagne qui le poussera pour simplifier des couleurs et les lignes principales, à la recherche d'une synthèse et urgence qui partant de Picasso et arrivant au musée de Guggenheim de Bilbao melange au extraordinaire point de vue des enfants. Les figures errent de plus en plus des proportions et des couleurs de la vérité, le monde devient exposition, et les corps dans l'espace, même si la charge statique ("BUS STOP A BILBAO", c'est-à-dire "Arrêt d'autobus vers Bilbao"), veut être des porteurs de musique, comme des notes d'un portée. Parallèlement à la peinture de Morlando, il commence à travailler dans quelques expositions de cinéma et de télévision, et dans le 2002 il est devenu licencié en arts avec de pleines vote, écriture une thèse au sujet du cinéma américain. En 2003, dans l'occasion d'une exposition collective, il reçoit un prix spécial du président de l'Assoartisti national, le sculpteur Altobelli. De 2004 il est associé de l'association de ART STUDIO TRE, avec laquelle Morlando participe à quelques expositions dans certaines des places publiques de beautifulst de Rome. Au delà de celle en Italie, les images de Morlando sont en à l'Allemagne, à l'Espagne et aux Etats-Unis.

ESPANOL

Morlando Massimo fue llevado en Roma, en 1976. En los primeros años él demuestra ya un interés separado para el arte, siguiendo en esto las pistas paternales. Adolescente, él estudia cerca de la escuela científica de las gramáticas de Roma, en donde él pasa el dibujo de las horas de la lección. En 1993 él gana el primer premio para el diseño técnico a la escuela de la gramática de Righi. Después de las escuelas secundarias Morlando estudia letras cerca "la Sapienza". En 1999 él comienza a pintar figuras de las mujeres usando el gouache en el papel (véase la galería "FIGURADO TRADICIONAL"). En 2001 él comienza a madurar un estilo más reconocible. Un elemento muy importante era los períodos que él pasó en España que lo empujará para simplificar colores y las líneas principales, a la búsqueda de una síntesis y urgencia que yéndose de Picasso y llegando al extraordinario punto de vista de los niños de la mezcla del museo de Guggenheim de la Bilbao. Las figuras vagan más y más de las proporciones y de los colores de la verdad, el mundo se convierte en demostración, y los cuerpos en el espacio, incluso si los parásitos atmosféricos ("BUS STOP A BILBAO"), desean ser portadores de la música, como notas de un pentagramma. En paralelo a la pintura de Morlando, él comienza a trabajar en algunas demostraciones del cine y de la televisión, y en el 2002 él hizo soltero de artes con las marcas completas, escritura una tesis sobre el cine americano. En 2003, en la ocasión de una exposición colectiva, él recibe un premio especial del presidente del Assoartisti nacional, el escultor Altobelli. A partir de 2004 él es asociado de la asociación de ART STUDIO TRE, con la cual Morlando participa a algunas exposiciones en algunos de los cuadrados públicos de Roma. Más allá de ése en Italia, los cuadros de Morlando están en Alemania, España y Estados Unidos.

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SUI MIEI DIPINTI
La mia opera è concepita per una lettura immediata, non rimanda ad altro oltre se stessa. Spesso le mie figure acefale mi hanno causato accuse di maschilismo. Credo sia assurdo, guardando i miei dipinti, pensare che io ritenga le donne prive di cervello. Innanzitutto perché le mie figure sono essenzialmente “umane”, spesso compenetrate di elementi caratteristici di entrambi i sessi, e soprattutto perché esse, spogliate come sono di qualsiasi connotazione sociale o “contingente”, non concedono nulla a una lettura “morale” di secondo livello. Sarebbe come dire che sono femminista perché dipingo prevalentemente figure di donna, il che non avrebbe senso. Per secoli la visione della bellezza, e la personalità artistica dei pittori è ruotata attorno al loro modo di rappresentare le virtù femminili. Io mi comporto allo stesso modo, conscio della solo parziale inattualità di questo discorso. Perché anche se i secoli sono passati e i tempi cambiati, scienza e tecnica ancora non sono riuscite a inventare qualcosa che superi in bellezza il corpo di una donna. Al massimo hanno creato qualcosa che gli somiglia o che può funzionare in modo simile, come l’automobile, delegando a questi nuovi mezzi di rappresentare la personalità (estetica e non) e il carattere dell’epoca cui appartengono. Personalmente cerco di fare lo stesso. Le mie figure vorrebbero stare a un manuale di anatomia come un’auto da corsa sta a una berlina. In ciò mi sento molto più simile a un designer automobilistico o di telefonia mobile, che a un altro pittore. Viviamo in un’epoca misurata in termini di economia e velocità, per questo a tre linee ne preferisco una sola, preferibilmente curva, sinuosa, rapida, che si perde nello spazio che la circonda (e ben vengano, perciò, i paragoni col Boccioni dei nostri 20 centesimi!).
Il valore di un quadro può essere misurato con vari parametri. Uno è la portata di verità contenuta dall’opera. Un altro è la sua forza di seduzione, qualità che può convivere nei limiti della prima oppure travalicarli, facendosi gioco, trasformazione, ulteriore rappresentazione. Nel mio stile cerco di unire l’uso sintetico della linea curva alla concentrazione su tutto ciò che è necessario alla figura per comunicare la mia visione estetica e niente altro. L’attenzione non si deve disperdere. Perciò cerco di caricare le mie figure di una forte tensione, agendo sulle posizioni, sulle proporzioni e sull’equilibrio, sulla massa “pesante” e su come si sostiene. La “tensione” diventa un concetto che accomuna l’intelligenza all’eros, e in questo legame credo risiedi la portata seduttiva dei miei dipinti.

SULLA PITTURA FIGURATIVA
Tra la prima e la seconda guerra mondiale si è consumato la maturazione dell’età contemporanea. Il mondo è cambiato, nascono il comunismo e i totalitarismi europei, mentre gli Stati Uniti d’America si gettano sulla scena internazionale, forti di un’incredibile ricchezza economica e dello slancio della loro giovane età. La compresenza di questi due fattori porta al “giovedì nero”, ma anche al ruolo che da quel momento in poi gli States giocheranno sul piano della committenza artistica. Idee innovative, rivoluzionarie, spesso in antitesi con quelle tramandate dalla storia secolare del vecchio continente, spingono i facoltosi collezionisti americani a scommettere sui nuovi modi di fare Arte (complice il nazismo che riempirà gli States di dadaisti e co.). Un’idea rivoluzionaria e dissacrante viene rapidamente superata da un’altra ancora più radicale, e poi da un’altra. E in men che non si dica, in una manciata di anni, più che di decenni, la pittura figurativa non è più degna di fregiarsi dell’“A” maiuscola. L’Arte (quella che rimane sui libri di storia) è ormai altrove, praticata con forme, contenuti e contesti sempre nuovi. La pittura figurativa, dopo millenni di storia, continua ad essere praticata, ma da protagonista dell’estetica (ancora fresche le pagine del filosofo sugli stivali di Van Gogh) è declassata come merce inattuale degna delle piazze di paese. Si celebra il funerale della pittura, come un cavallo zoppicante che, incapace di portare ancora avanti il padrone, viene da questi finito. Ma le cose stavano davvero così? La pittura è davvero incapace di raccontare l’epoca in cui viviamo? Nel ‘200 le pale di Duccio venivano scortate da una folla immensa dalla casa dell’artista alla chiesa committente, una folla che rappresentava di tutta una società e di tutta un’epoca. Dove possiamo trovare negli anni ’70 questa folla immensa? Incantata davanti ai neon di Mario Merz? Chi lo conosce in Italia Mario Merz, eccetto i suoi vicini di casa e quei pochi che leggono di arte? Ma se parli di Guttuso con un panettiere, un giornalaio, un bidello il discorso cambia. E non solo per i pettegolezzi, l’eredità e la Marzotto. Uno su due ti riconoscerebbe un suo quadro, ne conosce lo stile, perché è chiaro, evidente, in una parola “comunicativo” come l’arte concettuale non è mai riuscita ad essere. Vale la pena di leggere la risposta di Sandro Chia a chi gli chiedeva cosa lo avesse spinto alla pittura dopo un intenso periodo di militanza poetica in ambito concettuale. “Verso la metà dei settanta si era creato un vuoto che anelava d’esser riempito; l’arte concettuale si era trasformata in mera accademia ossessionata all’idea di sperimentare a ogni costo e quindi l’attività artistica era a livelli poco più che amatoriali. Le poche e povere gallerie esponevano quasi esclusivamente artisti americani e gli artisti italiani servivano per colmare gli spazi liberi tra una mostra e l’altra come per dimostrare che l’unica arte possibile era quella generata dai collages americani. Nonostante questa situazione di fondo che mostrava tutta la sua debolezza e la sua noia disarmante, eravamo pervasi dal desiderio di praticare l’arte e il nostro essere artisti doveva concretizzarsi per essere tale. (…) La ricerca si fondava su una profonda insofferenza circondata da un vuoto non squallido, ma che chiedeva di essere fecondato da un nuovo lavoro. La nostra estrema apertura mentale e il nostro spirito di curiosità, sia individuale che collettivo, fecero riemergere il virus della pittura”.
Nel corso del tempo l’atteggiamento pavido della maggioranza delle gallerie non è cambiato di molto, e la pittura figurativa è rimasta soltanto un virus nell’organismo del mercato dell’Arte. Ma intanto la gente continua ad appendere quadri nelle loro abitazioni, e i pittori più famosi e apprezzati restano quelli di almeno cent’anni fa. I figurativi. Forse conviene smettere di vergognarsi di essere figurativi e riconoscere a questa pittura le potenzialità che nel corso del tempo ne hanno rinnovato l’attualità.

ON MY PAINTINGS
My work is conceived for an immediate reading. Often my acephalous female figures have caused accusations to me. I think it is absurd, watching my paintings, immagine that I think the women lacking in brain. In the first place because my figures are essentially "human", often compenetrate of characteristic elements of both sexes, and above all because they, undressed of whichever social connotation or "contingent", they do not grant one "moral" reading of second level null. It would be like saying that they are feminist because I paint woman figures mostly, that it would not have sense. For centuries the vision of the beauty, and the artistic personality of the painters is gone around their way to represent the feminine virtues. I behave in the same way, conscious of the only partial outdataness of this speech. Because even if the centuries are pass to you and the times change to you, science and technique have still not succeeded to invent something that exceeds in beauty the body of one woman. To the maximum they have created something that the somiglia or that can work in a similar way, like the automobile, delegating to these new means to represent the personality (aesthetic and not) and the character of the age which they belong. Personally I try to make the same one. My figures would want to be to a handbook of anatomy like a race car is to a saloon one. In that I feel myself very more similar to a car designer or to a mobile telephony one, than to an other painter. We live in an age measured in terms of economy and speed, so to three lines I prefer a single one, fast and curved preferably, which at the end losts itself in the space that encircles it (and very they come, therefore, the comparisons with the Boccioni of italian/euro 20 cent!). The value of a picture can be measured with several parameters. One is the capacity of contained truth from the work. An other is its force of seduction, quality that can cohabit in the limits of before or not, making game, transformation, ulterior representation. In my style I try to join the synthetic use of the curve lines to the concentration on all that that is necessary to the figure in order to communicate my aesthetic vision and nothing more. The attention does not have to be dispersed. Therefore I try to load my figures with one strongly tension, acting on the positions, the proportions and the equilibrium. The "tension" becomes a concept that joins intelligence to eros, and in this I believe that reside the seduction attitude of my paintings.

ON THE FIGURATIVE PAINTING

Between the first and the second world war the maturation of the contemporary age has been consumed. The world is changed, comunismo and european totalitarianisms were born, while the United states are thrown on the international scene, strong of an incredible economic wealth and the overhong of their young age. Both of these two factors carry to the "black thursday", but also to the role that then since that moment in the States will play as artistic purchaser and buyer. Innovative, revolutionary ideas, often in a completely different way than Europe, push the rich collectors Americans to bet on the new ways to make Art (just when nazism will fill up the States of Dadaists and Co). A revolutionary and desecrating idea comes quickly exceeded from an other more radical anchor, and then from an other. And in men that it is not said, in one manciata of years, more than than decades, the figurative painting is not worthier than to fregiarsi of the "A "capital. The Art (that one that remains on the history books) by now, is elsewhere practiced with shapes, contained and always new contexts. The figurative painting, after millenia of history, continues to being practiced, but from aesthetic protagonist of (the still fresh pages of the philosopher on the boots of Van Gogh) is declassed like worthy inattuale goods of the country public squares. But painting is indeed unable to tell the age in which we live? In the '200 shovels of Duccio they came escorted from an immense crowd from the house of the artist to the church, a crowd that represented the whole society and the whole age. Where we can find in the '70 a such immense crowd? Bewitched in front of Mario Merz neons? But who really knows in Italy Mario Merz, except his neighbors and those few people who read of art? But if you speak about Guttuso to a baker, a newspaper vendor, a caretaker, the speech changes. And not only for the subjects of gossips about this famous painter. 50% of them would recognize a Guttuso picture, a lot of people knows his style, because it is clear, obvious, in a word "communicative" like the conceptual art never has menage to be. You can read Sandro Chia's answer to who asked him what had pushed Chia to the painting after an intense period of militancy in conceptual art. "Towards the half of the seventy an empty one had been created that gasped is filled up; the conceptual art had been transformed in mere academy obsessed to the idea to experiment at all costs and therefore the artistic activity was to levels little more than an amateur one. The little and poor galleries exclusively exposed american artists works and the Italian artists served in order to overwhelm the free spaces between an extension and the other like in order demonstrating that the only possible art was that one generated from the american collages. In spite of this situation of bottom that showed all its weakness and its disarming trouble, we were full of desire to practice the art and our being artists had to realize itself for to be such. (...) The search founded itself on a deep intolerance encircled from an empty one that asked for being fertilized from a new job. Our extreme mental opening and our spirit of curiosity, as of my own than collective, made to re-emerge the virus of the painting". In the course of the time the figurative painting is remained only a virus in the market of the Art's organism. But people still hang pictures in their home, and the most appreciate and famous painters remain the old ones. The figured ones. Perhaps it’s better stop to blame ourselfes of being figured painters and recognize to this painting the potentialities that it has and always will have.

Semipersonale presso il locale "Il Simposio" a Roma, nel 2001.
Nel 2003 collettiva a Roma presso gli studi De Paolis con "I cento pittori di Via Tiburtina", dove riceve un premio speciale dal presidente della Assoartisti, lo scultore Altobelli.
Dal 2004 al 2005 espone a Piazza della Repubblica e a Piazza Risorgimento con l'associazione Art Studio Tre.
Espone nel 2006 presso la galleria Pentart con Simona Di Francesco e Alessandra Rosini.

Premio speciale ricevuto dal presidente della Assoartisti Altobelli nel 2003, in occasione della mostra dei 100 pittori di Via Tiburtina, organizzata dalla Tiburtin-Art e Confesercenti.